giovedì 10 dicembre 2020

PROMOZIONE - Book trailer alternativo "Alla scoperta dell'acqua calda"

Se avete trovato il primo book trailer del mio nuovo romanzo troppo noioso, provate allora con questa versione alternativa.
Volete sapere com'è nata l'idea? Provate a lasciare carta bianca a un amico matto ma dalla voce fantastica (Christian Gentili) e chiedetegli di farvi più versioni della voce fuori campo per il vostro book trailer. Tra le cento versioni che vi manda scoprite che c'è n'è una che è una via di mezzo tra una presa per il culo e un'idea geniale. Cavalcate l'onda di quest'idea e aggiungetevi delle immagini buffe e una canzoncina spensierata ed ecco a voi il risultato finale.

Ecco il link a youtube:

Se siete alla ricerca di un romanzo che vi faccia sorridere e anche riflettere sotto il sole estivo, il mio nuovo romanzo è quello che fa per voi.

Il mio nuovo romanzo “Alla scoperta dell’acqua calda” è acquistabile nei seguenti formati:
- cartaceo
su Amazon cliccando qui;
- e-book
su Amazon cliccando qui,
su Kobo cliccando qui,
su Google Books cliccando qui
o nello shop on-line dell’autore e regista Alex Cantarelli cliccando qui.

Copertina "Alla scoperta dell'acqua calda"

Sì, lo so, questo pezzo potrebbe tranquillamente stare nella rubrica “Kissenefrega”… prendetelo come una sottocategoria letteraria!

P.s.: Grazie mille Christian!

martedì 1 dicembre 2020

PROMOZIONE – Estratto da “Alla scoperta dell’acqua calda” (2)

Vi presento un altro breve estratto dal mio nuovo romanzo "Alla scoperta dell'acqua calda", un'avventura distopica sull'importanza di saper leggere la scienza. 

Se siete alla ricerca di un regalo di natale questo romanzo fa per voi: vi farà sorridere ma anche riflettere. 

È acquistabile nei seguenti formati:
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Sì, lo so, questo pezzo potrebbe tranquillamente stare nella rubrica “Kissenefrega”… prendetelo come una sottocategoria letteraria!

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Seduto alla scrivania, scrive come un matto. Non smette da più di un paio d’ore. Scrive, cancella, riscrive. Si alza, passeggia avanti e indietro, poi si risiede e ricomincia a scarabocchiare schemi, diagrammi, liste di cose da fare, mappe, divisioni di compiti. È concentratissimo e non smette neanche per un secondo. Parla tra sé e sé ragionando su qualcosa, scribacchia, ci ripensa, accartoccia o straccia fogli, ne prende di nuovi e li compila da capo. I fogli pieni di righe si accumulano uno dopo l’altro. La pila di fogli bianchi si riduce sempre di più. Continua a stendere pagine su pagine e non si ferma mai: neanche quando mi avvicino per sbirciare e neanche per mangiare. Ogni tanto gli porto un panino, un bicchiere d’acqua, una caramella. Ogni tanto lo sfama Pascal. Con una mano tiene salda la penna, con l’altra prende il panino e lo trangugia senza staccare gli occhi dal tavolo. È una macchina. Sono passate ormai nove o dieci ore da quando ha iniziato. Io e Pascal lo guardiamo con ammirazione, ma anche con un po’ di preoccupazione: noi siamo stanchissimi, figuriamoci lui. Einstein però non dà segni di cedimento e continua irremovibile. Scrive, legge, corregge, riscrive, rilegge… ma a un certo punto si ferma, fa un segno a fondo pagina, alza il foglio, lo appoggia sulla pila già compilata, fa un profondo sospiro, si siede a piombo sulla sedia ed esclama soddisfatto: 
— Eureka!

martedì 3 novembre 2020

PROMOZIONE – Mi pubblicano... i racconti

 "Il lavoratore", giornale della Federazione delle Associazioni Italiane in Svezia (FAIS) ha pubblicato il mio racconto "Disaccordo tra musicisti" nel quarto numero del 2020.



https://www.italienaren.org/

https://static1.squarespace.com/static/5436c0dde4b00a21914c7882/t/5f94624f586eae3961254d18/1603560054934/Il+lavoratore+4+2020.pdf

Sì, lo so, questo pezzo potrebbe tranquillamente stare nella rubrica “Kissenefrega”… prendetelo come una sottocategoria letteraria!

mercoledì 21 ottobre 2020

Le giornate fastidiose del signor De fastidis - 5 - L'autobus

 Questo è un esperimento. Questo è un racconto, ma non è un racconto. Questo è un fumetto, ma non è un fumetto. Allora che cos'è? È forse un "Raccetto" o un "Fumonto"? Chiamatelo come volete, ma questo è un modo di rendere un testo scritto più visivo e un progetto grafico più verbale. Ecco a voi "Le giornate fastidiose del signor De fastidis".





giovedì 24 settembre 2020

RACCONTI – Carpe diem

«Allora, che fai?»
Una donna trentacinquenne dondola avanti e indietro sullo stipite della porta dello studio.
«Finisco questo documento e arrivo.»
Il marito risponde senza neanche guardarla.
«Potresti finire domani. Così avresti più tempo per altro…»
La sua voce si fa suadente e si protrae in avanti, entrando nel campo visivo del marito. A quel punto l’uomo stacca finalmente gli occhi dal computer e osserva la moglie con attenzione. Lei ha il vestito giusto per l’occasione, quello che gli piace tanto. Lei si avvicina e gli massaggia le spalle. Lui stacca le mani dalla tastiera e le posa lungo i fianchi della moglie. Con un cenno del capo l’uomo indica le stanze da letto.
«Sì, i bambini stanno dormendo!»
Lui la provoca con un occhiolino. Lei si gira e si allontana sculettando verso la camera. La situazione si fa stuzzicante. Non possono rinunciare a questa occasione d’oro. Lui lascia tutto: chiude il coperchio del portatile, si lava in fretta i denti per essere presentabile e corre dalla moglie. Era da anni che non succedeva, da quando era nato il primo figlio. L’uomo quasi inciampa sui suoi passi per l’eccitazione e arriva affannato alla porta. La spalanca e trova già la moglie sotto le coperte che lo aspetta impaziente.
«Sei pronto?»
«Sì, sempre pronto!»
«Lo facciamo?»
Non c’è bisogno di rispondere. Lui si è già spogliato e ora si lancia nel letto.
«Sì, lo voglio fare tutta la notte!»
Sotto le coperte si dimenano eccitatati come due adolescenti che per la prima volta hanno avuto la casa libera dai genitori. Poi si calmano e trovano finalmente la posizione giusta.
«Sì! Così è perfetto. Bravissimo!»
Non possono crederci che finalmente riusciranno a farlo. Prima di cominciare si scambiano alcune parole che usavano per scaldarsi.
«Buonanotte amore.»
«Buonanotte cara.»
Entrambi si addormentano in meno di un minuto.

mercoledì 9 settembre 2020

PROMOZIONE – Mappa dell’isola di Matrioska


Questa è una mappa approssimativa di Matrioska, l’isola penitenziaria sperduta nell’Oceano Pacifico dove gli scienziati che hanno condotto ricerca poco utile per la società sono incarcerati. I protagonisti del romanzo “Alla scoperta dell’acqua calda”, con gli pseudonimi di Fleming, Einstein, Pascal, Kelvin e Copernico, passeranno molto tempo in quest’isola, forse tutta la loro vita.
La mappa è un disegno di Pascal, un grande matematico con la passione per le esplorazioni, ma evidentemente un pessimo cartografo.

