mercoledì 30 maggio 2018

SOUP OPERA – Un minestrone di emozioni: episodio 19

NELLE PRECEDENTI PUNTATE. Giuseppe Maccheroni ha sfasciato parte della ditta Sanide in preda all’ira. Quando sta per colpire Thilde si blocca perché vede suo padre Mario senior, che credeva morto da anni, ma la polizia arresta il vecchio Maccheroni. L’amore proibito e segreto tra Giorgia Maccheroni e Stefan Krauten nasce e continua, anche se vengono scoperti da Beate, la mamma di Stefan. Mario senior è in carcere e racconta alla famiglia il suo passato burrascoso. Maria arriva, vomita perché è incinta e lo comunica al marito… [Ha vinto la scelta A]

«Sei incinta?» Carlo è incredulo. «Ma com’è possibile?»
Maria ricomincia a piangere e le scappa di nuovo da vomitare. Per cercare di trattenersi si rifugia in bagno.
«Dove vai? Come fai a essere incinta? Non facciamo l’amore da… da… non so da quanto, ma da tanto.» Carlo ci pensa su e fa un paio di calcoli a mente, mentre raccoglie il mestolo che gli era caduto prima. «Saranno almeno sei o sette mesi… aspetta, dobbiamo parlarne. Com’è possibile?»
Loro figlia, Camilla, ha sentito tutto e ha capito tutto. Si è affacciata in corridoio per qualche istante e ora scuote la testa rassegnata dal fatto che suo padre non ha ancora capito il tradimento della madre. Non dice niente e poi rientra in camera. Carlo invece sta ancora pensando, fermo in cucina col mestolo in mano. «Hm… che sia successo un mese fa quando eravamo entrambi ubriachi? Mah… non eravamo così ubriachi. O forse sì? Non mi ricordo.» Carlo è pieno di dubbi e non riesce a ragionare bene.

