La metro di Stoccolma nasce
dall’unione di diverse linee ferroviarie cittadine a cielo aperto. Il 30
settembre 1933 fu inaugurato il primo tunnel della metropolitana di Stoccolma
(tra Slussen e Skanstull). Nello stesso anno comparve il cartello con la
tipica “T” all’ingresso delle fermate. Nel 1944 iniziano i lavori per creare
una rete metropolitana sotterranea. Il primo ottobre 1944 viene inaugurata la
prima tratta della linea verde: Slussen – Hökarängen.
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4.59
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Thorildsplan.
È il 18 marzo 2016 ed io salgo sulla prima metro della giornata: linea verde,
numero 13, verso Hagsätra. Fuori è buio. La prima cosa che mi stupisce è la
quantità di gente. Mi aspettavo i vagoni semivuoti, con pochissima gente… e
invece c’è almeno una persona ogni quattro sedili.
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5.07
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Hötorget.
Mi sono sempre lamentato di dovermi svegliare alle 6.30 (sia ora per andare
al lavoro che quando andavo a scuola). Non sono mai stato un tipo mattiniero.
Però sono un privilegiato. Sì, perché stamattina sulla metro ho già visto un
sacco di persone che si devono svegliare alle 4.30 del mattino per andare a
lavorare. Qualcuno dorme, qualcuno legge le notizie o gioca sul cellulare,
qualcuno legge il giornale, altri invece non fanno niente e aspettano. Mi
concentro su questi per ora. Sembra che cerchino di stare svegli con tutte le
loro forze (forse perché presto c’è la loro prossima fermata). Hanno una
faccia stanca, con le occhiaie, i capelli spettinati, lo sguardo che fissa il
vuoto. Ce ne sono tanti così. Uno di essi sembra particolarmente distrutto.
Mamma mia che faccia che ha. Sembra essere stato preso sotto da un treno
della metro. Fa una fatica incredibile per stare sveglio e non fa altro che
scrivere qualcosa su un blocco di appunti… hm, aspetta un momento, quello sono
io riflesso sul vetro del vagone. Ve lo avevo detto che non sono un tipo
mattiniero.
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5.21
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Globen.
A quest’ora della mattina, man mano che ti allontani da T-Centralen, c’è
sempre meno gente. Molti si svegliano così presto anche per prendere il treno
per raggiungere altre città svedesi. Per farlo devono scendere appunto a
T-Centralen.
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5.27
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Bandhagen.
Sono da solo nel mio vagone.
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5.35
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Hagsätra.
Riparto dal primo capolinea della giornata. Ora c’è di nuovo molta gente e
probabilmente aumenterà fino ai picchi mattutini. Ci sono diverse fasce di
lavoratori: già da ora c’è chi ha la tuta gialla fosforescente, chi ha i
jeans e maglietta e chi indossa giacca e cravatta. Tutti hanno una meta da
raggiungere per oggi. Tutti tranne me. È una sensazione strana.
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5.54
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Slussen.
Sorge il sole. Mi godo l’alba passando avanti e indietro un paio di volte
nella bellissima tratta tra Slussen e Gamla Stan. Sono in metro da un’ora. Me
ne mancano ancora 23!
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Tåget mot Hässelby Strand ankommer om 3 minuter
(Il
treno per Hässelby Strand arriva tra 3 minuti)
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7.15
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Thorildsplan.
Incontro Paola che sta andando al lavoro e la accompagno fino a T-Centralen.
Una buona scusa per parlare un po’ con qualcuno.
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7.31
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T-Centralen.
Fu inaugurata il 24 novembre 1957. Da qui cambio e prendo la linea rossa
verso Ropsten. Ora sono seduto in un vagone vecchio stile, diverso da quelli
più nuovi presenti nella linea verde. Esteticamente mi piacciono di più
questi vagoni vecchi, anche se sono più scomodi, fanno più rumore e ci sta
meno gente. Prima di entrare nel vagone mi ferma un tipo per chiedermi
un’informazione. Devo avere una faccia rassicurante, almeno per quanto
riguarda l’orientamento e la geografia. Non a caso mi hanno anche
soprannominato Flag man qualche
anno fa.
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7.40
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Ropsten.
Altro capolinea conquistato.
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7.50
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Karlaplan.
La metro si popola di una nuova fascia di lavoratori: quelli che lavorano
negli uffici e in altri esercizi pubblici. Intanto sono passate 3 ore… ne
mancano “solo” 21!
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8.08
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Hornstull.
Dove vanno tutti? Che lavori fanno? Da dove arrivano? In che lingua parlano e
pensano? Quali segreti nascondono? Non posso fare a meno di farmi queste (e
altre mille) domande mentre li guardo in faccia uno a uno, girandomi a destra
e sinistra. A furia di queste seghe mentali credo che impazzirò alla fine di
queste 24 ore.
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8.22
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Fruängen.
Altro capolinea conquistato. Il 5 aprile 1964 nasce la prima tratta della
linea rossa: T-Centralen – Fruängen. Stazione delle metro che si pronuncia
come una via di mezzo tra “Fruenien” e “Fruegnen”, ma che io pronunciavo
“Fruangen” appena arrivato a Stoccolma. Anche se ora parlo fluentemente
svedese, non sono ancora sicuro di pronunciare il nome della stazione in modo
del tutto corretto…
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8.31
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Midsommarkransen.
Primi segni di rincoglionimento: lascio una pagina degli appunti vuota per
sbaglio. Ne approfitto per disegnare una mappa della metro con tutte le
fermate. Tanto per passare un po’ il tempo.
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8.40
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Liljeholmen.
Una donna solleva gli occhi dal suo cellulare e si accorge, un po’ in ritardo,
di essere arrivata alla sua fermata. Si alza in fretta, travolge altri
passeggeri ed esce giusto in tempo prima che le porte si possano chiudere. La
scena mi ricorda il film “Sliding doors”. Che cosa sarebbe successo se non si
fosse alzata in tempo? Avrebbe perso il lavoro? Avrebbe scoperto che il
marito la tradisce? Avrebbe trovato l’amore della sua vita sedutosi al posto
che lei aveva appena lasciato? Ho guardato troppi film… forse avrebbe
semplicemente aspettato la prossima fermata, fischiettando una canzone dei
Beatles (o anche detti Phoetles) e
avrebbe preso la metro successiva nella direzione opposta.
