mercoledì 19 luglio 2017

FAVOLE MALRIUSCITE – la laboriosa e la scansafatiche

C’era una volta una piccola formica molto laboriosa alla quale piaceva fare sempre tutto con precisione e largo anticipo. La formica aveva un’amica cicala che era molto scansafatiche e che invece faceva sempre tutto all’ultimo secondo. Quando le due amiche s’incontrarono, era estate: la formica cominciò subito a costruirsi una tana con i rametti, mentre la cicala se ne stava tutto il giorno a cantare, a mangiare, a prendere il sole e a godersi la vita. I giorni passarono e si fece autunno: la formica aveva già costruito una bella tana, l’aveva arredata e stava cominciando a raccogliere il cibo per la stagione più dura, mentre la cicala continuava a cantare, a mangiare le ultime bacche della stagione, a prendere il sole sempre più pallido e a godersi la vita. Dopo l’autunno arrivarono i primi giorni d’inverno: la formica aveva preparato la tana, aveva raccolto le provviste di cibo per molti mesi e ora stava recuperando gli ultimi rami secchi per accendere il fuoco durante la stagione più fredda, mentre la cicala stava ancora cantando, mangiando foglie secche, prendendo un sole freddo e godendosi la vita. A breve arrivò la neve e il grande freddo: la formica se ne stava al calduccio della sua tana, sgranocchiando provviste seduta sul divano davanti al fuoco, mentre la cicala, fuori, non cantava più, non aveva più niente da mangiare, non vedeva più il sole e non si godeva più tanto la vita. A quel punto la cicala disperata bussò alla porta della formica per chiedere aiuto perché era troppo tardi per farsi una tana e trovare del cibo. La formica aprì la porta ma negò l’ingresso alla cicala dicendole che avrebbe dovuto pensare prima a costruirsi una tana, che avrebbe dovuto passare il tempo a raccogliere provviste invece che sprecarlo cantando e che ora era troppo tardi. Mentre la formica stava finendo questo predicozzo alla cicala, passò un formichiere che si mangiò la formica come ultima provvista prima del grande freddo. La porta rimase aperta e la cicala allora entrò nella tana della formica, cantò, mangiò e si godette la vita al calduccio davanti al fuoco.
Fine della storia: ora a letto, figliole!

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