“Hej Roberto,
il Natale si avvicina e desideriamo ricordarti che le prenotazioni per l’annuale julbord (il tradizionale pranzo di Natale svedese, N.d.R.) presso il nostro ristorante sono già aperte. Affrettati a riservare un tavolo per te e i tuoi familiari, amici o colleghi di lavoro. Preparati a gustare le prelibatezze del nostro julbord, godendo della meravigliosa vista sull’arcipelago di Stoccolma. Non perdere tempo e prenotata la vera esperienza natalizia con noi. Ti aspettiamo!”
Fantastico! Eccezionale! Adoro lo julbord, specialmente in
questo ristorante! Mi giro verso mia moglie e le chiedo che cosa stiamo
aspettando a prenotare, ma lei mi guarda basita.
Siamo a metà settembre. Ecco che c’è. Mi ero fatto trasportare a dicembre dall’entusiasmo e dall’atmosfera sognante dell’e-mail. Le foglie ancora verdi e le ore di luce ancora accettabili mi riportano al presente: metà settembre appunto.
In Svezia, però, dopo il relax delle ferie estive è già l’inizio della nuova stagione: il “Preparansione” svedese (ATTENZIONE spoiler alert: generalizzazione in corso). Agli svedesi piace essere preparati, pronti e sempre sul pezzo. Agli svedesi non piace essere colti di sorpresa, perdere troppo il controllo o dover improvvisare. Per questo motivo il calendario svedese e, se dobbiamo dirla tutta, la società in generale è permeata di un pochettino di ansietta: da prestazione, d’attesa, da perfezionismo. Niente di grave, sia chiaro, in molti casi ha i suoi notevoli vantaggi ma a volte porta al rischio di essere con la testa già al passaggio successivo e di non vivere appieno il momento, il qui e adesso – här och nu (ATTENZIONE: ricordo che siamo ancora in fase di becera generalizzazione e stereotipia).
Andiamo dunque a presentare alcuni semplici esempi, oltre alla sopracitata prenotazione per il pranzo di Natale a settembre, che chiariscano il “Preparansione” svedese, ovvero l’ansia di essere sempre preparati.
Cominciamo con le festività. Il Natale, come tutti sanno, si festeggia il 25 dicembre. No! Come no? Eh no… il Natale in Svezia si festeggia il 24.
Di conseguenza, Pasqua si festeggia il sabato e non la domenica, midsommar (la meravigliosa festa dedicata al solstizio che cade il terzo sabato del mese di giugno) si festeggia di venerdì. Ovvio. La stessa definizione di midsommar, a mio modesto avviso, è un inno al “Preparansione” svedese in quanto è la festa di mezza estate… quando in realtà l’estate è astronomicamente appena iniziata!
Cominciate a seguirmi? Anche voi state annuendo e vi riconoscete in queste parole? Oppure pensate che stia dicendo un sacco di stupidaggini? In entrambi i casi avete ragione.
Ma non saltiamo alle conclusioni prima del previsto. Sarebbe un po’ ansioso, non trovate? Per chiarire il concetto ci sono altri esempi racchiusi in una semplice parola inglese: last minute (ATTENZIONE: generalizzazione specifica su Stoccolma in corso). Prenotare il giorno prima o il giorno stesso un posto a teatro o al cinema, una notte in hotel, un locale condominiale oppure un tavolo al ristorante diventa una missione impossibile anche per il miglior Tom Cruise. Scordatevi se il tavolo è da riservare per più di dieci persone anche se chiamate un mese prima. Capitolo a parte meriterebbe la settimana sugli sci dello sportlov a febbraio che di regola va prenotata in agosto dell’anno precedente.
Al lavoro le ferie pasquali, estive vanno chieste già a novembre o al massimo a gennaio. Capita spesso di partecipare a riunioni in preparazione alla riunione che deciderà quando fare la riunione nella quale si prenderà una decisione su un determinato problema (ATTENZIONE: esagerazione eseguita).
Il “Preparansione” svedese ha le sue origini sin dai primi anni di vita. Infatti, gli allievi agli ultimi due mesi di alcuni asili entrano in un gruppo (6-årsgruppen) che li prepara alla förskoleklass, che altro non è che un primo anno di ulteriore preparazione alla grundskolan (il corrispettivo della scuola elementare).
