Quant’è bella! Impeccabile nell’aspetto e nella
cura; perfetta in ogni linea del volto, in ogni ciocca di capelli, in ogni
curva del corpo. In piedi davanti allo specchio del bagno, questa strabiliante donna
si ammira in tutto il suo splendore. Quante conquiste avrà fatto in discoteca e
quante invidie avrà richiamato tra le altre donne? Poco importa ora, però, che è
a casa sua al sicuro da occhi indiscreti: ora è il momento di prepararsi per la
notte. Comincia a togliere strati di fard, cipria, fondotinta e primer (in
ordine inverso di applicazione): la giovane donna ha già dimezzato il suo peso
iniziale. Poi passa alla rimozione della matita attorno agli occhi e con gli
scarti una ditta di pastelli ci campa per mesi. Ora tocca al mascara (o rimmel):
ce n’è talmente tanto che De Gregori avrebbe potuto scriverci un album intero e
non solo una canzone. Poi il rossetto, raccolto in un cappuccetto di lana (“Che
bocca grande che hai”, “È per truccarmi meglio!”). In seguito è il turno della
rimozione delle lenti a contatto blu, la coda, le ciglia e le unghie finte: un
festival di fibre sintetiche e acrilico. Poi si slaccia Il reggiseno e con
l’imbottitura ne ricava un omino Michelin. Infine slega Il bustino dell’addome provocando
un effetto rovinoso come fece Sansone nel palazzo dei Filistei. Intanto lo
scavo archeologico prosegue e continuando a togliere materiale dalla faccia, la
donna ritrova, nell’ordine di apparizione, una falda acquifera, un giacimento
di petrolio e cocci d’anfore dell’antica Roma. Scavando più a fondo trova
sedimenti minerali, rocce vulcaniche e il letto di un fiume preistorico ormai
prosciugato (il momento di andare a letto è invece ancora lontano per lei). Tra
i siti n450 e b00cc4 c’è l’importante ritrovamento di alcuni rudimentali
utensili risalenti all’homo habilis, dei frammenti di zanne di mammut del
Pleistocene e persino dei fossili di trilobiti del Cambriano. Infine, veramente
infine, rimosso l’ultimo strato di magma, c’è… che c’è? La faccia? No, c’è solo
una foto bidimensionale… o meglio, è la pagina di copertina di una rivista di “bruttezza”
raffigurante una modella dal volto triste, ormai costretta a esasperare i
canoni di bellezza per non perdere la faccia nella società moderna.
Afrodite: la
dea dell'amore, della bellezza, della generazione e della fertilità.
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