Silenzio in sala. Si apre il sipario.
Entra in scena il protagonista. Occuperà il palco per i prossimi cinque mesi.
Lui è il cattivo della situazione. Tutti lo odiano. E Lui gode di questo. Gli piace essere l’antipatico, mal sopportato da tutti. Non è Sgarbi, lo giuro!
In Svezia ci sono tre grandi nemici. Il freddo lo puoi limitare. Il bryggkaffe lo puoi zuccherare. Ma lui non lo puoi battere. Contro di lui non ci puoi fare niente. Lui è invincibile. È come il +4 quando giochi a carte a Uno. Solo che l’unico colore che sceglie è sempre e solo il nero. Nero come la notte perché lui è il buio.
Arriva prepotentemente già dall’ultima domenica di ottobre e diventa come la coperta corta: la tiri verso la faccia e ti lascia scoperti i piedi. All’inizio t’imbrogliano dicendoti che dormirai un’ora in più la mattina, ma tu hai in casa due schiere di tiratori scelti che sparano a vista: in prima linea ci sono le gatte che miagolano e graffiano la porta chiedendo cibo alle cinque di mattina e se sopravvivi arrivano in seconda linea i bambini piccoli che ti svegliano un’ora prima del solito. Ti illudono dicendoti che ci sarà più sole alla mattina, ma a Stoccolma già a metà novembre la luce mattutina verrà mangiata dalla notte come i soldi in banca di uno scommettitore incallito. La chiamano ora solare. Ma che cazzo c’è di solare e gioioso in tutto questo? Dovrebbero chiamarla ora illegale, dato che prima c’era l’ora legale.
Ogni novembre va così a Stoccolma. Vivi con ansia l’arrivo inevitabile del buio come l’ennesimo orribile risultato elettorale in Italia. Sai che il buio vincerà ogni volta e che da lì in poi, fino a dicembre inoltrato il buio sarà lì pronto a stritolarti come un lottatore di wrestling che fa sul serio.
Ma quest’anno no!
Quest’inverno il buio non mi strangolerà. Invertirò la rotta di questo Titanic svedese.
Ogni settimana mi farò così tanti bagni di luce che se per sbaglio dovessi entrare invece in un solarium ne uscirei più abbronzato di Carlo Conti. Mi esporrò il più possibile ai raggi solari durante la giornata anche con la consapevolezza che tra novembre e dicembre a Stoccolma ci saranno sì e no dieci ore di luce sommando i due mesi. Sarà come arricchirsi culturalmente guardano l’Isola dei Famosi o come cercare notizie fondate leggendo Libero. Quando andrò in bici al lavoro alle otto di mattina il buio starà ancora oscurando la luce? Quando tornerò a casa alle quattro di pomeriggio il buio sarà già lì ad aspettarmi? Nessun problema perché io avrò una lucetta al led appesa alla zip del giubbotto, la dinamo accesa, la luce di posizione rossa sul retro, quattro braccialetti riflettenti (anche sulle caviglie) e un faro sul casco come un minatore del Klondike. Sarò più addobbato dell’albero di Natale del Rockefeller center a New York o più vistoso di un’insegna luminosa di Shinjuku a Tokyo. Sarò anche ridicolo, ma così il buio non avrà il sopravvento. A casa accenderò la tv e le luci di tutte le stanze, terrò viva la fiammella dentro la zucca di Halloween anche quando avrà fatto la muffa, festeggerò ogni mio non-compleanno come il cappellaio matto mettendo le candeline su ogni pietanza che preparerò (pazienza se con la zuppa ci saranno dei problemi), terrò pure la porta del frigo aperta per avere più luce e infine ogni cinque minuti uscirò sul pianerottolo di casa per far scattare l’accensione automatica del lampione. Ventiquattr’ore su ventiquattro. Sette giorni su sette. Il buio non vincerà.
Così sarò pronto ad affrontare il nemico invernale. Nessuno mi fermerà. Quest’anno vincerò io. Sorrido. Anzi me la rido proprio mentre vedo il buio scomparire con la coda tra le gambe. Questa storiella sta per finire e sul palco ci rimango io. Il buio se ne va.
E mentre cala il sipario su questo teatrino mi rendo conto di quello che succede inevitabilmente alla fine di ogni spettacolo: oh no… buio.