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Se upp
för dörrarna... och dörrarna stängs
(Attenti
alle porte... e le porte si chiudono)
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8.53
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Stadion.
Le distanze tra le fermate della linea rossa sono molto lunghe, sembrano
quasi infinite, in particolare tra Tekniska Högskolan e Universitet. Ora
cronometro la distanza… ho sempre pensato di farlo, ma me ne sono sempre
dimenticato. Oggi lo faccio: 2 minuti e 18 secondi. Ecco, questo era l’angolo
dell’informazione inutile!
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8.58
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Universitet.
Vedo il primo mendicante che vende le sue riviste. Mi aspettavo di vederne
altri molto prima. Negli ultimi anni sono aumentati in maniera esponenziale
in città e Stoccolma è stata presa d’assalto.
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9.04
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Mörby
centrum. Nuovo capolinea della giornata. Mancano ancora 20 ore alla fine!
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9.41
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Gärdet.
C’è ancora qualche lavoratore che si reca al lavoro. Li riconosco. È la
categoria dei “pigri”: i ricercatori universitari, i liberi professionisti,
quelli che lavorano nell’IT, ecc… spero che i tanti amici che conosco in
questa categoria non si offendano. Li riconosco perché ero anch’io parte di
questa categoria, quando facevo il mio dottorato di ricerca all’università di
Stoccolma. Solo per oggi nello specifico faccio però parte di una categoria
particolare: i fannulloni che si permettono il lusso di andarsene in giro un
giorno intero in metropolitana a bighellonare. La sensazione che ho è anche
quella di essere un “senzatetto”, ovviamente con le debite proporzioni,
perché capisco benissimo che la loro condizione sia ben diversa dalla mia.
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10.07
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Bredäng.
Sto andando verso Norsborg, partendo da Ropsten… che lunga! Il tempo non
passa più e non sta succedendo niente di particolare a quest’ora del giorno.
Troppo tardi per andare al lavoro, troppo presto per la pausa pranzo. Confido
molto in stasera, quando l’alcol comincerà a circolare nelle vene degli
svedesi (e di tutti gli altri anche). Conto molto anche sul fatto che ieri
sera fosse la festa di San Patrizio e che magari qualche irlandese sia ancora
in giro a festeggiare. Gente simpatica e alla mano gli irlandesi. Ho sempre
avuto un debole per l’Irlanda sin da quando ci andai da adolescente in
vacanza studio (dove ovviamente la parola vacanza predomina sulla parola
studio). Ci devo ritornare un giorno… è un posto sempre molto affascinante.
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10.20
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Alby.
Quanti ricordi legati a questa fermata. Io e Paola siamo venuti qua per
prendere la nostra prima gatta. La ragazza che mise l’annuncio ci disse di
aver trovato la gatta abbandonata per strada. Con gli anni abbiamo imparato a
conoscere la nostra gatta e considerato il suo scarso senso dell’orientamento
(per esempio, quando esce in corridoio e vuole rientrare, aspetta spesso
davanti alla porta giusta, ma nel piano sbagliato!) pensiamo che in realtà si
sia persa. Comunque non sapendo bene che nome darle, ci siamo riferiti al
nome del posto, cioè Alby. Però suonava come un nome maschile e allora abbiamo
scelto Alba.
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10.26
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Norsborg.
Ancora un capolinea raggiunto. Dopo 45 minuti seduto al chiuso della metro, sento
il bisogno di prendere un po’ d’aria, anche se oggi fa freddissimo nonostante
ci sia un bel sole. Non riparto subito, ma aspetto la prossima. Intanto mi
accorgo (in realtà lo sapevo già, ma non ricordavo) che ogni vagone della
metro ha un nome proprio di persona svedese (Bertil, Gunhild, Hjalmar,
Majken, giusto per citarne alcuni un po’ fuori moda): un nome per ogni
vagone… ma quanti vagoni ci saranno?
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10.33
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Norsborg.
Ancora qui. Gli impiegati dell’SL (Storstockholms
Lokaltrafik), riconoscibili dalle uniformi rosse e nere MTR (Mass Transit Railway) Stockholm, sono
fissati con i giornali. Ogni volta che si arriva a un capolinea, tolgono
tutti i giornali (in maggioranza il giornale “Metro”), ma spesso non tolgono i
rifiuti. Non l’ho mai capita questa fissazione. Nella lavagna luminosa che
segnala la prossima fermata si può anche leggere l’invito a portarsi via il
proprio giornale una volta scesi dal vagone.
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Var vänlig och ta med din tidning vid avstigning. Tack!
(Siete
pregati di portare via il vostro giornale quando scendete. Grazie!)
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10.41
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Fittja.
Fermata che ricorda molto una parolaccia d’imprecazione in svedese… capita a
fagiolo ora, perché c’è il controllo biglietti. Sono aumentati molto negli
ultimi anni perché sono aumentati molto anche i contravventori. Ricordo che
nei miei primi tre anni qui mi avranno controllato il biglietto sì e no un
paio di volte! Per la cronaca, ho sempre avuto il biglietto, non ho mai alimentato
lo stereotipo dell’italiano furbo e imbroglione. Pensate invece che a Stoccolma
esiste un’associazione (planka.nu) che si batte per ottenere mezzi di
trasporto gratuiti. Invitano i cittadini a non pagare l’abbonamento e a
saltare i tornelli d’ingresso (att
planka, in svedese). Inoltre, se si diventa membri, l’associazione paga
la multa a chi viene beccato in flagrante.
