martedì 26 luglio 2016

T-h24: il racconto

La metro di Stoccolma nasce dall’unione di diverse linee ferroviarie cittadine a cielo aperto. Il 30 settembre 1933 fu inaugurato il primo tunnel della metropolitana di Stoccolma (tra Slussen e Skanstull). Nello stesso anno comparve il cartello con la tipica “T” all’ingresso delle fermate. Nel 1944 iniziano i lavori per creare una rete metropolitana sotterranea. Il primo ottobre 1944 viene inaugurata la prima tratta della linea verde: Slussen – Hökarängen.

4.59
Thorildsplan. È il 18 marzo 2016 ed io salgo sulla prima metro della giornata: linea verde, numero 13, verso Hagsätra. Fuori è buio. La prima cosa che mi stupisce è la quantità di gente. Mi aspettavo i vagoni semivuoti, con pochissima gente… e invece c’è almeno una persona ogni quattro sedili.
5.07
Hötorget. Mi sono sempre lamentato di dovermi svegliare alle 6.30 (sia ora per andare al lavoro che quando andavo a scuola). Non sono mai stato un tipo mattiniero. Però sono un privilegiato. Sì, perché stamattina sulla metro ho già visto un sacco di persone che si devono svegliare alle 4.30 del mattino per andare a lavorare. Qualcuno dorme, qualcuno legge le notizie o gioca sul cellulare, qualcuno legge il giornale, altri invece non fanno niente e aspettano. Mi concentro su questi per ora. Sembra che cerchino di stare svegli con tutte le loro forze (forse perché presto c’è la loro prossima fermata). Hanno una faccia stanca, con le occhiaie, i capelli spettinati, lo sguardo che fissa il vuoto. Ce ne sono tanti così. Uno di essi sembra particolarmente distrutto. Mamma mia che faccia che ha. Sembra essere stato preso sotto da un treno della metro. Fa una fatica incredibile per stare sveglio e non fa altro che scrivere qualcosa su un blocco di appunti… hm, aspetta un momento, quello sono io riflesso sul vetro del vagone. Ve lo avevo detto che non sono un tipo mattiniero.
5.21
Globen. A quest’ora della mattina, man mano che ti allontani da T-Centralen, c’è sempre meno gente. Molti si svegliano così presto anche per prendere il treno per raggiungere altre città svedesi. Per farlo devono scendere appunto a T-Centralen.
5.27
Bandhagen. Sono da solo nel mio vagone.
5.35
Hagsätra. Riparto dal primo capolinea della giornata. Ora c’è di nuovo molta gente e probabilmente aumenterà fino ai picchi mattutini. Ci sono diverse fasce di lavoratori: già da ora c’è chi ha la tuta gialla fosforescente, chi ha i jeans e maglietta e chi indossa giacca e cravatta. Tutti hanno una meta da raggiungere per oggi. Tutti tranne me. È una sensazione strana.
5.54
Slussen. Sorge il sole. Mi godo l’alba passando avanti e indietro un paio di volte nella bellissima tratta tra Slussen e Gamla Stan. Sono in metro da un’ora. Me ne mancano ancora 23!

Tåget mot Hässelby Strand ankommer om 3 minuter
(Il treno per Hässelby Strand arriva tra 3 minuti)

7.15
Thorildsplan. Incontro Paola che sta andando al lavoro e la accompagno fino a T-Centralen. Una buona scusa per parlare un po’ con qualcuno.
7.31
T-Centralen. Fu inaugurata il 24 novembre 1957. Da qui cambio e prendo la linea rossa verso Ropsten. Ora sono seduto in un vagone vecchio stile, diverso da quelli più nuovi presenti nella linea verde. Esteticamente mi piacciono di più questi vagoni vecchi, anche se sono più scomodi, fanno più rumore e ci sta meno gente. Prima di entrare nel vagone mi ferma un tipo per chiedermi un’informazione. Devo avere una faccia rassicurante, almeno per quanto riguarda l’orientamento e la geografia. Non a caso mi hanno anche soprannominato Flag man qualche anno fa.
7.40
Ropsten. Altro capolinea conquistato.
7.50
Karlaplan. La metro si popola di una nuova fascia di lavoratori: quelli che lavorano negli uffici e in altri esercizi pubblici. Intanto sono passate 3 ore… ne mancano “solo” 21!
8.08
Hornstull. Dove vanno tutti? Che lavori fanno? Da dove arrivano? In che lingua parlano e pensano? Quali segreti nascondono? Non posso fare a meno di farmi queste (e altre mille) domande mentre li guardo in faccia uno a uno, girandomi a destra e sinistra. A furia di queste seghe mentali credo che impazzirò alla fine di queste 24 ore.
8.22
Fruängen. Altro capolinea conquistato. Il 5 aprile 1964 nasce la prima tratta della linea rossa: T-Centralen – Fruängen. Stazione delle metro che si pronuncia come una via di mezzo tra “Fruenien” e “Fruegnen”, ma che io pronunciavo “Fruangen” appena arrivato a Stoccolma. Anche se ora parlo fluentemente svedese, non sono ancora sicuro di pronunciare il nome della stazione in modo del tutto corretto…
8.31
Midsommarkransen. Primi segni di rincoglionimento: lascio una pagina degli appunti vuota per sbaglio. Ne approfitto per disegnare una mappa della metro con tutte le fermate. Tanto per passare un po’ il tempo.
8.40
Liljeholmen. Una donna solleva gli occhi dal suo cellulare e si accorge, un po’ in ritardo, di essere arrivata alla sua fermata. Si alza in fretta, travolge altri passeggeri ed esce giusto in tempo prima che le porte si possano chiudere. La scena mi ricorda il film “Sliding doors”. Che cosa sarebbe successo se non si fosse alzata in tempo? Avrebbe perso il lavoro? Avrebbe scoperto che il marito la tradisce? Avrebbe trovato l’amore della sua vita sedutosi al posto che lei aveva appena lasciato? Ho guardato troppi film… forse avrebbe semplicemente aspettato la prossima fermata, fischiettando una canzone dei Beatles (o anche detti Phoetles) e avrebbe preso la metro successiva nella direzione opposta.