Il mio nuovo romanzo “Alla scoperta dell’acqua calda” è acquistabile nei seguenti formati:
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come una sottocategoria letteraria!



mercoledì 12 agosto 2020

KISSENEFREGA – Un ladro in casa

Aiuto! Mi stanno derubando. Chiamate la polizia! Aspettate un momento… no, non serve. Non chiamate nessuno. Nessun inutile allarmismo. A guardar bene il ladro in casa sono io. Sì, proprio io. Lo sono da una vita. Per carità, non che abbia infranto il codice civile o penale (per lo meno non per quello che scrivo in queste righe), ma ho infranto alcune leggi non scritte di una casa. Tutto è cominciato da neonato e infante quando cercavo di stare sveglio di notte per agire indisturbato come un vero scassinatore. All’epoca non ero ancora molto abile, infatti, tutti si svegliavano e alla fine tornavo sempre dietro le sbarre… della mia culla. Crescendo sono diventato più silenzioso e più di qualche volta riuscivo a rientrare in casa dai giochi in giardino con gli amici senza farmi notare dai miei genitori, giusto in tempo per la cena. Da adolescente ho più volte alleggerito con successo il portafogli dei miei genitori con piccoli “prestiti” a tasso d’interesse negativo. Cresciuto ancora e arrivato alla maggiore età, sono passato al furto di liquidi: benzina e birre. Ricordo ancora le uscite con gli amici in auto rigorosamente senza rendere il pieno di benzina ai miei genitori a fine serata. Quando non guidavo, invece, il pieno lo facevo eccome, ma di birra e poi cercavo, con scarsi risultati, di rientrare al buio dalla porta del garage senza sbattere contro i mobili e le pareti. Stessa procedura all’università, ma la vittima era la pasta dei coinquilini quando la mia era finita. Da adulto, rapito dal flusso di pensieri e dall’implacabile ispirazione del momento, ho passato spesso le serate a scrivere capitoli dei miei romanzi, senza accorgermi che ormai erano già le tre di notte e che avrei dovuto intrufolarmi sotto le coperte senza svegliare mia moglie. Infine sono diventato un ladro professionista da padre. I miei colpi preferiti sono molteplici: far addormentare i bimbi e poi sgattaiolare fuori dalla stanza in punta di piedi senza che loro si accorgano che non li sto più tenendo in braccio; spostare il figlio più piccolo dalla mia parte di letto fino al centro del materasso per potermi accomodare sotto le coperte; svignarsela rapidamente dopo aver lasciato i bambini all’asilo prima che inizino a piangere. Arsenio Lupin, Diabolik e i fratelli Dalton sarebbero sicuramente orgogliosi del mio operato durante tutti questi anni. In comune con loro non ho solo quest’abilità truffaldina ma anche il fatto di essere tutti ladri immaginari.

E voi direte: e chi se ne frega dei ladri in casa? Beh, non prendetevela con me, non è colpa mia… io vi avevo avvisati: rileggete il titolo della rubrica, per piacere!

giovedì 23 luglio 2020

PROMOZIONE – Estratto da “Alla scoperta dell’acqua calda”

Vi presento un breve estratto dal mio nuovo romanzo "Alla scoperta dell'acqua calda", un'avventura distopica sull'importanza di saper leggere la scienza. Se siete alla ricerca di un romanzo che vi faccia sorridere e anche riflettere sotto il sole estivo, questo libro è quello che fa per voi. 

È acquistabile nei seguenti formati:
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Sì, lo so, questo pezzo potrebbe tranquillamente stare nella rubrica “Kissenefrega”… prendetelo come una sottocategoria letteraria!

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Mattina dopo mattina mi alzo dal letto per andare a lavorare. Cinque giorni di lavoro intenso, due giorni di lavoro meno intenso. Sì, perché non si stacca mai qui sull’isola, non si riposa mai la mente, si deve sempre pensare al lavoro. Anche in questo Matrioska ricalca il mondo della ricerca. Secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora, entro nel ristorante, il campanellino d’ingresso suona, ma nessuno viene a darmi il benvenuto. Minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno, incontro il signore baffuto che non mi saluta, ma che mi fa cenno di andare nello sgabuzzino. Ora dopo ora, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mi siedo sullo sgabello nello sgabuzzino e pelo le mie patate. Ogni volta ci sono tre sacchi da venti chili di patate che mi aspettano: sessanta chili in totale.
Intanto la vita sull’isola continua imperterrita sotto il sole cocente: le teorie e le spiegazioni di Einstein, le camminate e i piccoli quesiti sul mondo di Pascal, le chiacchiere logorroiche di Copernico e le battute al fulmicotone di Kelvin. Tutto nella norma. Tutto sotto controllo. Ovviamente sotto il controllo dell’SSGCSIPSM e del direttore generale di Matrioska. Quasi tutto sotto controllo a dire il vero: nella calma della vita di tutti i giorni, al riparo dagli occhi indagatori delle guardie e dalla luce del sole, il piano di Einstein continua a crescere, lentamente ma senza sosta. Ne colgo frammenti e mozziconi che riesco a strappare dai discorsi degli altri. Sembra che non basterà lo sforzo di noi abitati di Montepulcioso, ma servirà un aiuto esterno. Sembra che dovremo andare a Puerto Sventura a recuperare qualcuno, ma non si sa chi. Forse dovremo corrompere delle guardie o forse ucciderne qualcuna. I dati in mio possesso non sono chiari e a volte contrastanti. Ancora una volta Matrioska mi ricorda il mondo scientifico.
La cosa più importante è che le guardie continuino a pensare che Montepulcioso sia come un orologio ben regolato. E ogni buon orologio che si rispetti segna le tredici in punto anche di domenica pomeriggio. Puntuale parte la musichetta della Mondovisione su Recovery Channel. Un nuovo discorso del Leader Aristotele è in arrivo. Tutto il villaggio si ferma a guardare col fiato sospeso. Siamo al discorso numero ottantasei. Quel vecchietto dai capelli, barba e baffi bianchi ci guarda da dietro lo schermo e parte col suo solito incipit:
— Buon pomeriggio, Matrioska. Buon pomeriggio, abitanti dell’isola. Buon pomeriggio, concittadini. Anche oggi vi parlo dalla prigione del Pentàcubo… — Poi finisce il suo prologo e va al succo del discorso, tra lo sguardo rapito di Einstein e scettico da parte mia — La scienza è fatta per liberarci dalle catene dell’ignoranza e noi dobbiamo perseguire le nostre idee, continuando metodicamente il nostro lavoro di ricercatori… anche se ci viene impedito. — Poi conclude — Questo è il mio comunicato odierno. Questo è il mio messaggio per voi dalla prigione del Pentàcubo, dove sono ingiustamente rinchiuso. Buona settimana, concittadini. Buona settimana, abitanti dell’isola. Buona settimana, Matrioska. 
Tutti interpretano questo come un messaggio di speranza e d’incoraggiamento ad andare avanti, ma io continuo a non vederci niente di tutto ciò.


giovedì 9 luglio 2020

LATTEPAPPA – Stagione 2: episodio 9

Lattepappa 2 è una mini web-serie dedicata a tutti i papà come me e contiene sketch, battute, situazioni surreali… ma anche una buona dose di verità. È una raccolta di spaccati di vita quotidiana che racconta ironicamente la mia seconda paternità in Svezia. È soprattutto, però, il riassunto del mio incontro ravvicinato del terzo tipo con due persone straordinarie: i miei due figli!

9) Better call mama

Come fare quando le cose si mettono davvero male

https://youtu.be/KnjClR1GJMo


mercoledì 1 luglio 2020

LATTEPAPPA – Stagione 2: episodio 8

Lattepappa 2 è una mini web-serie dedicata a tutti i papà come me e contiene sketch, battute, situazioni surreali… ma anche una buona dose di verità. È una raccolta di spaccati di vita quotidiana che racconta ironicamente la mia seconda paternità in Svezia. È soprattutto, però, il riassunto del mio incontro ravvicinato del terzo tipo con due persone straordinarie: i miei due figli!