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10.47
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Vårby
gård. In questa tratta della linea rossa ci sono molti immigrati (come lo
sono io, tra l’altro), però sembra che loro vengano più dal Medio Oriente, a
giudicare dal colore della pelle, dei capelli neri e ricci, e dalla forma
degli occhi affossati nelle folte sopracciglia (magari sono nati qui da
genitori mediorientali e sono più svedesi degli svedesi… i soliti
pregiudizi). Ad ogni modo, mi sembra di essere nel romanzo (e/o film)
“Assassinio sull’Orient Express”, in viaggio da Istanbul a Calais. Tra poco
la neve bloccherà il treno (questa mattina stava nevischiando) e avverrà un
omicidio! Per fortuna credo che niente di tutto ciò accadrà… o forse sì… e
chi lo sa? In effetti, se guardo bene tra i passeggeri che sono seduti vicino
a me nel mio vagone, c’è un signore sulla sessantina, basso, tarchiato, con
dei baffi neri che tendono all’insù che quando parla ha un accento
marcatamente francese... hm, volevo dire belga! Parbleu! Che non sia l’investigatore Hercule Poirot?
Mah, io per sicurezza tengo gli occhi ben aperti.
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10.57
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Mälarhöjden.
Sono più o meno a un quarto della mia giornata.
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11.15
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Gamla
stan. Mi fermo a respirare e ne approfitto per fare dei piccoli video. La
città è sempre bellissima da questo punto.
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12.03
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Kungsträdgården.
Inizia da qui il tour della linea blu (ribattezzato da me come ”la sottile
linea blu”). Kungsträdgården è la stazione “italiana”: dai colori presenti
(verde, bianco e rosso) e dai “resti” “romani”. L’uso un po’ ridondante delle
virgolette è dovuto al fatto che la fermata risulta un po’ kitsch, anche se
tutto sommato è bella e ha il suo perché. Il tema della bandiera italiana
ricorre per tutta la fermata e ogni tanto ci sono statue e affreschi finti.
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12.26
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T-Centralen.
Niente di particolare da vedere in questa fermata, se non il corridoio di
transito dalle linee rossa e verde, con le foto che raccontano la costruzione
della nuova linea blu. In questo punto mi trovo a
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12.28
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Rådhuset.
Qui domina il rosso. Belli i due ingressi con decorazione di colonne enormi.
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12.34
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Fridhemsplan.
Fermata a tema marinaro, con navi, relitti e rose dei venti.
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12.40
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Stadshagen.
Il tema dalla fermata è lo sport. Sulle pareti si vedono pannelli che
raffigurano gesta sportive (per esempio una partita di calcio, atletica,
lotta, ecc…) con la particolarità che lo stesso pannello raffigura scene
diverse in base all’angolazione in cui si guarda. Molto divertente.
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12.47
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Västra
skogen. Fermata variopinta con piastrelle quadrate di diversi colori. Bella.
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12.54
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Huvudsta.
I colori che predominano sono il verde e il bianco con una banda colorata sui
lati della fermata. Buon effetto generale, ma niente di che. Intanto ho
finito la prima “giornata lavorativa”. Me ne mancano ancora due! Le attese
cominciano a essere snervanti. Dopo il bivio di Västra skogen, che divide i
due rami della linea blu, i minuti tra una metro e quella successiva sono
aumentati da
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13.05
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Solna
Strand (precedentemente nota come Vreten). Tutta grigia con spicchi di cielo
azzurro, con cubi dipinti di cielo intrappolati in una gabbia. È l’arte che
simboleggia la nostra condizione di schiavi o semplicemente è un oggetto in
manutenzione? La linea di demarcazione è spesso sottile in queste
valutazioni.
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13.16
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Sundbybergs
centrum. Il tema è l’architettura: ci sono disegni e modelli di palazzi, non
saprei dire se famosi o meno. Nel dubbio ne approfitto per fare una pausa
pranzo… c’è un panino al crudo e formaggio che mi aspetta (da ieri sera
quando l’ho preparato).
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13.37
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Duvbo.
Grigia e marrone. Ci sono dei bassorilievi raffiguranti arte astratta (?)
sulle pareti. In questa mia gita nella sottile linea blu mi sembra di essere
Vittorio Sgarbi con i miei commenti alle opere d’arte esposte. Solo che io
non ho ancora dato della capra a nessuno…
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13.49
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Rissne.
Il tema è la storia. Sulle pareti troviamo illustrazioni e mappe d’espansione
territoriale di diversi imperi del mondo antico: dagli egizi all’impero
persiano, dall’impero romano a quello ottomano, passando per la storia
svedese. Una fermata che avevo già visto e che mi è sempre piaciuta molto.
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14.07
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Rinkeby.
C’è rosso dappertutto con alcuni mosaici dorati con disegni di draghi e rune.
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14.14
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Tensta.
I temi di questa bellissima fermata sono l’amore, l’uguaglianza e la
fratellanza. Sulle pareti sono presenti affreschi di molti colori,
rappresentanti abbracci, colombe, soli, animali e gesti d’amicizia. Inoltre
la scritta fratellanza è ripetuta in molte lingue su cartelli appesi alle
pareti. Sono presenti anche citazioni sull’amore e la fratellanza in diverse
lingue, tra cui l’italiano!
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14.27
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Hjulsta.
Un altro capolinea raggiunto… questa volta molto lentamente, fermandomi a
ogni stazione. Il 31 agosto 1975 nacque la prima tratta della linea blu, tra
T-Centralen e, appunto, Hjulsta.
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Mot
Kungsträdgården. Ta plats!
(Verso
Kungsträdgården [i giardini del Re]. Prendete posto!)
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14.43
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Västra
skogen. Mando un messaggio su Whatsapp ad alcuni amici:
Ciao
amici. Oggi, 18 marzo, a partire dalle 5 di mattina mi sono lanciato una
sfida: passare 24 ore in metro per vedere che succede e per vedere come
reagisco alla noia. Non chiedetemi perché lo faccio perché non lo so di
preciso neanche io!
Ora però
lancio io una sfida a voi: venite a cercarmi in metro, provate a prendermi.
Potrei essere a Hornstull sulla rossa, ad Alvik sulla verde o a Västra skogen
sulla blu. A voi scovarmi! Potete provarci fino alle 5 di mattina di domani,
19 marzo. Quindi avete ancora circa 14 ore! A presto (?)
