martedì 27 settembre 2016

INTERVISTE IMMAGINARIE – L’italiano allegro

Per questa settimana vi proponiamo, in esclusiva, un’intervista con lo psichiatra e genetista Franco Vozzon-Cricchi, originario di Gorizia ma residente all'estero da molti anni. Oggi con lui parleremo di psicologia, temperamento e tratti ereditari. In particolar modo ci focalizzeremo sullo stereotipo dell’italiano che molti stranieri hanno.
Esatto, oggi cercheremo di sviscerare tutte le caratteristiche psico-ereditarie che descrivono questo modo di essere. Non se ne parla molto nel mondo accademico e vorrei cominciare ringraziando la vostra rubrica che mi ha concesso questa interessante intervista per mettere alla luce le mie scoperte scientifiche e la mia esperienza clinica a riguardo.
Si figuri. Siamo noi a ringraziare lei per aver acconsentito a portare sulle nostre pagine tutta la sua sapienza e conoscenza.
Bene, dunque, andiamo subito al punto e cominciamo con il dare una definizione di questo stereotipo. Spesso lo straniero s’immagina ogni italiano come una persona costantemente allegra, sempre in vena di scherzi superficiali e frivoli, molto sorridente e sempre pronto a prendere la vita a cuor leggero.
Mi permetta di aggiungere che dall'altro lato lo stereotipo comprende anche irascibilità, dramma e tanta passione.
Esatto, perché l’italiano è preda delle sue passioni e delle sue emozioni che vive con molta estroversione in ogni momento. L’italiano si lancia in quest’uragano di sentimenti e in questo baccano di sensazioni. E in questa confusione, dunque, è assolutamente necessario urlare a squarciagola qualsiasi cosa si dica per farsi sentire anche dall'ultimo della fila. Inoltre è necessario anche sbracciare e gesticolare per farsi capire anche da quelli talmente lontani da non poterlo sentire. L’italiano usa dunque tutto ciò che ha a sua disposizione per esteriorizzare le sue emozioni, sia positive, come la gioia e la curiosità, che negative, come la rabbia e la paura, e anche le sue pulsioni, specialmente quelle sessuali…
Infatti, anche qui lo stereotipo dell’italiano latin lover ha recato più danni che vantaggi agli uomini italiani in tempi moderni.
Non sono del tutto d’accordo con lei perché negli anni d’oro che vanno dagli anni ’50 agli anni ‘70, ha concesso molte opportunità sentimentali agli italiani emigrati nei diversi paesi del mondo. Perché vede, questa componente genetica, questo gene del seduttore che ci portiamo dietro dai tempi dei romani con Marco Antonio, ci ha aiutato a portare avanti la nostra razza, mi perdoni se mi esprimo in questi termini, ma lo faccio tanto per capirci… non voglio dire che ci sia una razza italica ecco… e dunque questo gene ha permesso di essere quello che siamo.
Cioè? Cosa intende dire?
Cioè delle persone attaccate ai valori della vita, quali l’amore, la famiglia e in particolare la mamma e quell'essere “mammone” che tanto fa tenerezza in giro per il mondo.
Tutta questa dolcezza, però, non la suscitiamo quando veniamo tacciati di essere imbroglioni e spacconi.
Io non userei questi termini forti… direi piuttosto che l’italiano è caratterizzato da un essere furbo e opportunista. Anche questo gene “arraffone”, come mi diverto simpaticamente a chiamarlo, è quello che ci ha permesso di portare avanti la nostra inconfondibile italianità. Quella di cui andiamo tutti un po’ fieri.
Beh… non sempre siamo così fieri di queste caratteristiche che lei cita. Ad ogni modo, per fortuna, non tutti gli italiani corrispondono a questo stereotipo, vero?
Verissimo. Infatti, quelli che non sono conformi a questo stereotipo vanno spesso incontro a molti problemi quando si devono relazionare con gli stranieri. La delusione causata allo straniero non fa altro che aggravare la loro sindrome.
Sindrome?
Sì, certo, sindrome o patologia se così vogliamo chiamarla... la sindrome dell’italiano triste. È una sindrome che viene classificata nei disturbi dell’umore. Un italiano che non è sempre allegro, sorridente, loquace, rumoroso, libidinoso, emotivo, imbroglione e soprattutto mammone devia inconfutabilmente dalla norma e quindi deve essere classificato come patologico.
Mah… anch'io, e molti altri come me, non rientro pienamente in questo stereotipo: siamo silenziosi, equilibrati nell'esprimere le emozioni, onesti, indipendenti dalla famiglia di origine e, purtroppo, un po’ impacciati in amore...
Eh lo so, ragazzo mio… questa patologia è veramente dura, ma c’è un rimedio. In settimana venga nel mio studio per un controllo… le faccio uno sconticino simpatia.
Hm… sì… mi aspetti… aspetti che mi svegli da questo mio sogno ad occhi aperti. Eccomi di nuovo in questa festa piena di stranieri dove tutti mi parlano a voce altissima con un’intonazione cantilenante cercando di imitare l’accento italiano, dove tutti mi chiedono se mi manca la mamma e la pasta, dove tutti gesticolano a caso pensando sia un metodo alternativo di comunicare e dove tutti i maschi mi guardano male perché pensano che ci proverò con la loro ragazza.

