mercoledì 26 luglio 2017

SOUP OPERA – Un minestrone di emozioni: episodio 11

NELLE PRECEDENTI PUNTATE. Thilde Krauten, dopo aver visto il bacio tra suo marito Franz e Mario Maccheroni, decide di vendicarsi proponendo ad Andrea, primogenito di Giuseppe Maccheroni, di passare dalla Sanit (la ditta dei Maccheroni) alla Sanide (la ditta dei Krauten). La sera stessa Andrea litiga con suo padre appena tornato ubriaco dal bar e fa la sua decisione… [Ha vinto la scelta A]

Andrea Maccheroni ha passato la notte in bianco rimuginando sulla sua decisione. Ormai però è convinto: seguirà il suo istinto. È l’alba fuori e solo in quel momento Andrea si addormenta. Dormirà solo poche ore prima di affrontare una giornata cruciale per la sua vita.

Nello stesso istante a Frihamnen, il porto di Stoccolma, a qualche chilometro di distanza da casa Maccheroni, lo stesso signore anziano sulla settantina che Giuseppe Maccheroni aveva visto allo Spy bar quella notte si è svegliato prestissimo per guardare gli scaricatori di porto mentre bestemmiano in svedese. Seduto su un masso, si fuma la pipa e si gode il mare. La nostalgia lo assale e comincia a pensare al passo successivo da fare.

«Ke puone ke zono le arinke con la cipolla! Mmm…»
«Fero! Ma hai profato il zalame di orso? Anke qvello è speciale.»
«No, lo profo dopo. Prima però foghlio azzolutamente assacciare il pyttipanna!
«Il pytti-kosa?»
«Pyttipanna: un cipo tipiko schwedese con cupetti di patate, cipolla e karne di manzo o ti maiale.»
«Leccerissimo…»
Il dialogo tra Andreas e Julia, i due figli di Thilde Krauten, prosegue davanti alla tavola imbandita per il buffè aziendale della Sanide. Si festeggia l’arrivo a Stoccolma ed è presente tutta la famiglia Krauten al completo.
«Tutto pene, poi l’altra zera in camera da letto?» Klaus chiede a suo cognato Franz.
«Come tici, skuza?»
«Non zi è accorto nezzuno poi? Sei riuschito a montarla?» Franz è in imbarazzo, suda freddo e rimane a bocca aperta: come fa Klaus a sapere della sua relazione con Maria Maccheroni? Klaus però chiarisce. «La testiera del letto… ticefi che si era craffiata nel trazloko e ke volefi ke Thilde non fetesse…»
«Ahhh… zì, certo! Ho zistemato… crazie per afermelo kiesto» Franz tira una sospiro di sollievo e cambia discorso. «Per parlare d’altro: ke fe ne pare allora il procetto ke vi ho presentato?»
A questo punto è Klaus che è in imbarazzo.
«Skusa… mia moghlie Beate mi sta kiamando…» Klaus si allontana e si dirige verso un altro gruppo di Krauten dove ci sono appunto sua moglie Beate, sua sorella Thilde e i suoi genitori, Martha e Ralf. Ralf Krauten è il fondatore della Sanide in Germania: è ancora socio azionario ma detiene solo il 2% ed è ormai un anziano in carrozzella.
«La Sanide dofreppe azzolutamente produrre un nuofo modello ti bidet» Beate Schmidt è incalzante nelle sue idee. Gli altri sono un po’ a disagio, soprattutto ora che si è unito suo marito Klaus Krauten alla conversazione.
«Ma feti, Beate» Martha cerca di mediare «non per contrattirti ma qvi in Schwezia non zi usa molto il bidet… la tua è una puona itea, ma gli schwedesi sono dei zozzoni!»
«Ma dofreppe ezzere proprio la Sanide a campiare la tentenza… o volete ke zia la Sanit dei Makkeroni a farlo?» Nessuno rizponde «Inoltre, la Sanide dofreppe produrre porta rotoli più larki… ho letto ke le aziente di carta igienika carantiskono ke rotoli più larki ziano la svolta nel futuro!»
«Zi, vero gli arki e le volte di qvesto palazzo stanno antanto a rotoli!»
«Ma no, papà, Beate stafa parlando di carta igienika!» Klaus aiuta il padre Ralf.
«Offio ragazzo: tua matre Martha è il genio ti kasa e metterà tutto a posto!» Tutti scuotono la testa sconsolati, mentre la moglie Martha cerca di rimediare.
«Tranqvillo karo, metto tutto a posto io!»
«Psst!» Qualcuno bisbiglia da dietro una tenda «Thilde! Psst!»
Thilde coglie l’occasione al volo per liberarsi dalla scomoda conversazione e andare a vedere chi la sta chiamando.
«Tu? Kome hai fatto ad entrare qvi?»
«Anch’io ho i miei trucchi… ma non sono qui per parlare di questo.» Thilde Krauten viene trascinata in disparte «Sono qui per parlare della tua proposta.»
«Zono tutta orekki.» Thilde è ansiosa di sentire il suo interlocutore, il quale prende una pausa prima di ricominciare a parlare.
«Ho deciso che verrò alla Sanide!» Andrea Maccheroni stesso fa fatica a credere a quello che ha appena detto. Thilde Krauten, dentro di sé, sta scoppiando di gioia ma mantiene una facciata glaciale all’esterno. Andrea però non ha finito di parlare. «Verrò alla Sanide, ma a una condizione.» Thilde lo squadra pensosa. «Verrò a patto che la mia identità sia mascherata e i miei genitori dovranno credere che io sono all’estero a studiare!»
Thilde ci pensa su qualche secondo, ma poi accetta perché l’occasione di avere un Maccheroni in meno come nemico è troppo ghiotta.
«Molto pene, karo Antrea… ti aiuterò io con le kose pratike: ti ci forrà un nuofo look e un nuofo nome. Hai qvalke preferenza?»
«Come nome scelgo Andreas. Per il cognome invece… hm… ci vorrebbe qualcosa di svedese… non ci ho pensato molto a dire il vero… sta capitando tutto così in fretta!»
Andrea si guarda attorno e nota la tavola imbandita del buffè e riflette: «vediamo un po’… aringhe? Andreas Sill… troppe esse. Pyttipanna? Nome troppo lungo. Polpette di carne? Andreas Köttbullar fa troppo IKEA. Dolci alla cannella? No, basta cannella, non ne posso più…» poi scorre ancora la tavolata e lo vede, come un colpo di fulmine. «Ci sono… è grosso, si piega ma non si spezza: è lui, ho scelto.» Poi si rivolge a Thilde ad alta voce.
«Sarò Andreas Falukorv!»
«Mmm, nome oricinale… ma per me fa penissimo! Andreas Falukorv zia!»