Spero
proprio che qualcuno mi trovi così diventa meno noioso. Anche se credo che
nessuno mi terrà molto in considerazione. Dalle prime risposte che ricevo (mi
stanno amichevolmente massacrando dandomi del matto furioso e dello
psicopatico alcolizzato) questo sarà comunque un buon modo per vincere la
noia!
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14.53
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Solna
centrum. I colori che dominano sono il verde e il rosso e il tema è la natura
(e gli effetti negativi dell’uomo su di essa): ci sono foreste disboscate,
boschi in fase di deforestazione, industrie che inquinano i cieli e le acque.
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15.04
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Näckrosen.
La stazione dei sassetti, che sono presenti ovunque sulle pareti a formare
tartarughe, istrici e figure umane.
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15.12
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Hallonbergen.
Noto che altri passeggeri scendono a ogni fermata: anche loro stanno facendo
il tour artistico. Anche questa stazione merita una sosta: è dedicata ai
bambini e ai loro disegni. Su sfondo bianco ci sono tanti disegni in diversi
colori e di diverse forme, come se avessero lasciato libero sfogo a dei
bambini con dei pastelli in mano. Mi ricorda molto quello che feci sulle
pareti di casa mia da piccolo: scusate mamma e papà!
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15.26
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Kista.
In svedese significa bara, ma è paradossalmente l’unica stazione all’aperto
della linea blu. Dopo tre orette sotto terra è bello prendere un po’ d’aria e
rivedere un po’ di sole.
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15.36
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Husby.
Dai colori giallo e blu è una stazione dedicata alla Waxholmsbolaget (la
ditta di trasporti marini nell’arcipelago stoccolmese).
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15.45
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Akalla.
Ennesimo capolinea raggiunto con il quale termino il tour della sottile linea
blu. Questa stazione è tutta gialla con qualche piastrella decorata che mi
ricorda qualcosa come le unioni sindacaliste (su una piastrella compare anche
la scritta “Tillsammans är vi starka”,
ovvero “insieme siamo forti”). Ho bisogno di riposare e di riordinare le
idee, così faccio passare una metro prima di tornare in centro.
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16.02
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Hallonbergen.
La distanza tra la fermata di Kista e Hallonbergen è di 3 minuti e 56
secondi! Credo proprio che questa sia la più lunga, stravincendo sulle altre.
È una distanza Sanpietroburghese… chi è stato a San Pietroburgo sa che lì le
stazioni della metropolitana distano molto l’una dall’altra, cosa di solito
rara a Stoccolma.
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16.52
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Kärrtorp.
Ritorno verso sud e non posso soffermarmi a pensare a questa stazione, dove
c’è il Teater Reflex, che sarà, ancora una volta, sede di uno spettacolo dei
“Varför inte”. “Varför inte” (che vuol dire “Perché no” in svedese) è il
primo gruppo teatrale in lingua italiana, fondato a Stoccolma da me e il mio
amico Christian Gentili, del quale sono attore e presidente. Quest’anno
porteremo in scena “Rumori fuori scena” di Michael Frayn nei giorni 5, 6 e 7
maggio. Visitate il nostro sito, del quale curo lo stile e i contenuti, se
siete interessati al gruppo (www.varforinte.net).
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17.00
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Skarpnäck.
Un altro terminal messo in saccoccia. Ora ne mancano solo quattro, mentre
sono al giro di boa della mia giornata. Ancora 12 ore alla fine. Non ci posso
credere, mi sembra di essere in metro da un’eternità… quindi mi ci vorrà
un’altra eternità prima di finire!
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17.05
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Skarpnäck.
C’è qualche problema a T-Centralen (Vagnfel,
ovvero un vagone è rotto) e quindi devo aspettare più del previsto prima di
ripartire.
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17.14
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Skärmarbrink.
Fermi per il problema di prima. Che palle, arriverò in ritardo! Ah no, non ho
fretta, anzi ho tantissimo tempo! Siamo sempre così stressati e di corsa che
mi stavo innervosendo anche oggi che non devo andare da nessuna parte!
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17.45
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Hötorget.
Un tizio seduto accanto a me ha un apparecchio per la realtà virtuale: sono
dei grandi occhialoni fascianti che non ti lasciano vedere il mondo reale, ma
ti permettono di vedere film su Netflix o simile. Gli occhialoni mi sembrano
abbastanza ridicoli, come il tipo che li porta… mah, forse si diceva lo
stesso degli smartphone qualche anno fa…
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17.53
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Kristineberg.
Il mio amico Mauro mi convince, tramite un messaggio nella chat di Whatsapp
di cui ho raccontato sopra, di usare delle regole di un gioco in scatola che
si chiama “Scotland Yard”: devo rivelare la mia posizione ogni tot minuti per
facilitare gli altri. È una bella idea, ma nessuno mi calcola.
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18.20
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Alvik.
Ecco un altro capolinea. C’è calma in metro ora: molti sono già tornati dal
lavoro e sono a cena a casa o al ristorante. Aspetto il dopocena.
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18.27
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Brommaplan.
Sono particolarmente legato a questa stazione perché è dove io e Paola siamo
andati a vivere assieme per la prima volta nel 2008. Ci abbiamo abitato solo
sei mesi, ma conservo ancora bei ricordi di quel periodo.
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18.37
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Åkeshov.
Oh che so io di questa fermata? Poco o niente, ma so che è un capolinea.
Quindi ora me ne mancano due.
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18.50
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Råcksta.
Ogni volta che sento questa stazione, non posso fare a meno di pensare a una
Rock Star con i capelli lunghi che suona una chitarra elettrica appesa al
collo facendo headbanging!
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18.55
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Vällingby.
Pensavo di essere su un treno per Hässelby e poter continuare, invece devo
scendere qua. È quasi un capolinea, visto che molti treni finiscono qua, ma
non conta.
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19.01
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Hässelby
strand. Questo capolinea invece conta. Ora ne manca uno… solo che si trova
dall’altra parte della città. Nessun problema, ho ancora un sacco di tempo:
dieci ore per la precisione.
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Tid för
avgång!
(È il
momento di partire!)
|
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19.10
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Hässelby
gård. All’inizio di questo progetto pazzo e nei giorni precedenti avevo una
paura matta. Paura di non sapere cosa scrivere. Paura che quello che ne verrà
fuori sia una schifezza. Paura che quello che scriverò sarà noiosissimo.