Se upp för dörrarna... och dörrarna stängs
(Attenti alle porte... e le porte si chiudono)

8.53
Stadion. Le distanze tra le fermate della linea rossa sono molto lunghe, sembrano quasi infinite, in particolare tra Tekniska Högskolan e Universitet. Ora cronometro la distanza… ho sempre pensato di farlo, ma me ne sono sempre dimenticato. Oggi lo faccio: 2 minuti e 18 secondi. Ecco, questo era l’angolo dell’informazione inutile!
8.58
Universitet. Vedo il primo mendicante che vende le sue riviste. Mi aspettavo di vederne altri molto prima. Negli ultimi anni sono aumentati in maniera esponenziale in città e Stoccolma è stata presa d’assalto.
9.04
Mörby centrum. Nuovo capolinea della giornata. Mancano ancora 20 ore alla fine!
9.41
Gärdet. C’è ancora qualche lavoratore che si reca al lavoro. Li riconosco. È la categoria dei “pigri”: i ricercatori universitari, i liberi professionisti, quelli che lavorano nell’IT, ecc… spero che i tanti amici che conosco in questa categoria non si offendano. Li riconosco perché ero anch’io parte di questa categoria, quando facevo il mio dottorato di ricerca all’università di Stoccolma. Solo per oggi nello specifico faccio però parte di una categoria particolare: i fannulloni che si permettono il lusso di andarsene in giro un giorno intero in metropolitana a bighellonare. La sensazione che ho è anche quella di essere un “senzatetto”, ovviamente con le debite proporzioni, perché capisco benissimo che la loro condizione sia ben diversa dalla mia.
10.07
Bredäng. Sto andando verso Norsborg, partendo da Ropsten… che lunga! Il tempo non passa più e non sta succedendo niente di particolare a quest’ora del giorno. Troppo tardi per andare al lavoro, troppo presto per la pausa pranzo. Confido molto in stasera, quando l’alcol comincerà a circolare nelle vene degli svedesi (e di tutti gli altri anche). Conto molto anche sul fatto che ieri sera fosse la festa di San Patrizio e che magari qualche irlandese sia ancora in giro a festeggiare. Gente simpatica e alla mano gli irlandesi. Ho sempre avuto un debole per l’Irlanda sin da quando ci andai da adolescente in vacanza studio (dove ovviamente la parola vacanza predomina sulla parola studio). Ci devo ritornare un giorno… è un posto sempre molto affascinante.
10.20
Alby. Quanti ricordi legati a questa fermata. Io e Paola siamo venuti qua per prendere la nostra prima gatta. La ragazza che mise l’annuncio ci disse di aver trovato la gatta abbandonata per strada. Con gli anni abbiamo imparato a conoscere la nostra gatta e considerato il suo scarso senso dell’orientamento (per esempio, quando esce in corridoio e vuole rientrare, aspetta spesso davanti alla porta giusta, ma nel piano sbagliato!) pensiamo che in realtà si sia persa. Comunque non sapendo bene che nome darle, ci siamo riferiti al nome del posto, cioè Alby. Però suonava come un nome maschile e allora abbiamo scelto Alba.
10.26
Norsborg. Ancora un capolinea raggiunto. Dopo 45 minuti seduto al chiuso della metro, sento il bisogno di prendere un po’ d’aria, anche se oggi fa freddissimo nonostante ci sia un bel sole. Non riparto subito, ma aspetto la prossima. Intanto mi accorgo (in realtà lo sapevo già, ma non ricordavo) che ogni vagone della metro ha un nome proprio di persona svedese (Bertil, Gunhild, Hjalmar, Majken, giusto per citarne alcuni un po’ fuori moda): un nome per ogni vagone… ma quanti vagoni ci saranno?
10.33
Norsborg. Ancora qui. Gli impiegati dell’SL (Storstockholms Lokaltrafik), riconoscibili dalle uniformi rosse e nere MTR (Mass Transit Railway) Stockholm, sono fissati con i giornali. Ogni volta che si arriva a un capolinea, tolgono tutti i giornali (in maggioranza il giornale “Metro”), ma spesso non tolgono i rifiuti. Non l’ho mai capita questa fissazione. Nella lavagna luminosa che segnala la prossima fermata si può anche leggere l’invito a portarsi via il proprio giornale una volta scesi dal vagone.

Var vänlig och ta med din tidning vid avstigning. Tack!
(Siete pregati di portare via il vostro giornale quando scendete. Grazie!)

