mercoledì 28 marzo 2018

HORROR ALL’ITALIANA – Il giorno dei vivi morenti

È notte. Fuori fa freddo. Fulmini squarciano il cielo. I lampi illuminano la città e i tuoni spaccano i timpani. La pioggia cade fitta e bagna le coscienze della gente. A parte il temporale tutto tace.
In una tranquilla città mitteleuropea, una donna guarda la pioggia fuori dalla finestra di casa sua. La donna è triste e ripensa al sole del suo paese d’origine, l’Italia. Spera nel bel tempo e inaspettatamente i suoi desideri sono esauditi: all’improvviso la pioggia cala fino a smettere. Un sorriso spunta sul volto della donna, ma dura poco perché subito si sente un mugugno in lontananza. Dapprima la donna non sembra farci troppo caso, pensando che sia la pancia che brontola. Dopo qualche minuto però i mugugni diventano lamenti, sempre più distinti e sempre più intensi. In seguito la donna ode alcune grida umane, all’inizio sparse poi sempre più frequenti e sempre più vicine. La donna comincia a preoccuparsi. Che cosa sta succedendo? La donna comincia a guardare anche dalle altre finestre della casa. Nel frattempo i mugugni e i lamenti si sentono sempre più forti. La donna si muove velocemente da un lato all’altro della casa per cercare di capire da dove provengano questi rumori, ma ancora non capisce. La donna comincia ad agitarsi vistosamente. I mugugni sono sempre più intensi e più frequenti. La donna prova a chiamare la polizia dal telefono di casa per chiedere spiegazioni ma la linea è staccata. Il cellulare non ha segnale. Nessuna macchina né pedone passa per la sua via. La donna non sa più cosa fare finché li vede. Prima non riesce a credere ai suoi occhi. Poi loro si avvicinano sempre di più a casa sua. Sono proprio loro. Sono più di quelli che pensava. Sono venuti proprio per lei. In preda al panico corre a chiudere tutte le finestre di casa, dal piano terra al solaio. Intanto loro si avvicinano: qualcuno ha i sandali con i calzini bianchi di spugna, altri hanno la canottiera bianca sporca, altri ancora hanno pantaloni a cavallo talmente basso da mostrare una gran parte del sedere. Loro sono ormai nel giardino di casa. Una ha le zeppone fucsia, un’altra ha dei pantaloni attillati tigrati con effetto zoccolo di cammello, un’altra ancora ha trucco abbondante con effetto zoccola. A questa vista la donna è presa dal panico e rimane pietrificata per qualche secondo. Quell’attimo di distrazione le costa caro perché uno di loro, uno degli zombie, con camicia aperta, petto villoso e catenine d’oro pesanti e appariscenti appese al collo da vero coatto, ha rotto una finestra e ora sta cercando di girare la maniglia dall’interno. La donna prende d’istinto una mensola e con mezzi di fortuna spranga la finestra. Per il momento si salva ma un altro vivo morente ha appena rotto con un calcio la porta della cucina che dà sul cortile interno: il piede rimane incastrato nel legno della porta e lo zombie perde il mocassino lasciandolo solo con i pantaloni a pinocchietto e le calze bianche tirate su fino alle ginocchia. Inorridita, la donna accorre, sposta le sedie e blocca il passaggio. Poi c’è una pausa, un attimo di silenzio, forse se ne sono andati… forse gli zombie non vogliono più il buon gusto della donna italiana… forse si sono arresi alla loro condizione di mitteleuropei con cattivo gusto per i vestiti… no! Hanno solo trovato una via d’accesso! La donna ha dimenticato la porta del garage aperta e loro stanno entrando da là. In un attimo gli zombie le sono addosso. La donna cerca di scappare ma uno di loro, vestito con un maglione nero e i pantaloni blu, le prende un piede e la fa cadere. La donna continua a strisciare verso il salotto, ma una viva morente, che indossa un vestito monocolore dall’effetto piatto, le salta addosso urlandole: dacci il tuo buon gusto! La donna resiste e riesce ad avanzare di altri centimetri fino a giungere al tappeto davanti alla poltrona. Quando però un’altra zombie, dalla maglia gialla, la gonna bianca, le calze verdi e la cintura rosa, le blocca le spalle a terra, la donna sembra ormai spacciata. Sta per essere presa e assorbita dal loro pessimo gusto e, nell’ultimo disperato tentativo, prende una rivista dal portagiornali per proteggersi. Come d’incanto tutti gli zombie si allontanano uno a uno e la lasciano sola. La donna si guarda in giro incredula e appoggia sul tavolo l’ultimo numero di Vogue ordinato dall’Italia che le ha appena salvato la vita.