Avevo anche tanta ansia. Ansia di non riuscire a farcela: perché 24 ore sono
troppo lunghe o perché non riuscirò a resistere alla noia. Un paio di volte
sono andato vicino ad annullare il progetto, ma poi mi sono detto che se ho
avuto questa idea, se mi sentivo di doverla fare, forse avrei dovuto farla,
per poi non dovermene pentire in futuro. Allora che sia quello che sia. Se
non si osa, se non ci si lancia, se non ci si lascia andare, non si sa come
andrà. Eccomi dunque ancora qui dopo 14 ore di metro… ma non è ancora finita!
|
19.30
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Alvik.
Mi prendo una pausa per ripassare il copione. Il lavoro dell’attore richiede
anche questo.
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19.50
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Gullmarsplan.
— Lasci le sardine e riattacchi il ricevitore — e lasci le sardine — lasci le
sardine — esatto! …da capo… — Lasci le sardine e riattacchi il ricevitore — e
lasci le sardine — lasci le sardine — esatto! … da capo… no, ve lo risparmio,
ma dovete sapere che la vita dell’attore (io parlo per la mia esperienza non
da professionista ovviamente) è anche questa: ripetere e ripetere in
continuazione. Rileggere e ripassare il copione in ogni momento utile: seduto
sulla metro, a casa mentre aspetti che si cucini la pasta, a letto prima di
prendere sonno. Ogni momento può essere quello buono per ripassare e
memorizzare la parte. E pensare che c’è anche chi recita ogni giorno della
sua vita. Io mi limito a recitare sul palco e per farlo il lavoro sul copione
è la base. È un lavoro molto importante, a volte noioso ma fondamentale, che
alla fine ripaga con grosse soddisfazioni. Sono sicuro che alcuni di voi che
stanno leggendo in questo momento sanno di che cosa sto parlando. Buon
copione anche a voi, dunque!
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20.03
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Skogskyrkogården.
Ricordo di averci messo almeno un paio di anni per riuscire a pronunciare il nome
di questo cimitero che ritenevo impronunciabile. Ricordo anche quant’è bella
la giornata dei morti qui. Il buio che c’è ora fuori mi ricorda tutti i
lumini sparsi sul prato e la carovana di persone che si accingono a salire
sui vari monticcioli per pregare per i propri cari o solo per farsi una
lugubre passeggiata. Consiglio vivamente di passare la giornata dei morti qui
se vi capita.
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20.09
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Hökarängen.
Finalmente le ore d’attesa alla fine di questa lunghissima giornata sono
scese sotto la doppia cifra: mancano 9 ore.
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20.14
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Farsta
strand. Evvai, ora tutti i capolinea sono terminati. Ora faccio i conti per
poi presentarvi le domande che non vi siete mai posti e che non avreste mai
voluto porvi, alle quali darò una risposta di cui non ve ne frega niente.
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20.21
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Farsta.
Un piccione è salito sul vagone con noi. Cammina indisturbato tra i sedili in
cerca di briciole da mangiare. Avrà pagato il biglietto (o è iscritto a planka.nu)? I controllori non ci sono
mai quando ti servono!
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20.40
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Skanstull.
Vedo la prima chiazza di vomito della serata sulla banchina della metro.
Immagino non sarà l’ultima.
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Nästa Slussen. Byte till Tunnelbana mot Fruängen,
Norsborg, samt till Saltsjöbanan och bussar mot Nacka och Värmdö
(Prossima
fermata Slussen. Cambio per la metropolitana verso Fruängen, Norsborg e verso
la Saltsjöbanan e gli autobus verso Nacka e verso Värmdö)
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20.50
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Slussen.
Quante volte avrò sentito la frase qua sopra, ogni mattina andando al lavoro?
A proposito di lavoro, è quasi finita la mia seconda “giornata lavorativa”.
Me ne manca ancora una. Mi merito la cena. C’è un altro ottimo (ironico)
panino che mi aspetta. Per dolce un po’ di barretta di cioccolato. Il tutto
accompagnato da un calice di acqua, annata 2016. Ecco, ritrovarsi di venerdì
sera a mangiare un panino al prosciutto e formaggio seduto sulla panchina
della metro con un berretto calcato in testa e la barba piena di briciole
vuol proprio dire che ho raggiunto il livello di status di barbone. Se
qualcuno che conosco mi vedesse ora mi sentirei un po’ in imbarazzo. In
questo momento provo un po’ di tristezza. Alla fine però riesco a riderne su:
la situazione è pittoresca e divertente.
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21.25
|
T-Centralen.
La gente comincia a scaldarsi, a fare casino e a ridere a casaccio. Ne
approfitto per raccogliere tutte le domande che non vi siete mai posti e che
non avreste mai voluto porvi, alle quali darò una risposta di cui non ve ne
frega niente:
1)
Qual è la linea più lunga per tempo di percorrenza?
2)
E quella più corta?
3)
Qual è la linea con più stazioni?
4)
E quella con meno?
5)
Quante stazioni ha la metropolitana di Stoccolma?
6)
Quanti chilometri è lunga tutta la tratta ferroviaria della metro?
7)
Qual è la distanza più lunga tra due stazioni?
8)
E quella più breve?
9)
Quante fermate condividono la stessa banchina per entrambe le direzioni?
10)
E quante invece hanno due banchine separate?
11)
Quante fermate sono sotto terra?
12)
E quante in superficie?
13)
Quanti vagoni nuovi (modello C20) circolano per la metropolitana?
14)
Quali sono le stazioni dove transitano più passeggeri?
15)
Qual è la stazione più bella?
Tutti
questi quesiti inutili mi ricordano un personaggio (che ho chiamato Pascal)
di un mio romanzo. Magari un giorno ve lo presento.
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22.00
|
Gamla
stan. Fare a gara con l’altra metro per chi arriva prima a Gamla stan è
sempre stato uno dei miei passatempi quando non ho altre distrazioni. Vince
la mia metro verso Fruängen.
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22.01
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Slussen.
