Io e mia moglie siamo disperati. Io
mi metto le mani nei capelli. Che le mani siano ancora sporche dell’impasto
della pizza non rende la situazione migliore.
I nostri figli si rifiutano di mangiare cibo italiano.
Non siamo certo degli chef stellati ma entrambi ce la caviamo bene con molte ricette della cucina italiana. I nostri figli, però, spesso si rifiutano di mangiare quello che abbiamo preparato per loro. Talvolta al limite dell’offensivo.
Ora, prima che qualche professore
di pedagogia, psicologia, etica e dietetica alzi il sopracciglio sinistro e
abbassando l’indice destro digiti un commento da illuminato sull’importanza di
lasciare la scelta ai bambini, chiarisco subito che i miei figli possono
mangiare (quasi) tutto quello che vogliono.
Però…
Però, mi fa male vedere che perdano le loro radici italiane, soprattutto per quanto riguarda il buon cibo. Così faccio il possibile per cercare di influenzarli.
Fatta questa doverosa promessa per
evitare di sollevare polveroni che poi s’ingeriscono per sbaglio e provocano
sgradevoli mal di pancia, vi spiego quello che succede nella mia mente ogni
volta che i miei figli si rifiutano di mangiare italiano.
Propongo della pasta fresca con
pomodori pachino e un filo d’olio extra vergine d’oliva.
— Voglio la pasta scotta con il ketchup.
Sforno una pizza perfetta preparata
con farina Caputo, mozzarella di bufala, pomodori San Marzano e cotta a 400
gradi.
— La speedy pizza svedese che ha fatto la mamma del mio amico a scuola era più buona.
Servo in tavola della salsiccia
umbra cucinata a puntino, arrivata direttamente dall’Italia tramite uno dei tanti
servizi di consegna prelibatezze culinarie.
— Quando mangiamo un po’ di korv med bröd (il wurstel di plastica svedese con pane)?
Ci metto ore a preparare un filetto
di manzo in salsa di pistacchi di Bronte.
— Papà, ma un hamburger con le patatine, no?
Presento delle magnifiche polpette
della nonna cotte in salsa di pomodoro per dieci o quindici anni e belle
bollenti come la lava.
— No, meglio le polpettine IKEA che si cucinano in 3 minuti nel forno microonde.
Niente da fare. Loro preferiscono
sempre e comunque la spazzatura svedese al cibo italiano. Eppure ci sarebbero
anche cose buone svedesi, ma loro no, si concentrano solo sulla merda.
Non sapendo più che fare mi gioco la
carta dell’esoterismo. Estraggo dal portafogli il santino di San Cannavacciuolo
da Napoli e lo prego di dare uno scappellotto (metaforico eh… altrimenti i
professori sopraccitati s’incazzano) per far rinsavire i miei figli. Non
succede niente.
Allora comincio a parlare male l’italiano e a sbagliare i congiuntivi (potrebbe sembrare Di Maio ma non lo è), facendo l’accento americano, come farebbe Joe Bastianich, per imbrogliare i bambini e convincerli a mangiare italiano. Non serve a niente.
Faccio la faccia truce quando sono contento e sorrido quando sono incazzato, come farebbe Cracco, per confonderli, intimorirli e minacciarli di finire tutto quello che hanno sul piatto. Non ci cascano.
Prima di arrendermi
definitivamente, faccio l’ultimo tentativo con un piatto che qualche settimana
fa aveva incredibilmente funzionato.
— Piadina?
Vedo mio figlio esitare in cerca di un corrispettivo svedese che possa insultare il piatto italiano e così io lo incalzo prima che lui mi anticipi.
— Con crudo di San Daniele?
— Bleah!
Va beh, ho esagerato.
— Con cotto di Parma?
— Hm…
È il momento d’insistere.
— E con stracchino?
— Mah…
— Scherzavo: facciamo con la mozzarella invece?
— Fammi pensare…
Ci siamo quasi. Manca solo il tocco finale.
— Con un filo di cacca di tuo fratello?
Lui mi guarda e sgrana gli occhi. Poi urla.
— Sììììììì! Skitgott!*
Bene. E anche oggi i bambini non
moriranno di fame.
* Skitgott, letteralmente “merdosamente
buono”, è un ossimoro svedese che esprime gradimento per quello che si è appena
mangiato. Sapevatelo!
I nostri figli si rifiutano di mangiare cibo italiano.
Non siamo certo degli chef stellati ma entrambi ce la caviamo bene con molte ricette della cucina italiana. I nostri figli, però, spesso si rifiutano di mangiare quello che abbiamo preparato per loro. Talvolta al limite dell’offensivo.
Però…
Però, mi fa male vedere che perdano le loro radici italiane, soprattutto per quanto riguarda il buon cibo. Così faccio il possibile per cercare di influenzarli.
— Voglio la pasta scotta con il ketchup.
— La speedy pizza svedese che ha fatto la mamma del mio amico a scuola era più buona.
— Quando mangiamo un po’ di korv med bröd (il wurstel di plastica svedese con pane)?
— Papà, ma un hamburger con le patatine, no?
— No, meglio le polpettine IKEA che si cucinano in 3 minuti nel forno microonde.
Allora comincio a parlare male l’italiano e a sbagliare i congiuntivi (potrebbe sembrare Di Maio ma non lo è), facendo l’accento americano, come farebbe Joe Bastianich, per imbrogliare i bambini e convincerli a mangiare italiano. Non serve a niente.
Faccio la faccia truce quando sono contento e sorrido quando sono incazzato, come farebbe Cracco, per confonderli, intimorirli e minacciarli di finire tutto quello che hanno sul piatto. Non ci cascano.
— Piadina?
Vedo mio figlio esitare in cerca di un corrispettivo svedese che possa insultare il piatto italiano e così io lo incalzo prima che lui mi anticipi.
— Con crudo di San Daniele?
— Bleah!
Va beh, ho esagerato.
— Con cotto di Parma?
— Hm…
È il momento d’insistere.
— E con stracchino?
— Mah…
— Scherzavo: facciamo con la mozzarella invece?
— Fammi pensare…
Ci siamo quasi. Manca solo il tocco finale.
— Con un filo di cacca di tuo fratello?
Lui mi guarda e sgrana gli occhi. Poi urla.
— Sììììììì! Skitgott!*
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