10.41
Fittja. Fermata che ricorda molto una parolaccia d’imprecazione in svedese… capita a fagiolo ora, perché c’è il controllo biglietti. Sono aumentati molto negli ultimi anni perché sono aumentati molto anche i contravventori. Ricordo che nei miei primi tre anni qui mi avranno controllato il biglietto sì e no un paio di volte! Per la cronaca, ho sempre avuto il biglietto, non ho mai alimentato lo stereotipo dell’italiano furbo e imbroglione. Pensate invece che a Stoccolma esiste un’associazione (planka.nu) che si batte per ottenere mezzi di trasporto gratuiti. Invitano i cittadini a non pagare l’abbonamento e a saltare i tornelli d’ingresso (att planka, in svedese). Inoltre, se si diventa membri, l’associazione paga la multa a chi viene beccato in flagrante.
10.47
Vårby gård. In questa tratta della linea rossa ci sono molti immigrati (come lo sono io, tra l’altro), però sembra che loro vengano più dal Medio Oriente, a giudicare dal colore della pelle, dei capelli neri e ricci, e dalla forma degli occhi affossati nelle folte sopracciglia (magari sono nati qui da genitori mediorientali e sono più svedesi degli svedesi… i soliti pregiudizi). Ad ogni modo, mi sembra di essere nel romanzo (e/o film) “Assassinio sull’Orient Express”, in viaggio da Istanbul a Calais. Tra poco la neve bloccherà il treno (questa mattina stava nevischiando) e avverrà un omicidio! Per fortuna credo che niente di tutto ciò accadrà… o forse sì… e chi lo sa? In effetti, se guardo bene tra i passeggeri che sono seduti vicino a me nel mio vagone, c’è un signore sulla sessantina, basso, tarchiato, con dei baffi neri che tendono all’insù che quando parla ha un accento marcatamente francese... hm, volevo dire belga! Parbleu! Che non sia l’investigatore Hercule Poirot? Mah, io per sicurezza tengo gli occhi ben aperti.
10.57
Mälarhöjden. Sono più o meno a un quarto della mia giornata.
11.15
Gamla stan. Mi fermo a respirare e ne approfitto per fare dei piccoli video. La città è sempre bellissima da questo punto.
12.03
Kungsträdgården. Inizia da qui il tour della linea blu (ribattezzato da me come ”la sottile linea blu”). Kungsträdgården è la stazione “italiana”: dai colori presenti (verde, bianco e rosso) e dai “resti” “romani”. L’uso un po’ ridondante delle virgolette è dovuto al fatto che la fermata risulta un po’ kitsch, anche se tutto sommato è bella e ha il suo perché. Il tema della bandiera italiana ricorre per tutta la fermata e ogni tanto ci sono statue e affreschi finti.
12.26
T-Centralen. Niente di particolare da vedere in questa fermata, se non il corridoio di transito dalle linee rossa e verde, con le foto che raccontano la costruzione della nuova linea blu. In questo punto mi trovo a 32 metri sotto il livello stradale cittadino. Questa linea della metro è la più profonda tra le tre. Il colore ricorrente sulle pareti è ovviamente il blu.
12.28
Rådhuset. Qui domina il rosso. Belli i due ingressi con decorazione di colonne enormi.
12.34
Fridhemsplan. Fermata a tema marinaro, con navi, relitti e rose dei venti.
12.40
Stadshagen. Il tema dalla fermata è lo sport. Sulle pareti si vedono pannelli che raffigurano gesta sportive (per esempio una partita di calcio, atletica, lotta, ecc…) con la particolarità che lo stesso pannello raffigura scene diverse in base all’angolazione in cui si guarda. Molto divertente.
12.47
Västra skogen. Fermata variopinta con piastrelle quadrate di diversi colori. Bella.
12.54
Huvudsta. I colori che predominano sono il verde e il bianco con una banda colorata sui lati della fermata. Buon effetto generale, ma niente di che. Intanto ho finito la prima “giornata lavorativa”. Me ne mancano ancora due! Le attese cominciano a essere snervanti. Dopo il bivio di Västra skogen, che divide i due rami della linea blu, i minuti tra una metro e quella successiva sono aumentati da 4 a 10 minuti. È vero che oggi ho un sacco di tempo, ma comincio a essere impaziente perché vorrei vedere tutte le altre fermate della linea blu. 
13.05
Solna Strand (precedentemente nota come Vreten). Tutta grigia con spicchi di cielo azzurro, con cubi dipinti di cielo intrappolati in una gabbia. È l’arte che simboleggia la nostra condizione di schiavi o semplicemente è un oggetto in manutenzione? La linea di demarcazione è spesso sottile in queste valutazioni.
13.16
Sundbybergs centrum. Il tema è l’architettura: ci sono disegni e modelli di palazzi, non saprei dire se famosi o meno. Nel dubbio ne approfitto per fare una pausa pranzo… c’è un panino al crudo e formaggio che mi aspetta (da ieri sera quando l’ho preparato).
13.37
Duvbo. Grigia e marrone. Ci sono dei bassorilievi raffiguranti arte astratta (?) sulle pareti. In questa mia gita nella sottile linea blu mi sembra di essere Vittorio Sgarbi con i miei commenti alle opere d’arte esposte. Solo che io non ho ancora dato della capra a nessuno…
13.49
Rissne. Il tema è la storia. Sulle pareti troviamo illustrazioni e mappe d’espansione territoriale di diversi imperi del mondo antico: dagli egizi all’impero persiano, dall’impero romano a quello ottomano, passando per la storia svedese. Una fermata che avevo già visto e che mi è sempre piaciuta molto.
14.07
Rinkeby. C’è rosso dappertutto con alcuni mosaici dorati con disegni di draghi e rune.
14.14
Tensta. I temi di questa bellissima fermata sono l’amore, l’uguaglianza e la fratellanza. Sulle pareti sono presenti affreschi di molti colori, rappresentanti abbracci, colombe, soli, animali e gesti d’amicizia. Inoltre la scritta fratellanza è ripetuta in molte lingue su cartelli appesi alle pareti. Sono presenti anche citazioni sull’amore e la fratellanza in diverse lingue, tra cui l’italiano!
14.27
Hjulsta. Un altro capolinea raggiunto… questa volta molto lentamente, fermandomi a ogni stazione. Il 31 agosto 1975 nacque la prima tratta della linea blu, tra T-Centralen e, appunto, Hjulsta.


Mot Kungsträdgården. Ta plats!
(Verso Kungsträdgården [i giardini del Re]. Prendete posto!)

14.43
Västra skogen. Mando un messaggio su Whatsapp ad alcuni amici:

Ciao amici. Oggi, 18 marzo, a partire dalle 5 di mattina mi sono lanciato una sfida: passare 24 ore in metro per vedere che succede e per vedere come reagisco alla noia. Non chiedetemi perché lo faccio perché non lo so di preciso neanche io!
Ora però lancio io una sfida a voi: venite a cercarmi in metro, provate a prendermi. Potrei essere a Hornstull sulla rossa, ad Alvik sulla verde o a Västra skogen sulla blu. A voi scovarmi! Potete provarci fino alle 5 di mattina di domani, 19 marzo. Quindi avete ancora circa 14 ore! A presto (?)

