giovedì 14 giugno 2018

PROMOZIONE – Estratto da “I casi del commissario Grammatikus” – parte 2 di 3


Oggi vi propongo un estratto dal mio libro “I casi del commissario Grammatikus”, un giallo comico diviso in sei racconti. Vi presento il secondo estratto dal primo caso: “Nominativo”.

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Sì, lo so, questo pezzo potrebbe tranquillamente stare nella rubrica “Kissenefrega”… prendetelo come una sottocategoria letteraria!

Nominativo – parte 2
La coppia si dirige subito in canonica. Accolti dalla perpetua Perpetua riescono subito ad interrogare il prete.
— Siete qui per confessarvi, cari fedeli?
— No, don Nando. Siamo qui per farla confessare!
— Non capisco… di che cosa state parlando?
— Ci potrebbe mostrare il suo rosario, per cortesia?
— Certo, — il prete si alza e apre un cofanetto che tiene vicino alla scrivania — lo tengo sempr…
— Che cosa c’è, don Nando? Forse non trova più il suo rosario con le iniziali “D.N.”? — il prete annuisce — Forse perché l’ha perso da qualche parte? Magari ieri sera?
— …non capisco, io… io…
— Sto parlando del caso del signor Marcello de Vultris, che da ieri sera è in stato catatonico dopo tutte le chiacchiere di paese piovutegli addosso a causa del suo nome di famiglia.
— Oh, poveretto! Era una pecorella smarrita che andava riportata nell’ovile, ma non certo in questo modo brutale, io non capisco che cosa io poss…
— Non faccia il santarellino. Sappiamo che lei è sempre stato molto attivo contro gli atei. — Don Nando si ammutolisce — Dia la descrizione del suo rosario alla mia assistente, lo confronteremo con quello ritrovato sul luogo del delitto.
Il commissario Grammatikus si liscia i baffi: se le descrizioni dovessero combaciare il caso sarebbe chiuso. Il commissario non indovina un congiuntivo, ma azzecca tutti i casi.
Il cellulare del commissario, però, squilla: è uno della squadra speciale. Grammatikus annuisce, si posa il sigaro sulle labbra e poi riattacca.
— Veronika, lei fuma? — la ragazza scuote la testa — Neanche io… la vittima? — Veronika consulta gli appunti e fa cenno di no — E lei don Nando?
— Mai fumato in vita mia!
Grammatikus annusa la stanza e constata che in effetti non c’è traccia di odore di fumo.
— Questo lo controlleremo… — poi si avvicina all’orecchio di Veronika — credo che c’è un problema: spostando il de Vultris per portarlo alla perizia psichiatrica gli hanno trovato addosso dei mozziconi di sigaretta. Forse non è il prete l’uomo che stavamo cercando.
Il commissario e la sua assistente ritornano in piazza. Veronika Sapientini parla con i colleghi mentre Grammatikus passeggia per riflettere.
— Commissario, la squadra speciale ha raccolto un sacco di notizie utili: Marcello de Vultris aveva in tasca delle briciole di pane, un incarto di caramella, un foglietto con scritto “Astoria”, un bottone attaccato con un filo diverso da quello della sua camicia, una ciocca di capelli lunghi castani e ricci...
— Lui è moro, vero?
Veronika annuisce e conclude la lista.
— Inoltre aveva i capelli tagliati di fresco… probabilmente dal tardo pomeriggio di ieri. Infine, alcuni testimoni dicono di aver visto aggirarsi per la piazza verso le 22.03 di ieri sera le seguenti persone: la casalinga Donatella Narolli, orario insolito per la donna… il barista Donato Nato, lasciando il suo bar incustodito… e la parrucchiera Devota Nunziata, in giro di notte con marito e bimbi a casa.
— Hm, interessante. Andiamo a sentirli.
Girano l’angolo e sono già dentro il bar.
— Buongiorno commissario Grammatikus! — la voce del barista li accoglie.
— Come fa a sapere il mio nome?
— Le chiacchiere girano veloci in un bar di paese… — intanto si toglie il grembiule pieno di briciole e di macchie rosse di vino — e immagino anche che siate qua per de Vultris? Ecco, ieri notte ho lasciato il bar solo per qualche minuto per ritirare una consegna.
— A quell’ora?
— Ormai le consegne le fanno sempre in ritardo… sa, le fanno in treno!
— Ah… ci potrebbe dire di quali merci e di quale treno sta parlando?
— Devo ricontrollare tra i miei registri… comunque non capisco perché dovrei essere sospettato.
— Non abbiamo detto che lei è sospettato.
— E allora perché siete qua?
— Facciamo solo qualche domanda.
— Beh io non ho niente da nascondere e sono disposto a collaborare.
I poliziotti salutano il barista mentre escono dal locale. Con la coda dell’occhio Veronika nota che il barista manda un bacio al volo a una donna riccia seduta al tavolo vicino alla porta. Grammatikus riflette ad alta voce.
— Fin troppo preparato alle domande, vero Veronika? — L’assistente concorda — Certo, la ciocca di capelli nel suo caso — il commissario indica la pelata del barista — non c’entra molto.