La rivincita. Questa volta vince l’altra metro verso Farsta strand. Ci
vorrebbe la bella, ma le nostre strade si separano.
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22.19
|
Liljeholmen.
Sono nella sala d’aspetto. La gente non sembra del tutto ubriaca qui. Più che
altro sembrano stanchi. Hanno un’aria affranta, come se volessero tornare a casa
il prima possibile. Devo controllare ancora una volta: non è che mi sto
guardando di nuovo allo specchio?
|
22.50
|
Karlaplan.
Comincio a perdere lucidità. Sono in uno stato in cui ci sono e basta: non
riesco a pensare molto e non sta succedendo un granché in metro. Perciò in
questo momento “sono” e basta: mi ci vuole un po’ di riposo mentale.
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22.59
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Ropsten.
Di nuovo… e siamo a un quarto dalla fine. Anche Ropsten mi ricorda molto il
teatro. Soprattutto a queste ore della notte quanto si cercava di prendere
l’ultima metro dopo le prove generali o gli spettacoli della domenica al
FolkKulturCentrum, dove la nostra compagnia “Varför inte” ha messo in scena
ben quattro commedie dal 2011 al 2014 (www.varforinte.net).
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23.08
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Östermalmstorg.
Anche chiamata “Ostermalmstrong” dal mio amico Boris. Ora bisogna davvero
controllare bene che i sedili siano puliti.
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23.11
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Slussen.
Due persone discutono concitatamente su cosa sia meglio per una vera fika (la
pausa caffè in Svezia): una sostiene che sia fondamentale la presenza del
kanelbulle (un pane dolce alla cannella tipicamente svedese), l’altra dice
invece che non importa cosa si mangi, basta che sia stato comprato da Gateau
(una panetteria). Dopo dieci minuti non ne sono ancora venuti a capo:
incredibile! La Svezia è anche questo.
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23.34
|
Fruängen.
L’ultima volta ci ero stato stamattina alle 8.22. Mi sembrano due settimane
fa. C’era il sole e ora il buio pesto.
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23.51
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Zinkensdamm.
Incontro Paola e Natalia. Natalia scende a Slussen ed io e Paola cambiamo per
la verde. Mentre l’accompagno a casa, Paola mi chiede: “questo progetto è
come il Camino de Santiago?” Spontaneamente rido, ma non so rispondere.
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00.00
|
19 marzo 2016. Fridhemsplan. Nuovo giorno! Ancora 5 ore alla
fine.
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00.04
|
Thorildsplan.
No, non è ancora il momento. Saluto Paola che va a casa, mentre io torno in
centro su un vagone completamente vuoto.
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00.18
|
Medborgarplatsen…
e il suo cantante con chitarra elettrica e amplificatore. Lui è una costante
di questa stazione. Di sera, dopo una certa ora potete trovare lui (Edwin
Ziberg, si chiama così, gliel’ho chiesto) che suona la chitarra e canta per
voi al prezzo di qualche spicciolo ogni venerdì e sabato sera. Spesso l’ho
visto anche durante i giorni infrasettimanali. Non sarà un fenomeno
(dall’alto della mia ignoranza in musica), ma ha sempre allettato l’attesa
della metro qui a Medis. È un’istituzione! È un tipo giovane (credo) e sembra
stare bene di testa anche (per quanto la mia valutazione psicologica possa
valere a quest’ora della notte). Sponsorizza la sua band che partecipa a un
festival “Emergenza Festival
|
00.30
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Medborgarplatsen.
Dei ragazzi ubriachi cercano di fare da accompagnamento musicale a Edwin
“suonando”, come se fosse una “batteria”, le scale mobili e il distributore
automatico si snack e bibite. Ovviamente il risultato è pessimo.
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00.50
|
Medborgarplatsen.
Una decina di metro mi sono passate davanti agli occhi e una mezza dozzina di
canzoni mi sono passate tra le orecchie. È giunto il tempo di andare avanti.
Lascio degli spiccioli di ringraziamento a Edwin e prendo la metro. Magari
torno qui più tardi.
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Tänk på avståndet mellan vagn och plattform när Du
stiger av
(Fate
attenzione allo spazio tra il vagone e la banchina quando scendete)
|
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00.55
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Slussen.
Due ragazze chiedono a due ragazzi cosa sia meglio fare per portarsi a letto
gli uomini. Chiedono se sia meglio parlare un po’ prima, andandoci piano, o
se sia meglio andare diretti al punto. A rendere tutto ancora più strano, le
ragazze urlano le loro domande nel vagone pieno. Per la cronaca, i due
ragazzi non rispondono, ma se la ridono invece. Dopodiché scendo sperando di
vedere un altro suonatore che avevo visto con la coda dell’occhio in un
precedente passaggio a Slussen. Purtroppo è già andato via.
|
01.03
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Medborgarplatsen.
Sto passando per andare oltre, ma mi fermo quando vedo un passeggero suonare
la chitarra di Edwin (il suonatore di cui vi ho parlato prima). Suona
discretamente bene. Edwin lo ascolta divertito in questo scambio di ruoli.
Poi il tizio comincia a cantare… ecco era meglio se restava alla chitarra. Si
guadagna comunque degli applausi dagli astanti (probabilmente il suo gruppo
di amici).
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01.22
|
Gullmarsplan.
La mia amica Marta chiama questa stazione “lo zoo” per la quantità e qualità
di fauna umana bizzarra presente qui di notte. Dai suoi racconti emergono le
stranezze più divertenti che io abbia mai sentito sulla metro: da gente
ubriaca marcia che non si regge in piedi a gente sanguinante alla testa, da
approcci improbabili di ragazzi a ragazze, passando per anziani signori che
fanno la pipì sui binari…
|
01.32
|
Björkhagen.
La domanda che devi farti a quest’ora guardando quello che ti sta seduto di
fronte è: sarà lui il prossimo a vomitare? Se la probabilità di un sì è alta,
alzati e cambia immediatamente posto.
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01.44
|
Skarpnäck.