mercoledì 21 marzo 2018

EPICA MODERNA - Le nuove creature mitologiche: il serioso

Se pensate di farvi una risata avete sbagliato rubrica. Cambiate pagina, leggete un pezzo precedente o aspettate il prossimo, ma non leggete questo pezzo se volete ridere.  Se invece siete persone serie, pacate e responsabili, allora siete nel posto giusto e soprattutto vuol dire che siete come il personaggio che vi presento: il serioso. Allacciate le cinture (e ci mancherebbe che vi prendiate il rischio) e preparatevi a questa disanima ponderata e coscienziosa.
Il serioso non fa mai dello spirito perché è rimasto al tempo del proibizionismo quando era ancora illegale produrre alcolici nello scantinato di casa. Il serioso segue pedissequamente l’antica locuzione latina “il riso abbonda sulla bocca degli stolti” (risus abundat in ore stultorum) e per questo mangia solo ed esclusivamente pasta a pranzo e cena. Il serioso non fa nessuna burla agli amici, al massimo fa qualche scherzetto da prete, perché ha pur sempre un’accezione religiosa e quindi solenne. Quando va al cinema o semplicemente davanti alla televisione, il serioso piange alle commedie e ride alle tragedie (ah no, quello è lo psicopatico… il serioso non ride mai, giusto!) A dire il vero, qualcosa c’è cui il serioso accenna un mezzo sogghigno: la parte scura dello humour nero. Il serioso non prende mai le cose alla leggera ed è per questo che si allena ai pesi ogni giorno, assumendo una buona dose di responsabilità in pillole. Il serioso fa proprio tutto sul Serio, il fiume che scorre nelle provincie di Bergamo e Cremona, dal lavaggio dei panni al versamento d’inchiostro. Il serioso non perde tempo a leggere le stupidaggini di questo blog… ma ormai ha probabilmente letto fino a questo punto e l’ho fregato!
Ora, però, facciamoci seri perché vorrei farvi un monito: se nel remoto caso questo pezzo vi sia piaciuto, non ridete! Non osate farlo! Non cercate di contrarre i muscoli zigomatici e gli altri dieci muscoli coinvolti, non inarcate le sopracciglia, non lasciatevi andare al benessere della risata, non rilassate la mente al gioco e allo scherzo perché il serioso è sempre attento e pronto a fulminarvi con uno sguardo bieco, a zittirvi con un dito davanti alle labbra e a redarguirvi con un mugugno. Ridete però in compagnia, gioite in gruppo, rallegratevi con gli altri, perché solo uniti sconfiggerete il serioso!

Acli: spirito della notte eterna o nebbia della morte, personificazione della tristezza e della miseria. 

martedì 13 marzo 2018

LATTEPAPPA – Episodio 6 e 7


Lattepappa è una mini web-serie di 15 episodi dedicata a tutti i papà come me e contiene sketch, battute, situazioni surreali… e anche una buona dose di verità. È una raccolta di spaccati di vita quotidiana che racconta ironicamente i miei sette mesi di paternità in Svezia. È soprattutto, però, il riassunto del mio incontro ravvicinato del terzo tipo con una persona straordinaria: mio figlio!
Nella realizzazione di questo progetto non posso fare a meno di ringraziare proprio lui, mio figlio, per la grande collaborazione, ma anche mia moglie Paola, per la pazienza, il supporto emotivo e l’aiuto artistico.

Ecco altri due episodi della serie.
6) Cambio.
Ne servono molti ogni giorno di paternità.


7) Condizionale d’obbligo.
Qualcosa che ogni genitore dovrebbe conoscere.


Buona visione e a presto per le prossime puntate!

martedì 6 marzo 2018

EPICA MODERNA - Le nuove creature mitologiche: il venduto

Venduto! Per tutte le balle che si beve dai politici e dai venditori di fumo (credi invece solo a me che ho la Verità assoluta).
Venduto! Per tutte le informazioni su se stesso e sugli altri che regala a Facebook (a proposito, metti il like nella pagina del blog da Strapazzo).
Venduto! Per tutte le volte che sceglie un prodotto influenzato dalla pubblicità in tv o su internet (se apri un blog scegli Blogger che è meglio).
Venduto! Per tutte le volte che si fa una tessera fedeltà in un negozio (per poi essere infedele facendo un’altra tessera in un altro negozio).
Venduto! Perché non s’interessa del marciume del mondo, basta che il campionato di calcio vada avanti (e speriamo che l’Udinese si salvi altrimenti sai che depressione).
Venduto! Perché lavora gratis più di quello che viene pagato, per esempio oltre l’orario consentito (se avessi voglia di finanziare il mio blog che non ha introiti, saresti il benvenuto).
Venduto! Per tutte le volte che si conforma seguendo pedissequamente le regole che la società gli impone (scusa, mi son dimenticato di invitarti al mio matrimonio perché ero troppo impegnato a leccare il culo al mio capo per avere una promozione e potermene vantare con gli amici).
Venduto! Perché crede che la democrazia moderna gli dia la possibilità di vedere le sue idee portate avanti (…e non dimenticarti di votare per Soup Opera).
Venduto! Per tutte le volte che impulsivamente compra un prodotto esposto sapientemente vicino alla cassa dei supermercati (lascia che ti permetta di portare a casa quest’ultimo messaggio prima di concludere…)
Venduti! Perché… perché lo siamo tutti.