Spero proprio che qualcuno mi trovi così diventa meno noioso. Anche se credo che nessuno mi terrà molto in considerazione. Dalle prime risposte che ricevo (mi stanno amichevolmente massacrando dandomi del matto furioso e dello psicopatico alcolizzato) questo sarà comunque un buon modo per vincere la noia!
14.53
Solna centrum. I colori che dominano sono il verde e il rosso e il tema è la natura (e gli effetti negativi dell’uomo su di essa): ci sono foreste disboscate, boschi in fase di deforestazione, industrie che inquinano i cieli e le acque.
15.04
Näckrosen. La stazione dei sassetti, che sono presenti ovunque sulle pareti a formare tartarughe, istrici e figure umane.
15.12
Hallonbergen. Noto che altri passeggeri scendono a ogni fermata: anche loro stanno facendo il tour artistico. Anche questa stazione merita una sosta: è dedicata ai bambini e ai loro disegni. Su sfondo bianco ci sono tanti disegni in diversi colori e di diverse forme, come se avessero lasciato libero sfogo a dei bambini con dei pastelli in mano. Mi ricorda molto quello che feci sulle pareti di casa mia da piccolo: scusate mamma e papà!
15.26
Kista. In svedese significa bara, ma è paradossalmente l’unica stazione all’aperto della linea blu. Dopo tre orette sotto terra è bello prendere un po’ d’aria e rivedere un po’ di sole.
15.36
Husby. Dai colori giallo e blu è una stazione dedicata alla Waxholmsbolaget (la ditta di trasporti marini nell’arcipelago stoccolmese).
15.45
Akalla. Ennesimo capolinea raggiunto con il quale termino il tour della sottile linea blu. Questa stazione è tutta gialla con qualche piastrella decorata che mi ricorda qualcosa come le unioni sindacaliste (su una piastrella compare anche la scritta “Tillsammans är vi starka”, ovvero “insieme siamo forti”). Ho bisogno di riposare e di riordinare le idee, così faccio passare una metro prima di tornare in centro.
16.02
Hallonbergen. La distanza tra la fermata di Kista e Hallonbergen è di 3 minuti e 56 secondi! Credo proprio che questa sia la più lunga, stravincendo sulle altre. È una distanza Sanpietroburghese… chi è stato a San Pietroburgo sa che lì le stazioni della metropolitana distano molto l’una dall’altra, cosa di solito rara a Stoccolma.
16.52
Kärrtorp. Ritorno verso sud e non posso soffermarmi a pensare a questa stazione, dove c’è il Teater Reflex, che sarà, ancora una volta, sede di uno spettacolo dei “Varför inte”. “Varför inte” (che vuol dire “Perché no” in svedese) è il primo gruppo teatrale in lingua italiana, fondato a Stoccolma da me e il mio amico Christian Gentili, del quale sono attore e presidente. Quest’anno porteremo in scena “Rumori fuori scena” di Michael Frayn nei giorni 5, 6 e 7 maggio. Visitate il nostro sito, del quale curo lo stile e i contenuti, se siete interessati al gruppo (www.varforinte.net).
17.00
Skarpnäck. Un altro terminal messo in saccoccia. Ora ne mancano solo quattro, mentre sono al giro di boa della mia giornata. Ancora 12 ore alla fine. Non ci posso credere, mi sembra di essere in metro da un’eternità… quindi mi ci vorrà un’altra eternità prima di finire!
17.05
Skarpnäck. C’è qualche problema a T-Centralen (Vagnfel, ovvero un vagone è rotto) e quindi devo aspettare più del previsto prima di ripartire.
17.14
Skärmarbrink. Fermi per il problema di prima. Che palle, arriverò in ritardo! Ah no, non ho fretta, anzi ho tantissimo tempo! Siamo sempre così stressati e di corsa che mi stavo innervosendo anche oggi che non devo andare da nessuna parte!
17.45
Hötorget. Un tizio seduto accanto a me ha un apparecchio per la realtà virtuale: sono dei grandi occhialoni fascianti che non ti lasciano vedere il mondo reale, ma ti permettono di vedere film su Netflix o simile. Gli occhialoni mi sembrano abbastanza ridicoli, come il tipo che li porta… mah, forse si diceva lo stesso degli smartphone qualche anno fa…
17.53
Kristineberg. Il mio amico Mauro mi convince, tramite un messaggio nella chat di Whatsapp di cui ho raccontato sopra, di usare delle regole di un gioco in scatola che si chiama “Scotland Yard”: devo rivelare la mia posizione ogni tot minuti per facilitare gli altri. È una bella idea, ma nessuno mi calcola.
18.20
Alvik. Ecco un altro capolinea. C’è calma in metro ora: molti sono già tornati dal lavoro e sono a cena a casa o al ristorante. Aspetto il dopocena.
18.27
Brommaplan. Sono particolarmente legato a questa stazione perché è dove io e Paola siamo andati a vivere assieme per la prima volta nel 2008. Ci abbiamo abitato solo sei mesi, ma conservo ancora bei ricordi di quel periodo.
18.37
Åkeshov. Oh che so io di questa fermata? Poco o niente, ma so che è un capolinea. Quindi ora me ne mancano due.
18.50
Råcksta. Ogni volta che sento questa stazione, non posso fare a meno di pensare a una Rock Star con i capelli lunghi che suona una chitarra elettrica appesa al collo facendo headbanging!
18.55
Vällingby. Pensavo di essere su un treno per Hässelby e poter continuare, invece devo scendere qua. È quasi un capolinea, visto che molti treni finiscono qua, ma non conta.
19.01
Hässelby strand. Questo capolinea invece conta. Ora ne manca uno… solo che si trova dall’altra parte della città. Nessun problema, ho ancora un sacco di tempo: dieci ore per la precisione.

Tid för avgång!
(È il momento di partire!)

