venerdì 26 maggio 2017

FAVOLE MALRIUSCITE – Tracce

C’era una volta una bambina piccola piccola… piccina come te… che era tanto minuta da essere soprannominata Mignolina per via della sua statura. Una notte, mentre Mignolina stava dormendo nel suo letto nella sua cameretta, l’Orco del mondo Sottosopra s’introdusse silenziosamente in casa di Mignolina. L’Orco fu così abile che neanche i genitori premurosi di Mignolina, che stavano guardando la televisione, si accorsero di lui. L’Orco passò allora in punta di piedi dietro al divano, salì le scale e giunse davanti alla stanzetta di Mignolina. L’Orco girò la maniglia ed entrò. Mignolina, che era una bambina brava e ubbidiente, stava già dormendo da un bel pezzo seguendo le indicazioni dei genitori. L’Orco del mondo Sottosopra la trovò dunque nel mezzo di un bel sogno e così ne approfittò per intraprendere la sua missione malvagia: rapire tutti i bambini buoni del mondo per invidia, perché lui stesso era sempre stato rimproverato per non essere mai stato una buona persona. Sempre molto attentamente l’Orco si avvicinò a Mignolina, la prese dolcemente da sotto le coperte e la depose all’interno del suo grande sacco nero. In seguito l’Orco uscì lentamente dalla finestra, ma fece per errore un po’ di rumore. Mignolina allora si svegliò e capì subito di essere in pericolo. Anche i suoi genitori se ne resero conto e accorsero subito in stanza, ma troppo tardi per salvare Mignolina. Mignolina, ancora nel sacco, cercò subito una via di fuga ma non riuscì a trovarla. Trovò però che il sacco aveva un buco sul fondo troppo piccolo per farla passare ma, essendo una bambina molto intelligente oltre che brava, ebbe un’idea. Dal buchino avrebbe lasciato lungo il percorso delle briciole che la mamma le aveva lasciato la sera prima. Con questo stratagemma i genitori avrebbero potuto seguire la scia di briciole e avrebbero potuto salvarla. Mignolina aveva ancora molta paura, ma era soddisfatta della sua trovata che le avrebbe salvato la vita. Mignolina non era però al corrente che sul cammino dell’Orco c’erano molti formicai. Così, un po’ alla volta, le formichine arrivarono e portarono via tutte le briciole che Mignolina aveva disseminato. Nessuno ritrovò mai più Mignolina e l’Orco del mondo Sottosopra vinse la sua sfida rapendo tutti i bambini buoni del mondo.

Fine della storia: ora a letto, figliola!

mercoledì 17 maggio 2017

SOUP OPERA – Un minestrone di emozioni: episodio 9

NELLE PRECEDENTI PUNTATE. Maria Maccheroni della Sanit va a letto per errore con Franz Schneider della Sanide. Maria confessa il tradimento a suo fratello Mario, il quale bacia per vendetta Franz. Thilde Krauten, moglie di Franz, vede il bacio e decide di attuare un’altra vendetta presentandosi all’ospedale dove sta per essere dimesso Andrea, primogenito della famiglia Maccheroni. Quando Thilde arriva tenta di… [Ha vinto la scelta B]

