mercoledì 29 novembre 2017

SOUP OPERA – Un minestrone di emozioni: episodio 15

NELLE PRECEDENTI PUNTATE. Thilde Krauten propone ad Andrea Maccheroni di passare alla Sanide (la ditta dei Krauten) e lui accetta. Durante la festa aziendale della Sanide, Thilde è euforica e lancia palle da golf dalla finestra (una pallina rompe la finestra di Giuseppe Maccheroni), Andrea è timoroso e chiede aiuto per il trasferimento in Italia, Maria Maccheroni arriva stralunata e firma per sbaglio un progetto a contratto per la Sanide. Giuseppe Maccheroni è invece furioso e arriva anche lui alla Sanide con una mazza da baseball, sfascia tutto e sta per colpire Thilde Krauten quando la vista di suo padre, che credeva morto, lo interrompe. In lacrime la famiglia ritrovata si abbraccia ma arriva la polizia a guastare la festa… [Ha vinto la scelta C]

I poliziotti sono entrati nell’ufficio di Thilde Krauten e ora aspettano in piedi in silenzio. Tutti si chiedono che cosa stiano facendo. Klaus Krauten, fratello di Thilde, rompe gli indugi. «Tunqve? Ke kosa aspettate? Arrestate qvell’uomo fiolento!»
I poliziotti non rispondono. Un attimo dopo entra il commissario della polizia. È un uomo basso, grassottello e poco allenato, uno standard insolito per la Svezia. Il commissario arriva affannato, si sventola un foglio davanti alla faccia per prendere aria e si fa largo tra tutti i membri dei Krauten. Poi si mette davanti ai suoi subalterni, prende fiato e legge dallo stesso foglio di prima. «Tesoro ricordati di comprare le banane quando torni dal lav...»
Un poliziotto interviene sottovoce. «Credo che abbia sbagliato foglio, commissario…»
«Dannazione. È vero, ha ragione!» Il commissario mette via il messaggio di sua moglie e cerca il foglio giusto.
Nel frattempo Giuseppe Maccheroni, ancora in lacrime, chiede chiarimenti al padre Mario. «Raccontami cosa è successo prima che mi portino via.»
«Non è il momento adatto figliolo, non si può raccontare tutto quello che è successo in cinq…»
«Papà, fai quello che ti ha chiesto Giuseppe!» Anche Maria Maccheroni vuole sapere «Ce lo devi!».
Mario sospira e guarda il commissario che intanto sta ancora cercando il comunicato nelle tasche della giacca. «Allora… da dove cominciare. Hm… in quel famoso naufragio non sono morto, sono solo svenuto. Dopo che la mia barca si è rovesciata durante la tempesta ed io sono caduto in mare, ho cercato di nuotare come potevo e sono salito su una zattera di fortuna fatta da pezzi della barca stessa. A quel punto un oggetto mi ha colpito in testa e ho perso i sensi. Quando mi sono risvegliato…»
«Ah, eccolo» Il commissario ha trovato quello che cercava «Mario Maccheroni, sei in arresto per falsità ideologica e materiale ai danni dello stato svedese secondo la legge 1974:15b!» Tutti sono stupiti che la polizia sia lì per il vecchio Maccheroni e non per Giuseppe e per i danni che ha fatto alla sede della Sanide. Non tutti sono stupiti a dire il vero. Il commissario prosegue nel suo comunicato «Mario Maccheroni, lei ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato e se non può permetterselo, le sarà assegnato uno d'ufficio.» Il commissario tossisce e mette via il foglio.
Stefan e Kristen Krauten, figli di Klaus, commentano sottovoce tra di loro in contemporanea. «Non trofi ke zia un po’ troppo amerikana qvesta frase?»