19.10
Hässelby gård. All’inizio di questo progetto pazzo e nei giorni precedenti avevo una paura matta. Paura di non sapere cosa scrivere. Paura che quello che ne verrà fuori sia una schifezza. Paura che quello che scriverò sarà noiosissimo. Avevo anche tanta ansia. Ansia di non riuscire a farcela: perché 24 ore sono troppo lunghe o perché non riuscirò a resistere alla noia. Un paio di volte sono andato vicino ad annullare il progetto, ma poi mi sono detto che se ho avuto questa idea, se mi sentivo di doverla fare, forse avrei dovuto farla, per poi non dovermene pentire in futuro. Allora che sia quello che sia. Se non si osa, se non ci si lancia, se non ci si lascia andare, non si sa come andrà. Eccomi dunque ancora qui dopo 14 ore di metro… ma non è ancora finita!
19.30
Alvik. Mi prendo una pausa per ripassare il copione. Il lavoro dell’attore richiede anche questo.
19.50
Gullmarsplan. — Lasci le sardine e riattacchi il ricevitore — e lasci le sardine — lasci le sardine — esatto! …da capo… — Lasci le sardine e riattacchi il ricevitore — e lasci le sardine — lasci le sardine — esatto! … da capo… no, ve lo risparmio, ma dovete sapere che la vita dell’attore (io parlo per la mia esperienza non da professionista ovviamente) è anche questa: ripetere e ripetere in continuazione. Rileggere e ripassare il copione in ogni momento utile: seduto sulla metro, a casa mentre aspetti che si cucini la pasta, a letto prima di prendere sonno. Ogni momento può essere quello buono per ripassare e memorizzare la parte. E pensare che c’è anche chi recita ogni giorno della sua vita. Io mi limito a recitare sul palco e per farlo il lavoro sul copione è la base. È un lavoro molto importante, a volte noioso ma fondamentale, che alla fine ripaga con grosse soddisfazioni. Sono sicuro che alcuni di voi che stanno leggendo in questo momento sanno di che cosa sto parlando. Buon copione anche a voi, dunque!
20.03
Skogskyrkogården. Ricordo di averci messo almeno un paio di anni per riuscire a pronunciare il nome di questo cimitero che ritenevo impronunciabile. Ricordo anche quant’è bella la giornata dei morti qui. Il buio che c’è ora fuori mi ricorda tutti i lumini sparsi sul prato e la carovana di persone che si accingono a salire sui vari monticcioli per pregare per i propri cari o solo per farsi una lugubre passeggiata. Consiglio vivamente di passare la giornata dei morti qui se vi capita.
20.09
Hökarängen. Finalmente le ore d’attesa alla fine di questa lunghissima giornata sono scese sotto la doppia cifra: mancano 9 ore.
20.14
Farsta strand. Evvai, ora tutti i capolinea sono terminati. Ora faccio i conti per poi presentarvi le domande che non vi siete mai posti e che non avreste mai voluto porvi, alle quali darò una risposta di cui non ve ne frega niente.
20.21
Farsta. Un piccione è salito sul vagone con noi. Cammina indisturbato tra i sedili in cerca di briciole da mangiare. Avrà pagato il biglietto (o è iscritto a planka.nu)? I controllori non ci sono mai quando ti servono!
20.40
Skanstull. Vedo la prima chiazza di vomito della serata sulla banchina della metro. Immagino non sarà l’ultima.

Nästa Slussen. Byte till Tunnelbana mot Fruängen, Norsborg, samt till Saltsjöbanan och bussar mot Nacka och Värmdö
(Prossima fermata Slussen. Cambio per la metropolitana verso Fruängen, Norsborg e verso la Saltsjöbanan e gli autobus verso Nacka e verso Värmdö)

20.50
Slussen. Quante volte avrò sentito la frase qua sopra, ogni mattina andando al lavoro? A proposito di lavoro, è quasi finita la mia seconda “giornata lavorativa”. Me ne manca ancora una. Mi merito la cena. C’è un altro ottimo (ironico) panino che mi aspetta. Per dolce un po’ di barretta di cioccolato. Il tutto accompagnato da un calice di acqua, annata 2016. Ecco, ritrovarsi di venerdì sera a mangiare un panino al prosciutto e formaggio seduto sulla panchina della metro con un berretto calcato in testa e la barba piena di briciole vuol proprio dire che ho raggiunto il livello di status di barbone. Se qualcuno che conosco mi vedesse ora mi sentirei un po’ in imbarazzo. In questo momento provo un po’ di tristezza. Alla fine però riesco a riderne su: la situazione è pittoresca e divertente.
21.25
T-Centralen. La gente comincia a scaldarsi, a fare casino e a ridere a casaccio. Ne approfitto per raccogliere tutte le domande che non vi siete mai posti e che non avreste mai voluto porvi, alle quali darò una risposta di cui non ve ne frega niente:

1) Qual è la linea più lunga per tempo di percorrenza?
2) E quella più corta?
3) Qual è la linea con più stazioni?
4) E quella con meno?
5) Quante stazioni ha la metropolitana di Stoccolma?
6) Quanti chilometri è lunga tutta la tratta ferroviaria della metro?
7) Qual è la distanza più lunga tra due stazioni?
8) E quella più breve?
9) Quante fermate condividono la stessa banchina per entrambe le direzioni?
10) E quante invece hanno due banchine separate?
11) Quante fermate sono sotto terra?
12) E quante in superficie?
13) Quanti vagoni nuovi (modello C20) circolano per la metropolitana?
14) Quali sono le stazioni dove transitano più passeggeri?
15) Qual è la stazione più bella?

