Oggi
vi propongo un estratto dal mio libro “I casi del commissario Grammatikus”, un
giallo comico diviso in sei racconti. Vi presento il secondo estratto dal primo
caso: “Nominativo”.
Su Amazon potete trovare il link per l’acquisto del mio libro “I casi del
commissario Grammatikus”, sia in formato e-book sia in formato cartaceo.
Sì,
lo so, questo pezzo potrebbe tranquillamente stare nella rubrica
“Kissenefrega”… prendetelo come una sottocategoria letteraria!
Nominativo – parte 2
La coppia si dirige subito in canonica.
Accolti dalla perpetua Perpetua riescono subito ad interrogare il prete.
— Siete qui per confessarvi, cari
fedeli?
— No, don Nando. Siamo qui per farla
confessare!
— Non capisco… di che cosa state
parlando?
— Ci potrebbe mostrare il suo rosario,
per cortesia?
— Certo, — il prete si alza e apre un
cofanetto che tiene vicino alla scrivania — lo tengo sempr…
— Che cosa c’è, don Nando? Forse non
trova più il suo rosario con le iniziali “D.N.”? — il prete annuisce — Forse
perché l’ha perso da qualche parte? Magari ieri sera?
— …non capisco, io… io…
— Sto parlando del caso del signor
Marcello de Vultris, che da ieri sera è in stato catatonico dopo tutte le
chiacchiere di paese piovutegli addosso a causa del suo nome di famiglia.
— Oh, poveretto! Era una pecorella
smarrita che andava riportata nell’ovile, ma non certo in questo modo brutale,
io non capisco che cosa io poss…
— Non faccia il santarellino. Sappiamo
che lei è sempre stato molto attivo contro gli atei. — Don Nando si ammutolisce
— Dia la descrizione del suo rosario alla mia assistente, lo confronteremo con
quello ritrovato sul luogo del delitto.
Il commissario Grammatikus si liscia i
baffi: se le descrizioni dovessero combaciare il caso sarebbe chiuso. Il
commissario non indovina un congiuntivo, ma azzecca tutti i casi.
Il cellulare del commissario, però,
squilla: è uno della squadra speciale. Grammatikus annuisce, si posa il sigaro
sulle labbra e poi riattacca.
— Veronika, lei fuma? — la ragazza
scuote la testa — Neanche io… la vittima? — Veronika consulta gli appunti e fa
cenno di no — E lei don Nando?
— Mai fumato in vita mia!
Grammatikus annusa la stanza e constata
che in effetti non c’è traccia di odore di fumo.
— Questo lo controlleremo… — poi si
avvicina all’orecchio di Veronika — credo che c’è un problema: spostando il de Vultris per portarlo alla perizia
psichiatrica gli hanno trovato addosso dei mozziconi di sigaretta. Forse non è
il prete l’uomo che stavamo cercando.
Il commissario e la sua assistente
ritornano in piazza. Veronika Sapientini parla con i colleghi mentre
Grammatikus passeggia per riflettere.
— Commissario, la squadra speciale ha raccolto
un sacco di notizie utili: Marcello de Vultris aveva in tasca delle briciole di
pane, un incarto di caramella, un foglietto con scritto “Astoria”, un bottone
attaccato con un filo diverso da quello della sua camicia, una ciocca di
capelli lunghi castani e ricci...
— Lui è moro, vero?
Veronika annuisce e conclude la lista.
— Inoltre aveva i capelli tagliati di
fresco… probabilmente dal tardo pomeriggio di ieri. Infine, alcuni testimoni
dicono di aver visto aggirarsi per la piazza verso le 22.03 di ieri sera le
seguenti persone: la casalinga Donatella Narolli, orario insolito per la donna…
il barista Donato Nato, lasciando il suo bar incustodito… e la parrucchiera
Devota Nunziata, in giro di notte con marito e bimbi a casa.
— Hm, interessante. Andiamo a sentirli.
Girano l’angolo e sono già dentro il
bar.
— Buongiorno commissario Grammatikus! —
la voce del barista li accoglie.
— Come fa a sapere il mio nome?