Entra in scena il protagonista. Occuperà il palco per i prossimi cinque mesi.
Lui è il cattivo della situazione. Tutti lo odiano. E Lui gode di questo. Gli piace essere l’antipatico, mal sopportato da tutti. Non è Sgarbi, lo giuro!
In Svezia ci sono tre grandi nemici. Il freddo lo puoi limitare. Il bryggkaffe lo puoi zuccherare. Ma lui non lo puoi battere. Contro di lui non ci puoi fare niente. Lui è invincibile. È come il +4 quando giochi a carte a Uno. Solo che l’unico colore che sceglie è sempre e solo il nero. Nero come la notte perché lui è il buio.
Arriva prepotentemente già dall’ultima domenica di ottobre e diventa come la coperta corta: la tiri verso la faccia e ti lascia scoperti i piedi. All’inizio t’imbrogliano dicendoti che dormirai un’ora in più la mattina, ma tu hai in casa due schiere di tiratori scelti che sparano a vista: in prima linea ci sono le gatte che miagolano e graffiano la porta chiedendo cibo alle cinque di mattina e se sopravvivi arrivano in seconda linea i bambini piccoli che ti svegliano un’ora prima del solito. Ti illudono dicendoti che ci sarà più sole alla mattina, ma a Stoccolma già a metà novembre la luce mattutina verrà mangiata dalla notte come i soldi in banca di uno scommettitore incallito. La chiamano ora solare. Ma che cazzo c’è di solare e gioioso in tutto questo? Dovrebbero chiamarla ora illegale, dato che prima c’era l’ora legale.
Ogni novembre va così a Stoccolma. Vivi con ansia l’arrivo inevitabile del buio come l’ennesimo orribile risultato elettorale in Italia. Sai che il buio vincerà ogni volta e che da lì in poi, fino a dicembre inoltrato il buio sarà lì pronto a stritolarti come un lottatore di wrestling che fa sul serio.
Ma quest’anno no!
Quest’inverno il buio non mi strangolerà. Invertirò la rotta di questo Titanic svedese.
Ogni settimana mi farò così tanti bagni di luce che se per sbaglio dovessi entrare invece in un solarium ne uscirei più abbronzato di Carlo Conti. Mi esporrò il più possibile ai raggi solari durante la giornata anche con la consapevolezza che tra novembre e dicembre a Stoccolma ci saranno sì e no dieci ore di luce sommando i due mesi. Sarà come arricchirsi culturalmente guardano l’Isola dei Famosi o come cercare notizie fondate leggendo Libero. Quando andrò in bici al lavoro alle otto di mattina il buio starà ancora oscurando la luce? Quando tornerò a casa alle quattro di pomeriggio il buio sarà già lì ad aspettarmi? Nessun problema perché io avrò una lucetta al led appesa alla zip del giubbotto, la dinamo accesa, la luce di posizione rossa sul retro, quattro braccialetti riflettenti (anche sulle caviglie) e un faro sul casco come un minatore del Klondike. Sarò più addobbato dell’albero di Natale del Rockefeller center a New York o più vistoso di un’insegna luminosa di Shinjuku a Tokyo. Sarò anche ridicolo, ma così il buio non avrà il sopravvento. A casa accenderò la tv e le luci di tutte le stanze, terrò viva la fiammella dentro la zucca di Halloween anche quando avrà fatto la muffa, festeggerò ogni mio non-compleanno come il cappellaio matto mettendo le candeline su ogni pietanza che preparerò (pazienza se con la zuppa ci saranno dei problemi), terrò pure la porta del frigo aperta per avere più luce e infine ogni cinque minuti uscirò sul pianerottolo di casa per far scattare l’accensione automatica del lampione. Ventiquattr’ore su ventiquattro. Sette giorni su sette. Il buio non vincerà.
Così sarò pronto ad affrontare il nemico invernale. Nessuno mi fermerà. Quest’anno vincerò io. Sorrido. Anzi me la rido proprio mentre vedo il buio scomparire con la coda tra le gambe. Questa storiella sta per finire e sul palco ci rimango io. Il buio se ne va.
E mentre cala il sipario su questo teatrino mi rendo conto di quello che succede inevitabilmente alla fine di ogni spettacolo: oh no… buio.
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