lunedì 27 febbraio 2017

PROMOZIONE – TEATRO Save the date!

Come vi scrissi in un precedente pezzo, a me piace molto anche fare teatro. Dal 2009 sono fondatore e presidente di un gruppo teatrale in lingua italiana a Stoccolma di nome “Varför inte” (“perché no” in svedese). All’attivo abbiamo già nove rappresentazioni, principalmente delle commedie tra i più grandi autori teatrali contemporanei come Neil Simon, Dario Fo, Peter Shaffer, Noël Coward, Joseph Kesselring e Michael Frayn.
Ora sono lieto di annunciare che quest’anno metteremo in scena “Harvey”, una commedia di Mary Chase, il 6, 7 e 8 aprile 2017 al Teater tre di Södermalm a Stoccolma. Se siete da queste parti in quel periodo, spero abbiate voglia di passare una bella serata in allegria, gustandovi del buon teatro.
Nel gruppo non sono solo attore, ma curo anche il sito internet, sia la parte grafica sia quella dei contenuti. Se via piace il mio stile, non perdetevi le sezioni “Noi”, dove descrivo in chiave ironica i membri del gruppo, e “Storia”, dove racconto a modo mio com’è andata la preparazione dei diversi spettacoli.
Ecco il sito internet: http://www.varforinte.net


Sì, lo so, questo pezzo potrebbe tranquillamente stare nella rubrica “Kissenefrega”… prendetelo come una sottocategoria teatrale!

martedì 14 febbraio 2017

SOUP OPERA – Un minestrone di emozioni: episodio 5

NELLE PRECEDENTI PUNTATE. Dopo una faticosa giornata, Maria Maccheroni, contitolare della ditta di sanitari Sanit, finisce per sbaglio a letto con Franz, marito di Thilde Krauten della famiglia rivale. Per non far spargere la voce, Maria è costretta a disegnare un progetto di water che Franz presenta agli altri membri della famiglia spacciandolo per proprio… [Ha vinto la scelta A]

…mentre Franz esce, Martha, Thilde e Klaus Krauten si fermano per decidere su che cosa fare del progetto presentato da Franz. Martha prende subito la parola con tono acido.
«Kissà ke ropaccia ci ha portato… io non la cuarterei neanke!»
«Non ezzere kosì acita, mamma!» Klaus cerca di smorzare i toni «Tiamo almeno un’okkiata, no?»
«Klaus ha racione: un primo ciutizio lo zi può tare…»
Dopo aver sentenziato, Thilde apre il plico. Lo guarda attentamente, lo gira, legge le note e infine scoppia a ridere.
«Perkè riti tanto?» Chiede Klaus sorpreso e un po’ infastidito dell’atteggiamento della sorella.
«Qvesto procetto è una porkeria: è pieno ti errori, approzimazioni, e itee puttate alla rinfuza…» Thilde trattiene a stento le risate «sempra diseghnato in tre ciorni. Neanke la Sanit tei nostri “amici” italiani Makkeroni potreppe fare una cosa tanto panale!»
«Sapefo ke non falefa la pena neanke cuardarlo… qvell’uomo è un puonanulla. Hm, kon tutto il rizpetto, kara fighliola. Nel zenzo ke non ha naso per i capinetti.»
«Certo, afefo kapito… komunqve, ora ke facciamo?»
Klaus interviene per salvare il salvabile.
«L’itea non è male. Makari kampianto una linea qva, spostando un tupo da qvi a lì…». Nessuno lo ascolta.
«Zo io ke kosa fare…» Interviene Martha sadicamente «puttiamolo fia. No, anzi, facciamo un aeroplanino di karta e lanciamolo dalla finestra!»
«Mamma! Non kreto zia una puona idea perkè non zarebbe…»
«Ke palle, Klaus!» La sorella Thilde lo interrompe bruscamente «Ti defi rilazzare oghni tanto…»
Mentre lo dice ha già cominciato a piegare il foglio e in un attimo ha terminato il lavoro. Martha, felice di sentirsi bambina di nuovo, commenta.
«Oh, zi. Qvesto zì ke è un pel procetto!»
Klaus scuote la testa irritato e se ne va mugugnando qualcosa tra i denti. Intanto Martha e sua figlia Thilde prendono l’aeroplano di carta e lo lanciano dalla finestra. L’aereo cartaceo plana subito benissimo e dopo una serie di piroette comincia a scendere verso il marciapiede. Un colpo d’aria inaspettato e violento, però, gli dà nuovamente vita spingendolo all’insù e infine facendogli imboccare una finestra aperta del terzo piano del palazzo di fronte.
«Maletizione!» Martha non capisce perché Thilde ha imprecato e sta a guardare.

