C’era una volta un calciatore con molto talento e
tanta passione per il calcio. Negli anni aveva avuto molte possibilità di
diventare un grande giocatore ma per colpa d’infortuni e pessimi procuratori
che pensavano più ai propri interessi che ai suoi non riuscì mai a fare il
salto di qualità che avrebbe meritato. Rimase, dunque, per molte stagioni una
grande promessa purtroppo mai esplosa. Arrivò, però, il giorno della riscossa
anche per lui. Trovò un procuratore fidato, la salute non gli voltò le spalle e
finalmente venne ingaggiato dalla miglior squadra del campionato del suo Paese.
La sua stagione andò un po’ ad alti e bassi: partì sempre dalla panchina, fece
qualche gol e qualche buona prestazione ma non riuscì mai a convincere del
tutto l’allenatore. L’annata andò avanti su questi binari finché si arrivò alla
partita più importante della stagione: la finale della Coppa Continentale. La
sua squadra si era guadagnata la finale con delle ottime partite contro degli
avversari di grande valore. Dopo il primo tempo, la sua squadra era purtroppo
in svantaggio per 1 a
0 nonostante avesse giocato meglio. Il nostro calciatore, però, era ancora
seduto in panchina ad aspettare la sua occasione. Nel secondo tempo i suoi
compagni fecero un grosso sforzo e riuscirono a pareggiare. A dieci minuti
dalla fine il risultato era ancora bloccato sull’1 a 1 senza che nessuna delle
due squadre spingesse troppo per la vittoria, in attesa dei supplementari. Il
nostro calciatore fremeva dalla voglia di entrare in campo e di dimostrare il
suo valore all’allenatore, alla squadra e ai tifosi. Chiese più volte di poter
entrare e dopo tanta insistenza il mister lo accontentò a cinque minuti dalla
fine. Alla prima azione utile ricevette palla sulla trequarti, scartò un
avversario e poi ne dribblò un altro fino a ritrovarsi solo davanti alla porta.
Quando stava per tirare un difensore gli fece fallo da dietro: rigore! Non
c’erano dubbi. Ora mancava un minuto alla fine dei tempi regolamentari. Il
capitano goleador della squadra si avvicinò alla palla pronto a calciare il
rigore. Il nostro calciatore, però, era sicuro di sé e voleva calciare lui il
rigore, visto che se l’era procurato da solo. La sua sicurezza e il suo sguardo
deciso convinsero i compagni di squadra: avrebbe tirato lui. Allora mise la
palla sul dischetto, diede uno sguardo di sfida al portiere avversario, prese
la rincorsa, partì e calciò il rigore spiazzando il portiere. La palla, però,
finì clamorosamente alta! Il nostro calciatore aveva sbagliato il rigore.
Subito dopo l’arbitro fischiò la fine del secondo tempo. Ai supplementari la
sua squadra perse per un gol degli avversari a un minuto dalla fine della
partita e perse la finale delle Coppa Continentale. Durante il calciomercato
estivo la società cedette il nostro calciatore a una squadra di categoria
inferiore e lui finì la carriera senza mai riuscire a esprimere il suo valore.
Fine della storia: ora a letto, figlioli!
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