mercoledì 21 settembre 2016

EPICA MODERNA - Le nuove creature mitologiche: l’elettore

Siamo tutti elettori. C’è chi vota sinistra, c’è chi vota destra, c’è chi vota centro, c’è chi vota centro-destra-sinistra-centro. C’è chi vota per partiti che non sono né destra, né sinistra, né centro, quindi partiti che non c’entrano niente. C’è chi vota su, c’è chi vota giù. C’è chi vota dentro e c’è chi vota fuori. C’è chi vota per buttare fuori chi è dentro il parlamento. C’è chi vota sì, c’è chi vota no e c’è chi vota sì per dire no. C’è chi vota in opposizione alle proprie idee per protesta. C’è chi protesta per chi vota in opposizione alle proprie idee. C’è chi vota scheda bianca, c’è chi vota nullo, c’è chi vota nullo scrivendo “Mò magnateve pure questo” allegando una fetta di mortadella. C’è chi non vota: chi per dimenticanza, chi per scelta, chi per partito preso. C’è chi non vota per il proprio paese ma voterebbe per altri paesi. C’è chi vorrebbe votare ma non può. C’è chi può votare ma non dovrebbe poterlo fare. C’è chi prende i voti e diventa presidente, c’è chi prende i voti e diventa prete e c’è chi è sia prete sia presidente di una nazione. Insomma, nel bene e nel male, nella destra/sinistra/centro, nell'anarchia e nella democrazia, che si voglia o no, siamo tutti elettori. Mettiamocelo bene in testa.
Vi è piaciuto questo pezzo? Sì, no, forse? Mettiamolo ai voti!

Solone, Clistene ed Efialte: padri fondatori della prima democrazia, quella ateniese. 