Tutti questi quesiti inutili mi ricordano un personaggio (che ho chiamato Pascal) di un mio romanzo. Magari un giorno ve lo presento.
22.00
Gamla stan. Fare a gara con l’altra metro per chi arriva prima a Gamla stan è sempre stato uno dei miei passatempi quando non ho altre distrazioni. Vince la mia metro verso Fruängen.
22.01
Slussen. La rivincita. Questa volta vince l’altra metro verso Farsta strand. Ci vorrebbe la bella, ma le nostre strade si separano.
22.19
Liljeholmen. Sono nella sala d’aspetto. La gente non sembra del tutto ubriaca qui. Più che altro sembrano stanchi. Hanno un’aria affranta, come se volessero tornare a casa il prima possibile. Devo controllare ancora una volta: non è che mi sto guardando di nuovo allo specchio?
22.50
Karlaplan. Comincio a perdere lucidità. Sono in uno stato in cui ci sono e basta: non riesco a pensare molto e non sta succedendo un granché in metro. Perciò in questo momento “sono” e basta: mi ci vuole un po’ di riposo mentale.
22.59
Ropsten. Di nuovo… e siamo a un quarto dalla fine. Anche Ropsten mi ricorda molto il teatro. Soprattutto a queste ore della notte quanto si cercava di prendere l’ultima metro dopo le prove generali o gli spettacoli della domenica al FolkKulturCentrum, dove la nostra compagnia “Varför inte” ha messo in scena ben quattro commedie dal 2011 al 2014 (www.varforinte.net).
23.08
Östermalmstorg. Anche chiamata “Ostermalmstrong” dal mio amico Boris. Ora bisogna davvero controllare bene che i sedili siano puliti.
23.11
Slussen. Due persone discutono concitatamente su cosa sia meglio per una vera fika (la pausa caffè in Svezia): una sostiene che sia fondamentale la presenza del kanelbulle (un pane dolce alla cannella tipicamente svedese), l’altra dice invece che non importa cosa si mangi, basta che sia stato comprato da Gateau (una panetteria). Dopo dieci minuti non ne sono ancora venuti a capo: incredibile! La Svezia è anche questo.
23.34
Fruängen. L’ultima volta ci ero stato stamattina alle 8.22. Mi sembrano due settimane fa. C’era il sole e ora il buio pesto.
23.51
Zinkensdamm. Incontro Paola e Natalia. Natalia scende a Slussen ed io e Paola cambiamo per la verde. Mentre l’accompagno a casa, Paola mi chiede: “questo progetto è come il Camino de Santiago?” Spontaneamente rido, ma non so rispondere.
00.00
19 marzo 2016. Fridhemsplan. Nuovo giorno! Ancora 5 ore alla fine.
00.04
Thorildsplan. No, non è ancora il momento. Saluto Paola che va a casa, mentre io torno in centro su un vagone completamente vuoto.
00.18
Medborgarplatsen… e il suo cantante con chitarra elettrica e amplificatore. Lui è una costante di questa stazione. Di sera, dopo una certa ora potete trovare lui (Edwin Ziberg, si chiama così, gliel’ho chiesto) che suona la chitarra e canta per voi al prezzo di qualche spicciolo ogni venerdì e sabato sera. Spesso l’ho visto anche durante i giorni infrasettimanali. Non sarà un fenomeno (dall’alto della mia ignoranza in musica), ma ha sempre allettato l’attesa della metro qui a Medis. È un’istituzione! È un tipo giovane (credo) e sembra stare bene di testa anche (per quanto la mia valutazione psicologica possa valere a quest’ora della notte). Sponsorizza la sua band che partecipa a un festival “Emergenza Festival 2016” che si terrà a Stoccolma il 16 aprile. È anche al passo con i tempi (più di me) perché dà la possibilità di dare un contributo usando Swish a quelli che non hanno contanti. Il suo repertorio presenta Santana, Pink Floyd, The Beatles, Sting, Oasis e Metallica (le canzoni più melodiche). 
00.30
Medborgarplatsen. Dei ragazzi ubriachi cercano di fare da accompagnamento musicale a Edwin “suonando”, come se fosse una “batteria”, le scale mobili e il distributore automatico si snack e bibite. Ovviamente il risultato è pessimo.
00.50
Medborgarplatsen. Una decina di metro mi sono passate davanti agli occhi e una mezza dozzina di canzoni mi sono passate tra le orecchie. È giunto il tempo di andare avanti. Lascio degli spiccioli di ringraziamento a Edwin e prendo la metro. Magari torno qui più tardi.

Tänk på avståndet mellan vagn och plattform när Du stiger av
(Fate attenzione allo spazio tra il vagone e la banchina quando scendete)

