Il profeta vive sui monti della Conoscenza, vicino
al picco del Saggio, alle sorgenti del fiume Sapere. Tutti l’hanno incontrato
almeno una volta nella vita. Tutti lo conoscono ma nessuno sa veramente chi
sia. Non ha nome, non ha volto, ma tutti lo conoscono come il profeta Veloavev
O’Dett. A ogni luna piena e luna nuova il profeta scende dal suo rifugio e si
aggira per la città lanciando premonizioni retroattive, redarguendo il mondo da
qualche catastrofe economica già avvenuta, da qualche sconvolgimento climatico
già avviato, da qualche complotto già scoperto, al grido di “Ve lo avevo
detto!”. Il profeta sapeva tutto questo perché ha le chiavi della conoscenza
che custodisce gelosamente in qualche antro segreto: un posto talmente nascosto
che neanche il profeta stesso sa dove sia. Comunque il profeta sapeva anche
questo… sapeva con assoluta certezza che avrebbe dimenticato il luogo segreto e
quindi ha creato una copia delle chiavi della conoscenza che ora tiene sul
comodino del letto. Il profeta, però, usa con parsimonia le sue profezie. Lo fa
per proteggere l’umanità dalla dolorosa verità. Quindi aspetta e tace. Aspetta
che siano i mass media a parlare per lui, aspetta che siano i governi a parlare
per lui, anche se lui ovviamente sapeva tutto prima di tutti. Il profeta sapeva
prima di tutti gli altri dell’arrivo di una devastante recessione economica,
sapeva prima di tutti la diffusione di una potente pestilenza, sapeva prima di
tutti la squadra vincitrice dei prossimi mondiali di calcio. Il profeta, però,
tace, per difenderci, per proteggerci. Poi, a tempo debito, quando tutti ormai
ne parlano, rompe il silenzio e inizia con la sua profezia a ritroso: “Ve lo
avevo detto!”. Perché? Perché ha taciuto prima, quando sapeva che sarebbe
successo? Perché? Perché non ha continuato a tacere anche dopo? “Ve lo avevo
detto” che ve lo sareste chiesti!
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