Telsinoe: musa che affascina la mente.

giovedì 1 marzo 2018

SOUP OPERA – Un minestrone di emozioni: episodio 17

NELLE PRECEDENTI PUNTATE. Durante la festa aziendale della Sanide, Maria Maccheroni firma per sbaglio un progetto a contratto per la ditta rivale. Poco dopo Giuseppe Maccheroni arriva furioso alla festa perché Thilde Krauten gli ha rotto la finestra. Giuseppe sfascia tutto con una mazza da baseball e quando sta per colpire Thilde si blocca perché vede suo padre Mario senior, che credeva morto da anni. Nel momento degli abbracci giunge la polizia e arresta il vecchio Maccheroni. La moglie, Rosa Rosi, non riesce però a incontrarlo perché rimane bloccata in ascensore. Nel frattempo scoppia l’amore proibito tra Giorgia Maccheroni e Stefan Krauten. Stanno per essere scoperti ma… [Ha vinto la scelta A]

Martha Fischer sta ancora cercando nella stanza guardaroba. «Dofe è finito il mio ciuppotto?»
Nel frattempo suo marito Ralf Krauten sente ancora che Rosa Rosi sta chiedendo aiuto dall’ascensore. A fatica arriva nell’atrio spingendo le ruote della sua carrozzella. La moglie Martha non lo bada e continua a cercare nell’armadio. I due giovani Giorgia Maccheroni e Stefan Krauten si baciano travolti dalla passione, ignorando il resto del mondo. Ralf Krauten, ansimante, ha raggiunto la porta dell’ascensore. Prova a schiacciare il tasto ma non succede niente. Prova ancora ma il tasto è bloccato. Martha Fischer comincia a spostare tutto quello che trova nel guardaroba. I due giovani innamorati sono a solo tre giubbotti di distanza dall’essere scoperti. Le conseguenze sono imprevedibili, ma loro non se ne curano e si godono il loro amore proibito. Ralf prova ora a battere sulla porta a vetri. Basterebbe solo un capo da spostare dall’appendiabito e Martha vedrebbe Giorgia e Stefan. Nell’atrio Ralf schiaccia con tutte le sue forze il tasto dell’ascensore per sbloccarlo. Spinge con tutto il peso del corpo. Alla fine lo sblocca e l’ascensore riparte. Il contraccolpo lo spinge però all’indietro e la carrozzella comincia a indietreggiare. Martha ha scostato anche l’ultimo giubbotto e i giovani innamorati sono ora esposti. In quel momento però, gira lo sguardo per vedere cosa stia facendo suo marito Ralf. Lo vede scivolare via con la carrozzella verso le scale. Lascia tutto e corre a salvarlo. Intanto Rosa è arrivata al primo piano con l’ascensore. Ralf si avvicina sempre di più alle scale ma Martha è in ritardo. Le porte dell’ascensore si aprono e Rosa ne esce sana e salva. Si accorge subito della situazione di pericolo e corre anche lei a salvare Ralf. Le due donne corrono ma si scontrano. La carrozzella è ormai al limite delle scale. Nello scontro Rosa perde una scarpa che vola via finendo sotto la ruota della carrozzella di Ralf, bloccandone la corsa in bilico e in equilibrio instabile sul primo scalino della ripida scala. Per un secondo tutti trattengono il fiato, poi Martha si alza e porta fuori pericolo il marito.
«Devo andare da mio marito!» Rosa non vuole perdere tempo e se ne va scalza, mentre Giorgia e Stefan continuano a baciarsi.

