È notte. Fuori fa freddo. Fulmini
squarciano il cielo. I lampi illuminano la città e i tuoni spaccano i timpani.
La pioggia cade fitta e bagna le coscienze della gente. A parte il temporale
tutto tace.
In un campo nomadi della periferia
della città una donna siede all’interno di una tenda addobbata da drappi, pizzi
e merletti dai colori caldi. Amanda è bellissima e molto appariscente: alta,
bionda, formosa e con tutta la plastica corporea ben distribuita. È la perfetta
bambolina. Osserva i tarocchi sparpagliati sulla tavola, ammira i dipinti
raffiguranti gli astri appesi alle pareti e rimane affascinata dal globo
appoggiato su una mensola. In mano tiene un pupazzo particolare: la statuetta plastificata
di Ken Carson, compagno di Barbie. La donna stringe forte il suo nuovo
giocattolo, perché sa di avere un grande potere in mano.
La medesima sera, nella stessa città,
in un locale esclusivo del centro, un uomo è al bancone del bar. Arturo è
affascinante e molto sicuro di sé: occhi scuri e misteriosi, capigliatura
perfetta, addominali scolpiti e pelle ambrata da Solarium. È il perfetto macho.
Ordina con determinazione due drink, uno per lui e uno per la sua nuova
conquista. Sorride ignaro.
Intanto Amanda, nella tenda del campo
nomadi, armeggia con il giocattolo Ken e lo pone in una posa a teiera: braccio
destro piegato e mano appoggiata sull'anca, braccio sinistro lungo il fianco,
corpo sinuoso. Incredibilmente, a qualche chilometro di distanza, il macho
Arturo si mette nella stessa identica posizione, tra l’imbarazzo della sua
compagna e degli amici. Amanda solletica Ken sotto le ascelle. Arturo esplode
inaspettatamente in una risatina appariscente e incontrollata causata da una
battuta di un amico. Subito si mette una mano davanti alla bocca per cercare di
bloccare lo scoppio gaio e si ricompone sedendosi al suo tavolo. Nel frattempo,
Amanda prende le gambe di Ken e le accavalla molto strette le une alle altre.
Inconsapevolmente, Arturo al bar fa lo stesso e dopo essersene accorto, cambia
immediatamente posizione tenendo le gambe ben larghe. Il macho si guarda
attorno in imbarazzo perché non sa proprio che cosa stia succedendo. In quel
preciso istante, però, si ricorda che la sua ex fidanzata, Amanda, aveva
minacciato di rifilargli un rito Voodoo per tutte le meschinità e i tradimenti
che aveva subito. Arturo va per un attimo nel panico. È vittima di una pazza
squilibrata che per vendetta lo sta rendendo un effeminato. Deve fare qualcosa.
Deve trovare il modo di bloccarla. Ma come? Amanda, invece, non si ferma
davanti a niente e continua imperterrita la sua missione: ora schiaccia senza
pietà gli occhi del bambolotto Ken. Arturo scoppia in un pianto disperato. Il
panico della situazione fa prevalere la parte emotiva e sensibile del suo
carattere che probabilmente lui stesso non pensava neanche di avere. Arturo è
costretto a lasciare il tavolo e a rifugiarsi in bagno, accampando la scusa di
avere una pagliuzza nell’occhio che gli dà fastidio. Si sciacqua la faccia un
paio di volte e cerca di calmarsi. Deve trovare Amanda e fermare il rito Voodoo
contro di lui. Non può permettersi di ridursi in questo stato efebico. Amanda,
però, ha già pronta la prossima mossa: infila uno spillo nella gola del
fantoccio che tiene saldamente in mano. Arturo ritorna al tavolo con la sua
nuova donna e gli amici ed è pronto a inventarsi una scusa per andarsene.
Appena parla, però, si accorge che la voce gli esce con un tono strano: molto acuto,
quasi stridulo. Si blocca subito, sbalordito e inerme davanti ai cambiamenti
che stanno avvenendo nel suo corpo. Ma che gli sta succedendo? Arturo beve un
sorso di cocktail e si schiarisce la voce. Saluta tutti e spiega, con gesti
eccessivamente marcati e molto aggraziati, che deve tornare immediatamente a
casa per prendersi cura delle sue povere piante che stanno soffrendo da troppe
ore senza acqua. Ormai non sa neanche lui quello che sta dicendo. Cerca di
controllare i movimenti e la spigliatezza della parlata, ma è tutto inutile.
C’è solo una cosa da fare: trovare e disarmare Amanda. Un rito Voodoo può
essere stato messo in atto solo al campo nomadi fuori città. È lì che dovrà
andare, ne è sicuro. Lascia la compagnia, prende la macchina e va a tutta
velocità verso il suo obiettivo. Alla radio stanno dando la canzone Macho Man dei Village People e lui prova un’irrefrenabile voglia di ballare che
lo fa quasi sbandare fuori strada. Amanda sorride beffarda e comincia l’atto
finale del suo spettacolo maligno. Gira di schiena il pupazzo giocattolo e
prende lo spillo. Arturo macina chilometri su chilometri e si avvicina. Amanda
si prepara a colpire, pregustando il colpo. Sta per compiere il gesto ma sul
più bello una tenda si scosta, Amanda si blocca e qualcuno entra: è una donna
anziana, di carnagione scura, addobbata da molte collane, amuleti e
braccialetti. La donna si dice pronta per il rito Voodoo richiesto da Amanda.
La chiromante spiega che la bambola Voodoo Ken non è ancora stata “attivata”.
Disorientata da quest’affermazione, Amanda lascia cadere il giocattolo. Solo
ora capisce che quello che ha tenuto in mano fino a ora era solo un pezzo di
plastica e quindi si rende conto di non aver fatto proprio niente ad Arturo. La
chiromante racconta i pericoli della magia nera e vuole ancora accertasi che
sia quello che la sua cliente vuole veramente. Amanda è confusa e piena di
dubbi. All’improvviso si pente e se ne va. Arturo, invece, si è perso. Non
riesce a trovare il campo nomadi. È abbattuto perché è ancora erroneamente
convinto di essere vittima di un rito voodoo, ma alla fine si arrende lo stesso.
Ferma la macchina e va a bere un bicchiere nel primo bar che trova. Inconsciamente,
il suo girovagare per la città l’ha portato nel quartiere gay e la notte è
ancora giovane.
Nessun commento:
Posta un commento