«Ke ci faccio io qvi, mi kiedi?» Thilde Krauten sorride «Peh, ho una puona racione per ezzere qvi… anzi ho tre puone racioni per ezzere qvi!»  Andrea è dubbioso e non capisce, allora Thilde si spiega meglio «Io zono qvi perkè tu zei una perzona interessante. Zono qvi per… come dite voi italiani: per farti una proposta ke non puoi rifiutare!» Nel pronunciare la frase fa toccare la punta del pollice con la punta delle altre dita della mano e agita il polso nel tipico gesto italiano. Andrea agita la testa seccato, ma continua ad ascoltare.
«E quale sarebbe questa proposta?»
Thilde ghigna più di prima e si prende una pausa scenica prima di rispondere. «Fenire a laforare per noi, per la Sanide!» Andrea è sconvolto da questo invito, ma Thilde non gli lascia tempo di sparare un no secco e rincara la dose «Prima ke tu possa tarmi zubito una risposta necatifa, ti foghlio tare tre puoni motifi per laschiare la Sanit e fenire alla Sanide… li fuoi zentire?»
«No, non mi interessano! Non lascerò mai la ditta di famiglia… Non voglio sentire questi motivi!»
«Pekkato, ero molto interezzata alla tua reazione… ma se non fuoi ascoltarmi, io me ne fato.»
Thilde si gira di scatto e comincia a camminare verso l’uscita, lasciando di stucco Andrea. Il giovane Maccheroni è preso alla sprovvista e non appena Thilde è uscita la richiama correndole dietro.
«Non se ne vada… aspetti un secondo! Va bene, sentiamo quali sarebbero questi tre motivi.»
«Fa pene, se ci tieni tanto… allora; primo, tu karo Antrea non otterrai molto presto la guita tella Sanit: tuo patre Ciuseppe è ankora ciofane, ha solo 45 anni, ha ankora almeno fenti anni di karriera dafanti a sé. Inoltre, prima ti te ci zono i tuoi zii, Maria e Mario… tu dofrai aspettare a lunco. Infine non zono neanke kosì sikura che tuo patre foghlia laschiare la titta di famighlia a un uomo kon un nome da donna, karo Antrea.» Andrea corruga la fronte irritato ma Thilde va avanti lo stesso «Poi c’è il sekonto motifo: tuo patre non ti askolta mai, non si interessa tei tuoi pisoghni e dei tuoi soghni… penza ke occi non è fenuto neanke a prenterti qvi! Tuo patre penza zolo al laforo! Alla Sanide infece ziamo una crante famighlia, dofe tutti zono importanti: askoltiamo tutti, tiamo una possipilità a tutti… perzino quel kretino di mio marito Franz può presentare procetti ke noi konzerfiamo e teniamo in alta konsiterazione. Qvindi alla Sanide zaresti il benfenuto!» Andrea vacilla ripensando a suo padre sempre molto impegnato in ufficio e Thilde conclude «Infine ci sareppe il terzo motifo, anke se i primi tue pastano...» Andrea si fa curioso «Io ti ho secuito, io so ki zei… so ke kosa fuoi nel profonto…»
«Di che cosa parli?»
«Li ho fisti sai?»
«Visti cosa?»
«I tuoi qvatri: non zono male… certo, un po’ crezzi, ma kon alkuni anni di stutio e tetizione totale potreppero fare strata…» Andrea è colpito: come fa Thilde Krauten a sapere della sua grande passione per la pittura? «Qvello che foglio tire è ke se tu fenissi alla Sanide non afresti pressioni perkè il futuro della ditta è nella mani tei miei fighli… e tu potresti fare il pittore in lipertà senza rinunciare al penessere di tutti i ciorni. Tuo patre non ti permettereppe tutto qvesto… penzaci!»

