Buongiorno
a tutti voi cari lettori. Eccomi di nuovo qui per voi dopo tantissimo tempo con
questa scoppiettante rubrica. Per festeggiare il mio ritorno questa settimana
siamo riusciti ad avere per voi, in esclusiva, il famoso criticone letterario Vittore
Sgarbato, che ci parlerà del nuovo caso letterario del 2019 del grandissimo
psico-auto-attore Roberto Riva: “I casi del commissario Grammatikus” che è
stato pubblicato…
È
una merda…
Hm,
mi sembra un po’ prematuro bollare questa raccolta di gialli comici così in
frett…
È
una merda… che io venga presentato così male! Prima di tutto sono famosissimo,
sono il più grande, il più conosciuto. Poi, io non sono un semplice criticone
letterario. Io sono un esteta della scrittura, un raffinato poeta del gusto, un
masturbatore ideologico della penna d’artista, un mecenate della passione
letteraria, un paladino della critica d’avanguardia… in poche parole, io sono Es.
[qualche
secondo di silenzio tra i due interlocutori]
Ha capito? Ma cosa vuole capire lei?
Chi l’ha pagata per questo programma di merda? Eh, lo so io chi l’ha pagata…
capricorno! Capricorno! Capricorno!
Veramente
sono Vergine.
Ecco, appunto: Camoscio! Camoscio!
Camoscio!
…nel
senso del segno zodiacale. Per il resto sono sposato con figli.
Ah, sì: allora stambecco! Stambecco!
Stambecco! Non me ne vado solo perché ho promesso a quella gnocca della
direttrice di rete di venire qua.
Ecco,
dicevo, “I casi del commissario Grammatikus” una raccolta di gialli comici di
Roberto Riva, pubblicata da Amazon nel 2018, ha rapidamente scalato le classifiche dei
volumi narrativi, delle aree romanzate e
dei lati comici di tutti i circoli letterari di quel paese. Molti altri
criticoni… molto meno eccelsi e preparati del nostro gradito, anzi
graditissimo, ospite qui presente… si sono espressi nelle testate per cui
lavorano: “Bellerrimo meno meno” Respublica, “Da pisciarsi sotto dal ridere”
Corriere della serata, “Da cine-mai!” Rotten Potatoes, “Dei casi a casaccio” Un
giornale “Il libro che avete sempre sognato dopo aver visto IT” La stampante…
giusto per citarne alcuni dei più…
Cazzate…
Come?
Ho detto cazzate, pure e semplici
cazzate… come dici? No, no, ti richiamo dopo.
[un
secondo di pausa]
Avevo una telefonata importante da
terminare… cosa ha detto?
Non
ha sentito niente di quello che ho detto?
Ah perché per contratto avrei dovuto
ascoltare? Quella gnocca della direttrice ha fatto bene a non dirmelo, se no
col cazzo che partecipavo a questa boiata di intervista con questo stambecco di
presentatore…
Hm,
stavo elencando le precedenti critiche della prima e speriamo non ultima opera
dell’autore Roberto Riva, dove il protagonista, il commissario Grammatikus,
indaga in sei spassosi casi polizieschi, dove le vittime non muoiono ma
rimangono in uno stato catatonico dovuto ai pettegolezzi, alle critiche non
costruttive, al mobbing, alle false accuse, agli insulti e al silenzio. Il
libro dunque enfatizza come ne uccida più la lingua della spada. Lo fa
attraverso il modo di parlare di questo burbero commissario che non è
propriamente tra i più ortodossi: infatti il commissario Grammatikus non
indovina un congiuntivo, ma azzecca tutti i casi.
Beh, mi sembra di un gusto osceno…
questo quadro appeso alla parete, dico. Cioè, chi ha avuto l’idea di mettere
questa crosta obbrobriosa appesa qua? No, aspetti, non me lo dica… lo so: è
stato lei, vero? Non poteva che essere lei. L’ho capito da come si veste… ma si
è visto allo specchio stamattina? No, meglio di no. Guardi me invece! Guardi
come si veste uno come me… e impari. Capricorno! Camoscio! Stamb…
Va
bene… ora mi scusi, però. Ha rotto un po’ gli zebedei. Non mi sembra il caso di
discutere il mio stile. Oggi l’abbiamo chiamata per discutere “I casi del
commissario Grammatikus” ma non ci ha detto niente e ormai il nostro tempo a
disposizione è finito. A questo punto invito invece i nostri lettori a
recensire il libro al posto suo: credo faranno un lavoro migliore. Ora vado a
leggermi i sei casi: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo e
ablativo. Arrivederla!
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