La prossima metro è verso Odenplan. Odio quando è così. Ho quasi sempre
abitato oltre Odenplan da quando vivo a Stoccolma e non ho mai capito perché
la metro si debba fermare lì e non possa andare oltre verso i soliti capolinea
della linea verde. Da Odenplan ci passano molti autobus, ma è ancora troppo
centrale per farci finire una linea.
|
02.05
|
Hötorget.
Non c’è molta gente in giro. Quelli che sono sul vagone con me dormono con la
testa appoggiata sul vetro sperando di svegliarsi in tempo per la propria
fermata.
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2.09
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Odenplan.
Ci cacciano. Qui, al contrario di altri capolinea, non si può aspettare la
prossima partenza e si deve scendere. Credo di aver preso il raffreddore. Una
combinazione di microbi di milioni di persone, un posto chiuso, la mia
stanchezza dovuta anche al poco sonno, assieme alla continua alternanza di
caldo e freddo (sì, lo so, la classica diceria italiana del famoso “colpo
d’aria”…) non devono avermi fatto molto bene. Forse ho solo bisogno di
riposare. Ora mancano poco meno di tre ore alla fine.
|
2.25
|
Östermalmstorg.
Voglio andare verso Mörby centrum, ma mancano 20 minuti. Non so che fare,
però mi ricordo di una cosa: prendendo l’uscita verso Linnègatan e dopo la
prima rampa di scale mobili c’è un punto al centro dell’atrio dove, battendo
il piede per terra, si crea un eco grazie al soffitto a cupola. Il suono mi è
sempre piaciuto. Il fatto che non ci sia nessuno a quest’ora mi permette di
“suonare” indisturbato una mia personalissima batteria per qualche minuto.
|
2.30
|
Östermalmstorg.
Sembra che due si picchino… (lo so, sono spregevole, ma penso) evvai, un po’
di movimento. Invece niente: si picchiavano per finta perché sono due amici.
Che delusione.
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2.41
|
Stadion.
Al primo scossone della metro in corsa un tipo cade dal suo sedile e si
ritrova col culo per terra quasi senza accorgersene. A me scappa da ridere,
ma nessun altro reagisce alla cosa. Il tipo stesso si rialza con fatica e fa
finta che non sia successo niente.
|
2.55
|
Mörby
centrum. Di nuovo qui dopo il giretto di stamattina. In viaggio verso questo
capolinea ho visto il rientro a casa di molti ragazzini riccastri di Danderyd
e dintorni (delle zone benestanti). Mentre ci avviciniamo al terminal, la
metro si ferma e si vedono delle scintille di lato. Si sentono anche degli
strani rumori. Per un attimo mi sembra di essere in “Moebius”, un film
argentino degli anni ‘90, nel quale un vagone della metro di Buenos Aires
scompare inspiegabilmente in una dimensione parallela. La dimensione
parallela nella quale io vorrei sparire ora è il letto, ma ci sono ancora due
ore di metro da fare. Due ore!
|
3.10
|
Mörby
centrum. Siccome non è necessario uscire dal vagone ai capolinea della metro
(qualche anno fa lo era) e dato che la metro va avanti tutta la notte nel
fine settimana, noto che molti passeggeri dormono sui sedili facendosi 3-4
volte la stessa linea. Buono a sapersi: potrei suggerire questa soluzione
agli ospiti che vengono a trovarmi e che non vogliono spendere tanto.
|
Linje
fjorton mot Fruängen
(Linea
quattordici verso Fruängen)
|
|
3.21
|
Tekniska
högskolan. Prendo un libro per far passare il tempo, ma non riesco a leggere
perché mi viene da dormire (non è assolutamente colpa del libro). Allora provo
a tenermi sveglio con una canzone. Ho voglia di ascoltare “Nero vivo” dei
Quintorigo. Ora lo faccio e scrivo tutto ciò che sento ascoltando la canzone.
Non fermerò la scrittura, non mi distrarrò, non toglierò lo sguardo dal
quaderno, neanche se ci fosse un paesaggio mozzafiato, neanche se dovesse
succedere la cosa più buffa della giornata, neanche se passasse la più bella
ragazza del mondo… va beh, per la bella ragazza potrei fare un’eccezione!
Però ora ascolto la canzone e prendo appunti. Fatelo anche voi: staccate gli
occhi dal racconto, smettete di leggere e prendetevi tre minuti per ascoltare
la canzone “Nero vivo” dei Quintorigo (o anche un’altra canzone, non
importa). Mentre la ascoltate, concentratevi su quello che state provando.
Poi ricominciate a leggere. Vi lascio una riga vuota per lasciarvi
riflettere.
Non
avete aspettato, vero? Lo sapevo… Lo avete fatto, invece? Davvero? Beh, se è
così, bravi! Abbiamo sempre così poco tempo per noi stessi, così poco tempo
per pensare, così poco tempo per guardarci attorno che una pausa, un momento
di riflessione e una sosta da tutto ogni tanto ci vuole. Ah, volete sapere
cosa ho scritto? No, questo lo tengo per me!
|
3.30
|
Mariatorget. Ora che mi avvicino alla fine di quest’avventura mi sembra di aver
fatto tre volte di fila il viaggio in aereo Stoccolma - New York, New York –
Stoccolma e di nuovo Stoccolma – New York… solo che alla fine, purtroppo, non
sono a New York!
|
3.42
|
Telefonplan.
Vedo ora un classico della metropolitana notturna: un tipo ubriaco dorme con
la testa appoggiata sulla sbarra di ferro sul lato dei sedili. Dei suoi amici
gli sollevano la testa per il codino e poi la lasciano cadere a peso morto
sulla barra. Il tipo non si accorge di nulla (al massimo un sussulto quando
la testa impatta sulla barra) e continua a dormire. Gli amici se la ridono
alle sue spalle.
|
3.55
|
T-Centralen. Manca quasi un’ora alla fine. Un’ora! Non ci posso credere. È quasi
fatta. Attorniato dalle cartacce, bustine di ketchup usate, buste di carta
dei fast-food, tazze di carta per bevande (santi quelli che lavorano per le
pulizie), penso a questa stazione centrale della rete metropolitana di
Stoccolma. Quanti abitati fa Stoccolma? 2 231 439 (dati del 2005, considerata
tutta l’area metropolitana, Storstockholm).