Il commissario non li sente e conclude il suo discorso «Bene, portatelo via!»
I poliziotti presenti eseguono. Sollevano il loro uomo prendendolo da sotto le spalle tra le proteste dei Krauten. «Ma kosa diafolo state facendo?»
I poliziotti non vogliono sentire storie. «Andiamo, ha già finto abbastanza… è inutile che finga anche di essere seduto in carrozzella!»
«Ah, ziete fenuti per portarmi finalmente una mozzarella?»
«Ma che sta dicendo. La smetta. Si alzi e si faccia arrestare da uomo vero!»
Thilde Krauten si riprende dallo shock della situazione e alza la voce interrompendo. «Ma ziete pazzi? Qvell’uomo in carrozzella ke afete preso è mio patre: Ralf Krauten, razza ti itioti tella polizei. Qvello è Mario Makkeroni.»
Il commissario è in imbarazzo. «Hm… davvero?» Lo sguardo infuriato di Thilde e degli altri membri della famiglia Krauten parla da solo. «Chiediamo scusa… infinitamente scusa. Agenti, prendete l’uomo giusto!» I poliziotti lasciano Ralf di peso sulla sedia e si avventano su Mario Maccheroni che non oppone resistenza. «Sapevo che prima o poi mi avrebbero trovato...»
Giuseppe e Maria Maccheroni sono sempre più sbalorditi e non sanno cosa dire. Mentre lo ammanettano, Mario cerca di giustificarsi davanti ai figli ritrovati «La situazione è più complicata di quello che sembra… ma un giorno vi spiegherò tutto! Ve lo prometto.» Poi la polizia lo solleva e comincia a portarlo via.
In quel momento però, avvisata da Maria, arriva una ragazza giovane dallo sguardo perso nel nulla, la faccia stanca e gli occhi rossi: è Giorgia Maccheroni, secondogenita di Giuseppe. Entrando in stanza vede suo nonno Mario in manette, ma ovviamente non lo riconosce perché non l’ha mai conosciuto, e quindi rimane impassibile. Reagisce invece diversamente, con un sorriso acceso e ammiccante, quando vede il giovane Stefan Krauten… o era sua sorella Kristen? I due si assomigliano così tanto che è facile confonderli. Giorgia rimane quindi imbambolata a guardare Stefan e subito dietro di lei arriva Edoardo Maccheroni, terzogenito di Giuseppe, ancora con il braccio destro rotto. Edoardo sta guardando le qualificazioni ai mondiali al cellulare con la mano sinistra e appena capisce la situazione, twitta la frase “Non so se gli amici svedesi mi prenderanno più per il culo per l’arresto di mio nonno o per la nazionale! #Russia2018”. I due ragazzi erano a cena dalla nonna, Rosa Rosi, nonché moglie di Mario Maccheroni, la quale sta cercando parcheggio e quindi è un po’ in ritardo. Dopo qualche minuto, Rosa entra di fretta nell’ingresso principale della sede della Sanide a Kungsgatan 3. È sconvolta e paonazza in volto. Nell’atrio non sa se prendere le scale o l’ascensore.

A. Rosa prende l’ascensore, che si blocca a metà, e non incrocia Mario perché la polizia lo sta portando via scendendo le scale.

B. Salendo le scale, Rosa vede suo marito Mario portato via in manette e gli dà uno schiaffo.

C. Rosa e Mario s’incrociano sulle scale ma lei non lo riconosce e lo scambia per il commissario della polizia.

Avete una settimana di tempo per votare una delle tre alternative con un commento alla fine di questo episodio sul blog, su Facebook, oppure scrivendomi su Twitter (@robriva82). Vi basterà scrivere “A”, “B” o “C” per votare.