venerdì 16 settembre 2016

KISSENEFREGA – Il compleanno

Oggi è il mio compleanno. Il compleanno arriva una volta all'anno e si invecchia un po’ alla volta. Chi compie gli anni il 29 febbraio invece invecchia un po’ meno o forse deve festeggiare più spesso il non-compleanno per stare al passo coi tempi (o meglio, al passo con il tempo). Nei primi anni di vita si festeggia pure il complemese, forse perché si vuole crescere in fretta. Probabilmente si tirano le orecchie al bambino per la stessa ragione. Qualche anno dopo arriva la torta e si soffiano le candeline: all'inizio ci sono tante candeline quanti gli anni, col tempo poi si sostituiscono le candeline con i numeri. Si spengono le luci, entra la torta illuminata dalla candeline e parte la canzoncina di rito: “Tanti auguri a teee, tanti auguri a teee!”, ripetuta allo stesso modo un paio di volte in molte lingue del mondo… tranne in portoghese dove le strofe sono una diversa dall'altra… e tranne in Svezia, dove la canzone è completamente diversa ma a me (umile e scherzoso parere personale) è sempre sembrata più una marcia funebre che una canzone di auguri (però ti arriva la colazione a letto e guai a scordartene se hai un partner svedese)! Quindi, arriva la torta, prendi fiato, dai una bella soffiata ed esprimi un desiderio… un momento, quanti desideri espressi davanti ad una torta si sono realizzati? Chi si ricorda un proprio desiderio espresso a cinque anni? Chi si ricorda se è stato avverato? (Dovrò chiedere aiuto a Pascal, un personaggio del mio libro che spero di farvi conoscere presto!) I desideri si dimenticano e gli anni passano: arrivano sempre più primavere sul groppone e sempre meno regali. Però ci sono gli auguri di Facebook: basta scrivere “auguri” sulla bacheca e ti metti l’anima in pace fino al prossimo anno (per carità, smorzo subito la polemica perché l’ho fatto mille volte anche io)! Per concludere: sia che si festeggi con una festa, sia che si festeggi da soli, l’importante è festeggiare! Auguri!

E voi direte: e chi se ne frega del tuo compleanno? Beh, non prendetevela con me, non è colpa mia… io vi avevo avvisati: rileggete il titolo della rubrica, per piacere!

martedì 13 settembre 2016

FAVOLE MALRIUSCITE – La principessa nella torre

C’era una volta una principessa di un regno molto grande e lontano. La principessa era giovane, molto bella e altrettanto intelligente e viveva con i suoi genitori, il re e la regina, in un castello sfarzoso nel cuore del regno. Date le sue molte qualità, aveva molti pretendenti che venivano a bussare alla porta del re da ogni parte del grande regno. La principessa però non sapeva decidersi: uno era troppo basso, uno era troppo alto, uno era troppo povero, uno era troppo avaro, uno era troppo spaccone, uno era troppo umile, uno era troppo brutto, uno era troppo vanitoso, uno era troppo magro, uno era troppo grasso, uno era troppo puntiglioso, uno era troppo approssimativo, uno era troppo complicato, uno era troppo banale. Insomma i suoi pretendenti erano sempre in qualche modo non adatti. Il re, suo padre, allora si adirò e decise di rinchiudere la principessa in cima a una torre in un altro castello all'estremità del suo regno. Il castello era in una zona lugubre e nebbiosa, era attorniato da un fossato pieno di pericolosi coccodrilli, era sorvegliato da un potente drago sputa fuoco e sulle sue mura s’inerpicava una folta ramificazione di rovi spinosi. Il re decise che il primo uomo che fosse riuscito a liberare la principessa da questa fortezza avrebbe potuto ottenere la sua mano. Inoltre, il re decise che a proteggere la sua stanza ci fosse un indovino pronto a testare l’intelligenza del pretendente sottoponendogli un terribile quesito e una difficilissima sfida a scacchi. Dopo molti tentativi falliti di alcuni pretendenti venne il giorno in cui il principe di un paese lontano accolse la sfida. Il principe arrivò a cavallo fino al portone d’ingresso del castello. Prese la rincorsa e con un balzo saltò il fossato. Si aggrappò alla schiena del drago per raggiungere la sommità della torre evitando i rovi. Lottò alacremente e sconfisse il drago tagliandogli la testa. Risolse il quesito dell’indovino senza pensarci su due volte. Infine diede scacco matto all'avversario in quattro mosse. Quando aprì la porta, il principe era così bello e intelligente che la principessa se ne innamorò subito. «Sì, sei tu l’uomo della mia vita», disse la principessa. «Tu sì che potrai avere la mia mano. Sposami!». La principessa era in estasi e non aspettava altro che la risposta del principe, la quale non tardò ad arrivare. «No», rispose il principe, aggiustandosi il colletto e spolverandosi il vestito. «Non ti sposo. Io sono gay. Ho fatto tutta questa strada perché pensavo fossi il re, non la principessa!» Il principe se ne andò lasciando la principessa basita, la quale non si sposò più perché nessun altro uomo fu in grado di venire a salvarla.

