mercoledì 9 novembre 2022

RACCONTI – La bisca

La stanza è avvolta in una nuvola di fumo. Il lampadario a sospensione illumina solo il tavolo da gioco e il resto è in penombra. La luce scende dal soffitto come una vedova nera che tesse la sua tela. Di veleno se ne vedrà molto stasera. Tutti ne sono certi.
Le carte sono state mescolate a dovere. Nessuno ha imbrogliato. Le bevande forti sono state servite su bicchieri tumbler colmi di cubetti di ghiaccio. I dadi e le monete tintinnanti sono sparse ai lati. Tutto è disposto come da copione sulla tovaglia verde perfettamente tesa. Il tavolo da gioco è dunque pronto.
Mancano solo loro: i giocatori!
 
Il primo a entrare è il campione in carica e il protagonista assoluto di queste serate. Lui è il Boss. Lui è l’esperto. Ha fatto di questo gioco non solo una passione, ma quasi una professione e uno stile di vita. Entra spavaldo e deciso nella sala. È concentrato sul suo obiettivo. Non si lascia distrarre dal fumo e si siede al tavolo. Appoggia i gomiti sul tavolo e allunga la mano verso il suo bicchiere. In questo modo mostra il tatuaggio a forma di teschio che ha sull’avambraccio destro. Lui è un duro. Non osate dirgli che quello che ha sul braccio è un trasferello e che quello che sta bevendo non è whiskey ma coca-cola allungata con l’acqua. Rischiereste la vita.
 
Nel momento in cui appoggia il tumbler sul tavolo entra il suo primo sfidante. Lui è il Vecchio. I suoi occhi non si sono ancora abituati alla poca luce della stanza e sbatte il piede sullo stipite della porta. Fa finta che non si sia fatto niente per non dare un vantaggio psicologico al suo avversario. Tossisce per il fumo che abbonda nella stanza ma dice che sono i postumi di un brutto raffreddore di qualche settimana fa. Si avvicina al tavolo da gioco e si siede massaggiandosi la schiena per i dolori. Dà la colpa al tavolo da gioco troppo basso ma in realtà è l’età che avanza. Lo sa lui. Lo sa il Boss. Lo sanno tutti. Può sembrare un po’ rincoglionito ma appena ti distrai ti frega. È la sua tecnica.
 
Poi entra lei. Quella che tutti vogliono. Quella che tutti bramano. Lei è la Gnocca. Ancheggia appena scosta le tendine che la separano dal salone da gioco. Fa l’occhiolino a destra e sinistra. Sorride a ipotetici fotografi. Alla fine manda un bacio volante al Vecchio e dà una carezza sulla testa al Boss. Poi si siede… sul posto sbagliato. Gli altri la fissano e le fanno capire l’errore. Si rialza e va al posto giusto. Beve un sorso, ma dal bicchiere del Vecchio lasciando le impronte del rossetto sul bordo. Chiede scusa e ridacchia spensierata. È confusa? È solo una tecnica micidiale? Nessuno l’ha mai capito. Nemmeno lei. Lei guarda i suoi avversari e si sporge in avanti per scrutare le sue carte. Lei fa sempre così: ti distrai a guardarle le tette e a fine partita di lascia in mutande.
 
Infine arriva anche il più piccolo. Entra quasi di corsa alla ricerca di qualcosa… o per meglio dire di qualcuno. Appena vede la Gnocca infatti le passa vicino e la bacia sul collo lasciandole un filo di bava che gli è uscita dalla lingua a penzoloni. Solo dopo aver soddisfatto questo suo vizietto si accorge dello sguardo allibito degli altri. Così si ricompone, aggrotta le sopracciglia e raccoglie la sfida… che nessuno gli ha lanciato. Ti gela con i suoi occhi azzurri ghiaccio. Ha la pelle morbida e liscia ma spessa come una corazza. Lui è Baby-face. È competitivo al massimo: se provi a buttare giù le carte giuste per vincere, ti minaccia di piangere fino alla mattina successiva, poi si asciuga il moccolo sulla tua camicia e ti batte senza pietà. Se alla fine vince ti sfotte per una settimana.
 
Ora sono tutti pronti. Uno contro uno, uno contro tutti, tutti contro tutti.
Con il proprio mazzo in mano gli sfidanti si guardano di sbieco e trasudano agonismo misto a un filo di paura reciproca da tutti i pori. Si guardano attorno sospettosi e non si fidano di nessuno. Nemmeno della propria mamma. I preamboli sono ormai agli sgoccioli. È ora di iniziare a fare sul serio. Adesso i quattro giocatori sono uno di fronte all’altro e hanno le carte in mano. Qualcuno giubila, altri imprecano. Sono solo strategie di distrazione? Bluff? Solo la fine della partita ce lo dirà. Ognuno di loro posiziona alcune delle proprie carte dal dorso colorato sul campo da gioco, le altre si tengono in mano. Si lancia una moneta per determinare a chi spetta il primo turno e poi tutto può finalmente avere inizio.
La tensione taglia l’aria come una paletta scava nella sabbia fresca ma c’è poco da attendere. Si entra subito nel vivo con attacchi spietati, difese serrate, combinazioni di carte imprevedibili, colpi da maestro e attente pianificazioni. Chi sopravviverà fino all’ultimo? Chi avrà abbastanza energia da lottare ancora? Chi porterà a casa l’ultimo premio?
Solo i giocatori che sono disposti a sputare sangue per la propria squadra saranno in grado di dare risposte a queste domande. In fondo è proprio questo il bello di questo gioco. Questa è la grandezza di una partita di carte poke… poker? No, di una partita di carte Pokemon.

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