L’illusionista è pronta. Ha tutto quello che le serve sul tavolo per l’atto finale del suo capolavoro. Fa qualche gesto teatrale, fa schioccare le nocche delle mani, dice le parole magiche e si appresta a concludere lo spettacolo.
Ora manca solo un volontario. Nella
stanzetta dove ci troviamo ci sono purtroppo solo io. Non ho scelta, faccio un
passo avanti e mi siedo. Con l’aiuto del suo assistente la prestigiatrice
Ametista afferra gli strumenti magici e mi chiede di aprire la bocca. Eseguo
senza esitare da perfetto manuale da cavia da laboratorio. Con una mossa rapida
mi infila una specie di fazzoletto di plastica in gola. Temo subito che mi
voglia soffocare, ma lei mi rassicura subito che fa tutto parte del numero e
che quello è una diga di gomma. L’istinto mi dice di risponderle che non sono
un castoro giocattolo, ma per fortuna taccio. D’altronde non è facile parlare
con due persone che rovistano nella mia cavità orale. Lei, Ametista, la maga
dentista, continua raccontandomi che questa diga servirà a isolare il dente da
trattare e a proteggerlo da strumenti rotanti e sostanze pericolose da ingerire.
Cerco di credere a questo racconto che sembra fantascientifico mentre l’assistente
fissa il foglio di plastica mantenendolo in tensione grazie a un telaio metallico.
Ecco, ora mi sento Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti o don Camillo
con Peppone che cerca di fargli ingurgitare olio di ricino.
Nel passaggio successivo la dentista
scava con manipoli rotanti, uncini affusolati e attrezzi endodontici per la
pulizia dei canali. In poche parole si prepara a torturarmi e schiaccia il
tasto REC sulla telecamera piazzata davanti a me per iniziare a girare un film
snuff. Poi mi annaffia l’interno delle guance con liquidi irriganti e i liquidi
irritanti che in seguito aspira con cura assieme alla mia cara polpa dentale ormai
deceduta. Una volta puliti, i canali della radice dentale vengono asciugati e
sigillati con coni di un materiale simile alla gomma. Una cura così metodica
dei canali non si fa neanche a Venezia e questo mi tranquillizza e mi fa sentire
ben accudito.
Quando mi tolgono la diga di gomma
e l’uncino che la teneva attaccata al dente mi sembra di respirare di nuovo. Ora
è tutto finito. Per oggi, perché abbiamo ancora una visita da prenotare per completare
la ricostruzione del dente. Potrebbe bastare una semplice otturazione oppure
una ricostruzione più complessa. Mi informano sui prezzi della seconda opzione,
la corona protesica, e sbianco più dei miei denti. Mi sembra uno scambio
ingiusto: qualcosa come quattromila corone (svedesi) per una corona (odontoiatrica).
Vorrei protestare ma non ho più il controllo della bocca. Meglio così.
Questo dunque è il trailer dello spettacolo
di Ametista, la maga dentista, e che è conosciuto con il nome di devitalizzazione.
Del dente, sì, ma anche di quel che resta di me stesso. Due ore fermo, quasi
immobile, seduto sul lettino odontoiatrico, senza pause, con la bocca aperta e ormai
priva di sensibilità mi hanno devitalizzato anche l’umore. Ora capisco come si
sente una pornostar dopo una lunga e dura giornata di lavoro.
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