Un paio di giorni dopo, nella sede della Sanit, c’è un uomo che sta riflettendo. Rimugina sulla vita, sulle scelte che ha fatto e su quello che lo aspetta in futuro. Quell’uomo pensa e ripensa a quello che è successo e a quello che dovrà fare. «È successo veramente il mese scorso? O erano tre mesi fa?» Quell’uomo è ancora Carlo Bianchi, il marito di Maria. «No, non può essere successo tanto tempo fa… io e Maria ci siamo ubriacati solo una volta quest’anno. Sì, dev’essere quella volta che abbiamo fatto l’amore. Eppure non ne sono sicuro. Qualcosa non mi torna… forse è success…»
«Che ci fa qui Carlo?»
A interrompere il flusso di coscienza dell’uomo è Giuseppe Maccheroni. Carlo sembra spaesato e sembra rendersi conto solo ora di dove si trova. Non risponde, così Giuseppe interviene. «Carlo? Ci sei? Come mai sei qui, nella sede della Sanit?»
Carlo si risveglia dal torpore dei suoi dubbi e abbozza una risposta. «Non… non lo so! Dove hai detto che siamo?»
«Nella sede della Sanit.» Giuseppe è perplesso. Carlo lo è più di lui e non risponde. Dopo qualche attimo di silenzio, Giuseppe cambia discorso. «Senti Carlo, dov’è mia sorella Maria?»
Al risentire il nome della moglie, Carlo sprofonda nuovamente nei suoi pensieri.
«Carlo? Carlo?» Giuseppe chiede e non ottiene risposta.
«Scusami, devo andare!» Carlo esce e sparisce in fretta tra la folla.
Anche Giuseppe è pieno di dubbi ed è di fronte a un importante bivio: pagare la penale (sì ma con quali soldi?) o scontare la pena in carcere! Che fare? Trovare i soldi o andare in prigione? Giuseppe si arrovella in questo dilemma da monopoli. Anche lui pensa e ripensa. «Ci deve essere un’altra soluzione... ci deve essere!» Giuseppe passeggia nervosamente avanti e indietro nella sua stanza della Sanit. Vorrebbe chiedere consiglio a sua sorella, ma lei non c’è. «Maria mi potrebbe aiutare. Lei sa sempre fare la scelta giusta» I dubbi di Giuseppe non lo fanno ragionare lucidamente. Poi all’improvviso si blocca e ha un’idea. Un’idea forte, ma che potrebbe risolvere tutti i suoi problemi. Esce allora di fretta dalla ditta, passa da casa per prendere dei documenti e ritorna in strada. Arrivato alla sua meta, inspira profondamente ed entra. È molto nervoso, ma sente che quella può essere la scelta giusta per la sua famiglia, anche se è una scelta dolorosa. Arrivato finalmente alla scrivania della persona che cercava, Giuseppe va subito al punto.
«Ho una proposta da fare: uno scambio.» L’altra persona annuisce incuriosita, mentre gli altri presenti sembrano quasi irritati mentre Giuseppe continua a parlare «Sì, uno scambio, per salvare me e la mia famiglia. Lo so, questo mi costerà molto… e sono qui per pagare. La mia libertà, il ritiro della denuncia, per un pezzo di me stesso, ovvero un pezzo della Sanit, la mia azienda!»
«Tu fuoi skampiare, tua zia Enza? Con kosa la fuoi skampiare?» La voce inconfondibile del vecchio e sordo Ralf Krauten spezza il silenzio. Thilde Krauten lo mette a tacere. «Papà, per fafore. Stai puono!» Poi si rivolge a Giuseppe «Spiecati meghlio…»
«Se voi farete cadere le accuse su di me e di conseguenza la penale da pagare, io vi cederò una parte della Sanit… o meglio delle mie azioni!»
«Fuoi skampiare tua zia Enza con tuo zio Toni? Io feramente non ti capisko ciofanotto!»
«Ankora tu, papà. Taci! Lascia diskutere a me ti cose zerie!» Ralf si fa quieto. Thilde riprende il discorso con Giuseppe. «Dof’è la frecatura? Perkè dofresti tarci le tue qvuote?»
«Non c’è la fregatura. Te l’ho detto: ti do parte delle mie quote per non dover pagare la penale o andare in carcere. È semplice.»
«Hm… non ci zi può mai fitare ti foi italiani… schpezialmente ti foi Makkeroni. Qui c’è il trucco.» Thilde ci pensa ancora qualche secondo e poi conclude. «No. Non accetto. Defi pacare per la tua arrocanza e la tua fiolenza. Preferisko feterti marcire in car…»
«Io infece accetto!» Un altro membro dei Krauten a sorpresa gradisce l’offerta. Tutti lo guardano increduli. «Accetto perché ho cià alcune qvuote!» Lo sguardo dei presenti è ora interrogativo. Ralf Krauten avanza con la sua carrozzella e si spiega. «Me li ha date tuo patre, karo Ciuseppe!»
«Mio padre? Perché avrebbe mai dovuto darti le quote della Sanit?»
Ralf ridacchia sempre più sguaiatamente, fino a che sua moglie Martha non lo ferma. «Karo, smettila ora, altrimenti ti ferrà un colpo!»
Ralf si ricompone. «Come zai, tuo patre Mario afefa molti tepiti… e fentento qvuelle qvuote a me ne ha saltati qualkuno. Inoltre, chi creti che l’appia aiutato nella sua finta morte?» Ralf sorride beffardo. Giuseppe è sconvolto e si chiede come prenderanno la notizia gli altri Maccheroni… beh, uno di loro è lì, in una stanza vicina: sua figlia, Giorgia Maccheroni, senza accorgersi di nulla, sta baciando Stefan Krauten nel bagno. I giovani vivono del loro amore e se ne fregano del resto del mondo. Anche il resto del mondo sembra però non accorgersi di loro. Nello stesso bagno, infatti, davanti allo specchio c’è un altro membro dei Maccheroni: Maria, che tiene in mano un depliant.

A. Maria ha sentito tutto e interviene cercando di impedire la vendita di quote Sanit, mostrando il depliant per un prestito bancario che tiene in mano.

B. Maria non ha sentito niente perché è troppo presa dai suoi pensieri e dal suo depliant sull’aborto.

C. Maria non ha sentito niente, ma uscendo casualmente dal bagno, interviene spiegando quanto sia interessante il depliant sulla nuova mostra d’arte in città.

