Sì! Le ho viste!
Ebbene sì. Le ho già viste. Sono al supermercato.
Mi hanno messo subito il buonumore. Io le adoro. Sono le gatte di Lucia. Buonissime. Ogni anno ne mangio a più non posso consapevole di avere un tempo limitato prima che non se ne trovino più in giro. Le mangio a colazione, pranzo, cena, merenda e anche come spuntino di mezzanotte. Sono insaziabile. Le gatte di Lucia mi fanno impazzire. Sono deliziose da sole, magari accompagnate da un caffè o un succo di frutta, ma anche imbevute nel latte se si sono un po’ seccate. Le preferisco semplici senza tante altre aggiunte, ma non mi tiro indietro se le gatte sono farcite di pasta alle mandorle o adornate di uvette.
No, non sono un sadico vicentino che si gusta felini in diverse salse. Quello che vi descrivo sono le Lussekatter, traducibile come le gatte di Lucia appunto, un tradizionale dolce svedese del periodo natalizio.
Vi ho già detto che le amo? Sì, vero… ma mi ripeto. Mi piacciono da morire quei panetti gialli, soffici e dolci al gusto di zafferano. Se fatti (bene) in casa sono un orgasmo per il palato quando la pasta ti si scioglie in bocca al contatto con la lingua. Con la loro tipica forma di numero otto o del segno dell’infinito sono una dipendenza dalla quale non si vede una fine. L’aroma di questo pasticcino caldo appena sfornato s’insinua come un serpentello nelle narici e mi costringe a ingurgitare quantità illimitate di questo dolcetto ben oltre il livello di sazietà. Le Lussekatter sono un peccato di gola, una tentazione diabolica che non mi lascia mai scampo (alcuni infatti ritengono il nome abbia origine da Lucifero).
Di solito le Lussekatter si consumano prevalentemente attorno al giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre, e anche se le amo alla follia (non ricordo di averlo scritto quindi lo ripeto per sicurezza) siamo pur sempre a fine ottobre. Mi sembra un po’ troppo presto per abbandonarmi tra le braccia di quell’impasto morbido e invitante e a quella superficie dorata e luccicante… mmm! Devo trattenermi. A fatica, ma devo farlo. Le gatte di Lucia dovranno aspettare. Ora compro solo il latte che mancava per la colazione di domani e poi torno dritto a casa per cena.
BLIP
— Signore, vuole una busta per portarsi via il chilo di Lussekatter che ha appena comprato?
— No, non serve. Le mangio subito. Dove devo pagare?
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Ecco il link all’articolo su Il lavoratore:
https://italienaren.org/delizie-gialle-roberto-riva/
Ebbene sì. Le ho già viste. Sono al supermercato.
Mi hanno messo subito il buonumore. Io le adoro. Sono le gatte di Lucia. Buonissime. Ogni anno ne mangio a più non posso consapevole di avere un tempo limitato prima che non se ne trovino più in giro. Le mangio a colazione, pranzo, cena, merenda e anche come spuntino di mezzanotte. Sono insaziabile. Le gatte di Lucia mi fanno impazzire. Sono deliziose da sole, magari accompagnate da un caffè o un succo di frutta, ma anche imbevute nel latte se si sono un po’ seccate. Le preferisco semplici senza tante altre aggiunte, ma non mi tiro indietro se le gatte sono farcite di pasta alle mandorle o adornate di uvette.
No, non sono un sadico vicentino che si gusta felini in diverse salse. Quello che vi descrivo sono le Lussekatter, traducibile come le gatte di Lucia appunto, un tradizionale dolce svedese del periodo natalizio.
Vi ho già detto che le amo? Sì, vero… ma mi ripeto. Mi piacciono da morire quei panetti gialli, soffici e dolci al gusto di zafferano. Se fatti (bene) in casa sono un orgasmo per il palato quando la pasta ti si scioglie in bocca al contatto con la lingua. Con la loro tipica forma di numero otto o del segno dell’infinito sono una dipendenza dalla quale non si vede una fine. L’aroma di questo pasticcino caldo appena sfornato s’insinua come un serpentello nelle narici e mi costringe a ingurgitare quantità illimitate di questo dolcetto ben oltre il livello di sazietà. Le Lussekatter sono un peccato di gola, una tentazione diabolica che non mi lascia mai scampo (alcuni infatti ritengono il nome abbia origine da Lucifero).
Di solito le Lussekatter si consumano prevalentemente attorno al giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre, e anche se le amo alla follia (non ricordo di averlo scritto quindi lo ripeto per sicurezza) siamo pur sempre a fine ottobre. Mi sembra un po’ troppo presto per abbandonarmi tra le braccia di quell’impasto morbido e invitante e a quella superficie dorata e luccicante… mmm! Devo trattenermi. A fatica, ma devo farlo. Le gatte di Lucia dovranno aspettare. Ora compro solo il latte che mancava per la colazione di domani e poi torno dritto a casa per cena.
— Signore, vuole una busta per portarsi via il chilo di Lussekatter che ha appena comprato?
— No, non serve. Le mangio subito. Dove devo pagare?
Ecco il link all’articolo su Il lavoratore:
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