Dopo un paio di giorni, Giorgia Maccheroni e Stefan Krauten escono dalla stanza guardaroba, probabilmente dopo aver stabilito il record della pomiciata ininterrotta più lunga del mondo.
In un’altra parte delle città, nel quartiere di Kungsholmen, i Maccheroni sono raccolti in visita al ritrovato membro della famiglia, Mario senior, che è in stato di fermo.
«Abbiamo aspettato anche troppo papà!» Giuseppe non ce la fa più.
«Giusto, caro, devi dirci cosa è successo.» Anche Rosa non sta nella pelle. «Questi giorni d’attesa sono stati difficilissimi.»
«Falsità ideologica e materiale ai danni dello stato svedese? Che significa?» l’altro figlio, Mario junior, chiede febbrilmente.
Mario senior tace per qualche secondo. «Sì, avete ragione. Ora vi spiego tutto.» Prima di ricominciare inspira profondamente. «Non è facile per me spiegare tutto questo. Ho già raccontato tutto alle autorità svedesi, ma sapevo che la parte più difficile sarebbe stata questa qui, davanti a voi. Da dove posso cominciare? Hm, vediamo. Sì, dal trasferimento della Sanit dalla Germania alla Svezia. Come sapete quel trasferimento fu necessario, anche se poi si rivelò un mezzo fallimento: eravamo convinti di poter esportare il bidet anche in Scandinavia, ma non ce l’abbiamo fatta. Questo ha comportato spese enormi per tornare in pari col bilancio e molto lavoro da parte nostra. Non è bastato però. Infatti fui costretto a chiedere prestiti esosi, non solo alle banche… ma anche a disonesti usurai. Perdonami Rosa, questo non te l’ho mai detto.» Tutti lo guardano in silenzio e a bocca aperta. «Le rate da pagare e i debiti da sanare crescevano di giorno in giorno e ben presto furono insostenibili. C’era ormai solo una cosa da fare. Una cosa difficilissima e molto dolorosa per tutti, ma necessaria.» Mario fa una pausa e guarda fisso negli occhi ognuno dei membri della famiglia. «Fuggire. Fingere la mia morte e scappare.» Mario piange. «È stata una scelta atroce da fare. Può sembrare una decisione egoista, ma l’ho fatto per salvare voi. Se gli usurai fossero arrivati a voi, non solo io, ma tutta la famiglia sarebbe stata distrutta. Capite?» Tutti lo guardano allibiti e non trovano le parole. «L’occasione migliore si presentò il giorno della gita in barca. Sarei dovuto andare con Giuseppe, ma tu ti ammalasti. Così ci andai da solo e simulai il naufragio. Che giorno terribile quando ho dovuto salutare i miei amati figli… la luce dei miei occhi. Giuseppe era già pronto per prendere in mano l’azienda. Questo mi rassicurò, ma fu difficile lo stesso. Maria era l’unica figlia che avevo e non potevo più proteggerla. E poi Claudio, oh il piccolo Claudio… questo era il tuo nome prima che io fossi “morto”, lo sapevi, vero?»
«Sì, lo so, papà…» Mario junior, che fu Claudio, annuisce in lacrime, poi chiede. «Ma dove sei stato tutti questi anni? E perché sei tornato solo ora?»
«Sono stato in Finlandia… tanto chi sarebbe mai andato a cercarmi là? Sarei stato al sicuro! Sono tornato ora perché non ce la facevo più a stare lontano da voi… inoltre non sopportavo più tutte quelle saune e quella lingua impossibile!»
Tutti annuiscono. Poi Giuseppe prende la parola. «Ma chi ti aiutato in tutto questo?»
«Nessuno. Ho fatto tutto da solo.» Mario senior mente, ma nessuno se ne accorge. «Ma venite qui ora. Abbracciatemi. Ho aspettato tanto per quest’abbraccio collettivo della mia famiglia... ma un momento? Manca qualcuno!»
«Sì, i tuoi nipoti: Andrea è partito per andare a studiare in Italia, Giorgia è sempre in giro ed Edoardo è andato a togliersi il gesso al braccio.»
«Ah… ma manca anche Maria. Dov’è?»
Solo in quel momento gli altri si accorgono dell’assenza di Maria, che arriva un secondo dopo, tenendo in mano un panino.
«Mi sono persa qualcosa? Non trovavo più la strada tornando dalla caffetteria della polizia qui dietro l’angolo…»
Subito dopo vomita la metà del panino che aveva già mangiato.

A. Il vomito finisce addosso al commissario grassottello che s’indigna e sbatte dentro anche Maria.

B. Maria vomita un altro paio di volte perché è incinta, ma finge di avere un’intossicazione alimentare.

C. Edoardo Maccheroni arriva dall’ortopedia, scivola sul vomito e si rompe l’altro braccio.

Avete una settimana di tempo per votare una delle tre alternative con un commento alla fine di questo episodio sul blog, su Facebook, oppure scrivendomi su Twitter (@robriva82). Vi basterà scrivere “A”, “B” o “C” per votare.