domenica 26 novembre 2017

SOUP OPERA – Un minestrone di emozioni: riassuntone

La famiglia Maccheroni è in macchina. Mentre Giuseppe, padre di famiglia e capo dell’azienda di sanitari Sanit, è alla guida, riceve una brutta notizia al telefono. Immerso nei suoi pensieri, non vede che una renna si è fermata in mezzo alla strada. Per evitare l’animale, sterza e l’auto esce di strada. Il primogenito Andrea è in coma farmacologico e il terzogenito Edoardo ha un braccio rotto, gli altri (la moglie Teresa, la secondogenita Giorgia e Giuseppe stesso) sono miracolosamente illesi. Giuseppe era stato distratto dalla notizia che la famiglia tedesca Krauten (e la loro ditta di sanitari Sanide) è appena giunta in città: c’è un segreto tra di loro che nessuno osa raccontare. Qualche giorno dopo l’incidente d’auto il primogenito Andrea Maccheroni è ancora in coma in ospedale e Giuseppe attende la visita di sua sorella Maria. Dopo aver sbagliato ospedale, Maria va a far visita ad Andrea in ritardo proprio mentre lui si risveglia dal coma. Il giorno stesso Maria torna al lavoro nella Sanit, la ditta di sanitari di famiglia, e ci rimane fino a tarda sera. Dopo il lavoro, stanca morta, Maria finisce per sbaglio a casa della famiglia rivale Krauten, appena trasferitisi a Stoccolma nel palazzo di fronte a quello dei Maccheroni. Al buio non si accorge di non essere a casa sua e finisce addirittura a letto con Franz Schneider, marito di Thilde Krauten. Presa dal panico e per non far spargere la voce, Maria è costretta ad accettare il ricatto di Franz: disegnare un progetto di water che Franz presenterà agli altri membri della famiglia Krauten spacciandolo per proprio. I Krauten della ditta Sanide però rifiutano il progetto e lo lanciano fuori dalla finestra in forma di aeroplano di carta. L’aeroplanino finisce nello studio dei Maccheroni che si trova dall’altra parte della strada. Un furioso Giuseppe straccia il progetto e lo getta nella spazzatura. Mario, fratello di Giuseppe e Maria Maccheroni, lo recupera e, riconoscendo lo stile familiare del disegno, chiede a sua moglie Monica che cosa si potrebbe fare. In quel momento sopraggiunge Maria che mal interpretando le parole dei due crede che il suo involontario tradimento con Franz sia stato scoperto e confessa. Mario allora corre furioso da Franz e a sorpresa lo bacia per vendetta. Thilde Krauten, moglie di Franz, vede il bacio e decide di attuare un’altra vendetta presentandosi all’ospedale dove sta per essere dimesso Andrea, primogenito della famiglia Maccheroni. Thilde propone ad Andrea di passare alla ditta rivale, la Sanide. Riaccompagnato a casa da Thilde, Andrea non trova suo padre ad attenderlo perché Giuseppe, deluso dalla brutta giornata lavorativa, è andato a bere al bar, dove gli sembra di vedere di sfuggita suo padre, morto molti anni fa. La sera stessa Andrea litiga con suo padre appena tornato ubriaco dal bar e decide di accettare l’offerta di Thilde, cambiando identità. Andrea comunica la sua decisione anche a sua madre Teresa, che promette di andarlo a trovare ogni fine settimana. Mentre Thilde lancia palle da golf dalla finestra del suo ufficio durante la festa aziendale della Sanide (una pallina rompe la finestra di Giuseppe), Andrea arriva per chiedere aiuto. In quel momento arriva stralunata anche Maria Maccheroni che firma per sbaglio un progetto a contratto per la Sanide. Subito dopo un furioso Giuseppe giunge alla Sanide con una mazza da baseball. Una volta scoperto ciò che ha fatto sua sorella perde la testa, sfascia tutto e sta per colpire Thilde quando la vista di suo padre, che invece non era morto, lo interrompe. In lacrime la famiglia ritrovata Maccheroni si abbraccia ma arriva la polizia a guastare la festa.