8) Lattepappa geographic

Un documentario imperdibile che racconta la vita del Lattepappa allo stato brado


https://youtu.be/BnyDQd1t4BQ


mercoledì 24 giugno 2020

LATTEPAPPA – Stagione 2: episodio 7


Lattepappa 2 è una mini web-serie dedicata a tutti i papà come me e contiene sketch, battute, situazioni surreali… ma anche una buona dose di verità. È una raccolta di spaccati di vita quotidiana che racconta ironicamente la mia seconda paternità in Svezia. È soprattutto, però, il riassunto del mio incontro ravvicinato del terzo tipo con due persone straordinarie: i miei due figli!

7) Promesse
Un perfetto manuale del papà imperfetto

martedì 16 giugno 2020

PROMOZIONE – Book trailer “Alla scoperta dell’acqua calda”

Se la prima presentazione del mio nuovo romanzo, pubblicato circa un mese fa, non ha ancora stuzzicato la vostra attenzione, provo a farlo con questo video. È un book trailer che ho realizzato con l’aiuto della meravigliosa voce fuori campo di Christian Gentili al quale vanno i miei più sentiti ringraziamenti.

Ecco il link a youtube:

Se siete alla ricerca di un romanzo che vi faccia sorridere e anche riflettere sotto il sole estivo, il mio nuovo romanzo è quello che fa per voi.

Il mio nuovo romanzo “Alla scoperta dell’acqua calda” è acquistabile nei seguenti formati:
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Copertina "Alla scoperta dell'acqua calda"

Sì, lo so, questo pezzo potrebbe tranquillamente stare nella rubrica “Kissenefrega”… prendetelo come una sottocategoria letteraria!

mercoledì 10 giugno 2020

Le giornate fastidiose del signor De fastidis - 4 - A tavola

Questo è un esperimento. Questo è un racconto, ma non è un racconto. Questo è un fumetto, ma non è un fumetto. Allora che cos'è? È forse un "Raccetto" o un "Fumonto"? Chiamatelo come volete, ma questo è un modo di rendere un testo scritto più visivo e un progetto grafico più verbale. Ecco a voi "Le giornate fastidiose del signor De fastidis".