Andrea Maccheroni se ne va di nascosto come era arrivato e torna a casa sua. Aprendo la porta affronta subito il discorso con Teresa.
«Mamma, ti devo dire una cosa importante!» La fa sedere in cucina e le spiega la sua scelta.
Come reagisce Teresa?

A. Piange per tre giorni di fila chiusa in bagno. Piange talmente tanto da allagare il bagno.

B. Piange, ma appena Andrea si gira, smette e già pianifica il subaffitto della stanza del figlio.

C. Piange, promettendogli (o minacciandolo?) di andarlo a trovare ogni fine settimana.

Avete una settimana di tempo per votare una delle tre alternative con un commento alla fine di questo episodio sul blog, su Facebook, oppure scrivendomi su Twitter (@robriva82). Vi basterà scrivere “A”, “B” o “C” per votare.

mercoledì 19 luglio 2017

FAVOLE MALRIUSCITE – la laboriosa e la scansafatiche

C’era una volta una piccola formica molto laboriosa alla quale piaceva fare sempre tutto con precisione e largo anticipo. La formica aveva un’amica cicala che era molto scansafatiche e che invece faceva sempre tutto all’ultimo secondo. Quando le due amiche s’incontrarono, era estate: la formica cominciò subito a costruirsi una tana con i rametti, mentre la cicala se ne stava tutto il giorno a cantare, a mangiare, a prendere il sole e a godersi la vita. I giorni passarono e si fece autunno: la formica aveva già costruito una bella tana, l’aveva arredata e stava cominciando a raccogliere il cibo per la stagione più dura, mentre la cicala continuava a cantare, a mangiare le ultime bacche della stagione, a prendere il sole sempre più pallido e a godersi la vita. Dopo l’autunno arrivarono i primi giorni d’inverno: la formica aveva preparato la tana, aveva raccolto le provviste di cibo per molti mesi e ora stava recuperando gli ultimi rami secchi per accendere il fuoco durante la stagione più fredda, mentre la cicala stava ancora cantando, mangiando foglie secche, prendendo un sole freddo e godendosi la vita. A breve arrivò la neve e il grande freddo: la formica se ne stava al calduccio della sua tana, sgranocchiando provviste seduta sul divano davanti al fuoco, mentre la cicala, fuori, non cantava più, non aveva più niente da mangiare, non vedeva più il sole e non si godeva più tanto la vita. A quel punto la cicala disperata bussò alla porta della formica per chiedere aiuto perché era troppo tardi per farsi una tana e trovare del cibo. La formica aprì la porta ma negò l’ingresso alla cicala dicendole che avrebbe dovuto pensare prima a costruirsi una tana, che avrebbe dovuto passare il tempo a raccogliere provviste invece che sprecarlo cantando e che ora era troppo tardi. Mentre la formica stava finendo questo predicozzo alla cicala, passò un formichiere che si mangiò la formica come ultima provvista prima del grande freddo. La porta rimase aperta e la cicala allora entrò nella tana della formica, cantò, mangiò e si godette la vita al calduccio davanti al fuoco.
Fine della storia: ora a letto, figliole!

mercoledì 12 luglio 2017

T-h24... un anno dopo - Video e racconto


Non riuscite a vedere il video in questa pagina?

Ecco il link su youtube: https://youtu.be/Zf2Z2dIFjXY 

... o su Facebook: https://www.facebook.com/blogdastrapazzo/videos
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T-h24
…un anno dopo
(ovvero T-m24)

Thorildsplan. È strano ripensare a quello che ho fatto esattamente un anno fa (18 marzo 2016). La mia situazione personale è completamente cambiata ora: un figlio ti stravolge davvero la vita. Non potrei più permettermi una giornata simile a quella dell’anno scorso.