venerdì 24 novembre 2017

EPICA MODERNA - Le nuove creature mitologiche: l’allergico

Attenzione: questo pezzo potrebbe contenere tracce d’ironia.
Questo personaggio mitologico è allergico a tutto. Qualche allergia è purtroppo genetica (e non ci si può fare niente), altre sono acquisite con l’esperienza (e qui qualcosa si può fare). Ma andiamo a sviscerare le viscere di questo personaggio viscerale. L’allergico vede la tavola imbandita come un campo minato a causa delle sue intolleranze alimentari e questo lo incattivisce parecchio nei confronti del mondo che non tiene in considerazione le sue esigenze. Allora che fa? Non diventa più buono come il pane (glutine), la frutta secca lo secca (arachidi e noci), il formaggio gli fa venire il latte alle ginocchia (lattosio), rompere le uova nel paniere può dargli shock anafilattici e prenderebbe volentieri a pesci in faccia tutti i molluschi conchigliati. Come ho scritto sopra, però, il tutto non si ferma alla genetica e questo personaggio, col tempo, si può trasformare anche in una bestia. Non apre un libro a scuola perché è allergico allo studio. Senza un’educazione adeguata diventa allergico all’impegno e sviluppa un’allergia al lavoro. Non fa più palestra, non gioca più a calcio, non corre più perché è diventato allergico all'esercizio fisico. Quindi ozia tutto il giorno e sta seduto sul divano a guardare la televisione. Dopo qualche giorno presenta i primi sintomi di allergia ai programmi italiani (come biasimarlo in questo caso), allergia alla polvere dei mobili e infine, non vedendo nessuno, allergia alle convenzioni sociali. Di conseguenza spacca la tv, butta via tutti i mobili e diventa allergico alle buone maniere e alle pulizie. Ora è dunque solo e non parla più con nessuno. Avrebbe voluto fare molte cose nelle sue giornate ma non può e quindi non fa niente, se ne sta seduto nel vuoto della sua casa e pensa. No, è allergico anche al pensiero! Eee… ciiiiù! Scusate, sono diventato allergico alle stupidaggini che scrivo.

Estia: dea domestica e del focolare, presiedeva alla cottura del pane e all'alimentazione umana.

mercoledì 15 novembre 2017

INCIPIT – Capitolo 1



Ecco l’incipit:
Con il mio biglietto di sola andata in mano, uno zaino strapieno sulle spalle e tanti sogni per la testa, arrivo finalmente alla stazione centrale della mia città, pronto per partire.
Sto per varcare la porta del treno, linea di confine tra passato e futuro quando una voce sembra ergersi da sola dal caos della stazione: "non partire!"
Prima tappa Roma, in cui perdersi tra i tramonti del Vittoriano e le vestigia del passato:recuperare le radici più profonde, e poi...pronto per il mondo, il nuovo, il diverso. Dovevo solo scegliere la destinazione: New York, Dubai, Sidney, Singapore, Ku...si interrompe il flusso impazzito di mete, davanti a me solo la foto folgorante: una città fatta di isole, verde e orizzonte infinito...Stoccolma.
Preso dai pensieri e dalla decisione sulla mia prossima meta, non sento la voce che poco fa si è rivolta a me, così continuo verso i binari.
L´unica obliteratrice della stazione non funziona, quindi ahimè salgo sul treno illegalmente con un biglietto non obliterato. Al passaggio del controllore gli mostro il biglietto mostrando una faccia "pokerface". Lui mi abbozza un sorrisino che ha un po´ del "lo so che tu sai che io so", io inarco leggermente il sopracciglio in un modo che ha un po´ del "sì io so che tu sai che io so". Biglietto convalidato e un ritrovo in vagone ristorante per un mocaccino con sorriso...
Mentre mi rilasso seduto col mio mocaccino e cullo il pensiero di Stoccolma, la mia meta finale, il treno parte e sento l’altoparlante “Benvenuti su questo treno diretto a Istanbul”: oh no, ho sbagliato binario, ma da errori nascono opportunità!

domenica 12 novembre 2017

INCIPIT – Presentazione e Regole

Questo è un mio nuovo esperimento. Un altro progetto dove voi siete di nuovo protagonisti, cari lettori. Talmente protagonisti da trasformarvi da lettori in scrittori! Sì, avete capito bene: siete voi gli autori di questa rubrica.