Non voglio essere mal interpretato: io adoro la Svezia e tutte le sue mille sfaccettature… anche quelle più ansiose. Se non fosse così me ne sarei già andato e in fin dei conti mi ci ritrovo in questo modo di essere. Infatti, questo pezzo lo chiudo così: metto il punto in anticipo qui. e poi finisco la frase
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Ecco il link all’articolo su Il lavoratore:
il Natale si avvicina e desideriamo ricordarti che le prenotazioni per l’annuale julbord (il tradizionale pranzo di Natale svedese, N.d.R.) presso il nostro ristorante sono già aperte. Affrettati a riservare un tavolo per te e i tuoi familiari, amici o colleghi di lavoro. Preparati a gustare le prelibatezze del nostro julbord, godendo della meravigliosa vista sull’arcipelago di Stoccolma. Non perdere tempo e prenotata la vera esperienza natalizia con noi. Ti aspettiamo!”
Siamo a metà settembre. Ecco che c’è. Mi ero fatto trasportare a dicembre dall’entusiasmo e dall’atmosfera sognante dell’e-mail. Le foglie ancora verdi e le ore di luce ancora accettabili mi riportano al presente: metà settembre appunto.
In Svezia, però, dopo il relax delle ferie estive è già l’inizio della nuova stagione: il “Preparansione” svedese (ATTENZIONE spoiler alert: generalizzazione in corso). Agli svedesi piace essere preparati, pronti e sempre sul pezzo. Agli svedesi non piace essere colti di sorpresa, perdere troppo il controllo o dover improvvisare. Per questo motivo il calendario svedese e, se dobbiamo dirla tutta, la società in generale è permeata di un pochettino di ansietta: da prestazione, d’attesa, da perfezionismo. Niente di grave, sia chiaro, in molti casi ha i suoi notevoli vantaggi ma a volte porta al rischio di essere con la testa già al passaggio successivo e di non vivere appieno il momento, il qui e adesso – här och nu (ATTENZIONE: ricordo che siamo ancora in fase di becera generalizzazione e stereotipia).
Andiamo dunque a presentare alcuni semplici esempi, oltre alla sopracitata prenotazione per il pranzo di Natale a settembre, che chiariscano il “Preparansione” svedese, ovvero l’ansia di essere sempre preparati.
Cominciamo con le festività. Il Natale, come tutti sanno, si festeggia il 25 dicembre. No! Come no? Eh no… il Natale in Svezia si festeggia il 24.
Di conseguenza, Pasqua si festeggia il sabato e non la domenica, midsommar (la meravigliosa festa dedicata al solstizio che cade il terzo sabato del mese di giugno) si festeggia di venerdì. Ovvio. La stessa definizione di midsommar, a mio modesto avviso, è un inno al “Preparansione” svedese in quanto è la festa di mezza estate… quando in realtà l’estate è astronomicamente appena iniziata!
Cominciate a seguirmi? Anche voi state annuendo e vi riconoscete in queste parole? Oppure pensate che stia dicendo un sacco di stupidaggini? In entrambi i casi avete ragione.
Ma non saltiamo alle conclusioni prima del previsto. Sarebbe un po’ ansioso, non trovate? Per chiarire il concetto ci sono altri esempi racchiusi in una semplice parola inglese: last minute (ATTENZIONE: generalizzazione specifica su Stoccolma in corso). Prenotare il giorno prima o il giorno stesso un posto a teatro o al cinema, una notte in hotel, un locale condominiale oppure un tavolo al ristorante diventa una missione impossibile anche per il miglior Tom Cruise. Scordatevi se il tavolo è da riservare per più di dieci persone anche se chiamate un mese prima. Capitolo a parte meriterebbe la settimana sugli sci dello sportlov a febbraio che di regola va prenotata in agosto dell’anno precedente.
Al lavoro le ferie pasquali, estive vanno chieste già a novembre o al massimo a gennaio. Capita spesso di partecipare a riunioni in preparazione alla riunione che deciderà quando fare la riunione nella quale si prenderà una decisione su un determinato problema (ATTENZIONE: esagerazione eseguita).
Il “Preparansione” svedese ha le sue origini sin dai primi anni di vita. Infatti, gli allievi agli ultimi due mesi di alcuni asili entrano in un gruppo (6-årsgruppen) che li prepara alla förskoleklass, che altro non è che un primo anno di ulteriore preparazione alla grundskolan (il corrispettivo della scuola elementare).
Non voglio essere mal interpretato: io adoro la Svezia e tutte le sue mille sfaccettature… anche quelle più ansiose. Se non fosse così me ne sarei già andato e in fin dei conti mi ci ritrovo in questo modo di essere. Infatti, questo pezzo lo chiudo così: metto il punto in anticipo qui. e poi finisco la frase
Ecco il link all’articolo su Il lavoratore:
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