Fridhemsplan. A maggior ragione perché ora dovrei farmi tutte le 24 ore in metropolitana in piedi perché c’è il passeggino… tranquilli, non allarmate i servizi sociali, non porterò mai mio figlio in metropolitana per 24 ore!
S:t Eriksplan. Oggi però sono con lui in metropolitana. Ora sta dormendo e dovrebbe continuare a farlo ancora a lung… ecco si è svegliato. Non posso scrivere molto ora perché lui vuole attenzioni.
Odenplan. Chissà come un bambino di otto mesi (li ha compiuti da pochi giorni) vive la metropolitana: tanta gente e tante facce diverse, alternanza di luce e ombra, rumori costanti… lui sorride, quindi credo che gli piaccia, specialmente perché adesso non è ora di punta e non siamo tutti schiacciati come sardine.
Rådmansgatan. O forse ride perché io gli faccio le facce da scemo (cosa che mi riesce benissimo, in maniera naturale)? Mah… comunque si è riaddormentato.
Hötorget. Sono le ore 15.03 di un normale sabato di marzo e solo a questa fermata della linea verde comincia a salire un po’ di gente. Strano, di solito di sabato c’è più gente: spesso famiglie con figli o giovani che si sono da poco ripresi dai festeggiamenti della sera prima.
T-centralen. Il treno si ferma tra Hötorget e T-centralen… non è una novità. Inoltre i servizi sono peggiorati: più ritardi, molti treni cancellati all’ultimo secondo (parlate con i viaggiatori del Pendeltåg) e più sporcizia nelle carrozze… ah dimenticavo, i prezzi sono ovviamente aumentati! Ecco, lo spazio “lamentele” si ferma qui per oggi.
Gamla stan. Sono già a metà strada per la giornata odierna. Per restare nei 24 minuti devo già tornare indietro. Vale comunque la pena fermarsi per il cambio: sempre bella Gamla stan, principalmente per il paesaggio della città vecchia chi si può ammirare, anche se è un po’ rovinato dai lavori in corso che porteranno alla formazione della nuova Slussen.
T-centralen. 24 ore sono un’eternità… ma 24 minuti sono davvero pochi (non sono neanche il mio normale viaggio di lavoro di sola andata) per vedere qualcosa d’interessante in metropolitana.
Hötorget. Se in T-h24 ero riuscito a essere paziente (più o meno), consapevole che sarebbe stata lunga. Oggi ho invece una strana fretta di tornare a casa.
Rådmansgatan. Dopo aver finito T-h24, la mia amica Iliana (che non leggerà mai questo pezzo) mi propose di passare 24 ore in autobus: ah ah ah. Mai!
Odenplan. Mi accorgo di non avere molto da raccontare in confronto a T-h24.
S:t Eriksgatan. È anche vero, però, che si dovrebbe scrivere un intero romanzo per ogni personaggio bizzarro della metropolitana… e non basterebbero 24 ore!
Fridhemsplan. Questa è una stazione della linea verde ma anche della linea blu. In questo momento mi tornano alla memoria tutte le stazioni della linea blu: bellissime, come delle opere d’arte (come ho già documentato nel video e nel racconto T-h24). Non posso che raccomandarne ancora una volta la visita: Per maggiori informazioni leggete anche dal sito del SL, la ditta che gestisce il trasporto pubblico a Stoccolma, http://slkonst.se: organizzano visite guidate, forniscono informazioni e cenni storici sulle fermate e danno consigli e suggerimenti ai viaggiatori.  
Thorildsplan. Fine: 24 minuti in Tunnelbana (T-m24). Questa volta è stato facile: niente stanchezza enorme, niente raffreddori fastidiosi, niente mancanza di sonno (esclusa quella causata da mio figlio). Ci vediamo il prossimo anno?