Se poi aggiungiamo i turisti e quelli che vivono in altre città (per esempio
Uppsala) ma vengono qua per lavoro come pendolari, quanto fa? Cifra difficile
da calcolare. Ad ogni modo sono tante persone! Quante facce avrò visto in
questa giornata? Quante più di una volta? Forse qualcuna… ma sono stato in
grado di riconoscerle? No, su questo sono sicuro.
|
4.15
|
Rådmansgatan.
Ho i risultati del quiz, cioè le risposte alle domande che non vi siete mai
posti e che non avreste mai voluto porvi, alle quali darò una risposta di cui
non ve ne frega niente (andate a 21.25 T-Centralen per rileggervi le
domande):
1)
Linea verde numero 19: Hässelby strand – Hagsätra, 54 minuti.
2) Linea blu numero 11: Kungsträdgården –
Akalla, 22 minuti.
3)
Linea verde numero 19: Hässelby strand – Hagsätra, 35 stazioni.
4) Linea blu numero 11: Kungsträdgården – Akalla,
12 stazioni.
5)
Lo sanno tutti: 100… e invece no! Le stazioni sono in realtà 101, soltanto
che una è stata costruita ma mai aperta al pubblico: Kymlinge, sulla linea
blu, tra Hallonbergen e Kista. Questa stazione era stata creata perché alla
fine degli anni ’70 era stata programmata una delocalizzazione di alcuni
uffici amministrativi in periferia di Stoccolma, ma poi il governo prese
invece la decisione di spostare questi uffici in altri parti della Svezia e
la stazione non fu più completata e aperta. Ecco perché la tratta tra
Hallonbergen e Kista è così lunga!
6)
7)
Mi sono tradito col punto numero cinque: Hallonbergen – Kista, con 3 minuti e
56 secondi.
8)
Non lo so…
9)
90.
10)
10.
11)
47.
12)
53.
13)
circa 270.
14)
Secondo le stime: al primo posto ovviamente T-Centralen (con 168 400
passeggeri al giorno), al secondo posto Slussen (con 83 100 passeggeri al
giorno) e al terzo posto Fridhemsplan (con 56 000 passeggeri al giorno). Per
tutta la metropolitana di Stoccolma transitano circa 320 milioni di
passeggeri all’anno!
15)
Tensta, sulla linea blu numero 10, Kungsträdgården – Hjulsta... ma questi
sono gusti personali!
Ah,
ma dite che bastava consultare il sito SL oppure Wikipedia? Hm, forse sì, ma
così me la sono gustata di più.
|
4.28
|
Abrahamsberg.
Solo ora mi accorgo che è da un bel po’ che non vedo un medicante o uno
zingaro girare per la metropolitana. Questo mi ricorda una mia teoria,
secondo la quale le fermate della metro sono divise in categorie in base a
quali e quanti mendicanti sono presenti: semplice mendicante, doppio
medicante, suonatore, doppio suonatore, associazione di mendicanti, suonatore
locale (per esempio a Medborgarplatsen), eccetera. Un giorno ero triste
perché mi accorsi che la mia fermata era stata declassata: da doppio
suonatore a semplice mendicante. Che delusione! Un salto all’indietro di
addirittura due categorie. Sapevo che avrei dovuto controllare il sito dei
suonatori per vedere i loro concerti live e supportarli per farli restare
alla mia fermata…
|
4.51
|
Sankt
Eriksplan. All’inizio avevo pensato di dare un sottotitolo a questo progetto
“esperimento sulla noia” perché penso che tutti debbano imparare ad annoiarsi
ogni tanto, soprattutto i bambini… e anche gli adulti. I miei pensieri vanno
a quando da piccolo (ma potrebbe succedere anche domani…) mio padre mi
lasciava da solo in auto ad aspettarlo, mentre lui andava alle sue riunioni
di lavoro. A volte si assentava per dieci minuti (rarissimo), altre volte per
un’oretta (spesso) e altre volte ancora anche per un paio d’ore
(relativamente frequente). Durante quelle ore d’attesa ho sviluppato la mia
fantasia, inventandomi cose da fare, e il mio interesse per la geografia,
sfogliando l’immancabile stradario d’Italia. Quindi “grazie”, papà: proprio
ripensando a quei momenti ho avuto l’idea per questo progetto.
Dunque,
che cosa ho visto in questa giornata? Tanti mendicanti, tanti riccastri,
tanti ubriachi, tanti fin troppo sobri, tanti lavoratori, tanti studenti,
tanti scansafatiche, tanti stanchi, tanti pimpanti, tanti giovanissimi, tanti
vecchissimi, tante donne truccatissime e bruttissime, tante donne
semplicissime e bellissime.
Che
cosa ho imparato? Che 24 ore sono tante… tantissime! Dobbiamo imparare a
usare meglio il nostro tempo a disposizione, non dobbiamo buttarlo via
inutilmente. Usiamolo come vogliamo: per la famiglia, per gli hobby, per il
lavoro, per gli amici, per mangiare in pace, per dormire, per fare l’amore.
Usiamolo come ci pare e piace, ma non sprechiamolo e non facciamolo sprecare
agli altri!
|
5.01
|
Thorildsplan.
Fine: 24 ore in Tunnelbana (T-h24)!
|
Slutstation.
Avstigning för samtliga
(Capolinea.
Si prega di scendere)
|
|
Per il 2021 è previsto un
prolungamento della linea blu da Akalla a Barkarby Station (IKEA nord).
Per il 2022 è prevista la creazione
di una nuova linea: la linea gialla da Odenplan ad Arenastaden, passando per
Hagastaden (vicino al Karolinska Institutet).
Per il 2025 è previsto un
prolungamento della linea blu da Kungsträdgården a Nacka centrum, passando
per Sofia (no, non la capitale delle Bulgaria!), un quartiere di Södermalm.
La metropolitana di Stoccolma è in
continua evoluzione e in cambiamento… forse tra un po’ di anni ci vorranno 48
ore per poterla girare tutta!
|
martedì 26 luglio 2016
T-h24: il racconto
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