martedì 24 ottobre 2017

SOUP OPERA – Un minestrone di emozioni: episodio 14

NELLE PRECEDENTI PUNTATE. Thilde Krauten propone ad Andrea Maccheroni di passare alla Sanide (la ditta dei Krauten). Andrea litiga con suo padre e decide di accettare l’offerta di Thilde. Durante la festa aziendale della Sanide, Thilde è euforica e lancia palle da golf dalla finestra (una pallina rompe la finestra di Giuseppe Maccheroni), Andrea è timoroso e chiede aiuto per il trasferimento in Italia, Maria Maccheroni arriva stralunata e firma per sbaglio un progetto a contratto per la Sanide. Giuseppe Maccheroni è invece furioso e arriva anche lui alla Sanide con una mazza da baseball. Una volta scoperto ciò che ha fatto sua sorella perde la testa, sfascia tutto e minaccia Thilde Krauten… [Ha vinto la scelta A]

Giuseppe Maccheroni ha fatto indietreggiare Thilde Krauten nel suo ufficio e ora la affronta. Giuseppe chiude la porta dietro di sé e blocca l’accesso spostando delle poltroncine. Andrea Maccheroni, anche lui in quella stanza, approfitta del momento di distrazione per nascondersi dietro la tenda per non farsi vedere dal padre. Thilde è irritata dall’atteggiamento di Andrea ma in quel momento ha altro cui pensare perché Giuseppe ora ha riportato la sua attenzione su di lei.
«Bene… molto bene! Ora siamo solo tu ed io, Thilde.»
Con la sua mazza da baseball e la sua carica di rabbia, Giuseppe è più minaccioso che mai. Anche Thilde è armata di mazza da golf, ma ha bevuto un po’ troppo ed è molto instabile. Inoltre indietreggiando si rompe il tacco della scarpa destra. Thilde non ha scelta, si toglie le scarpe e le lancia a Giuseppe nel tentativo di difendersi.
«Cosa credi di farmi con le scarpe? Il solletico?» Poi Giuseppe ride.
«Ti konfiene antartene al più presto, prima ke sia troppo tarti, Ciuseppe.» Nel frattempo gli altri Krauten e Maria Maccheroni schiamazzano nell’atrio e cercano di aprire la porta. «Senti come spincono per entrare. La tua parricata di setie non reccerà molto e poi saremo noi la maccioranza. Non afrai più scampo!»
Thilde parla per prendere tempo, ma non è molto convinta e continua a indietreggiare. Giuseppe coglie la sua insicurezza e avanza imperterrito. «Non credo che mi servirà molto tempo per finirti, cara Thilde!»
Intanto, dietro la tenda, Andrea è preoccupato: finirti? Che cosa vuole fare suo padre? Il ragazzo freme indeciso: vorrebbe agire per proteggere Thilde e fermare suo padre ma sa che se uscisse ora rovinerebbe tutti i suoi piani di fuga e i sogni da pittore. L’indecisione lo turba ma l’egoismo vince e continua a stare fermo dietro alla tenda. Suo padre sembra non accorgersi di lui.
«Makkeroni tu stai faneccianto!» Thilde guarda gli occhi spiritati di Giuseppe e ha davvero molta paura «Non fare follie. Te ne potresti pentire… i miei parenti afranno sicuramente cià kiamato la polizei.» Thilde si blocca e per un secondo riflette, poi urla più forte che può verso l’atrio. «Kiamate la polizei, impecilli!»
Gli altri Krauten, dall’altro lato della porta, smettono di spingere, bussare e di sbraitare per un secondo. Poi si sente qualcuno dire, quasi sottovoce «Ciusto, la polizei! Fai a kiamare la polizei al più presto.»
Thilde sussurra tra sé e sé un insulto verso i parenti. Poi riprende coraggio e parla a Giuseppe. «Fermati finché zei in tempo! Non forrai ke la polizei ti trofi in qvesta situazione?»
«Ben venga la polizia, così mostrerò i danni che mi hai fatto alla finestra e spiegherò anche come avete raggirato mia sorella.»