Mario Maccheroni sbuffa mentre lavora al computer, cercando di sistemare il sito dell’azienda familiare Sanit. Clicca un paio di volte sul mouse, scorre un po’ di pagine, digita qualche parola e alla fine decide che è tempo di fika (n.d.A. la pausa caffè, per chi ancora non lo sapesse e che invece ha sempre in testa quella!) Mario fa per alzarsi e in quel momento un aeroplano di carta enorme appena entrato dalla finestra gli sfreccia davanti agli occhi sfiorandogli il naso. Esattamente, quell’aeroplano che è stato lanciato dall’ufficio dei Krauten in Kungsgatan 3 ora è arrivato nell’ufficio dei Maccheroni in Kungsgatan 2. Le due famiglie non solo vivono una di fronte all’altra, ma anche i palazzi delle loro sedi aziendali si fronteggiano. Dopo avergli sfiorato il naso, dunque, Mario segue la traiettoria dell’aeroplano di carta che continua a planare a un metro d’altezza dal pavimento. La porta dello studio di Mario è aperta e il velivolo col progetto disegnato da Maria Maccheroni si sposta in corridoio. Spinto dalla corrente punta dritto contro la porta dello studio di Giuseppe Maccheroni che in quel momento viene aperta dalla segretaria. Mario continua a osservare incuriosito dove l’aeroplano atterrerà. La segretaria esce non accorgendosi di aver fatto passare il foglio volante e poi richiude la porta, oscurando la visuale a Mario che non può vedere l’atterraggio. Dalle grida irritate che provengono da dietro la porta, Mario deduce facilmente che sia andato a sbattere in testa a suo fratello Giuseppe.
«Chi cazzo ha lanciato questa roba?» Giuseppe si lamenta a gran voce mentre Mario ride «Ora arrivano pure aeroplani di carta? Maledetti teppistelli svedesi… non possono andare a drogarsi come i loro coetanei italiani?»
Giuseppe esce d’impeto dal suo studio e si rivolge al fratello.
«Mario, hai visto qualcosa?»
Trattenendo a stento le risate, Mario fa spallucce. Giuseppe allora si sporge dalla finestra e urla imprecazioni verso degli ipotetici ragazzini di strada. Dal palazzo dirimpetto Martha e Thilde Krauten rientrano velocemente per non farsi vedere. Dalla strada molti passanti si voltano di scatto all’insù cercando di capire che specie animale stia sbraitando.
Il Giuseppe furioso maledice il mondo al di sotto dei dodici anni ancora per qualche minuto e poi chiude la finestra con violenza, rompendola. Poi, noncurante del danno, torna nel suo studio, mentre Mario continua a trattenere le risate fin quasi a scoppiare.
Nel suo studio, Giuseppe Maccheroni prende l’aeroplano di carta, lo appallottola per sfogare tutta la sua rabbia e lo getta nel cestino, senza sapere che dentro c’è il progetto per un vaso sanitario scritto da sua sorella Maria Maccheroni.
Che fine farà il progetto di Maria?

A. La donna delle pulizie svuota il cestino ma il sacco è bucato, il progetto esce, cade a terra in strada e Maria lo raccoglie passando di lì per andare al lavoro.

B. Mario vuole buttare una gomma da masticare ma non ha carta straccia. Prende allora dal bidone di Giuseppe il progetto accartocciato e, incuriositosi, lo legge.

C. Mario lancia per scherzo un altro aeroplano di carta sulla scrivania di Giuseppe, il quale s’arrabbia, prende entrambi gli aeroplani e li distrugge nel tritacarta ma per sbaglio distrugge anche il disegno di un water a cui stava lavorando.


