Svezia. Stoccolma. Anno Domini 2013. Ore
16.29.
Il giovane ricercatore Roberto Riva dal laboratorio di psicologia sperimentale della professoressa Svensson nel prestigioso Karolinska Institutet fa una scoperta rivoluzionaria. Una scoperta che sconvolgerà la vita dell’uomo. Di un uomo, a essere precisi. Lui stesso.
In breve tempo il giovane ricercatore darà un nome a questa scoperta sensazionale: la spunticena. Non è uno spuntino. Non è una vera e propria cena. È più uno spuntino travestito da cena. Un lontano, lontanissimo, parente dell’apericena. Lo stesso grado di parentela e somiglianza che c’è tra il giovane ricercatore e Brad Pitt degli anni d’oro.
La spunticena è una pratica nordica che consiste in un invito a una cena di lavoro alle ore 16.30. È semplice quanto sconvolgente e si può descrivere in questo modo. Si prenota facilmente un ristorante aperto (quelli aperti ancora per pranzo non contano). Si finisce tutti di lavorare alle ore 16.00, anche 15.30 se necessario. Ci si trasferisce allegramente verso il ristorante. Si mangia, si beve, si chiacchiera di lavoro o di altro. Non necessariamente in questo ordine preciso e non contemporaneamente. Si beve di nuovo se l’alcol è pagato dal datore di lavoro. Si beve ancora a prescindere da chi lo paga. La pancia è piena, il cervello è sazio. Tutto bello. Poi si torna a casa… alle 18.00, massimo 18.30!
A casa, da spettatori, si fa compagnia al resto della famiglia che si ostina ad andare avanti con pratiche obsolete e prettamente sudeuropee come una cena a orario normale. Si sta con la famiglia o ci si fa i fatti propri per il resto della serata. Si beve un po’ d’acqua per reidratarsi dopo tutto l’alcol bevuto e si va a dormire non prima di essere passati dal gabinetto almeno un paio di volte. Ci si alza dopo cinque minuti per fare di nuovo la pipì e per il famoso spuntino di mezzanotte meno due ore. Una sorta di approvvigionamento in preda a una fame spudorata che si basa sull’ingurgitare qualsiasi cibaria si riesca a trovare nella dispensa di casa, peggio di una ricetta svuotafrigo di Giallo Zafferano. Questo è dunque il prezzo da pagare per aver scoperto la spumeggiante spunticena svedese.
E voi direte: e chi se ne frega della
spunticena svedese? Beh, non prendetevela con me, non è colpa mia… io vi avevo
avvisati: rileggete il titolo della rubrica, per piacere!
Il giovane ricercatore Roberto Riva dal laboratorio di psicologia sperimentale della professoressa Svensson nel prestigioso Karolinska Institutet fa una scoperta rivoluzionaria. Una scoperta che sconvolgerà la vita dell’uomo. Di un uomo, a essere precisi. Lui stesso.
In breve tempo il giovane ricercatore darà un nome a questa scoperta sensazionale: la spunticena. Non è uno spuntino. Non è una vera e propria cena. È più uno spuntino travestito da cena. Un lontano, lontanissimo, parente dell’apericena. Lo stesso grado di parentela e somiglianza che c’è tra il giovane ricercatore e Brad Pitt degli anni d’oro.
La spunticena è una pratica nordica che consiste in un invito a una cena di lavoro alle ore 16.30. È semplice quanto sconvolgente e si può descrivere in questo modo. Si prenota facilmente un ristorante aperto (quelli aperti ancora per pranzo non contano). Si finisce tutti di lavorare alle ore 16.00, anche 15.30 se necessario. Ci si trasferisce allegramente verso il ristorante. Si mangia, si beve, si chiacchiera di lavoro o di altro. Non necessariamente in questo ordine preciso e non contemporaneamente. Si beve di nuovo se l’alcol è pagato dal datore di lavoro. Si beve ancora a prescindere da chi lo paga. La pancia è piena, il cervello è sazio. Tutto bello. Poi si torna a casa… alle 18.00, massimo 18.30!
A casa, da spettatori, si fa compagnia al resto della famiglia che si ostina ad andare avanti con pratiche obsolete e prettamente sudeuropee come una cena a orario normale. Si sta con la famiglia o ci si fa i fatti propri per il resto della serata. Si beve un po’ d’acqua per reidratarsi dopo tutto l’alcol bevuto e si va a dormire non prima di essere passati dal gabinetto almeno un paio di volte. Ci si alza dopo cinque minuti per fare di nuovo la pipì e per il famoso spuntino di mezzanotte meno due ore. Una sorta di approvvigionamento in preda a una fame spudorata che si basa sull’ingurgitare qualsiasi cibaria si riesca a trovare nella dispensa di casa, peggio di una ricetta svuotafrigo di Giallo Zafferano. Questo è dunque il prezzo da pagare per aver scoperto la spumeggiante spunticena svedese.
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