mercoledì 28 giugno 2017

SOUP OPERA – Un minestrone di emozioni: episodio 10

NELLE PRECEDENTI PUNTATE. Mario Maccheroni della Sanit bacia per vendetta Franz Schneider della Sanide dopo aver saputo del rapporto sessuale che lui ha avuto con sua sorella, Maria Maccheroni. Thilde Krauten, moglie di Franz, vede il bacio e decide di attuare un’altra vendetta proponendo ad Andrea, primogenito di Giuseppe Maccheroni, di passare alla Sanide. Riaccompagnato a casa da Thilde, Andrea non trova suo padre ad attenderlo perché Giuseppe… [Ha vinto la scelta C]

Giuseppe Maccheroni esce dalla sede della Sanit, la sua ditta di sanitari, in Kungsgatan 2 a Stoccolma quando ormai è sera tardi. La giornata lavorativa è stata poco produttiva e frustrante: non è riuscito a farsi venire nessuna buona idea per un nuovo progetto che possa contrastare la ditta rivale Sanide della famiglia Krauten. Mentre cammina verso casa, che dista qualche centinaio di metri dal lavoro, passa vicino allo Spy bar. «Un bicchiere ci starebbe bene!» Pensa soffermandosi davanti alla vetrata. Rimane fermo per qualche secondo ponderando la scelta, ma va oltre perché è tardi e deve tornare a casa. Dopo qualche passo, però, ci ripensa e torna indietro. È un bel bar, di classe, come tutti quelli del quartiere a Stureplan d’altronde, e la gente sembra divertirsi. «Ma sì! Che vuoi che sia ritardare di qualche minuto per farsi un bicchierino al bar?» Pensa ancora Giuseppe, poi aggiunge qualcosa, detto sottovoce tra sé e sé, mentre entra nel bar.
«Mi berrò solo un whisky e poi me ne vado.»

Un’ora dopo, al quinto whisky, Giuseppe comincia a essere molto instabile sullo sgabello del bancone, dove è stato seduto per tutto il tempo, immerso nei propri pensieri: strategie di mercato e progetti futuri per la Sanit e concorrenza spietata con la Sanide.
«Bevo l’ultimo e poi vado.» Dice al barista ordinando un altro whisky.