Avete una settimana di tempo per votare una delle tre alternative con un commento alla fine di questo episodio sul blog, su Facebook, oppure scrivendomi su Twitter (@robriva82). Vi basterà scrivere “A”, “B” o “C” per votare.



martedì 22 maggio 2018

LATTEPAPPA – Episodio 10 e 11

Lattepappa è una mini web-serie di 15 episodi dedicata a tutti i papà come me e contiene sketch, battute, situazioni surreali… e anche una buona dose di verità. È una raccolta di spaccati di vita quotidiana che racconta ironicamente i miei sette mesi di paternità in Svezia. È soprattutto, però, il riassunto del mio incontro ravvicinato del terzo tipo con una persona straordinaria: mio figlio!
Nella realizzazione di questo progetto non posso fare a meno di ringraziare proprio lui, mio figlio, per la grande collaborazione, ma anche mia moglie Paola, per la pazienza, il supporto emotivo e l’aiuto artistico.

Ecco altri due episodi della serie.
10) Giocare.
Non si dovrebbe smettere mai! Mai!


11) Il mistero.
Ancora oggi non l’ho capito… e mai lo capirò.


Buona visione e a presto per le prossime puntate!

giovedì 17 maggio 2018

KISSENEFREGA – Le canzoni dei bambini

A tutti capita che una canzone appena ascoltata rimanga in testa per tutta la giornata, a volte anche per tutta la settimana, senza darci tregua. Quando si tratta di una canzone per bambini, però, la situazione è molto più complicata, perché questa variante è la peggiore che ci sia ia-ia-o, quante bestie ha zio Tobia ia-ia-o, c'è la capra-capra-ca-ca-capra, nella vecchia fattoria ia-ia-o. Oh, no, ora l’ho attaccata anche a te e chissà ora se riuscirai a dormire. Domani ti contatto per chiederti di persona se dormi tu? Dormi tu? Suona le campane, suona le campane, din, don, dan, din, don, dan, suona le campane, din, don, dan! Niente, per scacciare il demone di queste canzoni per bambini bisogna avere pazienza, tanta pazienza e per avere pazienza ci vuole un tavolo, per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l’albero, per fare l'albero ci vuole il seme, per fare il seme ci vuole il frutto, per fare il frutto ci vuole un fiore. Ecco, lo sapevo che avrei fatto peggio… oltre a doverti togliere dalla testa il testo de “la vecchia fattoria”, ora ci son altri due coccodrilli e un orangotango, due piccoli serpenti, un'aquila reale, il gatto, il topo, l'elefante, non manca più nessuno: solo non si vedono i due liocorni. Io però non vedo neanche la fine di questo tunnel buio e senza speranza. Maledette canzoni dei bambini: ti entrano in testa e non si staccano più e senza che te ne accorgi ti ritrovi a canticchiarle quando sei in autobus, quando stai preparando la cena e quando stai lavorando. Ormai siamo tutti sulla stessa barca, siam alla disperata ricerca di un rimedio, siam sprofondati in questo fondo senza fine e soprattutto siam tre piccoli porcellin, siamo tre fratellin, mai nessun ci dividerà, trallalla-lallà. Caro lettore, ti chiedo scusa per questo pezzo odierno e, se sei arrivato fino a qua qua e di un papero che sa fare solo qua qua qua più qua qua qua mamma papera e papà con le mani fan qua qua e una piuma vola già di qua e di là. Dopo tutti questi ritornelli mi sento più di là che di qua, ma forse potrebbe essere l’unico modo per togliere la maledizione. Infatti ho l’impressione che queste canzoni mi rimarranno in testa finché sarò morto, pan e vin non ti mancava, l’insalata era nell’orto e una casa avevi tu. Oh no, è dunque con Maramao che anche l’ultimo residuo della mia adolescenza heavy metal e rock ‘n’ roll svanisce? No, mi ribello: quello non sparirà, non andrà tutto in fumo… o per meglio dire in inglese, non andrà tutto in smoke on the water, a fire in the sky. Smoke on the water

E voi direte: e chi se ne frega delle canzoni dei bambini? Beh, non prendetevela con me, non è colpa mia… io vi avevo avvisati: rileggete il titolo della rubrica, per piacere!

