martedì 4 ottobre 2022

RACCONTI – I tassi d’interesse

È crisi.
No, non solo quella mia personale che è poco interessante e non fa notizia perché è sempre presente. Si parla ovviamente della crisi mondiale dei mutui. Tassi d’interesse alle stelle. Portafogli alle stalle.
Che si fa? Bisogna pensare al futuro e anche al presente. Si deve quindi correre ai riparti per cercare di salvare l’economia domestica e non ritrovarsi a mangiare riso e patate per il prossimo decennio. C’è solo una soluzione: riunione generale. Che detta così sembra come una mega riunione di tutti gli amministratori delegati in giacca e cravatta di Google, Apple e Amazon, quando in realtà siamo solo io e mia moglie stanchi e in pigiama davanti al computer dopo le nove di sera quando i bambini sono andati a dormire.
Il nostro obiettivo è cosa fare del mutuo. Al momento dell’acquisto dell’appartamento abbiamo spezzettato il mutuo in mille parti, forse nella vana speranza che la banca si scordi di qualcuna di loro. Alcune parti sono a interessi fissi, altre a interessi variabili con alta probabilità di pioggia e tempesta. Nessuna parte è a interessi sereni. Data la situazione sociopolitica attuale io e mia moglie abbiamo deciso di mettere tutto fisso per cercare di coprirci le spalle da imprevisti e rialzi drastici. Abbiamo di fronte a noi diverse opzioni e diverse percentuali. Guardiamo lo schermo per qualche minuto (ora?) senza dire niente. A volte tratteniamo il respiro, a volte deglutiamo rumorosamente nella speranza che sia l’altro a parlare per primo e proporre. Ci guardiamo negli occhi e contemporaneamente, come fanno tutte le coppiette innamorate in perfetta sintonia tra di loro, diciamo due opzioni completamente diverse. Così concordiamo che sia meglio rifletterci sopra e che la notte (insonne) ci porti consiglio.
 
Adoro procrastinare su cose importanti quali la salute e il pagamento delle tasse, ma quando ti accorgi che gli interessi della banca aumentano di giorno in giorno, anche di quasi un punto percentuale, forse è il momento di intervenire. Quindi la sera successiva i bambini sono a nanna e io e mia moglie ci ritroviamo davanti al computer per decidere. Osservo gli interessi sul sito della banca, guardo l’orologio appeso al muro per capire se almeno oggi riusciremo a prendere una decisione, ritorno con gli occhi sullo schermo e… incredibile: in quel mezzo secondo gli interessi sono aumentati di nuovo. Per sicurezza decido di non staccare più gli occhi dal computer. Mi faccio legare mani e piedi alla sedia e mi faccio installare un macchinario che mi tenga le palpebre aperte e fisse sullo schermo come in Arancia Meccanica. Almeno così sono sicuro che riuscirò davvero a fissare il mutuo senza batter ciglio.
Dopo un’accesa discussione basata su argomenti che non conosciamo quali il futuro dell’umanità e la strategia militare di Putin decidiamo che non è proprio il caso di squartare un animale per esaminarne le viscere e che faremo il meglio che possiamo. Votiamo così per fissare i tassi d’interesse a due anni. Mia moglie pone la firma elettronica ma deve farlo anche l’altro coniuge per essere valido. Ora dunque tocca a me. Tutto è nelle mie mani. Mancano 0.8 secondi alla fine del quarto quarto. Praticamente la partita è finita. Stiamo perdendo di un punto, ma io ho due tiri liberi a mia disposizione. Devo solo controfirmare e poi è fatta. Guardo il tabellone: gli interessi sono al 3.76 %, le mie energie psicofisiche al 2.76 %.
No, merda! Ho distolto lo sguardo dallo schermo. Sono aumentati ancora gli interessi? No, ma un gasdotto nel Mar Baltico si è rotto “da solo” (come dice mio figlio di quattro anni con il manico della tazza in mano e i cocci e il latte sparsi sul pavimento). Questo farà sicuramente aumentare gli interessi alla stessa velocità con cui il metano distruggerà l’ecosistema scandinavo.
INTERMEZZO. A volte m’immagino i banchieri seduti attorno a un tavolo aspettare con avidità una nuova catastrofe sociopolitica per aumentare sadicamente gli interessi dei mutui. Guerra in Ucraina? Aumentiamo gli interessi. Crisi energetica? Aumentiamo gli interessi. E giù di risate sataniche e mani che si sfregano. Qualsiasi evento avverso è un pretesto per flagellarci. Scarseggia il grano? Chiediamo più grana. Hai fatto cadere una goccia di caffè sul bancone della cucina senza passare lo straccio? Tassi più alti… ah no, l’ultimo esempio era mia madre. O forse mia moglie? Freud, ti prego, aiutami tu a rispondere. FINE INTERMEZZO.
 
Alla luce delle ultime notizie sul gasdotto Nord Stream, dunque, io e mia moglie cambiamo strategia e fissiamo questa parte del mutuo a quattro anni. Mi appare Gerry Scotti che mi chiede se è la mia risposta definitiva e se la accendiamo. La risposta l’avrò dopo la pubblicità o molto probabilmente fra un paio d’anni se sopravviverò.
Non c’è più tempo per pentirsi. Ormai sia mia moglie sia io abbiamo posto la firma digitale. Leggo le cifre riportate sul sito della banca che indicano quanti soldi dovremo sicuramente pagare per i prossimi quattro anni, a prescindere dall’andamento futuro degli interessi. So che sono numeri ma in quel momento li vedo più come piccoli chiodini neri. Chiodi sulle nostre bare ovviamente.
 
Sono sudatissimo, come Charles Barkley al momento dei tiri liberi, per restare nella metafora cestistica di qualche riga fa. Ho consumato un blister di Gaviscon e uno di Moment. Ora mi sento esausto, fisicamente e mentalmente, ma almeno è fatta… fino a dicembre, quando dovremo decidere per l’altra parte del mutuo che avevamo fissato a un anno al momento dell’acquisto dell’appartamento. Quella parte che volevo far dimenticare alla banca e che invece ho dimenticato io.
Niente paura. Ci penserò tra qualche mese. Posso procrastinare. È una cosa che mi riesce bene. Così tiro un sospiro di sollievo. In quel momento però squilla il telefono. È la compagnia elettrica. Mi dice che è arrivato il momento di rinegoziare i prezzi dell’elettricità: fisso o variabile?
Mi gira la testa e mi faccio un’altra domanda: apro una nuova scatola di Gaviscon o di Moment?

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