venerdì 1 novembre 2024

ITALIENAREN – Angolo di paradiso

Passeggio con la testa immersa nei miei pensieri e nelle preoccupazioni. Lo sguardo è basso rivolto ai sampietrini di questa stradina di Södermalm. Dal nulla si alza un refolo di vento e sposta in avanti le foglie lungo il pavé. Un altro colpo le porta in alto e mi costringe a seguirle con gli occhi. Le foglie autunnali dalle mille gradazioni di giallo e arancione svoltano all’improvviso a sinistra, giù per una scala di legno, poi a destra tra le fronde degli alberi e lungo un percorso sterrato. Il vento mi spinge a seguire il fogliame che infine si libera e danza nell’aria limpida a contatto col pallido sole dell’ottobre stoccolmese. Come spesso mi succede, quasi senza accorgermene, arrivo all’improvviso in questo posto magico in pieno centro. Camminando lungo il sentiero ghiaioso, mi ritrovo la città sbattuta in faccia. Ci sono dentro e allo stesso tempo mi sembra di esserne fuori, distante, in un percorso parallelo. Mi sembra di stare sopra la città e di guardarla come se fosse un soprammobile comprato in un negozio di souvenir. È una sensazione che mi coglie sempre di sorpresa. Rimango ammaliato dalla bellezza di Gamla Stan, dell’imponenza dello Stadshuset coi suoi mattoni rossi. Gli occhi si spostano a destra e sinistra e il sorriso si allarga tra le labbra: seguo tutto il Norrmälarstrand fino allo slanciato Västerbron in lontananza. Mi fermo ad accarezzare un gatto che, accovacciato sul passamano di legno, fa le fusa a tutti i passanti, senza eccezioni. Dal lato opposto dell’orizzonte scorgo i tetti del palazzo reale che nascondono Djurgården e Östermalm. Nel contorno della città svettano le guglie delle chiese, le torri radio, le immancabili gru di una capitale sempre in costruzione e le due nuove torri di “Sauron” a Torsplan. Riprendo a camminare e mi diverto a indovinare da quale paese provengano i tanti turisti presenti sul percorso. Ascolto le loro lingue e le loro espressioni stupite. Riconosco gli italiani dal loro modo di muoversi e di vestirsi ancora prima di sentirli parlare. Scatto una foto a chi me lo chiedo e ributto lo sguardo oltre il precipizio dove trovo lo specchio d’acqua che mi riflette e mi fa riflettere. Questo posto magico è nascosto, ma molti sognatori riescono comunque a trovarlo a occhi chiusi. Scorro la mano sui lucchetti agganciati sulla rete metallica e provo anch’io un rinnovato amore per una città che mi sta dando filo da torcere in questo periodo. Dall’alto osservo le automobili sfrecciare sul Centralbron come delle Micro Machines uguali a quelle che avevo da piccolo, ogni tanto passa il treno come in un modellino che gira in cerchio all’infinito. Perso nelle mie fantasie mi scanso all’ultimo secondo per far passare una coppia di anziani che si tiene per mano. Immagino le case del paesaggio fatte di mattoncini Lego multicolori e i palazzi più importanti come miniature rubate al museo civico. I passanti in fondo alla scarpata sono formichine e le barche sembrano radiocomandate da qualcuno nascosto tra i parchi o gli appartamenti dai prezzi esorbitanti alle mie spalle. Le foglie gialle – mi piace pensare che fossero le stesse di prima – spinte ancora dal vento, ballano davanti al mio volto rilassato e mi riportano sulla strada principale.
Sono bastati cinquecento metri di passeggiata in questo posto tanto semplice quanto incantato per dimenticare ansie e paure. Quanto tempo è passato dall’inizio della camminata? Non ne ho idea e non è importante. È proprio questo l’effetto che fa questo terrazzo che sporge dalla e sulla città e mi proietta oltre i limiti osservabili dai miei sensi. Mi scuoto dal sogno e riprendo il passo spedito lungo Bastugatan. La mia pausa pranzo è finta, devo andare. Alla prossima volta, cara Monteliusvägen.
 
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Ecco il link all’articolo su Italienaren - Il lavoratore:
https://italienaren.org/angolo-di-paradiso/

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