Andrea rimane a lungo in silenzio mentre Thilde lo accompagna in auto a casa. Quando Andrea è uscito e sta per chiudere la portiera, Thilde ribadisce. «Tre puone racioni… penzaci!»
Andrea ringrazia per il passaggio ed entra nel portone di casa in Birger Jarlsgatan 23. Sale le scale a piedi per prendere più tempo per pensare e infine entra in casa. Ad accoglierlo c’è sua madre Teresa che lo bacia e lo abbraccia. Lo aiuta a spostare la borsa dall’ingresso e gli toglie la giacca. Poi lo accompagna in cucina dove c’è sua sorella Giorgia, la quale lo saluta a mala pena: ha gli occhi rossi, sembra stanca, assonnata e assente. Andrea si chiede se sia andata in giro ancora con quei suoi amici. Subito dopo arriva anche suo fratello Edoardo che non saluta, ma gli scrive un messaggio privato su Facebook “Bentornato bro!” e poi continua a guardare fisso sul cellulare tutto il tempo. Conoscendo Edoardo, questo è il massimo dell’accoglienza. Andrea sorride ma il sorriso scompare quando si accorge che suo padre non è in casa ed ormai è già ora di cena.
«Per festeggiare il tuo ritorno ti ho preparato le mie famose lasagne.» Teresa appoggia la teglia sul tavolo «Il tuo piatto preferito!»
«Grazie mamma.» Andrea è in imbarazzo «Le lasagne erano il mio piatto preferito… prima di diventare vegano!»
«Ah… è vero! Me n’ero dimenticata. Scusa.» Teresa è costernata «Magari potresti grattare via il ragù.» Andrea la guarda male «Scherzavo, tesoro. Allora guarda in frigo che ci dovrebbe essere una mozzarella!»
«Mamma, sono vegano, non vegetariano. Quante volte ti devo spiegare la differenza?»
«Vegetariano, vegano, venusiano… per me sono la stessa cosa.» Teresa ridacchia, ma gli altri no. Andrea intanto trova delle carote e una banana in frigo: sarà la sua cena di benvenuto. Edoardo e Giorgia assaggiano invece la prima fetta di lasagne.
«Com’è?» Chiede la madre.
Loro si guardano disgustati, poi ghignano e mostrano il pollice all’insù. Tutti in famiglia sanno quanto Teresa sia una pessima cuoca, ma nessuno osa dirlo apertamente dopo il veto posto dal capofamiglia Giuseppe. Edoardo però si fa scappare su Twitter “Cena a casa: #LasagneDiCartone”.  
Dopo un quarto d’ora che sono a tavola Teresa chiede un po’ preoccupata.
«Papà è giù a parcheggiare la macchina, vero? Ma quanto ci mette!»
«Non lo so.»
«Come, non lo sai? Ti ha accompagnato a casa dovresti sapere se sta parcheggiando…»
«Non mi ha accompagnato a casa lui!» Qui Andrea vacilla, non vuole raccontare dell’incontro con Thilde Krauten e mente «Papà non c’era in ospedale e ho incontrato un amico che mia ha portato a casa.»
«Che cosa? Tua padre non è venuto a prenderti? Appena torna mi sente! A quest’ora dovrebbe essere a casa. Dove sarà finito?»

A. Giuseppe è stato al lavoro fino a tardi, lanciando brutte idee dalla finestra come aeroplani di carta, e adesso sta cercando davvero parcheggio da un’ora.

B. Giuseppe ha scoperto che Thilde Krauten gli ha nascosto il cellulare per impedirgli di andare a prendere Andrea e ora la sta affrontando per chiederle spiegazioni.

C. Deluso dalla brutta giornata lavorativa Giuseppe è andato al bar a bere un drink e lì troverà qualcosa d’inaspettato.


Avete una settimana di tempo per votare una delle tre alternative con un commento alla fine di questo episodio sul blog, su Facebook, oppure scrivendomi su Twitter (@robriva82). Vi basterà scrivere “A”, “B” o “C” per votare.

giovedì 11 maggio 2017

EPICA MODERNA - Le nuove creature mitologiche: lo sportivo

Giornata tipo dello sportivo:
6:30 alzarsi dal letto come se fossero addominali;
6:40 fare pipì come se fosse il lancio del giavellotto;
6:45 doccia come se fosse rafting;
7:00 colazione con bicchiere di latte come se (ci) fosse calcio;
7:20 vestirsi casual come se fosse (una) polo;
7:30 al lavoro in bici come se fosse ciclismo (ovviamente);
7:45 su fino al quinto piano senza ascensore come se fosse climbing;
8:00 lavorare come personal trainer come se fosse lavorare come personal trainer;
10:00 correre a consegnare un messaggio invece di spedire un’e-mail come se fossero i 100 metri;
11:30 sentirsi a cavallo dopo aver avuto un aumento dal capo come se fosse equitazione;
12:00 incrociare le posate per un’insalata a pranzo come se fosse fioretto;
13:00 lavorare come istruttore di nuoto come se fosse nuoto (ovvio bis);
13:30 sistemare tutti i raccoglitori di tutti i corsi di nuoto come se fosse sollevamento pesi;
15:00 assistere a un diverbio tra due colleghi come se fosse tennis;
16:00 raggiungere il proprio armadietto tra tutti i ragazzini in piscina come se fosse slalom gigante;
17:00 tornare a piedi a casa dal lavoro come se fosse trekking;
17:00bis-nordico-invernale tornare a casa sulla neve come se fosse sci di fondo;
18:00 fare un’ora di palestra come se fosse niente;
19:00 centrare i vestiti sudati nel cestino dei panni sporchi come se fosse pallacanestro;
19:30 cena tagliando una bistecca con il coltello come se fosse sciabola;
20:00 giocare con i figli come se fosse decathlon;
20:30 cullare il figlio neonato come se fosse lancio del peso (senza lancio però);
21:00 litigare con il partner per decidere chi riordina la tavola come se fosse pugilato;
21:30 riappacificarsi con il partner facendo l’amore come se fosse lotta greco romana;
22:00 bagno rilassante come se fosse nuoto sincronizzato;
22:15 scivolare sotto le coperte come se fosse bob;
22:30 addormentarsi sul proprio letto come se fosse apnea;