«Nessuno l’ha costretta. Ha acito di sua spontanea folotà… foi Makkeroni afete un talento naturale per cacciarfi nei cuai: proprio come ha fatto tuo fratello!»
«Che c’entra mio fratello adesso? Stai zitta una buona volta, Thilde!» Giuseppe impugna per bene la mazza e si fa sempre più aggressivo. «La devi smettere di intrometterti nella nostra famiglia… ma visto che non lo capisci da sola, dovrò darti una mano…»
Giuseppe avanza ancora mentre Thilde indietreggia. Andrea è sempre nascosto dietro la tenda. Gli altri hanno ripreso a spingere la porta dell’ufficio ma non riescono ad aprirla. La tensione è alta e sono tutti molto nervosi. Giuseppe alza la sua arma, Thilde prova a difendersi stringendo la mazza da golf che tiene ancora dietro la schiena. Giuseppe ghigna invasato dalla rabbia e sta per colpire.
«Fermati Giuseppe!»
In un lampo tutti si bloccano e rimangono in silenzio.
«Chi ha parlato?» Chiedono quasi in contemporanea Thilde e Giuseppe dopo qualche secondo.
«Chi ha parlato?» Pensa Andrea da dietro la tenda.
La figura di un uomo compare quasi dal nulla alle spalle di Giuseppe. Tutti si girano verso di lui e anche Andrea non resiste la tentazione e sbircia da una fessura tra le tende. Chi ha parlato è un signore anziano sulla settantina. Lo stesso vecchietto dalla barba lunga che Giuseppe aveva visto allo Spy bar in centro a Stureplan qualche notte fa. Giuseppe lo guarda di nuovo con la stessa espressione confusa e indecisa che aveva quella notte. Prima era l’alcol a non renderlo lucido, ora è la rabbia. Giuseppe fissa ancora il signore che intanto fa qualche passo in avanti e allarga le braccia in modo accogliente. Poi dice: «Sì, Giuseppe, sono proprio io.»
In quel momento la rabbia e l’annebbiamento lasciano posto allo stupore. Giuseppe mette finalmente a fuoco e non può credere ai suoi occhi. «Papà?»
L’uomo non dice niente, ma comincia a piangere e corre ad abbracciare suo figlio. Giuseppe risponde all’abbraccio e alle lacrime. Non sa cosa dire e dopo qualche attimo di titubanza balbetta qualcosa singhiozzando. «Ma… ma… ti credevamo… morto!»
«È una lunga storia figliolo! Molto lunga… ma sono qui per raccontartela. Ora fermati.»
In quel momento i Krauten riescono a sfondare la porta ed entrano. Arriva anche Maria che ha sentito tutto e, in lacrime, abbraccia il padre e il fratello. Andrea Maccheroni è invece ancora dietro la tenda e trattiene a stento le lacrime, ma non si muove. Nessuno si è mai accorto che i suoi piedi sporgono da sotto la tenda.
Mentre i Krauten cercano di capire che cosa stia succedendo, arriva la polizia dall’ingresso principale. Prima sbaglia e sfonda la porta dell’ufficio sbagliato, quello di Klaus Krauten, poi entra finalmente nell’ufficio giusto.
«Fermi tutti, polizia!» Nessuno si stava muovendo.
«Perkè ci afete messo tanto?»
«Siamo andati prima nella sede della Sanit…» Tutti si guardano stupiti «Per un controllo di routine… non perdiamo però tempo ora!»

A. La polizia arresta Giuseppe, che per pagare la cauzione e i danni morali e fisici ai Krauten sarà costretto a vendere preziose quote della sua azienda, la Sanit.

B. Thilde è ancora molto tesa, ha un mancamento che la fa indietreggiare ancora di più e rischia di cadere dalla finestra.

C. La polizia non è lì per i danni fatti da Giuseppe ma perché segue da anni il padre di Giuseppe e Maria. Ora finalmente l’ha trovato e lo arresta.

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