— Le chiacchiere girano veloci in un
bar di paese… — intanto si toglie il grembiule pieno di briciole e di macchie
rosse di vino — e immagino anche che siate qua per de Vultris? Ecco, ieri notte
ho lasciato il bar solo per qualche minuto per ritirare una consegna.
— A quell’ora?
— Ormai le consegne le fanno sempre in
ritardo… sa, le fanno in treno!
— Ah… ci potrebbe dire di quali merci e
di quale treno sta parlando?
— Devo ricontrollare tra i miei
registri… comunque non capisco perché dovrei essere sospettato.
— Non abbiamo detto che lei è
sospettato.
— E allora perché siete qua?
— Facciamo solo qualche domanda.
— Beh io non ho niente da nascondere e
sono disposto a collaborare.
I poliziotti salutano il barista mentre
escono dal locale. Con la coda dell’occhio Veronika nota che il barista manda
un bacio al volo a una donna riccia seduta al tavolo vicino alla porta.
Grammatikus riflette ad alta voce.
— Fin troppo preparato alle domande,
vero Veronika? — L’assistente concorda — Certo, la ciocca di capelli nel suo
caso — il commissario indica la pelata del barista — non c’entra molto.
Dopo il bar è il turno della casalinga,
che abita non lontano dalla piazza. La signora Narolli sta cucendo in cucina,
sul tavolo ci sono delle carte da briscola, una rosario di perle bianche, della
pasta fatta in casa adagiata con ordine, un fiasco di vino nostrano, una tazzina
di caffè appena bevuta e sul fuoco una pentola col sugo bollente. La casalinga
riccioluta invita gli ospiti a sedere e si accende una sigaretta.
— Vorremmo farle qualche domanda:
immagino lei ha sentito quello che è
successo in paese ieri sera?
— Sì, è una cosa terribile!
— Già. Lei cosa ci faceva in giro alle
22.03?
— Ieri sera? — La domanda non sembra
coglierla di sorpresa — Aspettavo mia figlia diciottenne che stava tornando in
ritardo dal suo primo appuntamento con il suo, diciamo, ragazzo.
— Sembra risentita. Chi è il, diciamo,
ragazzo?
— Non lo so, non l’ho ancora
conosciuto, ma dalla descrizione di mia figlia non ne ho una bella impressione.
— Capisco. Dov’è sua figlia ora?
— È a scuola, perché?
— Vorremmo fargli delle domande.
— Farle
delle domande, commissario, — Veronika bisbiglia all’orecchio di Grammatikus —
è una ragazza!
— La signora non è così giovane da
essere chiamata ragazza!
Dopo aver risposto bisbigliando alla
collega, Grammatikus continua a voce alta.
— Dovremo fare ulteriori domande anche
a lei. Non lasci il paese oggi. Almeno fino a quando le indagini non saranno
concluse.
— E dove vuole che vada? Io vivo qua.
Sapete dove trovarmi.
Mentre escono e si dirigono verso il
bar del paese, a Veronika scappa un commento.
— Sin troppo tranquilla, vero
commissario?
Il commissario riflette e non dice
niente. Il negozio della parrucchiera, l’ultima sospettata da tenere
sott’occhio, non dista molto da lì. La quarantenne che gestisce l’attività sta
spegnendo una sigaretta, ha visto la polizia ma finge di non averla notata,
s’infila velocemente nel negozio e gira il cartello con la scritta chiuso,
sperando che la polizia non voglia andare proprio da lei. Grammatikus e
Veronika si guardano sorpresi, sentendosi un po’ presi in giro. Ora che Veronika
ha visto la parrucchiera si è accorta che è la stessa donna riccioluta che
riceveva le moine dal barista una mezz’oretta fa. Il commissario fa un passo
deciso verso la porta e bussa sul vetro.
— Signora Nunziata, apra. L’abbiamo
vista entrare e chiudersi dentro! Apra.
Dopo un minuto la parrucchiera apre
timidamente la porta e si scusa.