mercoledì 3 giugno 2020

RACCONTI – Crescita (due punto) zero


«È arrivato! È arrivato!» Urla mia moglie entrando in casa e saltando per la gioia.
Io sto tranquillamente seduto al tavolo della cucina leggendo al computer le notizie della giornata su questo maledetto nuovo virus. Le grida provenienti dall’ingresso mi fanno sobbalzare e quasi rovesciare addosso il caffè che stavo bevendo. Non faccio in tempo a chiedere di che si tratta che mia moglie si è già seduta sulle mie ginocchia. È raggiante e ripete ancora una volta con gli occhi lucidi: «Finalmente è arrivato!». A quel punto capisco. Capisco perché tutto quell’entusiasmo non poteva che arrivare da un profondo senso di liberazione dopo la ricerca spasmodica delle ultime settimane. Giorni e giorni passati a rimbalzare come una pallina del flipper da un angolo all’altro della città. L’attesa è finalmente finita. Mia moglie non riesce a trattenere l’eccitazione e non sta ferma un momento.
«È ora di mettersi all’opera. Non possiamo aspettare oltre. Bisogna cogliere l’attimo. Domani potrebbe essere già troppo tardi.» Poi si alza di scatto e si rimbocca le maniche.
Non vorrei smorzare il suo slancio e bloccare il treno dei suoi pensieri, così chiedo timidamente, più per curiosità che per un reale bisogno di sapere: «Dove lo hai trovato?»
«Al supermercato in fondo alla strada.»
Io faccio una faccia sorpresa: ero stato allo stesso negozio il giorno precedente senza successo.
«Un colpo di fortuna: erano appena arrivati i nuovi rifornimenti.» Mia moglie chiarisce e io le sorrido. «Allora, che fai ancora lì fermo? Non mi aiuti?»
Mi alzo dalla sedia e mi metto sull’attenti. Poi mi lavo le mani e sono pronto. Al mio rientro in cucina lei è già in assetto da guerra: ha tirato fuori dagli scaffali tutte le farine che abbiamo, ha disposto cinque ciotole sul piano di lavoro, in ordine crescente di grandezza, mestoli e cucchiai sono sparpagliati sul tavolo, uova, latte e burro sono pronti per essere pesati dalla bilancia e il rubinetto è aperto con l’acqua corrente. Come ogni grande ospite d’onore che si rispetta, per ultimo, in calcolato ritardo, entra lui: il lievito. Mia moglie ed io lo accogliamo con un meritato applauso. Non ci facciamo distrarre, però, da nessun timore reverenziale e cominciamo subito. Una volta scartata la confezione, il lievito si presenta soffice e fresco (quello secco in polvere si è dato alla macchia ed è veramente introvabile). Mia moglie lo scalfisce con il coltello e ne porta via una parte, poi calcola le porzioni per gli altri ingredienti e li mette assieme. Ora tocca a me, la forza bruta, mescolare il tutto per raggiungere una consistenza omogenea. A lei non importa se uso mestoli, cucchiai o le mani nudi: il fine deve giustificare i mezzi. Così, in pochi minuti abbiamo un impasto per la pizza pronto. Copro la terrina con un panno e lo metto in un luogo fresco e asciutto. Il tempo farà il resto.
Non faccio in tempo a prendere fiato che mi ritrovo davanti un altro contenitore con ingredienti da mescolare. Mi metto all’opera senza fiatare perché so quanto abbiamo aspettato questo momento e in un attimo ho preparato l’impasto per il pane, che anche in questo caso viene coperto e lasciato riposare.
Ora è il turno della focaccia salata, poi del ciambellone allo yogurt per la colazione e infine dei panetti dolci allo zafferano, una mia richiesta personale. Tutti mescolati energicamente e ora messi a lievitare nei diversi angoli della cucina. Mia moglie è stanca ma felice. Sognava questo giorno dall’inizio del mese, da quando il lievito era sparito dalla circolazione. Io sono esausto e ho dolori muscolari. Non ricordo di avere così male al braccio destro da quando ero adolescente. Vedere mia moglie così contenta, però, alleggerisce la fatica. Vedere il suo sorriso raggiante rinfranca lo spirito.  Inoltre, ora possiamo finalmente fare anche noi come gli impasti preparati: riposare. I piatti sporchi possono aspettare.
«Andiamo a farci una passeggiata per prendere un po’ d’aria?» Le chiedo.
«No. Preferisco stare qui ad aspettare e controllare gli impasti mentre leggo un libro.»
Ottima scelta anche la sua, ma io ho proprio bisogno di uscire un po’ e così metto le scarpe, m’infilo la mascherina e vado fuori. La giornata di oggi è stupenda, decido così di fare un giro al parco qui vicino. In un attimo attraverso la strada trafficata sotto casa e sono nell’angolo verde del quartiere. Nelle stradine del parco incrocio i tipici frequentatori del luogo: mamme o papà col passeggino, bambini che corrono tenendo in mano il loro bastone preferito, cani e padroni di cani (senza capire chi dei due stia portando a spasso l’altro), filosofi solitari, innamorati che si tengono per guanto. Sorrido e proseguo fino alla riva del lago. Lancio un sasso ma faccio un buco nell’acqua. Mi consolo guardando le anatre che nuotano sincronizzate sul pelo dell’acqua e godendomi il sole al tramonto che si rispecchia sul lago. Il tramonto? È già così tardi? Portando a spasso miei pensieri ho perso la concezione del tempo e si è fatto più tardi di quello che pensavo. Saranno passate due ore. È ora di tornare a casa.
Cammino velocemente e in breve tempo giungo al mio palazzo. Apro il portone e mentre sto mettendo la chiave nella toppa della porta di casa, mi assale una strana sensazione provocata da un odore tipico, che conosco molto bene ma che avevo quasi dimenticato negli ultimi tempi. È un odore dolce, leggermente acidulo, ma gradevole. Lo riconosco e me ne rallegro, ma nonostante l’olfatto ne sia soddisfatto, il sesto senso non mi lascia in pace. Proprio quando sono fermo da qualche secondo con la chiave nella serratura, sento un rumore. È la voce di mia moglie. Sta urlando. Mi sblocco dall’impasse e apro in fretta la porta di casa. Ad attendermi c’è una massa giallognola, soffice e pastosa. La riconosco subito: è l’impasto della pizza. Si è impossessato dell’ingresso e mi intima a non entrare. Mia moglie sta ancora urlando in qualche angolo della casa. Non posso tirarmi indietro, la devo salvare. Afferro allora un ombrello appeso all’attaccapanni, avvolgo il braccio con un giubbotto che uso come scudo e infine mi metto il casco della bici in testa come protezione. Sono pronto alla guerra. Brandisco l’ombrello e avanzo cercando di non mostrare la mia paura. Con un paio di sciabolate ben assestate riesco a farmi strada nell’ingresso. L’impasto ha subito il colpo e indietreggia in un'altra stanza. Ora posso muovermi con più dimestichezza.
«Aiuto!» Questa è ancora la voce di mia moglie che mi chiama. Non c’è da rilassarsi per una battaglia vinta. Si deve lottare ancora.
«Dove sei, cara?»
«Sono prigioniera in cucina.»
«Che cosa è successo?»
«Il lievito è dappertutto. Dopo che sei andato via tu, mi sono addormentata sul divano e mi sono risvegliata tutta appiccicosa.»
«Vengo a prenderti!»
«Fai attenzione. Ho provato di tutto: l’acqua, la farina, i mestoli e persino lo sbattitore automatico.» Mi dice singhiozzando «Non ha funzionato niente!»
Deglutisco nervosamente e raccolgo una scarpa dal pavimento come arma. Poi faccio un passo in direzione della voce di mia moglie e per poco non mi accorgo che alle spalle mi sta aggredendo un’altra palla gigante color beige. Questa volta è il pane che è abbondantemente strabordato dal suo contenitore e ha preso il controllo del salotto. Mi giro di scatto e lancio la scarpa col tacco che avevo in mano. Il pane lo schiva e poi si allunga verso di me. Con il giubbotto che uso come scudo mi proteggo e con l’ombrello allontano il pane che poi si ritrae impaurito. Tiro un sospiro di sollievo e procedo verso la cucina. Lungo tutto il corridoio, sui mobili e persino sul soffitto ci sono resti di impasto e di lievito che ogni tanto cadono per terra come bombe sganciate da un caccia bombardiere. In casa aleggia lo stesso odore che avevo percepito fuori dalla porta di casa ma ora è molto più acidulo e intenso. Con passi felpati fiancheggio il muro e arrivo alla maniglia. Provo a guardare dal buco della serratura per studiare le loro mosse ma non si vede niente. Si sente solo un gorgoglio inquietante: è il lievito che cresce ancora; il lievito non smette mai di crescere. Meglio passare all’attacco deciso. Con un calcio spingo la porta. La scena che mi si presenta davanti mi lascia pietrificato. Il ciambellone cinge con forza mia moglie al centro della stanza. I dolcetti gialli alla zafferano si sono moltiplicati da soli e ora sorvegliano il perimetro del tavolo come dei soldati dell’armata rossa. L’impasto della focaccia è ormai imbevuto d’olio e blocca la finestra.
«Salvami amore. Mi stanno stritolando!»
Devo muovermi. I lievitati ghignano beffardi. Io sto esplodendo di rabbia. Impulsivamente faccio un balzo in avanti. È però un errore. Ho dimenticato la pizza, che, saltando fuori da dietro la porta, mi blocca ogni via di fuga. Sono spacciato.
L’impasto della pizza si avvicina lentamente da dietro, mentre i panetti allo zafferano strisciano nella mia direzione inebriandomi col loro odore dolciastro. Sono circondato. Lancio un’altra scarpa che avevo trovato in corridoio ma non va a segno. Provo a roteare il giubbotto sopra la testa, ma si appiccica all’impasto unto della focaccia e si blocca. Cerco di tenere i miei aggressori a distanza con l’ombrello ma loro sono troppi per me. Il ciambellone se la ride e continua a tenere stretta mia moglie. Inesorabilmente sto per essere anch’io inghiottito. Il potere del lievito cresce sempre di più e io sto per essere la sua prossima vittima. Mi viene da piangere. Guardo mia moglie per salutarla un’ultima volta e un po’ per chiederle scusa per averla lasciata da sola e per non essere riuscito a salvarla. Lei però scuote il capo: lo fa perché è delusa di me o forse perché vuole dire di non preoccuparmi e che mi capisce? Io comunque mi vergogno.
«Scusa tesoro. Ci ho provato… ti amo!»
Lei continua a scuotere il capo. Perché lo fa? Non riesco a capire. Non mi ama più?
«Non ti arrendere…» riesce a dire con voce impastata prima che l’impasto le blocchi la bocca. Ed è lì che capisco. Idiota che non sono altro. Mi ci sono voluti più di cinque minuti di gesti muti per capirlo. Mia moglie non stava scuotendo il capo per di no, stava indicando qualcosa. Voleva attirare la mia attenzione verso una credenza della cucina. Che trovata geniale! Come ho fatto a non arrivarci prima?
Il lievito approfitta del mio momento di riflessione e si avvicina pericolosamente. Con un’attenta pianificazione delle mie prossime mosse sono però pronto a porre fine a questa panificazione mal riuscita. Faccio un passo verso il muro, prendo una breve rincorsa, mi aggancio al lampadario con il manico dell’ombrello e mi proietto verso la credenza da bravo Indiana Jones. All’improvviso non sono più circondato. Questa mossa rocambolesca ha colto di sorpresa gli impasti e mi dà libertà di movimento per alcuni secondi. Quanti bastano per fare la mia prossima mossa. Apro l’anta dell’armadietto e trovo quello che cercavo.
Prendo il primo pacchetto, lo apro ed estraggo un rotolo. Mi avvolgo la mano, poi continuo con l’avambraccio. Finito il primo rotolo, prendo il secondo e mi avvolgo tutto il resto del braccio e la spalla. Prendo il terzo e il quarto rotolo e avvolgo l’altro braccio. Gli impasti osservano increduli le mie mosse. Non hanno ancora capito quello che sta per capitare loro. Non sanno ancora che hanno le ore contate. Con il secondo pacchetto che trovo nella credenza avvolgo il busto. Passando ai pacchetti e ai rotoli successivi avvolgo anche le gambe finché sono pronto: tutto il corpo e ricoperto dalla carta soffice e vellutata. Sono ormai un piccolo omino Michelin, fatto di molti strati di resistente carta igienica. Fortunatamente ne avevamo fatto scorte interminabili durante questa pandemia e finalmente è servita a qualcosa.
Col mio sguardo, non più smarrito ma deciso, sfido il lievito e poi mi lancio all’attacco.
«Banzai!» Urlo senza pensarci due volte. In un attimo sono addosso all’impasto della pizza che si attacca alla carta e non al mio corpo. A piene mani afferro i dolcetti allo zafferano che ora si dimenano impotenti tra i vari fogli di carta igienica nei quali li ho intrappolati. Mi libero del primo strato di carta dove ho bloccato gli impasti e sono pronto al secondo attacco. Così mi lancio sull’impasto di focaccia denso d’olio. Questo sarà un osso duro. Devo tenerlo fermo anche con le gambe ma alla fine ho la meglio. Ora mi manca solo il ciambellone che ormai non ride più ma al contrario trema. Faccio un passo in avanti volteggiando un rotolo. Leggo il terrore nei suoi occhi ma io non ho pietà e mi lancio contro di lui. Mia moglie chiude gli occhi per la paura ma intravedo un sorriso sulle sue labbra. Sa che sto per salvarla. Con una mossa da karate, infatti, spezzo in due l’impasto del ciambellone e lo circondo di carta. Mia moglie è libera e mi abbraccia felice. Io, però, non rido ancora. Non abbiamo finito.
In salotto c’è ancora l’impasto del pane. Passo un paio di rotoli di carta a mia moglie e io ne prendo altri due. Poi ci dirigiamo in sala. Con passo felpato sorprendiamo l’ultimo impasto da due lati. Gli corriamo attorno velocemente senza dargli tempo di reagire e lo blocchiamo senza troppe difficoltà. Abbiamo vinto. Il lievito si è sgonfiato e ha perso.
Usiamo il resto della carta per togliere i residui rimasti sulle pareti e poi buttiamo tutto in grandi sacchi neri della spazzatura. È finita. Possiamo finalmente festeggiare. In cucina ci aspettano un barattolo di fagioli e uno di ceci. Brindiamo poi con una coppa di latte a lunga conservazione. Di questi tempi andrebbero preservati, ma le vittorie vanno celebrare. Sì, perché abbiamo vinto noi. Le chiacchiere e la crescita del lievito stanno a zero.

