venerdì 5 luglio 2024

RACCONTI – Il vaso

Sono piegato sulle ginocchia nel salotto di casa mia. Raccolgo in silenzio, pezzo per pezzo, il vaso di ceramica che si è sfracellato per terra. Di nuovo. Il vaso è appena caduto dal piedistallo che si trova in mezzo alla sala. Mi fanno male le gambe per le tante, troppe volte che mi sono dovuto accovacciare. Mi fanno male le mani per le piccole ferite. Mi succhio un dito per asciugare il sangue. Fa male, ma non ci faccio più caso ormai.
«Non sono stato io!» esclamo al mio pubblico invisibile, mentre sudo freddo dalla fronte e sento che il cuore si è fermato per un istante. Un millisecondo forse. Quel che basta per sentire un nodo in gola e un peso sullo stomaco.
«Non sono stato io!» Ripeto. Più allo specchio che a un interlocutore reale.
Mento di nuovo dunque. Non del tutto, però. Ho ideato e creato io il vaso. L’ho messo io sul piedistallo. Non sono stato io però a farlo cadere. Certo, sono sempre io ad averlo appoggiato in bilico, sul bordo. Inoltre, è colpa mia se non mi sono accorto che il vaso non era ancora pronto per stare là su in alto. Non era il momento di lasciarlo là. Probabilmente non lo sarà mai.
A volte penso che non avrei mai dovuto crearlo. Penso che non sono così bravo a plasmare vasi di ceramica. Provo a farli di diverse forme e dimensioni. Ci metto tempo e dedizione, ma non mi riescono come vorrei. Quando sono soddisfatto sbaglio a metterlo troppo presto sul piedistallo. E il vaso cade. Va in frantumi. Il suono dei cocci rotti che si spezzano rimbomba ancora nella mia testa. La sensazione è che non sia solo qualcosa fuori che si rompe.
Ci metto un po’ a riprendermi, ma spesso mi chino di nuovo, raccolgo i pezzi che trovo e li incollo insieme. Molte volte l’effetto è imbarazzante nonostante a me sembra di aver fatto un lavoro decente. Malgrado la mia cecità, mi ostino a posizionare il vaso di nuovo sul piedistallo, come se fosse un trofeo, di cui vantarsi con gli amici.
Molte volte il vaso si tiene insieme per miracolo, sta in piedi in equilibrio instabile ed è così delicato che basta un lieve soffio di vento per farlo cadere. Quando me ne accorgo, cerco di prenderlo al volo ma nonostante con gli anni abbia affinato le mie capacità di previsione e di velocità, il vaso mi sfugge dalle mani, scivola via e inesorabilmente cade.
Se ho fortuna i cocci sono grossi e non faccio troppa fatica a trovarli sul pavimento. Anche se mi perdo dei pezzetti per strada non è poi così grave. Il vaso sta su lo stesso. Con un po’ di buona volontà riesco a dare al vaso una nuova forma, ma la fretta è cattiva consigliera e il risultato finale ne risente.
Il suo destino è segnato. Andrà sul piedistallo e cadrà di nuovo. Ormai lo so.
Credo si arrivato il momento di metterlo in cantina e di crearne uno nuovo.

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