venerdì 14 gennaio 2022

RACCONTO – Il gran ritorno

Sono accerchiato da nemici. Mi guardano minacciosi. Mi sento braccato. Mi sento al centro del mirino delle loro armi. Non fucili o pistole, ma virus e batteri. Mi sento come John Rambo nella giungla. Infatti le mie espressioni facciali esasperate dopo pochi minuti di sforzo fisico sono uguali a quelle di Sylvester Stallone. I muscoli purtroppo no. Non sono neanche nella giungla. Sono in palestra. Dopo più di un anno e mezzo di esilio forzato. Ci sto riprovando per tentare di tornare alla normalità. Il risultato è stato disarmante… per il mio stato di forma fisica.
Eppure in tutti questi mesi di pandemia mi ero allenato da solo, in casa. Ci avevo provato in molti modi: seguendo video su YouTube, con allenamenti specifici trovati su internet, chiedendo consigli a colleghi fisioterapisti, allenandomi con amici a distanza via videoconferenze. Credevo che i miei tentativi fossero andati a buon fine e che mi avessero tenuto in forma per il momento del gran ritorno in palestra. Pensavo di essere al sicuro. Invece mi basta mezz’ora di vere flessioni e piegamenti in questa lezione di gruppo con l’istruttrice da far sembrare l’allenamento fatto in casa nell’ultimo anno e mezzo come il film d’animazione “Le esercitazioni di Pippo” del 1949. La goffaggine è esattamente la stessa. Yuk!
In effetti puntare tutto sulla mia forza di volontà e propensione alla sofferenza fisica non è stata una delle migliori idee, nonostante abbia autolesionisticamente deciso di studiare psicologia nella vita professionale e dedicarmi alla scrittura nel tempo libero. Ora che riguardo indietro nell’ultimo anno mi rendo conto che ogni scusa era buona per non iniziare (troppo tardi, troppo poco tempo), per accorciare (questo esercizio non mi piace, devo andare a prendere i bambini a scuola) o per diminuire l’intensità degli esercizi (oggi sono stanco, ho già fatto un bel pezzo in bici). A parziale scusante non è sempre facile allenarsi quando i bambini minacciano la tua incolumità lasciando pezzi di lego sul pavimento, facendo corsa ad ostacoli su di me quando mi metto in posizione di plank oppure occupando tutto il salotto con la pista del treno.
Nel frattempo, in palestra, questi pensieri mi fanno andare fuori ritmo e sono completamente scoordinato rispetto agli altri. Niente di strano. Anche questo è un ritorno al passato. Sto sudando come Ted Striker alla guida dell’aereo più pazzo del mondo. Sto colando sudore dalle ascelle come una grondaia di Bombay durante i monsoni. Prima che qualcuno se ne accorga, mi passo un asciugamano sulla nuca e bevo dalla borraccia per recuperare liquidi. Mi asciugo giusto in tempo. Una gnocca svedese dal fisico mozzafiato in terza fila sembra stia guardando verso di me così mi metto nella posizione del coglione: pancia in dentro e petto in fuori. Una sorta di reazione testosteronica istintiva. La ragazza sorride. Allora fare il gradasso funziona. Quanto mi mancava andare in palestra. La ragazza sorride ancora e a gesti mi chiede se ci vediamo dopo. A me? Non posso, sono un uomo sposato… ma davvero a me? Non ci credo. E infatti non ci devo credere perché stava parlando con un’amica dall’altra parte della palestra. Ovvio. Per lo meno ora posso “rilassarmi” e tornare a una posizione più normale. Allento però un po’ troppo la tensione e per poco non mi scappa una scoreggina innocente come se fossi ancora nel salotto di casa mia. Mi trattengo all’ultimo e torno alla mia sofferenza e rimpianti per non essermi allenato di più a casa. Avrei potuto correre nei boschi. Avrei potuto andare nelle palestre all’aperto. Invece mi sono fidato dell’allenamento fai da te in casa. È stato come cercare di rinnovare casa seguendo i consigli di Giovanni Muciaccia su Art Attack.
Tutti queste seghe mentali, però, hanno il merito di avermi distratto e la sessione in palestra è finita. Tutti battono le mani all’insegnante, ma per un istante a me dà l’impressione che l’applauso sia tutto per me, perché sono riuscito ad arrivare vivo alla fine della lezione. È una liberazione. Per il momento… perché domani pagherò le conseguenze di questa mia spavalderia e mi sentirò come Pietro Gambadilegno. Sia per le gambe irrigidite dall’acido lattico sia per la panza che non sarà calata di un centimetro.
Mi devo sedere per prendere fiato. Assieme a molti altri uso la hall d’ingresso della palestra come un nuovo spogliatoio unisex. Lo facciamo per evitare la doccia ed entrare in contatto con gli altri in questo periodo pandemico. Non lavandoci e lasciando lavorare liberamente gli effluvi ascellari aumentiamo anche il distanziamento dagli altri quando saremo in metro. Due piccioni con una fava.
Inebriato dagli odori che si spargono per il locale, mi rendo conto che sto a pezzi e da dio nello stesso momento. Allora i miei colleghi fisioterapisti avevano ragione sull’esercizio fisico! Le gambe sfrigolano come il burro che si scioglie in pentola. Il profumino non è proprio lo stesso ma l’effetto benefico sì. Le endorfine fanno effetto come il cavallo di Troia per i greci: superata la soglia della sofferenza grazie a questa sensazione di benessere so che tornerò ad allenarmi con questa intensità e a quel punto sarò incastrato e non potrò più fare a meno dell’esercizio fisico. Mi ripeto come un mantra che dalla prossima volta sarà più semplice e che tutto sarà in discesa. Ma aspetta un attimo… cosa stanno dicendo al telegiornale? Grande aumento di nuovi casi di Covid-19, previsto picco a Stoccolma nelle prossime settimane e nuove restrizioni che limitano l’accesso alle palestre.
Hm… mi sa tanto che dovrò tornare ad allenarmi a casa. Da solo? No, con Pippo. Yuk!

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