Io scrivo l’incipit di una storia e voi…

…potete continuare la storia con una frase in italiano che abbia le seguenti caratteristiche:
  • Massimo 40 parole
  • Può (non necessariamente) includere virgole, punti e virgola, due punti, parole tra parentesi tonde e alcune parole in una lingua straniera.
  • Finisce con un punto, tre punti di sospensione, punto esclamativo o un punto di domanda.
  • Deve collegarsi in qualche modo alla frase precedente: può seguire la trama della frase precedente oppure andare in una direzione diversa. La nuova frase quindi non può essere completamente sconnessa dalla frase precedente (ecco un esempio di aggiunta non valida “Mario sta facendo il bagno al mare. Mario ora sta sciando.”) Io sarò il giudice.
  • Non può contenere bestemmie, troppe parolacce, offendere religioni, gruppi etnici o persone portatrici di un qualsiasi handicap (mentale o fisico).
  • Va scritta come commento dello specifico post sul blog (blogdastrapazzo.blogspot.com).

Inoltre:
  • Potete scrivere anche più frasi nello stesso post, ma non una di seguito all’altra (ci dovrà essere almeno la frase di un altro partecipante in mezzo).
  • Anch’io mi riservo la possibilità di aggiungere una frase seguendo ovviamente le regole.
  • Dopo una settimana di tempo, scriverò una conclusione per la storia.

Non ponete limiti alla vostra fantasia. Non sottovalutate le vostre capacità. Stupitemi… e divertiamoci assieme!

mercoledì 8 novembre 2017

KISSENEFREGA – Doppio senso o senso unico?

Chi mi conosce personalmente (e spero ormai anche di fama) sa che sono afflitto da un grave complesso musicale di ottoni, perché se fossi afflitto da un acuto complesso, sarebbe di violini... insomma, ci siamo capiti: io ho la malsana abitudine di vedere doppi sensi ovunque. In questa interessantissima rubrica andrò dunque a stillare un brevissimo e non esaustivo vademecum dei doppi sensi. Inizio dal verso giusto e mi dirigo subito verso un modo di scrivere che assomiglia più a un verso di un anziano ubriaco a fine bevuta in osteria che a una composizione letteraria: una lega lega due elementi distinti (ma anche due elementi volgari vanno bene) per formarne un materiale con proprietà metalliche differenti da quelle dei relativi componenti (famosissima, per esempio, la combinazione tra lo stronzio, un metallo alcalino-terroso, e lo zolfo che insieme formano la Lega Nord). Dato che il testo fila bene, non vi faccio stare in fila per la prossima serie di parole. Quando una tua amica è disperata per pene (non fatemi essere volgare) d’amore e si rivolge a voi per consigli, al massimo potete usare questa massima che funziona sempre: “Se lui ti l’ascia, lo devi accettare!” Se poi non dovesse funzionare neanche la frase sopraccitata, potete provvedere con una fattura per la vostra amica (se siete psicologi o psichiatri) o con una fattura di pregevole fattura per l’ex partner della vostra amica (se siete maghi o streghe). Infine, chiudendo il trittico amoroso e questo pezzo, se la vostra amica non ci vede più dalla rabbia e le circostanze si fanno scure, siate più taglienti nei vostri giudizi e consigliate una scure facendo in modo da recidere la parte da eliminare mettendola accuratamente da parte.

E voi direte: e chi se ne frega dei doppi sensi? Beh, non prendetevela con me, non è colpa mia… io vi avevo avvisati: rileggete il titolo della rubrica, per piacere!