Avete una settimana di tempo per votare una delle tre alternative con un commento alla fine di questo episodio sul blog, su Facebook, oppure scrivendomi su Twitter (@robriva82). Vi basterà scrivere “A”, “B” o “C” per votare.

domenica 12 febbraio 2017

SOUP OPERA – Un minestrone di emozioni: albero genealogico

In attesa dell'episodio 5 di Soup opera vi faccio vedere l'albero genealogico della famiglia Maccheroni e della famiglia Krauten. Così non vi perdete nei gradi di parentela.
A presto!



p.s.: qualche personaggio non è ancora stato presentato, ma con un po' di pazienza spunterà fuori... o forse no. Dipenderà dalle vostre scelte.

venerdì 10 febbraio 2017

INTERVISTE IMMAGINARIE – Il bagno

Per il nostro classico appuntamento vi presentiamo oggi la dietologa Paola Magris, autrice dei due best seller “Via col ventre – pancia piatta in tre settimane” e “Il mondo d’uovo – integrare l’uovo in ogni dieta”. Buongiorno dottoressa, è un onore per noi avere qui un’esperta dietologa come lei. Oggi ovviamente parleremo di cibo, di abitudini alimentari e di digestione.
Grazie a voi per quest’opportunità… esattamente, oggi parleremo in particolare di uno stereotipo che perseguita un po’ tutti gli italiani, sia madri che figli: aspettare tre ore prima di fare il bagno dopo aver mangiato.
Verissimo. Noi italiani, specialmente quelli residenti all’estero, siamo costantemente irrisi per questa falsa diceria. Ora finalmente abbiamo la possibilità di sfatare questo mito: questa storia delle tre ore è assurda, vero dottoressa?
Certamente. Assurda a dir poco… perché tre ore sono troppo poche! Questa credenza popolare che ci ostiniamo a portare dietro dai tempi antichi è ormai ampiamente superata…
Scusi, credo di non aver capito bene: lei sostiene che tre ore siano troppo poche e che ci vorrebbero più ore di attesa prima di fare il bagno?
Sì, sì, ha capito bene. Come ha detto lei: basta con questa storia delle tre ore!
Hm… sì… certo… e quante ore si dovrebbero aspettare per la precisione?
Secondo studi recenti ci vogliono almeno cinque ore d’attesa. Tutto dipende poi dalle sostanze nutritive ingerite. Quindi mangiando merendine e dolciumi che contengono molti zuccheri o mangiando pane e pasta che hanno molti carboidrati, si potrà andare a fare il bagno dopo solo quattro, meglio cinque, ore. Con un pasto a base di carne e legumi, che contengono proteine, e cibi oleosi o burrosi, cioè con molti grassi, bisognerà invece aspettare più tempo… mi sbilancerei quasi a dire sei, sette ore.
Addirittura! Io non sono certo esperto come lei, ma io e anche altri miei amici molte volte abbiamo fatto un tuffo in mare anche dopo solo un paio d’ore e non ci è successo niente di male…
Beh, ha fatto molto male. Lei ha rischiato la vita. E mi dica, quanti anni aveva quando ha compiuto questo gesto scellerato?
Non so… mi faccia pensare… devo aver avuto all’incirca venti, ventuno anni.
Ci avrei giurato che era maggiorenne e non più sotto il controllo dei genitori… nessuna madre potrebbe permettere al proprio figlio di fare il bagno subito dopo aver mangiato.
Subito… erano passate almeno due ore… ed ero pure stato deriso dai miei amici perché mi stavo facendo degli scrupoli…
Deve stare attento alla compagnia di gente con cui gira: meglio soli che mal accompagnati.
Da come ha reagito, deduco che lei, dottoressa, sia anche madre, o sbaglio?
No, non sbaglia: ho due figli.
Quindi applica queste regole ferree anche a casa?
Sì, infatti, io faccio sempre aspettare cinque ore dopo ogni pasto, anche dopo uno yogurt come spuntino. Andando al mare alle nove di mattina, per esempio, i bambini hanno sempre dovuto aspettare cinque ore prima di fare il bagno, quindi era già ora di pranzo e poi ovviamente altre cinque ore d’attesa quando era già ora dello spuntino e poi ora di andare a casa.  Quindi non ho mai avuto problemi a far digerire, se mi permettete il termine, ai miei figli l’attesa per il bagno in acqua, perché nessuno di loro ha mai avuto il tempo di imparare a nuotare.
Hm… logico… e lei? Anche lei segue queste regole?
No, io no… o meglio, se applico la seconda regola d’oro, non seguo la regola delle cinque ore, altrimenti la seguo.
La seconda regola d’oro?
La seconda regola d’oro recita che se ci si tuffa in mare immediatamente dopo aver mangiato, senza dare il tempo all’apparato digerente di partire con i suoi processi digestivi, si può eludere la prima regola d’oro delle cinque ore d’attesa. Ovviamente a patto che questo bagno immediato avvenga in tempi brevi, cioè prima che il bolo alimentare raggiunga lo stomaco: all’incirca dieci, quindici minuti.
Tutto quello che dice, non fa una piega ma ora, mi scusi, la faccio attendere io, dottoressa… ci sono i miei amici che mi chiamano per fare un tuffo in mare in questo luglio afoso. Ho appena pranzato con un panino e un gelato… hm: aspettare o lanciarmi? Sai che faccio? Io vado in acqua!