Nike: dea della vittoria

mercoledì 10 maggio 2017

INTERVISTE IMMAGINARIE – Quanto si legge?

Per la nuova intervista della settimana abbiamo l’onore di presentarvi il giornalista italiano di fama internazionale Gianni Epinotto che ha lavorato, lo ricordiamo, in Italia principalmente per la Res publica e il Corriere della Serata, mentre all’estero per il Nightly Telegram, Le Mon Dieu, il Washington Pre e infine anche per El Ciudad. Buonasera signor Epinotto, oggi affrontiamo un discorso spinoso che colpisce nel profondo un po’ tutti gli italiani… ma vedo che scalpita: vuole introdurre lei il discorso?
            Grazie per avermi dato la parola… oggi andremo a sviscerare un dibattito del quale i mass media e l’opinione pubblica parlano da molto tempo. Andiamo ad affrontare un’aspra critica che viene rivolta al popolo italiano.
            E racconti dunque ai nostri lettori qual è questa critica.
            La critica che ci viene rivolta è che siamo una popolazione che legge poco… molto poco… troppo poco. Inoltre sembra anche che agli italiani piaccia molto scrivere…
Tant’è che siamo spesso definiti come un popolo di molti scrittori e pochi lettori.
Esatto, molti stranieri ce lo dicono e siamo noi stessi a esserne più o meno consapevoli. Ma non è soltanto l’opinione degli altri ad alimentare questa brutta reputazione ma sono soprattutto molte statistiche a dirlo, in particolare per quanto riguarda la poca lettura, e i dati sono preoccupanti…
            Dice bene signor Epinotto… per fortuna che anche una fonte così autorevole come lei ci fa eco in questo spazio settimanale. I dati sono molto preoccupanti: secondo l’Istat, la maggioranza degli italiani, circa il 60% non ha mai letto un libro nel 2015, mentre della restante minoranza, circa il 14% degli italiani, i cosiddetti lettori “forti”, legge più di dodici libri l’anno, mentre circa il 45%, i cosiddetti lettori “deboli”, al massimo tre.
Sì, sì. È incredibile… e secondo i dati siamo tra i peggiori in Europa: paragonati, per esempio, alla Spagna, dove quelli che non leggono neanche un libro sono circa il 38%, e alla Francia, dove la percentuale scende al 30%... e di questi dati gli italiani non sembrano preoccuparsi più di tanto.
Francia o Spagna? Basta che se magna… forse qualcuno penserà. Mah, sono perplesso. Comunque sono veramente dei dati sconvolgenti…
Molto sconvolgenti perché falsi… o meglio, sono dati che non corrispondono esattamente alla realtà dei fatti se analizziamo in profondo la vita quotidiana degli italiani.
In che senso scusi?
Nel senso che ora sfateremo questo luogo comune che gli italiani non sono buoni lettori. Mi segua nel mio ragionamento. Allora, non è vero che noi italiani non leggiamo, che siamo dei lettori “deboli”… leggiamo molto invece ma, come le dicevo prima, lo facciamo nei piccoli gesti della vita quotidiana: per esempio, leggiamo i cartelli pubblicitari con le donne nude, il retro del cartone del latte, i giornali sportivi, i cartelli stradali… anche se a dir il vero, non tutti lo fanno… leggiamo il contachilometri sul cruscotto della macchina per evitare le multe, l’oroscopo una volta a settimana…
            Dice sul serio?
            Certo… inoltre leggiamo i cartelli delle vie, i messaggini sul cellulare, le vignette nelle riviste di parole crociate, le didascalie delle riviste di gossip… giusto per citare alcuni dei molteplici esempi.
            Sono sconvolto dalle sue parole. Non le pare di esagerare?
Nient’affatto. Inoltre abbiamo sfatato il mito dell’italiano che legge poco? E allora sfatiamo anche la leggenda dell’italiano scrittore.
Dove vuole andare a parare signor Gianni Epinotto?
Voglio solo fare questa considerazione: in realtà, la media degli italiani che scrivono è molto più bassa di quella del resto degli europei, ma… ma… la media degli italiani che vorrebbero pubblicare alla ricerca di una personale soddisfazione e approvazione pubblica è invece superiore a quella degli altri europei… capisce la differenza?
Beh su questo potrei darle anche ragione…
Certo che ho ragione… e non le ho ancora esposto le mie teorie a proposito delle dicerie sull’analfabetismo funzionale che vige in Italia…
…mi scusi, ma quest’argomento forse merita una puntata a se stante. Inoltre sento che sto per risvegliarmi da questo brutto sogno. La TV è ancora accesa... devo essermi addormentato guardando la finale del Grande Fratello. Ora spengo la TV e vado ad addormentarmi chino su un libro.

