mercoledì 8 novembre 2017

KISSENEFREGA – Doppio senso o senso unico?

Chi mi conosce personalmente (e spero ormai anche di fama) sa che sono afflitto da un grave complesso musicale di ottoni, perché se fossi afflitto da un acuto complesso, sarebbe di violini... insomma, ci siamo capiti: io ho la malsana abitudine di vedere doppi sensi ovunque. In questa interessantissima rubrica andrò dunque a stillare un brevissimo e non esaustivo vademecum dei doppi sensi. Inizio dal verso giusto e mi dirigo subito verso un modo di scrivere che assomiglia più a un verso di un anziano ubriaco a fine bevuta in osteria che a una composizione letteraria: una lega lega due elementi distinti (ma anche due elementi volgari vanno bene) per formarne un materiale con proprietà metalliche differenti da quelle dei relativi componenti (famosissima, per esempio, la combinazione tra lo stronzio, un metallo alcalino-terroso, e lo zolfo che insieme formano la Lega Nord). Dato che il testo fila bene, non vi faccio stare in fila per la prossima serie di parole. Quando una tua amica è disperata per pene (non fatemi essere volgare) d’amore e si rivolge a voi per consigli, al massimo potete usare questa massima che funziona sempre: “Se lui ti l’ascia, lo devi accettare!” Se poi non dovesse funzionare neanche la frase sopraccitata, potete provvedere con una fattura per la vostra amica (se siete psicologi o psichiatri) o con una fattura di pregevole fattura per l’ex partner della vostra amica (se siete maghi o streghe). Infine, chiudendo il trittico amoroso e questo pezzo, se la vostra amica non ci vede più dalla rabbia e le circostanze si fanno scure, siate più taglienti nei vostri giudizi e consigliate una scure facendo in modo da recidere la parte da eliminare mettendola accuratamente da parte.

E voi direte: e chi se ne frega dei doppi sensi? Beh, non prendetevela con me, non è colpa mia… io vi avevo avvisati: rileggete il titolo della rubrica, per piacere!

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