00.55
Slussen. Due ragazze chiedono a due ragazzi cosa sia meglio fare per portarsi a letto gli uomini. Chiedono se sia meglio parlare un po’ prima, andandoci piano, o se sia meglio andare diretti al punto. A rendere tutto ancora più strano, le ragazze urlano le loro domande nel vagone pieno. Per la cronaca, i due ragazzi non rispondono, ma se la ridono invece. Dopodiché scendo sperando di vedere un altro suonatore che avevo visto con la coda dell’occhio in un precedente passaggio a Slussen. Purtroppo è già andato via.
01.03
Medborgarplatsen. Sto passando per andare oltre, ma mi fermo quando vedo un passeggero suonare la chitarra di Edwin (il suonatore di cui vi ho parlato prima). Suona discretamente bene. Edwin lo ascolta divertito in questo scambio di ruoli. Poi il tizio comincia a cantare… ecco era meglio se restava alla chitarra. Si guadagna comunque degli applausi dagli astanti (probabilmente il suo gruppo di amici).
01.22
Gullmarsplan. La mia amica Marta chiama questa stazione “lo zoo” per la quantità e qualità di fauna umana bizzarra presente qui di notte. Dai suoi racconti emergono le stranezze più divertenti che io abbia mai sentito sulla metro: da gente ubriaca marcia che non si regge in piedi a gente sanguinante alla testa, da approcci improbabili di ragazzi a ragazze, passando per anziani signori che fanno la pipì sui binari…
01.32
Björkhagen. La domanda che devi farti a quest’ora guardando quello che ti sta seduto di fronte è: sarà lui il prossimo a vomitare? Se la probabilità di un sì è alta, alzati e cambia immediatamente posto.
01.44
Skarpnäck. La prossima metro è verso Odenplan. Odio quando è così. Ho quasi sempre abitato oltre Odenplan da quando vivo a Stoccolma e non ho mai capito perché la metro si debba fermare lì e non possa andare oltre verso i soliti capolinea della linea verde. Da Odenplan ci passano molti autobus, ma è ancora troppo centrale per farci finire una linea.
02.05
Hötorget. Non c’è molta gente in giro. Quelli che sono sul vagone con me dormono con la testa appoggiata sul vetro sperando di svegliarsi in tempo per la propria fermata.
2.09
Odenplan. Ci cacciano. Qui, al contrario di altri capolinea, non si può aspettare la prossima partenza e si deve scendere. Credo di aver preso il raffreddore. Una combinazione di microbi di milioni di persone, un posto chiuso, la mia stanchezza dovuta anche al poco sonno, assieme alla continua alternanza di caldo e freddo (sì, lo so, la classica diceria italiana del famoso “colpo d’aria”…) non devono avermi fatto molto bene. Forse ho solo bisogno di riposare. Ora mancano poco meno di tre ore alla fine.
2.25
Östermalmstorg. Voglio andare verso Mörby centrum, ma mancano 20 minuti. Non so che fare, però mi ricordo di una cosa: prendendo l’uscita verso Linnègatan e dopo la prima rampa di scale mobili c’è un punto al centro dell’atrio dove, battendo il piede per terra, si crea un eco grazie al soffitto a cupola. Il suono mi è sempre piaciuto. Il fatto che non ci sia nessuno a quest’ora mi permette di “suonare” indisturbato una mia personalissima batteria per qualche minuto.
2.30
Östermalmstorg. Sembra che due si picchino… (lo so, sono spregevole, ma penso) evvai, un po’ di movimento. Invece niente: si picchiavano per finta perché sono due amici. Che delusione.
2.41
Stadion. Al primo scossone della metro in corsa un tipo cade dal suo sedile e si ritrova col culo per terra quasi senza accorgersene. A me scappa da ridere, ma nessun altro reagisce alla cosa. Il tipo stesso si rialza con fatica e fa finta che non sia successo niente.
2.55
Mörby centrum. Di nuovo qui dopo il giretto di stamattina. In viaggio verso questo capolinea ho visto il rientro a casa di molti ragazzini riccastri di Danderyd e dintorni (delle zone benestanti). Mentre ci avviciniamo al terminal, la metro si ferma e si vedono delle scintille di lato. Si sentono anche degli strani rumori. Per un attimo mi sembra di essere in “Moebius”, un film argentino degli anni ‘90, nel quale un vagone della metro di Buenos Aires scompare inspiegabilmente in una dimensione parallela. La dimensione parallela nella quale io vorrei sparire ora è il letto, ma ci sono ancora due ore di metro da fare. Due ore!
3.10
Mörby centrum. Siccome non è necessario uscire dal vagone ai capolinea della metro (qualche anno fa lo era) e dato che la metro va avanti tutta la notte nel fine settimana, noto che molti passeggeri dormono sui sedili facendosi 3-4 volte la stessa linea. Buono a sapersi: potrei suggerire questa soluzione agli ospiti che vengono a trovarmi e che non vogliono spendere tanto.

Linje fjorton mot Fruängen
(Linea quattordici verso Fruängen)

3.21
Tekniska högskolan. Prendo un libro per far passare il tempo, ma non riesco a leggere perché mi viene da dormire (non è assolutamente colpa del libro). Allora provo a tenermi sveglio con una canzone. Ho voglia di ascoltare “Nero vivo” dei Quintorigo. Ora lo faccio e scrivo tutto ciò che sento ascoltando la canzone. Non fermerò la scrittura, non mi distrarrò, non toglierò lo sguardo dal quaderno, neanche se ci fosse un paesaggio mozzafiato, neanche se dovesse succedere la cosa più buffa della giornata, neanche se passasse la più bella ragazza del mondo… va beh, per la bella ragazza potrei fare un’eccezione! Però ora ascolto la canzone e prendo appunti. Fatelo anche voi: staccate gli occhi dal racconto, smettete di leggere e prendetevi tre minuti per ascoltare la canzone “Nero vivo” dei Quintorigo (o anche un’altra canzone, non importa). Mentre la ascoltate, concentratevi su quello che state provando. Poi ricominciate a leggere. Vi lascio una riga vuota per lasciarvi riflettere.

Non avete aspettato, vero? Lo sapevo… Lo avete fatto, invece? Davvero? Beh, se è così, bravi! Abbiamo sempre così poco tempo per noi stessi, così poco tempo per pensare, così poco tempo per guardarci attorno che una pausa, un momento di riflessione e una sosta da tutto ogni tanto ci vuole. Ah, volete sapere cosa ho scritto? No, questo lo tengo per me!
3.30
Mariatorget. Ora che mi avvicino alla fine di quest’avventura mi sembra di aver fatto tre volte di fila il viaggio in aereo Stoccolma - New York, New York – Stoccolma e di nuovo Stoccolma – New York… solo che alla fine, purtroppo, non sono a New York!
3.42
Telefonplan. Vedo ora un classico della metropolitana notturna: un tipo ubriaco dorme con la testa appoggiata sulla sbarra di ferro sul lato dei sedili. Dei suoi amici gli sollevano la testa per il codino e poi la lasciano cadere a peso morto sulla barra. Il tipo non si accorge di nulla (al massimo un sussulto quando la testa impatta sulla barra) e continua a dormire. Gli amici se la ridono alle sue spalle.
3.55
T-Centralen. Manca quasi un’ora alla fine. Un’ora! Non ci posso credere. È quasi fatta. Attorniato dalle cartacce, bustine di ketchup usate, buste di carta dei fast-food, tazze di carta per bevande (santi quelli che lavorano per le pulizie), penso a questa stazione centrale della rete metropolitana di Stoccolma. Quanti abitati fa Stoccolma? 2 231 439 (dati del 2005, considerata tutta l’area metropolitana, Storstockholm). Se poi aggiungiamo i turisti e quelli che vivono in altre città (per esempio Uppsala) ma vengono qua per lavoro come pendolari, quanto fa? Cifra difficile da calcolare. Ad ogni modo sono tante persone! Quante facce avrò visto in questa giornata? Quante più di una volta? Forse qualcuna… ma sono stato in grado di riconoscerle? No, su questo sono sicuro.
4.15
Rådmansgatan. Ho i risultati del quiz, cioè le risposte alle domande che non vi siete mai posti e che non avreste mai voluto porvi, alle quali darò una risposta di cui non ve ne frega niente (andate a 21.25 T-Centralen per rileggervi le domande):