Dopo aver bevuto altri cinque bicchieri e aver raccontato la storia della sua vita e della sua azienda a un paio di ragazzotti troppo ubriachi e troppo disinteressanti per seguire il suo racconto, Giuseppe comincia a vederci male. Il bancone traballa, le luci del locale gli danno fastidio, tutto pare girargli attorno e gli sembra di avere due bicchieri in mano. Si stropiccia gli occhi e sposta lo sguardo verso l’altro lato del bancone, dove siede un signore anziano dall’aria conosciuta. Sembra la versione invecchiata di qualcuno a lui noto, di già visto. Nonostante l’ebbrezza Giuseppe riesce a concentrare l’attenzione sul suo volto, ma non riesce a identificarlo e resta con quella sensazione di “punta della lingua”. Mentre Giuseppe lo sta fissando, il vecchietto dalla barba lunga si alza e se ne va. Giuseppe resta con l’immagine di quel volto impressa nella mente e cerca di scorrere nella memoria tutti i volti di persone che ha conosciuto come se fosse un computer dell’FBI alla ricerca della corrispondenza perfetta nella sua banca dati. Chi è quel signore anziano? Un vecchio amico? Un amico vecchio? Una persona famosa vista in televisione? Un vicino visto per strada? Un cliente? Un fornitore? L’alcool non aiuta la memoria di Giuseppe che ben presto rinuncia alla ricerca. Giuseppe viene anche distratto da un altro evento: in un angolo del bar ci sono due uomini che si baciano. Giuseppe ne è istintivamente schifato. «Che scandalo!» Questo sembra dire la sua espressione facciale. «Non possono andarsene a casa loro? Non si vergognano?». Guardandoli bene, anche uno dei due sembra una persona conosciuta. Ormai è un’ossessione per Giuseppe. Uno dei due sembra addirittura suo fratello Mario. «Impossibile!» Il whisky gli sta facendo davvero dei brutti scherzi. «Non può essere: Mario è sposato ed è un membro dei Maccheroni, quindi non potrebbe mai essere così depravato. Ho bevuto troppo, è meglio andarsene.» Giuseppe paga al barman e quando si gira nuovamente verso l’angolo incriminato, i due uomini non ci sono più. «Bah, forse me lo sono immaginato!». Giuseppe si trascina verso l’uscita e poi verso casa. Ci mette un bel po’ a inserire le chiavi di casa nella serratura facendo molto rumore e svegliando sua moglie Teresa e suo figlio Andrea. Dopo cinque minuti di tentativi da parte di Giuseppe, Teresa decide di aprire la porta e affronta subito suo marito.
«Ti sembra l’ora di tornare?»
L’ultima cosa di cui Giuseppe avrebbe voglia in quel momento è una discussione.
«Oggi ho lavorato fino a notte fonda. Non sono nello spirito adatto per discutere…»
Teresa lo annusa e capisce subito che Giuseppe mente. «Certo, so io di quale spirito sei adatto tu… quello da bar. Ma questa sera non te la caverai tanto facilmente. Questo pomeriggio ti ho scritto un messaggio e ti ho chiamato più volte per ricordarti di andare a prendere tuo figlio in ospedale, perché non ci sei andato?
Giuseppe si accorge solo ora della dimenticanza, ma ostenta sicurezza.
«Beh, però è arrivato a casa sano e salvo! Eccolo qua il nostro eroe.»
Giuseppe prova a dare una pacca sulle spalle a suo figlio Andrea, ma lui si ritrae. Giuseppe la prende male.
«Hey, che ti prende? È così che si tratta il tuo vecchio? Va bene, mi sono dimenticato di venirti a prendere, ma non è certo per colpa mia se quel maledetto cellulare decide di non suonare quando dovrebbe.»
Andrea è innervosito dall’atteggiamento del padre e torna a letto.
«Dove vai? Finiamo il discorso...»
Andrea non replica, ma interviene Teresa.
«Non alzare la voce che svegli anche gli altri!» Andrea intanto se n’è andato in camera sua, ma è comunque abbastanza vicino per riuscire a sentire quello che dice Giuseppe.
«…scappa sempre: il solito vigliacco.»
«Non ti permettere di parlare così di tuo figlio, sai!»
«Non rompere… Andrea non affronta mai niente.» Ora Giuseppe straparla in preda all’alcool. «Non ha finito gli studi, non ha una ragazza, non ha un hobby… e poi non s’interessa abbastanza della ditta. Per esempio, a essere onesti, in questi ultimi giorni non ha fatto un granché!»
«Forse perché era in coma…»
«Ecco, vedi. Un’altra delle sue solite scuse… assurdo!» Teresa è allibita, ma Giuseppe continua. «Andrea deve cominciare a tirar fuori le palle… ah, se ci fosse ancora mio padre Mario. Lui sì che saprebbe come raddrizzare il ragazzo!»
Andrea ha ascoltato tutto ed è fortemente amareggiato. Ripensa alla proposta di Thilde Krauten e ha preso una decisione.

A. Andrea passa alla Sanide dei Krauten con lo pseudonimo di Andreas Falukorv, non si fa più vedere in pubblico e alla sua famiglia mente dicendo che va all’estero per completare gli studi.

B. Andrea vorrebbe andarsene ma non vuole affrontare il conseguente conflitto e resta alla Sanit ma cerca di sabotarla dall’interno per vendetta verso il padre.

C. Andrea manda tutti a quel paese, si trasferisce a Parigi e diventa pittore a tutti gli effetti vivendo da moderno bohémien on the road.


Avete una settimana di tempo per votare una delle tre alternative con un commento alla fine di questo episodio sul blog, su Facebook, oppure scrivendomi su Twitter (@robriva82). Vi basterà scrivere “A”, “B” o “C” per votare.

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