mercoledì 27 maggio 2020

LATTEPAPPA – Stagione 2: episodio 6


Lattepappa 2 è una mini web-serie dedicata a tutti i papà come me e contiene sketch, battute, situazioni surreali… ma anche una buona dose di verità. È una raccolta di spaccati di vita quotidiana che racconta ironicamente la mia seconda paternità in Svezia. È soprattutto, però, il riassunto del mio incontro ravvicinato del terzo tipo con due persone straordinarie: i miei due figli!

6) MammasterChef
Tre concorrenti si sfidano per conquistare i gusti sopraffini della grande MammasterChef


mercoledì 20 maggio 2020

PUBBLICAZIONI – I casi del commissario Grammatikus



Pubblicato nel 2018, “I casi del commissario Grammatikus” è una raccolta di racconti gialli in chiave umoristica, composta da sei casi nei quali si mette in evidenza come le parole possano fare più male di quanto si possa pensare. Tutto nasce dal proverbio “ne uccide più la penna della spada” e in questi casi, infatti, le vittime non muoiono ma cadono in uno stato catatonico indotto da pettegolezzi, critiche ingiuste, mobbing sul lavoro, accuse infondate, insulti gratuiti e il silenzio tra vecchi amici. A indagare c’è il commissario Grammatikus, un personaggio eccentrico e permaloso ma geniale nel risolvere i casi.

Il libro ha avuto diverse presentazioni letterarie: a Stoccolma, a Cittadella (PD) e Manzano (UD). Quest’ultima è stata presentata da “I Trigeminus”, con la partecipazione straordinaria del giornalista Toni Capuozzo, e ha avuto più di cento persone presenti. Inoltre, a “I casi del commissario Grammatikus” sono stati dedicati articoli, recensioni e interviste televisive).

Quarta di copertina
Capelli scompigliati, baffi lunghi, barba rasata e in bocca sempre un sigaro rigorosamente spento perché le sue indagini non vanno mai in fumo. Lui è il commissario Grammatikus, con la K in mezzo e la S finale, come gli capita spesso di dover bruscamente precisare a chi si sbaglia. Ha un modo di parlare molto particolare, ve ne accorgerete subito, ma non provate a farglielo notare o a dargli contro altrimenti vedrete che caratteraccio scorbutico si ritrova. Non ingaggiate mai una diatriba verbale con lui perché ne uscirete sempre perdenti: potrà anche darsi che il commissario Grammatikus non indovini mai un congiuntivo ma state pur certi che azzeccherà tutti i casi… anche quelli più difficili. Le sue indagini sono molto complicate: le più difficili che possano capitare perché nei suoi casi ne uccide più la penna che la spada. Così come le parole volano e svaniscono nell’aria, anche le tracce si fanno sempre più vaghe e più indecifrabili. Non vi preoccupate, però, perché Grammatikus, in un modo o nell’altro, da solo o con l’aiuto della sua impeccabile assistente Veronika Sapientini, arriverà a una soluzione… anche se avesse bisogno di leggersi tutto il vocabolario dalla A alla Z!
E voi, saprete leggere le situazioni giuste? Saprete trovare il colpevole? Saprete azzeccare i sei casi che si presentano prima che riesca a farlo il commissario Grammatikus? Nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo e ablativo vi aspettano. Mi raccomando, però, attenzione agli indizi e non andate a caso!

“I casi del commissario Grammatikus” si può acquistare su Amazon, sia in formato e-book sia in formato cartaceo.

LATTEPAPPA – Stagione 2: episodio 5


Lattepappa 2 è una mini web-serie dedicata a tutti i papà come me e contiene sketch, battute, situazioni surreali… ma anche una buona dose di verità. È una raccolta di spaccati di vita quotidiana che racconta ironicamente la mia seconda paternità in Svezia. È soprattutto, però, il riassunto del mio incontro ravvicinato del terzo tipo con due persone straordinarie: i miei due figli!

5) Carosello 2019
Alcuni consigli per gli acquisti per sopravvivere ai propri figli


martedì 12 maggio 2020

LATTEPAPPA – Stagione 2: episodio 4

Lattepappa 2 è una mini web-serie dedicata a tutti i papà come me e contiene sketch, battute, situazioni surreali… ma anche una buona dose di verità. È una raccolta di spaccati di vita quotidiana che racconta ironicamente la mia seconda paternità in Svezia. È soprattutto, però, il riassunto del mio incontro ravvicinato del terzo tipo con due persone straordinarie: i miei due figli!

4) Prima vs. seconda (paternità)
Piccolo compendio di differenze essenziali tra i miei due periodi di paternità


martedì 5 maggio 2020

PROMOZIONE – Progetto misterioso (parte IV)

Ecco finalmente l’ultima puntata per svelare il mio nuovo progetto: un nuovo romanzo, fresco fresco di pubblicazione!


Ispirandomi alle mie esperienze dirette e indirette nel mondo della ricerca accademica e ai sarcastici premi IgNobel (che onorano la ricerca improbabile e in qualche modo divertente), mi sono lanciato in una storia distopica per sottolineare quanto sia importante mettersi sempre un po’ in discussione per crescere come persone. Lo faccio come sempre cercando di strappare un sorriso con il solito tocco umoristico che mi contraddistingue.

Se non vi ho convinto abbastanza, leggete pure la quarta di copertina:
"Che cosa ci fanno alcuni scienziati imprigionati in una remota isola del Pacifico? Per scoprirlo dobbiamo fare un salto in un ipotetico futuro dove la ricerca che non porta vantaggi per la società è punita con l’incarcerazione. Il protagonista Fleming, con l’aiuto di Einstein, Pascal, Copernico e Kelvin, mette in atto un piano rocambolesco per salvare la comunità scientifica dell’isola e intraprende un viaggio alla ricerca della propria identità per scoprire se la prigione sia quella sull’isola o quella dentro sé stesso.
Grazie alla metafora di un’avventura distopica, questo romanzo vuole far riflettere sull’importanza di saper leggere criticamente la scienza e di stimolare le persone a capire la differenza tra ricerca utile e notizie infondate.”

