giovedì 5 maggio 2022

RACCONTI – Bestioline

Con un cappello in mano, sono seduto per terra e chiedo l’elemosina ai passanti. I miei vestiti sono sgualciti e sporchi di polvere. Ho la barba incolta, le unghie dei piedi lunghe che escono dai calzini bucati e… sniff, sniff… puzzo come una capra.
Perché sono finito in queste condizioni?
Semplice. La colpa è di 898 malefiche bestioline. Per capire come è successo dobbiamo tornare indietro nel tempo…
 
[L’arpa suona, le immagini ondeggiano e tutto si tinge di bianco e nero]
 
Tutto è cominciato durante uno spensierato pomeriggio nell’anno del Signore 2022 a casa di una coppia di amici italiani. Tutto è andato per il meglio: i nostri e i loro figli hanno giocato senza scannarsi, abbiamo mangiato del buon cibo italiano e fatto due chiacchiere come ai vecchi tempi. Tutto bene fino ai saluti finali, quando il loro figlio di otto anni innocentemente si fa avanti e porge un dono a mio figlio di cinque anni.
— Sono doppioni. Puoi tenerli.
Mio figlio ringrazia con le lacrime agli occhi.
Che carino. Che gesto amorevole. Davvero lodevole.
Pensiamo io e mia moglie da veri naïve, senza minimamente accorgerci del cavallo di Troia appena ricevuto sotto spoglie di un piccolo scrigno contenente una cinquantina di carte dai colori sgargianti. A conferma di ciò, con la coda dell’occhio, noto che i miei amici bisbigliano tra di loro con fare sospetto.
Non capisco. Quando ci salutano, però, sento una frase maligna, detta a denti stretti.
— Benvenuti nel mondo dei Pokemon!
C’è un attimo di silenzio e la porta si chiude.
— Perché stanno sghignazzando in maniera satanica?
Chiedo a mia moglie, perplesso.
— Sei il solito esagerato! Che ci sarà di male in un gesto tanto generoso? Sono solo delle adorabili bestioline.
Le do ragione e lascio stare.
Mentre torniamo a casa in metro, mio figlio comincia a lanciare pezzi di lego, giocattoli o palline di carta agli altri passeggeri urlando nomi incomprensibili.
Continuo a non capire. Devo aver visto male. Mia moglie non può essersi sbagliata. Le mogli non hanno mai torto, per definizione.
 
[tic-tac, tic-tac, tic-tac… le lancette dell’orologio scorrono in avanti veloci]
 
Passa una settimana. Siamo tutti in cucina. Nostro figlio più grande ha convinto quello più piccolo a intraprendere una specie di lotta a colpi di sbracciate esagerate e nomi di personaggi fantastici. Sembrano gli stessi nomi della volta scorsa. Ancora non capisco quello che sta succedendo e lascio correre (sì, lo so, sono un po’ tardo).
 
[Avanti veloce come nei video e le immagini accelerano]
 
Passano un paio di giorni. Siamo al supermercato. Faccio la scorciatoia verso il reparto detersivi, prendendo larga la curva delle acque minerali. Per un attimo mi sento al circuito Formula Uno di Imola! Mio figlio sfrutta la mia distrazione e si fionda verso il reparto giocattoli che io avevo cercato di tagliare fuori con la mia abile deviazione. Vado a recuperarlo prima che avvenga il danno ma ormai è troppo tardi. Mi tira per la maglietta e mi chiede con gli occhi da cerbiatto.
— Mi compri le carte dei Pokemon?
Esito.
— Dai, dai, dai, dai, dai. Papà, ti prego, ti prego, ti prego!
— Va bene, andiamo a vedere queste carte dei Pokemon.
Arriviamo allo scaffale e trovo una bustina grande 12x7 cm, spessa forse mezzo centimetro con una capacità stimata di 5 o 6 carte plastificate.
— Va beh. Si può fare. Quanto vuoi che costino?
Guardo il prezzo e, in contemporanea, da dietro lo scaffale escono due cassiere e due impiegati del supermercato con il passamontagna calato sulla faccia e armati di pistole. Uno di loro mi urla puntandomi in faccia una calibro otto.
— Metti quella cazzo di bustina nel carrello e non fare storie se non vuoi che tuo figlio pianti un capriccio da paura e cominci a frignare come nei tuoi peggiori incubi!
Ci metto un attimo a riprendermi e a rendermi conto che non è una rapina a mano armata ma la realtà. Solo ora capisco il perché della custodia anti taccheggio. Nel dubbio appoggio la busta nel carrello. Sono bianco in volto.
— Che hai? Stai male?
Mia moglie si preoccupa. Farfuglio e balbetto qualcosa di incomprensibile. Devo ripeterlo due volte.
— Devo sentire la mia banca.
— La banca? Perché?
— Devo chiedere un mutuo.
Quando le mostro il prezzo mia moglie vacilla e ha bisogno di sedersi. Io intanto con le mani sudate passo la carta di credito nel lettore e pago.
A mio figlio brillano gli occhi. È felicissimo con le sue maledette carte Pokemon in mano. È un piacere vederlo così contento. È un prezzo alto da pagare ma ne vale la pena. Certo, abbiamo dovuto rinunciare al pane e al latte per le prossime settimane ma la vita è fatta anche di sacrifici.
 