Fine della storia: ora a letto, figliola!

mercoledì 7 settembre 2016

EPICA MODERNA - Le nuove creature mitologiche: il perfezionista

Il perfezionista è un personaggio mitologico che vuole fare sempre tutto alla perfezione. È la sua coscenza che glielo impone. Non può sottrarsi a questo destino. Qualsiasi cosa faccia la deve fare perfetta. Può capitare quindi che decida di cominciare a scrivere e che non è soddisfatto finchè non riesce a pubblicare il suo romanzo. oppure che decida di andare al lavoro in bicicleta e si compra l attrezzatura per partecipare in Serie A. Non e possibile per lui mangiare in un ristorante che non ha comunque quattro stelle Michellin. Qual’è poi il modo più buono per rovinarsi l’amicizia con tutti gli amici? Ovvio. Se il tuo amico o ormai ex amico te da sempre da pensare, perché, ti sbatte sempre in faccia tutto quello che di bello fa’, quanto è perfetta la sua relazione sentimentale-amorosa, quanto è interessante la sua vita lavorativa e ricreativa. Bene: allora a quel punto, anche se è idealizzato come il ritratto di perfezione, e anche se un tuo carissimo amico/a di vecchia data, non importa: forse tutta quel perfezione non è poi così importante. Non credi?
Avete notato che la storia non aveva senso, che non aveva né capo né coda? Avete notato gli errori grammaticali, ortografici e sintattici? (non avete visto tutto ciò? “Iuston, abbiamo un problema!”) Bene, gli errori, però, sono voluti! Ebbene sì, sono fatti apposta perché in questa società moderna siamo sempre costretti a fare tutto perfetto e anche molto velocemente per essere considerati capaci. Non c’è mai il tempo e lo spazio per sbagliare e per imparare dai propri errori. Quindi, non abbiate paura: fate degli sbagli, tentate strade nuove, osate, imparate dalle sconfitte. Solo così potremo davvero essere perfetti. Tutti fanno degli errori ogni tanto (per esempio avete letto questo blog) e nessuno fa eccezzione!
P.S.: eccezione con una “z” sola… purtroppo non sempre si impara dai propri sbagli!

Kalokagathia: spirito ideale di perfezione e nobiltà.

giovedì 1 settembre 2016

EPICA MODERNA - Le nuove creature mitologiche: la fata dei romanzini

Ho sempre sognato di guadagnarci con quello che scrivo, ma non ho mai specificato quanto. Se guadagnassi qualche euro, avrei realizzato il mio sogno, ma non andrei molto lontano. Si dice sempre che bisogna stare attenti a quello che si sogna… forse dovrei essere più specifico e più ambizioso. Inoltre, credo proprio di aver bisogno della fata dei romanzini. Chi è la fata dei romanzini? Ma non sapete proprio niente! Allora, questa fatina entra in azione quando scrivi qualcosa d’interessante e bello. Una volta che hai scritto su un foglio un racconto o un romanzo, lo metti sul comodino della camera da letto e di notte, quando dormi, la fatina viene a prendere di nascosto il tuo manoscritto e ti lascia dei soldi. Il processo dunque è molto semplice. Ovviamente il compenso è proporzionale alla quantità e soprattutto alla qualità del testo scritto. Mi chiedo quanti fondi possa avere la fatina… e mi chiedo anche come faccia a calcolare il compenso per gli scrittori famosi italiani che scrivono tanto bene come Umberto –erto erto, Stefano Ben-né-sì-né-no, Alessandro Bapovero (solo per citarne alcuni)… o per quelli americani e prolifici come Stefano Re, Gavino Folletto, Daniele Marrone, ecc… la fata dei romanzini deve sicuramente avere un conto in Svizzera. Come avrete capito, però, la fatina non è passata molto spesso da me.


Le Muse: dee della musica, del canto, della danza, dell'ispirazione poetica.