Il mio nuovo romanzo “Alla scoperta dell’acqua calda” è acquistabile nei seguenti formati:
- cartaceo
su Amazon cliccando qui;
- e-book
su Amazon cliccando qui,
su Kobo cliccando qui,
su Google Books cliccando qui
o nello shop on-line dell’autore e regista Alex Cantarelli cliccando qui.

Sì, lo so, questo pezzo potrebbe tranquillamente stare nella rubrica “Kissenefrega”… prendetelo come una sottocategoria letteraria!

lunedì 4 maggio 2020

PROMOZIONE – Progetto misterioso (parte III)

Ormai ci siamo quasi. Un castello? Una torre? Una barca volante? E sullo sfondo un abbozzo di scritte in un cielo azzurrissimo? La soluzione è scontata. No, dite? Non si capisce ancora molto? Può darsi… io, però, vi lascio ancora un po’ con il fiato sospeso.


Sì, lo so, questo pezzo potrebbe tranquillamente stare nella rubrica “Kissenefrega”… prendetelo come una sottocategoria misteriosa!

venerdì 1 maggio 2020

KISSENEFREGA – cOVIDIO-19

Publio Ovidio Nasone, noto semplicemente come Ovidio (vissuto a cavallo dell’anno zero), è stato un grande poeta romano, tra i principali esponenti della letteratura latina e della poesia elegiaca. Oltre a essere autore di molte opere (tra le quali gli Amores, le Metamorfosi e Tristia) è stato un fenomenale premonitore. Questo non sono molti a saperlo e io oggi vorrei farvi un esempio di come Ovidio abbia già previsto e commentato nei suoi poemi questa pandemia da Covid-19 più di 2000 anni fa.

  • “Finché sarai fortunato, conterai molti amici: se ci saranno nubi, sarai solo.”
Sul contagio per vie aree con nubi cariche di SARS-CoV-2 che precede l’isolamento sociale

  • “Le gioie sono l'inizio del nostro dolore.”
Quando qualcuno a gennaio gongolava “Solo ai cinesi poteva capitare!”

  • “Aspiriamo sempre a ciò che è proibito e desideriamo le cose che sono negate.”
Sulla costante tentazione d’infrangere le restrizioni governative

  • “Odierò, se mi sarà possibile, altrimenti amerò mio malgrado.”
Sull’insensato accanimento dei beceri verso chi ha la possibilità di uscire di casa (anche per futili motivi, come ad esempio portare a spasso il cane o andare a fare l’infermiere)

  • “La virtù sta nel mezzo.”
Sul metro e mezzo di distanza da mantenere tra le persone

  • “Nulla è più utile di quegli studi che non hanno nessuna utilità.”
Quando al bar si discuteva degli epidemiologi, prima che scoppiasse la pandemia

  • “L'ora passata non può tornare.”
Mantra per alleviare la quarantena

  • “Mentre parlo l'ora fugge.”
Sul motivo di tante chiacchiere senza senso sulla pandemia per far passare il tempo durante la quarantena

  • “Non sono né le ricchezze, né la fama degli avi a rendere grandi, ma l'onestà e le capacità intellettuali.”
Sul fallimento annunciato della fase due in Italia

  • “Amore e tosse non si possono nascondere.”
Sul tentativo fallito di far convivere congiunti e contagio

  • “Una causa non buona diventa peggiore quando si vuole difenderla.”
Sull’ostinatezza di certe affermazioni che sono come il pesce… dopo tre secondi puzzano

  • “Se potessi sarei più assennato; ma mi trascina contro la mia volontà una forza nuova, e il desiderio mi tira in una direzione, la ragione nell’altra: vedo e approvo il meglio, ma seguo il peggio.”
Sulla stesura di questo pezzo che ho appena scritto

E voi direte: e chi se ne frega del gioco delle previsioni di Ovidio? Beh, non prendetevela con me, non è colpa mia… io vi avevo avvisati: rileggete il titolo della rubrica, per piacere!

giovedì 30 aprile 2020

PROMOZIONE – Progetto misterioso (parte II)

Aggiungo tre nuovi pezzi al puzzle, ma vi lascio ancora nella suspense. Qualcosa s’intravede. Che cosa sarà mai?


Sì, lo so, questo pezzo potrebbe tranquillamente stare nella rubrica “Kissenefrega”… prendetelo come una sottocategoria misteriosa!

mercoledì 29 aprile 2020

PROMOZIONE – Progetto misterioso (parte I)


A partire da oggi lancio un nuovo progetto. Per ora vi lascio con un filo di mistero e vi faccio vedere solo con questo pezzo.
Riuscirete a completare il puzzle finale e svelare il segreto?


Sì, lo so, questo pezzo potrebbe tranquillamente stare nella rubrica “Kissenefrega”… prendetelo come una sottocategoria misteriosa!

martedì 28 aprile 2020

KISSENEFREGA – Se gli scrittori fossero…


Se gli scrittori fossero come i cantanti… ci sarebbero molte raccolte di racconti e pochi romanzi; la gente pagherebbe per sentirli leggere alcuni racconti o interi romanzi negli stadi o nei palazzetti (almeno così recupererebbero un po’ d’incassi da quelli persi a causa di chi scarica i libri illegalmente); farebbero i soldi solo facendo piccole letture dei propri racconti o addirittura leggendo testi di altri scrittori nei bar o nelle piazze (senza neanche bisogno di avere molto talento); i romanzi sarebbero sempre letti in radio, nelle palestre e nelle sale d’attesa (inoltre tutti leggerebbero molto di più e, a volte, anche lo stesso racconto più volte di fila).
Se gli scrittori fossero come i pittori… venderebbero libri con quasi tutte pagine bianche e solo pochissime frasi, parole o addirittura solo con alcune lettere; si farebbero pubblicare romanzi senza nessun costrutto logico, per esempio senza personaggi e trama; scriverebbero racconti seduti su un banchetto in strada nelle grandi città del mondo e li venderebbero ai turisti curiosi; scriverebbero testi che narrino solo ed esclusivamente di un cesto di frutta, di persone dalla faccia deformata, dal corpo pieno di puntini oppure romanzi dal titolo “Questo non è un romanzo”.
Se gli scrittori fossero come i registi cinematografici… ci sarebbero molti romanzi sostanzialmente senza una trama seria ma con molti effetti speciali giusto per attirare il pubblico; ci sarebbero best seller senza mordente e spunti interessanti ma pieni zeppi di nomi famosi e altisonanti; scriverebbero dei romanzi e si arrabbierebbero se i personaggi non fanno come vogliono loro.
Se gli scrittori fossero come i ballerini… presenterebbero dei testi a teatro o all’opera da soli, in coppia o in gruppo (ovviamente tutti coordinati e con solo dei vestiti succinti addosso); potrebbero partecipare ai programmi televisivi leggendo i propri romanzi ed essere giudicati per questo; si eserciterebbero per ore e ore, giorno dopo giorno, fino allo sfinimento per scrivere un singolo racconto.
Se gli scrittori fossero come i comici… scherzerebbero sull’arte come ho fatto io ora, ma saprebbero bene che ogni arte è unica e inimitabile!

E voi direte: e chi se ne frega del gioco del “se fossi…”? Beh, non prendetevela con me, non è colpa mia… io vi avevo avvisati: rileggete il titolo della rubrica, per piacere!

mercoledì 15 aprile 2020

LATTEPAPPA – Stagione 2: episodio 3


Lattepappa 2 è una mini web-serie dedicata a tutti i papà come me e contiene sketch, battute, situazioni surreali… ma anche una buona dose di verità. È una raccolta di spaccati di vita quotidiana che racconta ironicamente la mia seconda paternità in Svezia. È soprattutto, però, il riassunto del mio incontro ravvicinato del terzo tipo con due persone straordinarie: i miei due figli!