venerdì 7 luglio 2017

EPICA MODERNA - Le nuove creature mitologiche: il ciclista

Il ciclista è un personaggio strano che ha avuto una vita strana. La sua vita è sempre stata caratterizzata dalle due ruote. Adorando l’Olanda e tutte le città del Nord Europa, dove l’utilizzo e il rispetto per la bicicletta è molto diffuso e sviluppato, i suoi genitori si trasferirono subito al nord e il nostro ciclista visse ciclicamente tra Amsterdam e Stoccolma per lunghi tratti della sua vita, lavorando come produttore di ciclostili per nostalgici degli anni ottanta. Un giorno, però, la sua vita fu sconvolta da un ciclone di emozioni che si abbatté sulla sua testa. Durante un suo tour da cicloturista, la città era stranamente deserta e non c’era nessuno nel raggio di chilometri. Una ragazza, però, ferma in mezzo alla pista ciclabile, sembrava lo stesse aspettando e lo fermò. Lei le parlò del ciclo di Krebs, lui le regalò un vaso di ciclamini e i due s’innamorarono subito l’uno dell’altra. Poco tempo dopo si sposarono, comprarono un tandem e si trasferirono a Copenhagen, che era una via di mezzo. All’inizio le cose andarono bene, ma col tempo la ragazza cominciò ad avere molti improvvisi sbalzi d’umore anche durante la stessa giornata e ben presto le diagnosticarono la ciclotimia. I sintomi della malattia misero a dura prova il loro rapporto portando ad altri problemi di coppia: dopo che lui prese e curò un herpes simplex con l’aciclovir, sua moglie non lo volle più baciare. Poi lei non volle più fare l’amore con lui usando sempre la scusa di essere nel mezzo del ciclo. Per fortuna, però, la storia è ciclica e dopo qualche mese le cose cambiarono: la ragazza guarì e l’amore tra di loro tornò. Lei ebbe un ritardo nel ciclo e dopo qualche mese nacque un bebè. Tutto finì per il meglio, dunque, e il ciclo della vita continuò… una vita a tratti bella e a tratti dura, per il nostro ciclista, per noi, per tutti... ma che ci dobbiamo fare: abbiamo voluto la bicicletta? E allora pedaliamo!

Polifemo: un ciclope figlio di Poseidone che catturò Odisseo e i suoi marinai.