Vi state chiedendo se questo pezzo riguarda il
lavoro? Ma quale lavoro… o meglio, questo è anche più duro di un lavoro:
prendersi cura di un bambino di 8 mesi. Sono solo a casa in paternità e la mia
giornata parte in realtà dalla notte, passata in bianco “sporco”. Scrivo bianco
sporco perché almeno un paio d’ore le ho dormite grazie all’aiuto di mia moglie
che il giorno dopo doveva andare al lavoro. Al “risveglio” iniziamo subito con
una cacca da elefante che esce dal pannolino e sporca tutta la schiena del
marmocchio. Sul fasciatoio il pupo non vuole star fermo e così abbiamo
l’effetto Nutella spalmata su una fetta di plastica. Dopo aver faticosamente
pulito tutto, parte il concerto gratuito della giornata: “il pianto magico” di
Mio Figlio, dirige l’orchestra il maestro Beppe Vessicchio. Gioco con lui e
piange. Lo lascio giocare solo e piange. Lo prendo in braccio e piange. Gli
mostro le gatte e piange. Lo cambio e piange. Gli do uno spuntino e… smette per
un minuto e poi piange di nuovo. Mi dà una sosta solo quando usciamo a prendere
un po’ d’aria, ma siamo in Svezia in febbraio e fa -9 gradi! Torniamo quindi a
casa e… indovinate un po’? Piange! Bravi! Come avete fatto a indovinare? La
giornata scorre lentamente tra una lacrima e l’altra dopo che ho provato di
tutto. I santi Babblarna soccorrono in mio aiuto un paio di volte, ma non posso
abusarne altrimenti mio figlio sarebbe internato in un reparto di
tossicodipendenza. Quando torna mia moglie a casa penso sia finita e le chiedo
disperato quando finirà questa fase del “The Wonder Weeks” (che purtroppo non è
una serie TV di HBO) e in risposta le sento perché non ho intrattenuto il
piccolo. Non ho intrattenuto il piccolo? Io l’ho anche fatto, ma ho ricevuto
mattoncini Duplo in testa come critica costruttiva! Dopo cena, comunque, lo
mettiamo a letto e la quiete arriva. Alla fine mi consolo perché questa non è
una giornata tipica. Di solito è più calmo. Domani “dovrebbe” essere un giorno
più tranquillo, basta solo che il ragazzo riesca a dormire almeno ques…
scusate, devo andare. Si è svegliato!
E voi direte: e chi se ne frega della tua giornata
campale? Beh, non prendetevela con me, non è colpa mia… io vi avevo avvisati:
rileggete il titolo della rubrica, per piacere!
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