mercoledì 27 giugno 2018

EPICA MODERNA - Le nuove creature mitologiche: il malato

Per il malato le giornate sono lunghe, lunghissime. Si sveglia la mattina presto dopo una notte insonne e il cervello gli rimbalza nella scatola cranica come se fosse una palla da basket. I muscoli gli fanno male come durante una sessione di pesi. Sente le fitte allo stomaco come se fossero dei giavellotti. No, oggi è meglio non fare sport. Il malato, allora, sta a casa e si ributta a letto. Dorme fino alle dieci, poi prova ad alzarsi, ma la gravità è una brutta bestia e lo lascia inerme tra le lenzuola calde. E allora che si fa? Decide che è finalmente arrivato il momento di riprendere il libro che ha da troppo tempo sul comodino: legge duecento pagine, quando di solito ne riusciva a leggere massimo trenta, e incredibilmente finisce il libro. Intanto è già ora di pranzo. Si fa un riso in bianco, pasteggiandolo con acqua di ottima annata, frizzante all’occorrenza, se ci si scioglie dentro un’aspirina. Mentre mangia, gli parte un attacco di tosse ed è costretto ad andare in bagno per sputare il catarro nel lavandino. Si guarda allo specchio: ha una brutta cera e ha la gola in fiamme. Si sente più una candela che una persona. Si misura la febbre: è salita alla vertiginosa soglia dei trentasette e cinque. “Riuscirò a tornare quello di prima?” Pensa disperato. “Sopravvivrò a questa influenza stagionale?” Per evitare il pensiero torna a dormire, non prima di aver letto altre duecento pagine… dello stesso libro di prima perché sdraiandosi a letto, si è dimenticato di prendere un nuovo libro dallo scaffale e ora non ha più la forza di rialzarsi. Legge dunque, poi si stufa, fa le parole crociate, sonnecchia, guarda la televisione, poi legge ancora, ma non ce la fa più ad andare avanti con lo stesso libro di prima e decide di alzarsi. Con un gran mal di testa si avvicina allo scaffale e legge i titoli: tutti quei Libri danno inquietudine, scegliere è un Processo difficile, si sente un Miserabile con molti dolori alle giovani Vertebre a causa dell’ultima Notte in bianco, però, con Orgoglio e giudizio, sceglie di Malavoglia un testo. Lo legge fino a ora di cena. Una minestrina riscaldata gli tiene un’allegra compagnia. Dopo cena si guarda una puntata della sua serie preferita. Ne guarda un’altra, poi un’alta e un’altra ancora. Al dodicesimo episodio stramazza al suolo esausto e si addormenta. Il giorno dopo si sente un po’ meglio, pensa che la malattia sia passata, e allora esce, va al lavoro, ma a metà giornata sta peggio di prima: è la ricaduta, domani sarà un’altra giornata lunga, lunghissima.

Acheso: dea della guarigione delle ferite e della cura delle malattie.

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