Dopo il bar è il turno della casalinga, che abita non lontano dalla piazza. La signora Narolli sta cucendo in cucina, sul tavolo ci sono delle carte da briscola, una rosario di perle bianche, della pasta fatta in casa adagiata con ordine, un fiasco di vino nostrano, una tazzina di caffè appena bevuta e sul fuoco una pentola col sugo bollente. La casalinga riccioluta invita gli ospiti a sedere e si accende una sigaretta.
— Vorremmo farle qualche domanda: immagino lei ha sentito quello che è successo in paese ieri sera?
— Sì, è una cosa terribile!
— Già. Lei cosa ci faceva in giro alle 22.03?
— Ieri sera? — La domanda non sembra coglierla di sorpresa — Aspettavo mia figlia diciottenne che stava tornando in ritardo dal suo primo appuntamento con il suo, diciamo, ragazzo.
— Sembra risentita. Chi è il, diciamo, ragazzo?
— Non lo so, non l’ho ancora conosciuto, ma dalla descrizione di mia figlia non ne ho una bella impressione.
— Capisco. Dov’è sua figlia ora?
— È a scuola, perché?
— Vorremmo fargli delle domande.
Farle delle domande, commissario, — Veronika bisbiglia all’orecchio di Grammatikus — è una ragazza!
— La signora non è così giovane da essere chiamata ragazza!
Dopo aver risposto bisbigliando alla collega, Grammatikus continua a voce alta.
— Dovremo fare ulteriori domande anche a lei. Non lasci il paese oggi. Almeno fino a quando le indagini non saranno concluse.
— E dove vuole che vada? Io vivo qua. Sapete dove trovarmi.
Mentre escono e si dirigono verso il bar del paese, a Veronika scappa un commento.
— Sin troppo tranquilla, vero commissario?
Il commissario riflette e non dice niente. Il negozio della parrucchiera, l’ultima sospettata da tenere sott’occhio, non dista molto da lì. La quarantenne che gestisce l’attività sta spegnendo una sigaretta, ha visto la polizia ma finge di non averla notata, s’infila velocemente nel negozio e gira il cartello con la scritta chiuso, sperando che la polizia non voglia andare proprio da lei. Grammatikus e Veronika si guardano sorpresi, sentendosi un po’ presi in giro. Ora che Veronika ha visto la parrucchiera si è accorta che è la stessa donna riccioluta che riceveva le moine dal barista una mezz’oretta fa. Il commissario fa un passo deciso verso la porta e bussa sul vetro.
— Signora Nunziata, apra. L’abbiamo vista entrare e chiudersi dentro! Apra.
Dopo un minuto la parrucchiera apre timidamente la porta e si scusa.
— Non pensavo foste diretti qui e io devo rifare l’inventario. Sa è una cosa che faccio ogni mese… l’inventario, non il chiudere la porta in faccia alla polizia. Questa era la prima volta che lo facevo… cioè, non che volessi sbattervi la porta in faccia e che ero in pausa… no, dovevo fare l’inventario, come ho detto poco fa e quindi, per fare l’inventario bisogna poter ess…
— Sappiamo che cosa vorrebbe dire fare l’inventario. Conosciamo bene l’italiano. Noi, però, siamo qui proprio per lei. Iniziamo dalla vittima, il signor de Vultris, lo conosceva o lo avev…
— No!
— Non ho ancora finito la domanda. Non sia frettolosa. Allora, dicevo, lei dunque non conosceva la vittima?
— No!
— Quindi non gli ha tagliato i capelli ieri?