mercoledì 9 maggio 2018

EPICA MODERNA - Le nuove creature mitologiche: la truccata

Quant’è bella! Impeccabile nell’aspetto e nella cura; perfetta in ogni linea del volto, in ogni ciocca di capelli, in ogni curva del corpo. In piedi davanti allo specchio del bagno, questa strabiliante donna si ammira in tutto il suo splendore. Quante conquiste avrà fatto in discoteca e quante invidie avrà richiamato tra le altre donne? Poco importa ora, però, che è a casa sua al sicuro da occhi indiscreti: ora è il momento di prepararsi per la notte. Comincia a togliere strati di fard, cipria, fondotinta e primer (in ordine inverso di applicazione): la giovane donna ha già dimezzato il suo peso iniziale. Poi passa alla rimozione della matita attorno agli occhi e con gli scarti una ditta di pastelli ci campa per mesi. Ora tocca al mascara (o rimmel): ce n’è talmente tanto che De Gregori avrebbe potuto scriverci un album intero e non solo una canzone. Poi il rossetto, raccolto in un cappuccetto di lana (“Che bocca grande che hai”, “È per truccarmi meglio!”). In seguito è il turno della rimozione delle lenti a contatto blu, la coda, le ciglia e le unghie finte: un festival di fibre sintetiche e acrilico. Poi si slaccia Il reggiseno e con l’imbottitura ne ricava un omino Michelin. Infine slega Il bustino dell’addome provocando un effetto rovinoso come fece Sansone nel palazzo dei Filistei. Intanto lo scavo archeologico prosegue e continuando a togliere materiale dalla faccia, la donna ritrova, nell’ordine di apparizione, una falda acquifera, un giacimento di petrolio e cocci d’anfore dell’antica Roma. Scavando più a fondo trova sedimenti minerali, rocce vulcaniche e il letto di un fiume preistorico ormai prosciugato (il momento di andare a letto è invece ancora lontano per lei). Tra i siti n450 e b00cc4 c’è l’importante ritrovamento di alcuni rudimentali utensili risalenti all’homo habilis, dei frammenti di zanne di mammut del Pleistocene e persino dei fossili di trilobiti del Cambriano. Infine, veramente infine, rimosso l’ultimo strato di magma, c’è… che c’è? La faccia? No, c’è solo una foto bidimensionale… o meglio, è la pagina di copertina di una rivista di “bruttezza” raffigurante una modella dal volto triste, ormai costretta a esasperare i canoni di bellezza per non perdere la faccia nella società moderna.

Afrodite: la dea dell'amore, della bellezza, della generazione e della fertilità.

giovedì 3 maggio 2018

PROMOZIONE – Al ladro!

Caro ladro del mio libro,
            ti scrivo per augurati che almeno il mio libro ti piaccia. È vero, l’hai preso senza permesso e senza pagare, ma la cultura va diffusa… se posso permettermi l’arroganza di definire il mio libro cultura. La cultura va diffusa, sì, ma aiutando gli autori, soprattutto quelli sfigati di piccolo taglio come me. Il ladro del mio libro sa di che cosa sto parlando, ma voi altri lettori forse vi state facendo alcune domande. Ebbene sì: qualcuno ha rubato il mio libro. Un paio di  fine settimana fa (19, 20 e 21 aprile 2018), durante gli spettacoli del gruppo teatrale italiano “Varför inte” di cui faccio parte, ho avuto la possibilità di promuovere la mia serie di racconti gialli umoristici dal titolo “I casi del commissario Grammatikus”. Nel foyer del teatro, prima degli spettacoli e durante la pausa, ho lasciato in esposizione alcune copie del mio libro e le informazioni per acquistarlo. Tu, però, ladro del mio libro, hai pensato bene di prendere una copia senza pagarla. Niente di così grave alla fin fine. Come ho scritto prima, m’interessa che tu legga il mio libro. Permettimi, però, una riflessione: rubare un libro o scaricare da internet un e-book illegalmente, così come scaricare musica o film gratis, guardare serie TV o eventi sportivi su canali streaming illegali (cose che hanno fatto un po’ tutti, chi più chi meno), è un reato che va ovviamente contrastato. I musicisti però possono guadagnare anche dai concerti, i produttori cinematografici dai film proiettati al cinema, le società sportive dai biglietti degli eventi dal vivo… in quale altro modo può sopravvivere uno scrittore se non con i proventi del proprio libro? Va bene, finisco subito questa mia lettera patetica, rinnovandoti l’augurio che il mio libro ti piaccia. In fin dei conti, di tutta questa storia c’è una cosa che mi consola: il mio libro sta andando a ruba, letteralmente!
          Cordialmente,
Roberto

Se voi altri lettori volete invece aiutare la mia causa, comprate legalmente il mio libro “I casi del commissario Grammatikus” qui su Amazon, sia in formato e-book sia in formato cartaceo.

Sì, lo so, questo pezzo potrebbe tranquillamente stare nella rubrica “Kissenefrega”… prendetelo come una sottocategoria letteraria!