3) Breaking dad
Una parodia sulla tostissima vita da papà in crisi [Episode in English!]


martedì 7 aprile 2020

LATTEPAPPA – Stagione 2: episodio 2


Lattepappa 2 è una mini web-serie dedicata a tutti i papà come me e contiene sketch, battute, situazioni surreali… ma anche una buona dose di verità. È una raccolta di spaccati di vita quotidiana che racconta ironicamente la mia seconda paternità in Svezia. È soprattutto, però, il riassunto del mio incontro ravvicinato del terzo tipo con due persone straordinarie: i miei due figli!

2) Equazioni
Quando prendersi cura di due figli si riduce a un mero calcolo matematico


mercoledì 1 aprile 2020

LATTEPAPPA – Stagione 2: episodio 1


Lattepappa 2 è una mini web-serie dedicata a tutti i papà come me e contiene sketch, battute, situazioni surreali… ma anche una buona dose di verità. È una raccolta di spaccati di vita quotidiana che racconta ironicamente la mia seconda paternità in Svezia. È soprattutto, però, il riassunto del mio incontro ravvicinato del terzo tipo con due persone straordinarie: i miei due figli!

1) Si ricomincia da capo
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum


mercoledì 4 marzo 2020

LATTEPAPPA – Coming soon


Vi ricordate della mia web-serie “Lattepappa”? Ebbene, ci sono ricascato! Dopo la fantastica esperienza della prima paternità e a seguito della nascita del mio secondogenito, ho deciso di continuare il mio progetto per far conoscere i lati più divertenti dell’essere papà a tempo pieno. A breve, dunque, uscirà la seconda stagione di “Lattepappa” con gli stessi protagonisti della prima stagione, ma con l’aggiunta di un nuovo grande (anche se piccolo) protagonista. La seconda paternità si è rivelata più tosta, ma altrettanto spassosa, come solo una nuova meravigliosa avventura può esserlo.
"Lattepappa" è una web-serie dedicata a tutti i papà come me e contiene sketch, battute, situazioni surreali… e anche una buona dose di verità. È una raccolta di spaccati di vita quotidiana che racconta ironicamente i miei sette mesi di paternità in Svezia. È soprattutto, però, il riassunto del mio incontro ravvicinato del terzo tipo con due persone straordinarie: i miei due figli.
Nella realizzazione di questo progetto non posso fare a meno di ringraziare proprio loro, i miei figli, per la grande collaborazione (non sempre), e mia moglie Paola, per la pazienza, il supporto emotivo e l’aiuto artistico.

Prossimamente pubblicherò i nuovi episodi della seconda stagione di "Lattepappa". Nell'attesa riguardatevi i 15 episodi della prima stagione e iscrivetevi al canale “Lattepappa” su Youtube per ricevere notifiche dei nuovi video.

A presto!

giovedì 27 febbraio 2020

RACCONTI – Divieto d’errore

La lampada illumina la scrivania dove sono seduto. Il resto della casa è buio. Mi siedo con cautela e osservo un oggetto che ho appena trovato sullo scaffale della libreria nel salotto di casa mia e che ora ho appoggiato sul tavolino. In casa c’è un silenzio inquietante. Tutta la mia attenzione è concentrata sulla cartelletta rossa che giace sulla scrivania vuota. La polvere sollevata quando ho appoggiato la cartelletta volteggia in aria alla luce della lampada e sparisce inghiottita dall’ombra. Il silenzio e il buio del resto della casa sembrano spingermi verso il tavolo e quella misteriosa cartelletta. Non ricordo di averla mai vista in vita mia. Non la riconosco per niente. Non sono stato io ad appoggiarla sul tavolo. Chi l’avrà messa? C’è qualcuno in casa mia? Per un attimo mi sento mancare e ho bisogno di sedermi per prendere fiato. Osservo la cartelletta e noto che sull’etichetta c’è scritto il mio nome. Ho paura. I pensieri nella mia testa vanno a mille, mi tremano le mani, sudo freddo e il mio cuore batte all’impazzata, ma non ho paura. Io non ho mai paura, nonostante mi giri la testa e abbia la pelle d’oca. Con lo stomaco in subbuglio non riesco a concentrarmi. Prendo allora il telecomando sulla scrivania vicino alla cartelletta misteriosa e spengo la televisione che mi stava infastidendo con il suo incessante borbottio di sottofondo. La cartelletta è ancora lì che mi aspetta, perfettamente limpida come se fosse nuova. Deglutisco e mi faccio coraggio. Mi sfrego le dita delle mani e ora sono pronto ad aprirla. Tolgo l’elastico che la tiene chiusa e ora posso sollevare la copertina. Rimango un attimo in silenzio a osservare la cartelletta blu aperta. All’interno ci sono dei fogli un po’ ingialliti dal tempo ma chiaramente leggibili. Ho la gola secca, così bevo dell’acqua dal bicchiere appoggiato lì vicino. In unico sorso finisco il contenuto. Ora sono pronto. Con un gesto veloce ed efficacie apro la cartelletta. Devo agire con accortezza perché i fogli sembrano delicati. Non so bene come fare, ma alla fine mi decido: scartabello freneticamente tra i fogli alla ricerca delle risposte che cercavo da tempo. Mentre sfoglio i fogli finisco l’ultimo sorso di acqua del bicchiere. Nei fogli ci sono dei caratteri e dei segni indecifrabili. Ho bisogno degli occhiali. Mi alzo e corro a prenderli in camera da letto. Li trovo subito appoggiati sul comodino. In un secondo sono già uscito dalla cucina e sono di nuovo seduto alla scrivania. Quella breve corsa mi ha messo sete, così bevo ancora dal bicchiere mezzo pieno d’acqua che avevo lasciato prima sulla scrivania. Mi tolgo gli occhiali e pulisco le lenti per vederci meglio. Faccio un respiro profondo e mi risiedo al tavolo. Riprendo in mano la cartelletta e guardo ancora i fogli all’interno con stupore e un po’ di paura. Nonostante mi sforzi, non riesco proprio a capire che cosa significhino tutte quelle scritte e simboli. Eppure mi sembra di leggere il mio nome in ogni foglio presente. Devo accendere la lampada del comodino per provare a vederci meglio. Osservando la cartelletta con più luce comincio a vederci più chiaro sulla questione. Forse comincio a capire quello che sta succedendo. Per un istante mi sento completamente perso. Sono smarrito nei miei pensieri, nei miei rimorsi e rimpianti del passato e nelle mie preoccupazioni per quello che succederà una volta che avrò risolto il mistero di questi fogli bianchi ma pieni di segni incomprensibili. Se qualcuno mi scattasse una fotografia in questo preciso momento noterebbe lo stupore misto a terrore disegnato sulla linea irregolare delle mie labbra. Scorgerebbe il dubbio nei miei occhi scuri e apparentemente impenetrabili. Comprenderebbe il mio stato d’animo profondamente agitato dalla trascuratezza della mia capigliatura. Forse ho capito cosa contiene quella maledetta cartelletta. È solo che non voglio ammetterlo. Ho bisogno di sentirmelo dire da qualcun altro. Prendo in fretta il telefono cellulare e compongo un numero. Il telefono squilla un paio di volte e subito dopo risponde la voce calda di mia moglie che mi saluta. Io non perdo tempo e vado subito al punto, spiegandole la situazione drammatica. Lei capisce al volo, grazie al suo insuperabile intuito e alla sua empatia, e mi rassicura. Poi mi accarezza i capelli e mi dà un bacio amorevole che m’infonde pace e tranquillità all’istante. Le chiedo ancora una volta se quello che mi ha appena detto corrisponde alla verità. La guardo negli occhi quando le faccio questa importantissima domanda. So che non può mentire davanti ai miei grandi occhi azzurri. Non l’ha mai fatto. Lei conferma senza nessuna traccia di indecisione o di dubbio. Non posso far altro che crederle. Rincuorato dalla voce di mia moglie, mi sedetti alla scrivania e presi la cartelletta con mani forti e decise. È vero, in quel momento non potevo più sbagliarmi. Guardando tutto dalla prospettiva indicatami da mia moglie, non potevo confondermi. All’istante tutto ebbe più senso, tutto sembrò al suo posto. I segni e le scritte che prima sembravano incomprensibili, ebbero tutte il loro significato bene preciso. Tutte le cifre che prima erano passate davanti agli occhi dell’uomo senza dargli nessun segnale, acquisirono un valore incontrovertibile: tutto era normale. L’uomo provato da tutta quella tensione si guardò attorno e tutto riprese forma e colore nella stanza dove si trovava, a partire dalle tende della cucina, ai foglietti e i magneti appesi al frigorifero e i piatti sporchi posati sul lavello. Tutto era nella norma. Le sue analisi del sangue di qualche giorno fa presentavano valori ottimi, senza nessun problema. Girando quella maledetta cartelletta verde dal lato giusto l’uomo si rese subito conto dell’incredibile errore che stava per fare. Per fortuna, da quel momento in poi, la sua vita non era più in pericolo. L’uomo poté così tirare finalmente un sospiro di sollievo e finì di bere l’acqua dal bicchiere posato sulla scrivania.