giovedì 4 maggio 2017

EPICA MODERNA - Le nuove creature mitologiche: l’insonne

Di giorno potete trovate (anche davanti allo specchio) questo personaggio mitologico che dorme una decina di minuti sul sedile dell’autobus o della metropolitana oppure che si appisola un attimo, tra un battito di ciglia e un altro, davanti al computer o leggendo un libro. Di notte invece lo trovate dritto disteso sul suo letto con gli occhi ben spalancati e due belle occhiaie di contorno. In poche parole: assonnato di giorno, insonne di notte. Questo è dunque il suo tipico problema e purtroppo non ci si può fare molto, nemmeno dormirci sopra. Che fare allora? Chiedendo in giro, informandosi su internet, ottenendo costose consulenze mediche o semplicemente andando per tentativi ed errori, l’insonne ha redatto una lista di consigli per tutti i suoi simili: leggere libri (possibilmente noiosi… possibilmente di Proust), mettere un piede fuori dalle coperte (possibilmente senza calzino… possibilmente non lavato), girovagare per casa (possibilmente in ciabatte… possibilmente senza pezzi di lego sparsi sul pavimento), guardare il cellulare (possibilmente un sito noioso… possibilmente questo blog), guardare la tv (possibilmente un dibattito politico… possibilmente con le cuffie), scrivere un diario (possibilmente con carta e penna… possibilmente a luce spenta), bere litri di camomilla (possibilmente a temperatura ambiente… possibilmente andando in bagno subito dopo), esercizi di mindfulness o meditazione (possibilmente visualizzando una camminata immaginaria nel proprio quartiere… possibilmente ricordandosi di mettersi i vestiti in caso di sonnambulismo), contando le pecore (possibilmente a due a due… possibilmente evitando di prendersi le zecche), pensare a quello che è successo durante il giorno (possibilmente non pensando al fatto che non si riesca a prendere sonno… possibilmente senza entrare in un circolo vizioso), pianificare quello che succederà domani (possibilmente convincendosi di riuscire a dormire… possibilmente usando tanta fantasia). Infine, dopo aver esaurito questa lista di consigli strampalati e dopo aver rispolverato ogni angolo del cervello in cerca d’ispirazione, eccolo lì il sonno che arriva a prenderlo… e quando sta per avere l’idea del secolo per il suo prossimo progetto lavorativo o del tempo libero, si addormenta e non ha tempo di annotarla. Buonanotte a tutti!


Nyx: dea della notte.