Il compito è
semplice: provare alcuni materassi e decidere quale letto comprare (e in
seguito acquistare il prodotto on-line dal sito). L’operazione ha tre semplici
fasi: entrare, provare i letti, uscire. Facile. Tutto inizia dall’ultimo piano.
I machiavellici ideatori dell’IKEA ti fanno entrare dal piano più lontano,
quello più in alto, in modo tale che per uscire, devi scendere e passare tutti
i piani, come nell’Inferno dantesco (spoiler alert: mai paragone più
azzeccato). Ovvio. Tutto inizia dunque dal piano dei divani e poi quello dei
letti. Io e mia moglie abbiamo la magnifica idea di liberare nostro figlio. Lui
ne approfitta saltellando da divano a divano e da letto a letto (neanche fosse
Casanova). Io mi lancio al suo inseguimento e contenimento. Questa è la parte
più divertente della gita. Mio figlio pensa sia un paradiso, ma da grande
capirà che è invece un inferno. Sorrido nel vederlo così allegro, ma la gioia
si spegne subito nell’osservare le tipiche scenette da IKEA che anch’io ho
vissuto in prima persona almeno una volta nella vita: uomini disperati,
trascinati a forza tra i reparti dalle loro compagne; donne in preda alle
convulsioni alla ricerca della tenda perfetta per il salotto; persone affannate
a misurare minuziosamente la larghezza del comodino nella speranza che ci stia
in camera; coppie che litigano per scegliere il colore di un mobile, indecisi
tra grigio topo e grigio elefante. Non ti curar di lor, ma guarda e passa. Così
scendo i vari piani, concentrato sul mio obiettivo: provare i materassi. Mio
figlio s’è addormentato e quindi posso provare con calma i letti. Sono tutti
uguali. Non c’è modo di capire la differenza. Dopo tre quarti d’ora che provo e
riprovo quelli che esteticamente mi sono piaciuti di più, mi autoconvinco che
uno è troppo duro, l’altro e troppo soffice, uno è troppo stretto, l’altro è
troppo alto. Tutta quest’operazione mi risucchia sempre più energie. Infine,
quando sto per decidere, un altro bambino urla qualcosa vicino al passeggino,
dove mio figlio sta dormendo. Mio figlio si sveglia, comincia a piangere e a
ribellarsi, chiedendo di uscire dalla sua momentanea tana: la pace è finita.
Non mi resta che posticipare la decisione del letto e dirigermi verso l’uscita.
Prima di uscire dall’IKEA devi passare per il labirinto finale del piano terra.
È un luogo mistico dal quale non potrai uscire se prima non avrai comprato una
serie di cose inutili quali, per esempio, una lampada a muro, una coperta di
plaid, una cornice e una candela. I quattro oggetti possono anche essere diversi,
non importa quali siano, ma non puoi opporti. Infatti, appena poso nel carrello
l’ultimo oggetto, il personale IKEA, che probabilmente mi stava monitorando sin
dal mio ingresso, mi indica la strada per le casse: quella più lunga
ovviamente. Di tutta questa gita all’IKEA mi resta però un’unica certezza: ho
comprato tutto, tranne quello che mi serviva!
E voi direte: e chi se ne frega della tua gita
all’IKEA? Beh, non prendetevela con me, non è colpa mia… io vi avevo avvisati:
rileggete il titolo della rubrica, per piacere!
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