Ho una disfunzione afasica-cognitiva
della circonvoluzione frontale inferiore di Chomskyana memoria.
Eh? Che cosa ho appena detto? Chiedo scusa!
Quello che voglio dire è che non so più parlare italiano. Mi vergogno un po’ ad ammetterlo ma è così. Più passano gli anni vissuti in Svezia a parlare costantemente svedese e più mi ritrovo a iniziare una frase in italiano ma a concluderla in a completely different language*. Credo che ci sia bisogno di una neuropsychological inquiry* che porti a un diagnostic report* per descrivere questo mio abuso di parole svedesi per concetti che uso tutti i giorni a lavoro anche quando parlo in italiano. Quando me ne accorgo mi sforzo di usare parole italiane ma spesso fisso il vuoto per qualche secondo alla ricerca della parola più… hm… hm… adeguata a completare la frase. Per non parlare delle volte che non riesco a fittare* il verbo giusto e uso quello svedese, ma a metà strada mi regretto* e lo coniugo come se fosse un verbo italiano. E quando sono stanco and sovrappensiero inserisco inconsciamente also congiunzioni svedesi, isn’t?* Il meglio di me lo do in vacanza in Italia quando entrando in un negozio saluto con un bel “Hi”* e se urto qualcuno è sempre “Sorry”!*
E niente… per fortuna, però, che tutto questo mi capitare solo quando parlo, perché quando si tratterebbe di scrivere me la cavassi anche piuttosto più meglio che quando mi volendo esprimermi verbalmente… hm, wait a minute! Oh no, my bad!*
* Certo, tutte le parole straniere dovrebbero essere in svedese ma qui le scrivo in inglese annars de flesta av er fattar ingenting.
Eh? Che cosa ho appena detto? Chiedo scusa!
Quello che voglio dire è che non so più parlare italiano. Mi vergogno un po’ ad ammetterlo ma è così. Più passano gli anni vissuti in Svezia a parlare costantemente svedese e più mi ritrovo a iniziare una frase in italiano ma a concluderla in a completely different language*. Credo che ci sia bisogno di una neuropsychological inquiry* che porti a un diagnostic report* per descrivere questo mio abuso di parole svedesi per concetti che uso tutti i giorni a lavoro anche quando parlo in italiano. Quando me ne accorgo mi sforzo di usare parole italiane ma spesso fisso il vuoto per qualche secondo alla ricerca della parola più… hm… hm… adeguata a completare la frase. Per non parlare delle volte che non riesco a fittare* il verbo giusto e uso quello svedese, ma a metà strada mi regretto* e lo coniugo come se fosse un verbo italiano. E quando sono stanco and sovrappensiero inserisco inconsciamente also congiunzioni svedesi, isn’t?* Il meglio di me lo do in vacanza in Italia quando entrando in un negozio saluto con un bel “Hi”* e se urto qualcuno è sempre “Sorry”!*
E niente… per fortuna, però, che tutto questo mi capitare solo quando parlo, perché quando si tratterebbe di scrivere me la cavassi anche piuttosto più meglio che quando mi volendo esprimermi verbalmente… hm, wait a minute! Oh no, my bad!*
* Certo, tutte le parole straniere dovrebbero essere in svedese ma qui le scrivo in inglese annars de flesta av er fattar ingenting.
E voi direte: e chi se ne frega della tua disfunzione? Beh, non prendetevela con me, non è colpa mia… io vi avevo avvisati: rileggete il titolo della rubrica, per piacere!
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