mercoledì 12 febbraio 2020

HORROR ALL’ITALIANA – Voodoo Ken


È notte. Fuori fa freddo. Fulmini squarciano il cielo. I lampi illuminano la città e i tuoni spaccano i timpani. La pioggia cade fitta e bagna le coscienze della gente. A parte il temporale tutto tace.
In un campo nomadi della periferia della città una donna siede all’interno di una tenda addobbata da drappi, pizzi e merletti dai colori caldi. Amanda è bellissima e molto appariscente: alta, bionda, formosa e con tutta la plastica corporea ben distribuita. È la perfetta bambolina. Osserva i tarocchi sparpagliati sulla tavola, ammira i dipinti raffiguranti gli astri appesi alle pareti e rimane affascinata dal globo appoggiato su una mensola. In mano tiene un pupazzo particolare: la statuetta plastificata di Ken Carson, compagno di Barbie. La donna stringe forte il suo nuovo giocattolo, perché sa di avere un grande potere in mano.
La medesima sera, nella stessa città, in un locale esclusivo del centro, un uomo è al bancone del bar. Arturo è affascinante e molto sicuro di sé: occhi scuri e misteriosi, capigliatura perfetta, addominali scolpiti e pelle ambrata da Solarium. È il perfetto macho. Ordina con determinazione due drink, uno per lui e uno per la sua nuova conquista. Sorride ignaro.
Intanto Amanda, nella tenda del campo nomadi, armeggia con il giocattolo Ken e lo pone in una posa a teiera: braccio destro piegato e mano appoggiata sull'anca, braccio sinistro lungo il fianco, corpo sinuoso. Incredibilmente, a qualche chilometro di distanza, il macho Arturo si mette nella stessa identica posizione, tra l’imbarazzo della sua compagna e degli amici. Amanda solletica Ken sotto le ascelle. Arturo esplode inaspettatamente in una risatina appariscente e incontrollata causata da una battuta di un amico. Subito si mette una mano davanti alla bocca per cercare di bloccare lo scoppio gaio e si ricompone sedendosi al suo tavolo. Nel frattempo, Amanda prende le gambe di Ken e le accavalla molto strette le une alle altre. Inconsapevolmente, Arturo al bar fa lo stesso e dopo essersene accorto, cambia immediatamente posizione tenendo le gambe ben larghe. Il macho si guarda attorno in imbarazzo perché non sa proprio che cosa stia succedendo. In quel preciso istante, però, si ricorda che la sua ex fidanzata, Amanda, aveva minacciato di rifilargli un rito Voodoo per tutte le meschinità e i tradimenti che aveva subito. Arturo va per un attimo nel panico. È vittima di una pazza squilibrata che per vendetta lo sta rendendo un effeminato. Deve fare qualcosa. Deve trovare il modo di bloccarla. Ma come? Amanda, invece, non si ferma davanti a niente e continua imperterrita la sua missione: ora schiaccia senza pietà gli occhi del bambolotto Ken. Arturo scoppia in un pianto disperato. Il panico della situazione fa prevalere la parte emotiva e sensibile del suo carattere che probabilmente lui stesso non pensava neanche di avere. Arturo è costretto a lasciare il tavolo e a rifugiarsi in bagno, accampando la scusa di avere una pagliuzza nell’occhio che gli dà fastidio. Si sciacqua la faccia un paio di volte e cerca di calmarsi. Deve trovare Amanda e fermare il rito Voodoo contro di lui. Non può permettersi di ridursi in questo stato efebico. Amanda, però, ha già pronta la prossima mossa: infila uno spillo nella gola del fantoccio che tiene saldamente in mano. Arturo ritorna al tavolo con la sua nuova donna e gli amici ed è pronto a inventarsi una scusa per andarsene. Appena parla, però, si accorge che la voce gli esce con un tono strano: molto acuto, quasi stridulo. Si blocca subito, sbalordito e inerme davanti ai cambiamenti che stanno avvenendo nel suo corpo. Ma che gli sta succedendo? Arturo beve un sorso di cocktail e si schiarisce la voce. Saluta tutti e spiega, con gesti eccessivamente marcati e molto aggraziati, che deve tornare immediatamente a casa per prendersi cura delle sue povere piante che stanno soffrendo da troppe ore senza acqua. Ormai non sa neanche lui quello che sta dicendo. Cerca di controllare i movimenti e la spigliatezza della parlata, ma è tutto inutile. C’è solo una cosa da fare: trovare e disarmare Amanda. Un rito Voodoo può essere stato messo in atto solo al campo nomadi fuori città. È lì che dovrà andare, ne è sicuro. Lascia la compagnia, prende la macchina e va a tutta velocità verso il suo obiettivo. Alla radio stanno dando la canzone Macho Man dei Village People e lui prova un’irrefrenabile voglia di ballare che lo fa quasi sbandare fuori strada. Amanda sorride beffarda e comincia l’atto finale del suo spettacolo maligno. Gira di schiena il pupazzo giocattolo e prende lo spillo. Arturo macina chilometri su chilometri e si avvicina. Amanda si prepara a colpire, pregustando il colpo. Sta per compiere il gesto ma sul più bello una tenda si scosta, Amanda si blocca e qualcuno entra: è una donna anziana, di carnagione scura, addobbata da molte collane, amuleti e braccialetti. La donna si dice pronta per il rito Voodoo richiesto da Amanda. La chiromante spiega che la bambola Voodoo Ken non è ancora stata “attivata”. Disorientata da quest’affermazione, Amanda lascia cadere il giocattolo. Solo ora capisce che quello che ha tenuto in mano fino a ora era solo un pezzo di plastica e quindi si rende conto di non aver fatto proprio niente ad Arturo. La chiromante racconta i pericoli della magia nera e vuole ancora accertasi che sia quello che la sua cliente vuole veramente. Amanda è confusa e piena di dubbi. All’improvviso si pente e se ne va. Arturo, invece, si è perso. Non riesce a trovare il campo nomadi. È abbattuto perché è ancora erroneamente convinto di essere vittima di un rito voodoo, ma alla fine si arrende lo stesso. Ferma la macchina e va a bere un bicchiere nel primo bar che trova. Inconsciamente, il suo girovagare per la città l’ha portato nel quartiere gay e la notte è ancora giovane.