venerdì 3 febbraio 2017

FAVOLE MALRIUSCITE – La nuova alunna

C’era una volta un ragazzo molto timido di nome Kalle. Kalle non era molto bello né tanto ricco ma era tanto simpatico, rispettoso e intelligente. Kalle andava alle scuole medie del suo paese e studiava molto perché da grande voleva diventare un medico famoso per salvare tante vite e anche per salvare la sua famiglia dalla povertà. Un bel giorno arrivò nella sua classe una nuova alunna di nome Sophie. Sophie era bellissima e tutti gli alunni maschi persero all’istante la testa per lei e tutte le alunne femmine morirono immediatamente di gelosia per lei. Anche Kalle se ne innamorò subito. Già dal primo giorno tutti cercarono di conquistare Sophie: c’è chi cacciò il suo compagno di banco da una vita per farle posto, chi le comprò la merendina alla pausa, c’è chi le apriva sempre la porta, chi le passò i compiti e c’è chi invece si offrì di essere interrogato al suo posto. Kalle, però, era come pietrificato e non riuscì a fare niente. Forse anche per questo, con grande sorpresa di tutta la classe, Sophie decise di sedersi in banco con lui e cominciò subito a parlargli. All’inizio Kalle rimase muto come un pesce e non riuscì a spiccicare una parola, tanta era l’emozione di averla vicino. Col tempo, però, Kalle si sciolse e riuscì a parlare più liberamente. La sua simpatia conquistò subito Sophie che non riusciva mai a smettere di ridere alle sue battute, anche nel bel mezzo delle lezioni. Dopo qualche settimana i due s’incontrarono anche fuori dalla scuola per fare i compiti assieme e nei fine settimana per andare a prendere un gelato o per andare al luna park. Il loro legame crebbe sempre di più e di conseguenza anche il livello di confidenza. Sophie invitò Kalle anche a casa sua per presentarlo ai suoi genitori e così fece anche Kalle. Ormai il loro legame era così saldo che bastava uno sguardo o un gesto per capirsi e scherzare assieme. Tutta questa confidenza creò anche molte invidie tra i compagni di classe che cercarono in tutti i modi di screditare Kalle facendo notare a Sophie quanto lui fosse povero e brutto. A Sophie queste cose però non interessavano perché a lei Kalle piaceva così. Venne dunque il giorno del ballo della scuola e Kalle aveva in mente solo una persona cui chiedere di andarci assieme: ovviamente Sophie. Una sera, mentre guardavano una commedia romantica seduti sul divano sgranocchiando pop-corn, Kalle prese il coraggio a due mani e chiese a Sophie di andare al ballo con lui. Sophie sorrise, prese le mani di Kalle tra le sue e rispose che lei al ballo ci sarebbe andata con il ripetente Harald, il figlio del petroliere norvegese. Kalle ci rimase molto male, ma non lo fece troppo a vedere per non ferire Sophie. Lei, però se ne accorse lo stesso e per cercare di scusarsi gli disse che lei teneva molto al loro rapporto e che avrebbe voluto mantenere la loro buonissima amicizia. Kalle ringraziò del pensiero e finì i suoi pop-corn.
Fine della storia: ora a letto, figliolo!