mercoledì 18 ottobre 2023

RACCONTI – Paesello

La prima cosa che noto ogni volta che torno in Italia per un periodo di vacanza è la presenza del “fuso orario”. A differenza dei miei genitori che me lo chiedono sempre, io so che Italia e Svezia hanno la stessa ora in tutti i periodi dell’anno, ma il fuso orario di cui parlo è legato alle differenze culturali e alle abitudini alimentari. Trovare infatti un punto d’accordo con gli amici per darsi appuntamento oppure decidere l’orario del pranzo e della cena con i familiari è impresa degna del planning manager della Casa Bianca.
L’altro aspetto temporale si manifesta quando faccio un giro per il paese dove sono cresciuto. In certe zone il tempo sembra essere andato avanti veloce fino a un lontano futuro dove la civiltà umana è scomparsa da secoli e tutto è diroccato, dai negozi alle abitazioni. Il quadretto distopico è completato dalla presenza di 30 gradi a ottobre che rende attuale ogni scenario catastrofico della crisi climatica. La conseguenza di queste temperature è che le cimici, quegli orribili insettini verdi che volano non sapendolo fare bene come gli aeroplanini di carta che lanciavo da piccolo, sono le nuove creature dominatrici di questo secolo e di queste lande desolate. Quelle bestie invadenti sono i nuovi Visitors del pianeta Terra e ormai occupano impunemente e indisturbate tutte le abitazioni del paesello. La politica e le forze dell’ordine non fanno ovviamente niente per fermare questa invasione. C’è chi invoca la vespa samurai, chi l’aglio confondendosi probabilmente coi vampiri e chi l’odore del tabacco, creando alla fine un clima di tutti contro tutti e senza alcuna soluzione tangibile al problema. Intanto tutto è imballato nella burocrazia che è… ma che ve lo dico a fare? Anche chi non è italiano sa come funziona.
Cerchi di distrarti guardando la televisione e ti viene da ridere notando che c’è ancora il Grande Fratello… parlo del programma televisivo, non dei dibattiti politici che dilagano in tutto il paesello.
Spengo tutto. Vado a mangiarmi una pizza. Prima però devo passare dalla banca e chiedere un mutuo, visto il listino prezzo “stoccolmese”. Mi consolo pensando che almeno si mangia bene, dai. Oltre ai ragni: leggenda narra che si ingoi circa otto ragni all’anno. Credo che a casa mia nel paesello si alzi la media vertiginosamente. No, scherzi a parte. Nessuna polemica sul cibo. O forse è questo il problema, che nel paesello ci si accontenta di essere un’eccellenza culinaria, mentre ci ritroviamo con i culi in aria… o meglio dire per terra.
Sono comunque felice di questa vacanza: ho fatto incetta di famiglia, amici e cibo. Adesso è ora di tornare a casa ma le sorprese non sono finite. L’atterraggio del mio aereo era previsto per mezzanotte ma il volo fa un’ora di ritardo come annuncia lo speaker: “Ci scusiamo per il disagio che vi porterà ad arrivare a casa a notte fonda e che vi renderà uno zombie al lavoro domani mattina!”. Grazie Semi-Palindrome Air. Probabilmente questa è la punizione per aver parlato male del paesello.
Dopo l’attesa sfiancante alla fine però arrivo in Svezia dove tutto funziona bene. Atterro al Terminal 4 di Arlanda e mi costringono a fare una camminatina di dieci minuti fino al Terminal 5. L’autobus però parte all’uscita del Terminal 4. Logico. Quindi devo camminare nella direzione opposta appena percorsa, questa volta da fuori. Ovviamente perdo la corriera e la prossima è tra 40 minuti. Grazie Arlanda. Questa invece è la punizione per aver parlato male delle cimici-Visitors.
Dopo un sonnellino sul sedile della corriera, la coincidenza fortuita dell’autobus a Stoccolma e una breve camminata, alle tre di notte arrivo a casa. Esausto, appoggio la testa sul cuscino e… tre, due, uno: driiiin. Suona la sveglia. Sono già le sette. È ora di fare colazione con pappa d’avena, mettersi il cappotto pesante, farsi schiacciare in metro come sardine e andare al lavoro prima dell’alba e tornare dopo il tramonto.
A vederla così, il paesello già mi manca.

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