— No… cioè sì… cioè no, non lo conoscevo… ma sì gli ho tagliato io i capelli ieri… però questo non vuol dire che lo conoscessi. Perché per quanto farsi tagliare i capelli possa essere considerato un gesto intimo, non lo è così tanto da poter dire di conoscere una persona… o no?
— Va bene… passiamo alla prossima domanda: un vecchietto del bar sostiene di averla vista ieri sera aggirarsi per la piaz…
— Quel vecchietto si sbaglia. Quel vecchietto beve sempre troppo. Quel vecchietto dovrebbe passare più tempo all’ospizio che a giocare a carte al bar con gli altri vecchietti!
— Come fa a sapere di che vecchietto stiamo parlando?
La domanda la coglie impreparata.
— Beh… volete un caffè? Vuole da accendere, commissario?
— No, niente caffè e no, io non fumo, grazie. Risponda alla mia semplice domanda invece.
— Hm… perché… perché… eh… perché è sempre lo stesso vecchietto che s’inventa sempre le solite buffonate.
— Quindi lei non era in giro in paese alle 22.03 di ieri sera? Magari se chiediamo in giro, troviamo qualcun altro che potesse confermare la versione del vecchietto del bar…
— Hm… — la parrucchiera sembra cedere — e va bene! Ieri sera ero in giro per “locali” per cercare ispirazioni e idee per nuove capigliature tra i giovani del paese... considerato che l’unico, per così dire, locale del paese è il bar, ero dunque là, ieri sera.
La parrucchiera è già alla terza sigaretta dall’inizio della conversazione. Il commissario decide di lasciarla così per il momento, anche se non è del tutto convinto. Poi lui e la Sapientini tornano verso la piazza.
— Fin troppo nervosa, vero Commissario?
Il commissario non può far altro che annuire.
— Il caso si fa più complicato di quanto pensai!
— …magari pensassi!
— Vuole insinuare che non penso? Lei mi offende, Veronika… e mi da pure del tu?
— No, commissario, mi ha frainteso — l’assistente si scusa subito balbettando — intendevo dire “più complicato di quanto pensassi” non “pensai”!
— Ah, certo, certo! Fatto sta che non sappiamo ancora chi di loro quattro è stato, perché non ho ancora escluso don Nando.
Appena il commissario finisce la frase, si vede arrivare in lontananza Perpetua, la perpetua del prete paesano. Veronika commenta ironicamente.
— Parli del diavolo e spuntano le corna…
— Buongiorno commissario! Buongiorno agente Sapientini! — i poliziotti contraccambiano il saluto — Ieri ho visto che stavate cercando il rosario in perle bianche del don.
— L’ha trovato?
— No, ma credo di sapere dove sia: al rosario di stamattina c’erano ben sette fedeli presenti, un successo vista la crisi spirituale degli ultimi anni. Il don era talmente felice per tutta quella gente da non accorgersi che io mi ero presa la libertà di prestare il suo rosario a qualcuno in chiesa che lo aveva dimenticato.
— A chi?
— Purtroppo non lo ricordo, c’era troppa confusione e poca luce. Mi spiace non poter aiutare di più.
Il commissario prima sembra deluso poi capisce e il suo sguardo s’illumina.
— Cara Perpetua, lei è stata di grandissimo aiuto invece: sono sicuro che ora non servono più ulteriori indizi! — poi Grammatikus si rivolge a Veronika — Faccia convocare in piazza i quattro sospettati e li faccia sedere sulla panchina incriminata.

CONTINUA NEL PROSSIMO POST…

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