martedì 14 marzo 2023

RACCONTI – Massima sicurezza

Carcere di massima sicurezza di Kumla, Contea di Örebro, Svezia centrale. Ora d’aria per i detenuti che solo durante questo momento di svago possono comunicare tra di loro. Durante il resto della giornata sono tenuti sotto massima sorveglianza per i crimini efferati che hanno commesso.
 
Il primo ad arrivare è un omaccione grande e grosso, dalla barba lunga e incolta e capelli neri come la notte. L’aria fredda della giornata vibra al suo passaggio. Arriva lentamente al muro di cinta del penitenziario. Lo scruta dall’alto al basso come per cercarne una crepa o un appiglio da sfruttare per scappare. Non ne trova e sputa per terra. La saliva si mischia con la sabbia secca del cortile. Mescola bene con la punta della scarpa e poi la spazza via. Lo chiamano il meccanico di quartiere per come sa usare la cinghia quando la situazione si scalda.
— Ciao meccanico, lo saluta il suo vicino di cella con voce roca e un leggero accento dell’Europa dell’est.
— Hey montatore, non ti hanno ancora scarcerato?
— Ancora no. Sono innocente da vent’anni eppure sono ancora qua.
— Fottuto sistema giudiziario! Io ho solo dichiarato al mio cliente che avrei cambiato la batteria della sua auto e poi non l’ho fatto. Che sarà mai? Lo fanno tutti… ma quei bastardi mi hanno sbattuto qui dentro.
— Tsè! — Il montatore di cucine si arrotola le maniche della t-shirt e flette i bicipiti ben scolpiti — Pensa che io ho intascato metà del costo di montaggio di una cucina, ho informato il cliente che avrei fatto il lavoro dopo le vacanze e poi sono sparito per un po’.
— Quali vacanze? Estive, natalizie, pasquali?
— Dopo le vacanze… serve essere così specifici?
Il meccanico sputa di nuovo per terra mentre si accarezza la barba folta e sporca di cibo. Nel frattempo arrivano altri due loschi figuri. Li chiamano i gemelli perché stanno sempre assieme.
— Oh, guarda un po’ chi si vede! Siete tornati dentro, eh?
— Non siamo gli unici a quanto pare, risponde a tono il piastrellista infilandosi sotto la gengiva uno snus, il tabacco in bustine tipico dei paesi scandinavi.
— Sempre un piacere rivedere il meccanico, ridacchia l’elettricista con i denti sporchi di tabacco grezzo.
— Cosa avete fatto questa volta, ragazzi?
— Niente! Non abbiamo fatto niente. Siamo incensurati.
Nel momento di pausa che segue il meccanico guarda in faccia l’elettricista e il piastrellista. Loro guardano il montatore. Il montatore fissa il meccanico aspettando una sua reazione e chiudendo il cerchio di sguardi. Poi scoppiano tutti a ridere.
— Silenzio là in fondo, urla una guardia agitando il fucile.
Le risate attirano l’attenzione di altri due carcerati che si avvicinano incuriositi.
— Sempre pronti a scherzare voi ragazzi. Dai, cosa avete fatto questa volta? Un corto circuito? Chiusa una presa elettrica perché non avevate voglia di mettere la messa a terra?
L’elettricista sputa tabacco nero per terra, poi risponde.
— No, no. Questa volta una cosa piccola: ho installato un interruttore di design.
— E allora?
Chiede una voce forte dal fondo del cortile. È l’idraulico.
— Era spropositatamente costoso… e il cliente non me lo aveva chiesto.
L’elettricista ridacchia mentre s’infila dell’altro tabacco in bocca.
— Però il tuo cliente avrà fatto un figurone con i suoi amici!
— È quello che gli ho detto anch’io, ma quel coglione non capisce.
— Non capiscono mai un cazzo!
Gli fa eco il tatuatissimo idraulico. Gli altri annuiscono e bestemmiano copiosamente.
— Non gli avrai mica sostituito l’interruttore con uno normale quando si è lamentato, vero?
— Ah, ah, ha! Per chi mi hai preso? Per un onesto lavoratore? — Tutti ridono — Una volta installato, è installato!
— Che forti che siete… e tu, invece, che hai fatto? — il meccanico si rivolge al piastrellista.
— Sai, le solite cose: un preventivo esageratamente basso rispetto al prezzo finale…
— Già, un classico. Voi artigiani siete senza fantasia, — il meccanico gli dà una bonaria pacca sulle spalle — siete per le tradizioni. Non come noi meccanici: una volta ho incluso gratuitamente il controllo della carrozzeria nel prezzo della revisione, ma per farlo la macchina doveva essere lavata. E indovinate un po’: io offrivo il lavaggio della macchina a prezzo doppio rispetto al mercato.
— Sei il migliore, meccanico! — Grida l’imbianchino che si era incuriosito del gruppetto — Io al massimo riesco a sparare prezzi altissimi per dipingere una parete e faccio spaventare i clienti che decidono di dipingere i muri da soli.
Il piastrellista gli dà un ceffone sulla nuca.
— Cretino! Così non hai mai lavoro. Prima alza i prezzi e poi li attiri con uno sconto farlocco…
L’idraulico scuote la testa.
— Siete dei principianti! Nessuno è meglio di me: io consegno una lavatrice ma non la installo perché il cliente non mi ha mandato in anticipo l’ordine di installare anche il tubo di scarico… della lavatrice stessa che gli avrei dovuto montare. Come se non avessi un tubo e gli strumenti adatti nel mio furgoncino parcheggiato là fuori!
Il meccanico ride, ma incalza accettando la sfida dell’idraulico.
— Beh, io ho una lista di scuse per aumentare ogni anno il prezzo dell’hotel per le gomme estive e invernali: l’inflazione, i sassetti che rovinano le gomme, gli affitti dei locali, nuovi attrezzi all’avanguardia…
— Io consiglio sempre le piastrelle più costose.
— Quello lo fanno tutti. Non c’è niente di male in quello.
 
