Publio Ovidio Nasone, noto
semplicemente come Ovidio (vissuto a cavallo dell’anno zero), è stato un grande
poeta romano, tra i principali esponenti della letteratura latina e della
poesia elegiaca. Oltre a essere autore di molte opere (tra le quali gli Amores,
le Metamorfosi e Tristia) è stato un fenomenale premonitore. Questo non sono
molti a saperlo e io oggi vorrei farvi un esempio di come Ovidio abbia già
previsto e commentato nei suoi poemi questa pandemia da Covid-19 più di 2000
anni fa.
- “Finché sarai fortunato, conterai molti amici:
se ci saranno nubi, sarai solo.”
Sul contagio per
vie aree con nubi cariche di SARS-CoV-2 che precede l’isolamento sociale
- “Le gioie sono l'inizio del nostro dolore.”
Quando qualcuno a
gennaio gongolava “Solo ai cinesi poteva capitare!”
- “Aspiriamo sempre a ciò che è proibito e
desideriamo le cose che sono negate.”
Sulla costante tentazione
d’infrangere le restrizioni governative
- “Odierò, se mi sarà possibile, altrimenti amerò
mio malgrado.”
Sull’insensato accanimento
dei beceri verso chi ha la possibilità di uscire di casa (anche per futili
motivi, come ad esempio portare a spasso il cane o andare a fare l’infermiere)
- “La virtù sta nel mezzo.”
Sul metro e
mezzo di distanza da mantenere tra le persone
- “Nulla è più utile di quegli studi che non hanno
nessuna utilità.”
Quando al bar si
discuteva degli epidemiologi, prima che scoppiasse la pandemia
- “L'ora passata non può tornare.”
Mantra per
alleviare la quarantena
- “Mentre parlo l'ora fugge.”
Sul motivo di
tante chiacchiere senza senso sulla pandemia per far passare il tempo durante
la quarantena
- “Non sono né le ricchezze, né la fama degli avi
a rendere grandi, ma l'onestà e le capacità intellettuali.”
Sul fallimento
annunciato della fase due in Italia
- “Amore e tosse non si possono nascondere.”
Sul tentativo
fallito di far convivere congiunti e contagio
- “Una causa non buona diventa peggiore quando si
vuole difenderla.”
Sull’ostinatezza
di certe affermazioni che sono come il pesce… dopo tre secondi puzzano
- “Se potessi sarei più assennato; ma mi trascina
contro la mia volontà una forza nuova, e il desiderio mi tira in una
direzione, la ragione nell’altra: vedo e approvo il meglio, ma seguo il
peggio.”
Sulla stesura di
questo pezzo che ho appena scritto
E voi direte: e chi se ne
frega del gioco delle previsioni di Ovidio? Beh, non prendetevela con me, non è
colpa mia… io vi avevo avvisati: rileggete il titolo della rubrica, per
piacere!