[Scritta in sovrimpressione: “Qualche giorno dopo”]
 
Siamo in salotto. I bambini vogliono vedere i cartoni su Netflix. Scorrendo il catalogo sul mio cellulare con le loro ditina tanto carine quanto zozze di cioccolata scoprono anche lì la presenza invadente dei Pokemon. La bava scende dalla bocca, mi aggrediscono saltandomi addosso e in men che non si dica si trasformano in zombi davanti alla televisione.
Mi soffermo a guardare un episodio: una serie di storielle con le nostre beneamate bestioline come protagoniste, controllate da alcuni adolescenti baffuti che si sfidano a colpi di energia e mosse fantasiose ma alquanto ripetitive e che si concludono sempre con uno scialbo finale da “volemose bene”.
Dove sono finiti i cari e vecchi cartoni animati giapponesi degli anni ’80 con i quali sono cresciuto io? Dov’è l’agonismo senza pietà di Holly e Benji? Dove sono i litri di sangue versato da Kenshiro? Dove sono i colli spezzati dall’Uomo Tigre?
Altri tempi. Altre emozioni. Altri idoli.
Non proprio adatti a bambini di 5 e 3 anni… ma questo è un altro discorso.
 
Finito il cartone, mio figlio si avvicina con la sicurezza e la spavalderia di un gangster di un brutto quartiere della provincia americana. Gli manca solo la collana d’oro da 50 chili appesa al collo e la pistola dietro la schiena, incastrata tra la chiappa destra e quella sinistra.
— Ora ho troppe carte. Ho bisogno di un raccoglitore più grande!
Il suo tono di voce mi fa paura. Non riesco a contraddirlo. Controllo on-line il prezzo di quello che mi ha imposto di comprare.
Dopo l’acquisto del raccoglitore e, perché no, di altre 200 carte nuove (c’era lo sconto se compravo tutto nello stesso momento), ricevo una telefonata che mi lascia senza parole. Io e mia moglie ci guardiamo in faccia. La banca ci ha appena bloccato il conto. Ora le carte Pokemon dei miei figli valgono più delle nostre carte di credito.
 
[L’arpa suona di nuovo, le immagini ondeggiano ancora una volta e riacquistano colore]
 
Eccomi dunque di nuovo qui sulla strada a elemosinare un tozzo di pane e qualche spicciolo confidando sulla pietà dei passanti.
Ho mandato i miei figli a borseggiare i viaggiatori in metro, ma loro tornano invece con una pesante palla da basket che fanno rimbalzare. Dovrei arrabbiarmi ma sembrano così felici che mi si scioglie il cuore. Per fortuna la mania per le bestioline è finita e ora si divertono di nuovo con poco.
Non faccio in tempo a sorridere che il figlio più grande mi lancia il pallone in faccia. Prima di svenire lo sento urlare entusiasta.
— Guarda mamma, ho catturato un nuovo Pokemon!

Nessun commento:

Posta un commento