mercoledì 17 novembre 2021

RACCONTI – Il puzzle

Riverso il contenuto della scatola sul tavolo.
Ovviamente la maggioranza dei pezzi è girata al contrario. Mai che me ne vada bene una. Non importa, non mi perdo d’animo e giro pazientemente tutti i pezzi dal lato giusto.
Vediamo un po’… hm, questo è difficile. Per fare un buon puzzle si dovrebbe partire sempre dai bordi, ma il problema di questo disegno è che tutti i pezzi vorrebbero stare in mezzo. Come posso fare?
Intanto trovo subito un paio di pezzi che stanno bene vicini. Sono il lavoro e gli hobby. Ah, no. Mi sbagliavo. Non si attaccano. Dovrò trovare un altro posto per i passatempi. Però il lavoro sta sicuramente in centro. Questo è certo. Ma quanto è grande questo pezzo? Copre tutto. Va beh. Andiamo avanti e vicino al lavoro c’è il pezzo famiglia. Eh già: lavoro e famiglia devono stare in mezzo. E la salute dove la mettiamo? Anche quella in centro ovviamente.
Sposto questo pezzo qua. Metto quell’altro là. Ma perché il pezzo bambino non sta fermo un secondo? Ma… sono due pezzi bambino! Eh già. Ricordo ancora quanta fatica ho fatto a incastrare nel puzzle il primo. Poi ne è arrivato un altro e pensavo di impazzire, ma alla fine ce l’ho fatta. Pensavo di essere a posto, di averli piazzati, invece non stanno mai fermi, cambiano forma e posizione in continuazione e devo sempre trovare un nuovo modo di sistemarli. Difficilissimo. Soprattutto perché si portano sempre via il pezzo sonno. Lo nascondono sotto il loro cuscino e di notte devo andare a cercarlo. Che bei colori vivaci però. Che spensieratezza. Passerei ore a guardarli, ma c’è il resto da finire. Ecco fatto, ora ho sistemato i pezzi bambino vicino ai pezzi giocattoli e ai pezzi libri. Dovrebbero starsene lì per un paio d’ore.
Andiamo avanti. Cosa abbiamo qua? Il pezzo vita di coppia. Bello questo! Uno dei miei preferiti. Era coperto dal pezzo impegni. Ora lo prendo, ma… c’è un altro pezzo attaccato. Se voglio la vita di coppia mi devo prendere anche il pezzo baby sitter? Sì. Ed è pure un pezzo costoso. Quanto vorrei che ci fosse il pezzo nonni invece, ma il pezzo vita all’estero, quello che sta sempre vicino al pezzo senso di colpa e al pezzo senso di inadeguatezza per la lingua e la cultura straniera, li tiene spesso separati. La cosa peggiore è che ho messo io il pezzo vita all’estero nella scatola.
Nel puzzle non è l’unico pezzo lontano dagli altri. Guarda questo, per esempio, con tante bandiere, ricordi ed emozioni: il pezzo degli amici rimasti in Italia e di quelli sparsi per il mondo. Per questo sento sempre che dovrei trovarci un po’ di spazio ma a volte purtroppo non ce n’è. Magari ora lo metto un po’ in centro, tra il pezzo telefonata ai genitori e il pezzo viaggio in Italia, poi vediamo se lo devo spostare di nuovo.
Oh, qui c’è un pezzo tutto sudato, appiccicaticcio, mi scivola via dalle mani. Guarda che forma strana che ha: tutto storto, piegato in due, con la pancia. Poraccio, è proprio fuori forma. Dev’essere il pezzo esercizio fisico. Ogni tanto lo dimentico anche se dovrebbe andare in centro. Lì vicino al pezzo salute che ha un buco. Come un buco? Ah sì, mi manca il pezzo visita col dentista. L’ho perso sotto il divano sei mesi fa. Prima o poi lo ritrovo.
Ho bisogno di un pezzo pausa. Guardo in tasca e per fortuna trovo due pezzi jolly che piazzo subito vicino al pezzo salute mentale: il pezzo pizza e il pezzo torta! Per quelli troverò sempre un po’ di spazio.
Con la pancia piena è più facile lavorare. Ora però sono già le dieci di sera. E dove metto allora il pezzo leggere, il pezzo scrivere e il pezzo teatro? Il pezzo leggere lo metto vicino al pezzo viaggio al lavoro in metro. Il pezzo scrivere lo devo incastrare da qualche parte. Che sia un racconto, un capitolo del nuovo romanzo o un imbarazzante lavoro di autopromozione (cercando di sembrare meno patetico di quello che sono) ma un pezzo scrivere lo devo mettere sulla tavola. Devo. Altrimenti vado via di testa. Ah, mi manca il pezzo teatro. Per quello purtroppo ora non c’è spazio. Beh magari un angolino solo ci sta. Non è molto, ma mi dovrò accontentare per ora.
Bene. Ora ho finito. Ho messo tutti i pezzi al loro posto. Il puzzle è al completo. Che bel disegno. Quanti colori, ritratti, luoghi, sensazioni. Proprio bello. Mi è costato fatica e abilità da equilibrista per sistemarlo, ma ora è come lo volevo... più o meno.
Vado subito a mostrarlo con orgoglio a mia moglie e ai miei figli. Hm, e che cos’è questo pezzo per terra? Oh no, è il pezzo trasloco! Ora dovrò rifare tutto il puzzle della mia vita per farcelo stare.

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