Mentre i delinquenti disquisiscono deliziosamente su chi compia le malefatte più grosse, si avvicina a passi lenti un tipo non troppo alto, non troppo basso, con gli occhiali, la barba non rasata da una settimana, senza piercing o tatuaggi, un mezzo intellettualoide con un taglio di capelli fuori moda e spettinato. È un tipo po’ normale, un po’ insicuro, poco avvezzo alle cose pratiche, poco esperto… uno sfigatello insomma. In poche parole: io.
Dopo aver seguito tutta la discussione degli altri carcerati si schiarisce la voce e dice quasi bisbigliando.
— Scusate…
Gli altri riescono misteriosamente a sentirlo e si girano di colpo a guardarlo ficcandogli lo sguardo dritto in faccia.
— E tu chi cazzo sei?
Gli fa con astio il meccanico.
— La vittima.
— Chi? Qua sono tutte vittime.
L’ometto di mezza età con gli occhiali fa una pausa.
— Io sono LA vittima… — gli altri ancora non capiscono — il pollo, il coglione, il fesso!
— Ahhhh!
Esplodono in coro e ridono più di prima.
— Non ti avevamo riconosciuto così mal messo, gli dice il montatore.
Tra una bestemmia e una sigaretta di troppo, però, l’idraulico si rende conto di un dettaglio e chiede incuriosito.
— E allora perché sei qui?
Il pollo si prende il suo tempo per rispondere, si guarda le scarpe sporche di fango e di polvere, poi alza lo sguardo verso gli altri reclusi ed esclama sicuro di sé.
— Vi ho pagato con banconote false… e ora mi hanno beccato!
Il meccanico, l’elettricista, il piastrellista, il montatore, l’imbianchino e l’idraulico si fermano di colpo. Non ridono più. Nessuno fiata più. Non sanno più cosa dire. Mentre cercano di riprendersi dallo shock, le guardie fischiano la fine dell’ora d’aria e io mi risveglio dal mio incubo a occhi aperti.
 
Peccato che fosse tutta immaginazione. Beh, non propria tutta. Qualcosa di vero c’era: il conto che ho dovuto pagare a quei disgraziati.


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