1) Linea verde numero 19: Hässelby strand – Hagsätra, 54 minuti.
2) Linea blu numero 11: Kungsträdgården – Akalla, 22 minuti.
3) Linea verde numero 19: Hässelby strand – Hagsätra, 35 stazioni.
4) Linea blu numero 11: Kungsträdgården – Akalla, 12 stazioni.
5) Lo sanno tutti: 100… e invece no! Le stazioni sono in realtà 101, soltanto che una è stata costruita ma mai aperta al pubblico: Kymlinge, sulla linea blu, tra Hallonbergen e Kista. Questa stazione era stata creata perché alla fine degli anni ’70 era stata programmata una delocalizzazione di alcuni uffici amministrativi in periferia di Stoccolma, ma poi il governo prese invece la decisione di spostare questi uffici in altri parti della Svezia e la stazione non fu più completata e aperta. Ecco perché la tratta tra Hallonbergen e Kista è così lunga!
6) 109 chilometri.
7) Mi sono tradito col punto numero cinque: Hallonbergen – Kista, con 3 minuti e 56 secondi.
8) Non lo so…
9) 90.
10) 10.
11) 47.
12) 53.
13) circa 270.
14) Secondo le stime: al primo posto ovviamente T-Centralen (con 168 400 passeggeri al giorno), al secondo posto Slussen (con 83 100 passeggeri al giorno) e al terzo posto Fridhemsplan (con 56 000 passeggeri al giorno). Per tutta la metropolitana di Stoccolma transitano circa 320 milioni di passeggeri all’anno!
15) Tensta, sulla linea blu numero 10, Kungsträdgården – Hjulsta... ma questi sono gusti personali!

Ah, ma dite che bastava consultare il sito SL oppure Wikipedia? Hm, forse sì, ma così me la sono gustata di più.
4.28
Abrahamsberg. Solo ora mi accorgo che è da un bel po’ che non vedo un medicante o uno zingaro girare per la metropolitana. Questo mi ricorda una mia teoria, secondo la quale le fermate della metro sono divise in categorie in base a quali e quanti mendicanti sono presenti: semplice mendicante, doppio medicante, suonatore, doppio suonatore, associazione di mendicanti, suonatore locale (per esempio a Medborgarplatsen), eccetera. Un giorno ero triste perché mi accorsi che la mia fermata era stata declassata: da doppio suonatore a semplice mendicante. Che delusione! Un salto all’indietro di addirittura due categorie. Sapevo che avrei dovuto controllare il sito dei suonatori per vedere i loro concerti live e supportarli per farli restare alla mia fermata…
4.51
Sankt Eriksplan. All’inizio avevo pensato di dare un sottotitolo a questo progetto “esperimento sulla noia” perché penso che tutti debbano imparare ad annoiarsi ogni tanto, soprattutto i bambini… e anche gli adulti. I miei pensieri vanno a quando da piccolo (ma potrebbe succedere anche domani…) mio padre mi lasciava da solo in auto ad aspettarlo, mentre lui andava alle sue riunioni di lavoro. A volte si assentava per dieci minuti (rarissimo), altre volte per un’oretta (spesso) e altre volte ancora anche per un paio d’ore (relativamente frequente). Durante quelle ore d’attesa ho sviluppato la mia fantasia, inventandomi cose da fare, e il mio interesse per la geografia, sfogliando l’immancabile stradario d’Italia. Quindi “grazie”, papà: proprio ripensando a quei momenti ho avuto l’idea per questo progetto.
Dunque, che cosa ho visto in questa giornata? Tanti mendicanti, tanti riccastri, tanti ubriachi, tanti fin troppo sobri, tanti lavoratori, tanti studenti, tanti scansafatiche, tanti stanchi, tanti pimpanti, tanti giovanissimi, tanti vecchissimi, tante donne truccatissime e bruttissime, tante donne semplicissime e bellissime.
Che cosa ho imparato? Che 24 ore sono tante… tantissime! Dobbiamo imparare a usare meglio il nostro tempo a disposizione, non dobbiamo buttarlo via inutilmente. Usiamolo come vogliamo: per la famiglia, per gli hobby, per il lavoro, per gli amici, per mangiare in pace, per dormire, per fare l’amore. Usiamolo come ci pare e piace, ma non sprechiamolo e non facciamolo sprecare agli altri!
5.01
Thorildsplan. Fine: 24 ore in Tunnelbana (T-h24)!

Slutstation. Avstigning för samtliga
(Capolinea. Si prega di scendere)


Per il 2021 è previsto un prolungamento della linea blu da Akalla a Barkarby Station (IKEA nord).
Per il 2022 è prevista la creazione di una nuova linea: la linea gialla da Odenplan ad Arenastaden, passando per Hagastaden (vicino al Karolinska Institutet).
Per il 2025 è previsto un prolungamento della linea blu da Kungsträdgården a Nacka centrum, passando per Sofia (no, non la capitale delle Bulgaria!), un quartiere di Södermalm.

La metropolitana di Stoccolma è in continua evoluzione e in cambiamento… forse tra un po’ di anni ci vorranno 48 ore per poterla girare tutta!