venerdì 29 ottobre 2021

RACCONTI – La compravendita (seconda parte)

Ho sei passaggi da affrontare. Sei fasi. Da queste dipenderà la vita… del mio conto in banca.

Fase uno: la scelta. Uno è troppo invadente, uno troppo accondiscendente, una troppo insulsa, una troppo incerta. A prescindere da queste differenze, tutti, ma proprio tutti, hanno il miglior fotografo in circolazione. Che sia la stessa persona? Me lo sono chiesto un paio di volte, ma non credo. Stoccolma non è un paesello. Non è facile scegliere l’agente immobiliare giusto per te. Dicono che devi trovare la persona che ti fa scattare qualcosa dentro. Neanche Paolo Fox o il dottor Stranamore potrebbero aiutarti in questo. Quando sto per perdere le speranze trovo quella giusta: persuasiva, preparata ed equilibrata. Vengo subito a sapere che non solo ha venduto tutte le case nella mia zona e ogni buco di appartamento in giro, ma è riuscita persino a vendere le buche delle lettere e le casette in legno del giardino del mio condominio. Una macchina da guerra insomma. Dopo aver firmato il contratto se ne va via con la sua Tesla lasciandomi con un sorriso.

Fase due: svuotare. Se comprare casa è stato emotivamente logorante, vendere è fisicamente estenuante. Ci sono talmente tante cose da sistemare che, in confronto, il lavoro dell’amministrazione Biden dopo che Trump se n’è andato è stato una passeggiata. Riordinare ogni sgabuzzino e armadio per ricavarne spazio da riempire. Ammassare oggetti in cantina fino all’orlo e chiudere in fretta la porta prima che mi cada tutto addosso. Creare un appunto mentale: “Attenzione la prossima volta che apri la porta della cantina”. Dimenticare quell’appunto mentale un minuto dopo. Buttare via robaccia che tengo in casa da anni. Chiedere ai vicini la cortesia di tenere un letto, una libreria e sedie della tavola da pranzo che non so dove mettere. Non basta. Caricare la macchina e portare le gatte in pensionato. Lo so che c’è qualcosa di sbagliato in questo, ma è solo per un paio di giorni e servirà a togliere l’odore della sabbietta e i peli dal divano. Pulire il tappetino dell’auto dal piscio che le gatte non sono riuscite a trattenere per la paura. Cercare il contratto con l’agente immobiliare che non trovo più perché è in qualche scatolone che ho spostato in cantina. Quale? Neanche l’Onnipotente lo saprebbe.

Fase tre: abbellire. In realtà, non si tratta solo di togliere ma anche di aggiungere sapientemente. Piante e fiori per esempio. Rigorosamente in vasi bianchi. Più sembra una giungla o un cimitero e meglio è. Aggiungere frutta di stagione in cucina, coperte, asciugamani, libri di filosofia tedesca aperti a casaccio e tante candele (e qui si torna al concetto di camposanto). Qualsiasi cosa tu faccia l’importante è seguire il principio: più la casa è invivibile e più sarà attraente per gli acquirenti. Bene. Ora, prima di passare alla fase successiva sei pronto per le foto. Arriva il fotografo. Quello più bravo di Stoccolma, te lo ricordi? Scatta foto da angoli mai visti: fa sembrare una cameretta come una sala da ricevimento alla reggia di Versailles, fa sparire un camion blu elettrico che si intravede dalla finestra come fosse David Copperfield, trova la luce giusta in una stanza anche se fossimo in una caverna. Oh, bravo davvero questo fotografo! Le foto sono così belle che non vorresti più vendere la casa. Ma ormai è troppo tardi.

Fase quattro: pulire. Hai presente quanto ti fai la doccia, magari anche due di fila, fai il bagno nel profumo, ti pulisci tutti gli orifizi che hai, ti metti il vestito migliore che risalta al meglio il tuo corpo e la tua personalità prima di uscire per un appuntamento galante dopo mesi di astinenza? Ecco, questo ma moltiplicato alla decima potenza e applicato all’appartamento da vendere. La casa dovrà essere una sfera di cristallo. Ogni superficie dovrà riflettere (anche sugli errori che hai fatto in gioventù). Ora la casa è perfetta, ma basta il passaggio delle due canaglie di 3 e 5 anni con in mano un cioccolatino per mandare affanculo in tre secondi tutto il lavoro che l’impresa di pulizie ha fatto in tre ore. Forse al pensionato avrei dovuto lasciare i bimbi e non le gatte. Ecco dov’era quel qualcosa di sbagliato. Per il senso di colpa di essere stato io a dar loro il cioccolato, lucido tutto di nuovo. Pulisco talmente tanto che una mano si trasforma in una pezza di stoffa e l’altra in uno spruzzino detergente. Anche Darwin si stupirebbe di questa evoluzione.

Fase cinque: il contatto con gli acquirenti. O meglio, l’assenza di contatto. Mentre l’agente fa vedere la casa, io e tutta la carovana famigliare dobbiamo andarcene. Durante la visita a porte aperte dei possibili acquirenti noi passiamo il tempo corrodendoci di ansia e dubbi: abbiamo pulito abbastanza? La casa piacerà? Faranno offerte? Venderemo al prezzo giusto? Iva Zanicchi ci assiste in questi dilemmi.

Fase sei: l’asta. Questa volta siamo noi a godercela… se parte l’asta. Eh sì, perché se nessuno offre si torna spietatamente alla fase cinque. E son dolori. Questa volta, però, l’asta parte per fortuna. Eccome se parte. I messaggini che mi arrivano sono le puntate dei possibili acquirenti e suonano come i tintinnii della slot machine. Dopo che alcuni acquirenti si sono metaforicamente accoltellati e dissanguati a colpi di puntate al rialzo, abbiamo un vincitore. Io e mia moglie! Evviva! Ora si tratta “solo” di trovare l’accordo per la data del trasloco e di firmare il contratto prima che gli acquirenti se ne pentano e cambino idea. Quest’ultima parte ricorda il momento in cui quelli che fanno il gioco delle tre carte chiudono baracca e burattini e scappano appena ti hanno imbrogliato.

Fase sette (ma non erano solo sei le fasi?): il pagamento. Ah, ecco. Mi sembrava mancasse questo passaggio. Nella gioia della vendita non mi sono accorto che nel contratto con l’agente c’era un settimo passaggio: il pagamento della provvigione. Quota fissa più percentuale in base al prezzo finale dopo una certa soglia. Ed è lì, quando vedo la parcella da elargire all’agente, che capisco perché lei gira in Tesla e a me invece gira la testa.

Nessun commento:

Posta un commento