— Non pensavo foste diretti qui e io
devo rifare l’inventario. Sa è una cosa che faccio ogni mese… l’inventario, non
il chiudere la porta in faccia alla polizia. Questa era la prima volta che lo
facevo… cioè, non che volessi sbattervi la porta in faccia e che ero in pausa…
no, dovevo fare l’inventario, come ho detto poco fa e quindi, per fare
l’inventario bisogna poter ess…
— Sappiamo che cosa vorrebbe dire fare l’inventario. Conosciamo
bene l’italiano. Noi, però, siamo qui proprio per lei. Iniziamo dalla vittima,
il signor de Vultris, lo conosceva o lo avev…
— No!
— Non ho ancora finito la domanda. Non
sia frettolosa. Allora, dicevo, lei dunque non conosceva la vittima?
— No!
— Quindi non gli ha tagliato i capelli
ieri?
— No… cioè sì… cioè no, non lo
conoscevo… ma sì gli ho tagliato io i capelli ieri… però questo non vuol dire
che lo conoscessi. Perché per quanto farsi tagliare i capelli possa essere
considerato un gesto intimo, non lo è così tanto da poter dire di conoscere una
persona… o no?
— Va bene… passiamo alla prossima
domanda: un vecchietto del bar sostiene di averla vista ieri sera aggirarsi per
la piaz…
— Quel vecchietto si sbaglia. Quel
vecchietto beve sempre troppo. Quel vecchietto dovrebbe passare più tempo
all’ospizio che a giocare a carte al bar con gli altri vecchietti!
— Come fa a sapere di che vecchietto
stiamo parlando?
La domanda la coglie impreparata.
— Beh… volete un caffè? Vuole da
accendere, commissario?
— No, niente caffè e no, io non fumo,
grazie. Risponda alla mia semplice domanda invece.
— Hm… perché… perché… eh… perché è
sempre lo stesso vecchietto che s’inventa sempre le solite buffonate.
— Quindi lei non era in giro in paese
alle 22.03 di ieri sera? Magari se chiediamo in giro, troviamo qualcun altro
che potesse confermare la versione
del vecchietto del bar…
— Hm… — la parrucchiera sembra cedere —
e va bene! Ieri sera ero in giro per “locali” per cercare ispirazioni e idee
per nuove capigliature tra i giovani del paese... considerato che l’unico, per
così dire, locale del paese è il bar, ero dunque là, ieri sera.
La parrucchiera è già alla terza
sigaretta dall’inizio della conversazione. Il commissario decide di lasciarla
così per il momento, anche se non è del tutto convinto. Poi lui e la Sapientini
tornano verso la piazza.
— Fin troppo nervosa, vero Commissario?
Il commissario non può far altro che
annuire.
— Il caso si fa più complicato di
quanto pensai!
— …magari pensassi!
— Vuole insinuare che non penso? Lei mi
offende, Veronika… e mi da pure del tu?
— No, commissario, mi ha frainteso —
l’assistente si scusa subito balbettando — intendevo dire “più complicato di
quanto pensassi” non “pensai”!
— Ah, certo, certo! Fatto sta che non
sappiamo ancora chi di loro quattro è
stato, perché non ho ancora escluso don Nando.
Appena il commissario finisce la frase,
si vede arrivare in lontananza Perpetua, la perpetua del prete paesano.
Veronika commenta ironicamente.
— Parli del diavolo e spuntano le
corna…
— Buongiorno commissario! Buongiorno
agente Sapientini! — i poliziotti contraccambiano il saluto — Ieri ho visto che
stavate cercando il rosario in perle bianche del don.
— L’ha trovato?
— No, ma credo di sapere dove sia: al
rosario di stamattina c’erano ben sette fedeli presenti, un successo vista la
crisi spirituale degli ultimi anni. Il don era talmente felice per tutta quella
gente da non accorgersi che io mi ero presa la libertà di prestare il suo
rosario a qualcuno in chiesa che lo aveva dimenticato.
— A chi?
— Purtroppo non lo ricordo, c’era
troppa confusione e poca luce. Mi spiace non poter aiutare di più.
Il commissario prima sembra deluso poi
capisce e il suo sguardo s’illumina.
— Cara Perpetua, lei è stata di
grandissimo aiuto invece: sono sicuro che ora non servono più ulteriori indizi! — poi Grammatikus si rivolge a
Veronika — Faccia convocare in piazza i quattro sospettati e li faccia sedere
sulla panchina incriminata.
CONTINUA NEL PROSSIMO POST…