Carcere di massima sicurezza di Kumla,
Contea di Örebro, Svezia centrale. Ora d’aria per i detenuti che solo durante
questo momento di svago possono comunicare tra di loro. Durante il resto della
giornata sono tenuti sotto massima sorveglianza per i crimini efferati che
hanno commesso.
Il primo ad arrivare è un omaccione
grande e grosso, dalla barba lunga e incolta e capelli neri come la notte. L’aria
fredda della giornata vibra al suo passaggio. Arriva lentamente al muro di
cinta del penitenziario. Lo scruta dall’alto al basso come per cercarne una
crepa o un appiglio da sfruttare per scappare. Non ne trova e sputa per terra.
La saliva si mischia con la sabbia secca del cortile. Mescola bene con la punta
della scarpa e poi la spazza via. Lo chiamano il meccanico di quartiere per come
sa usare la cinghia quando la situazione si scalda.
— Ciao meccanico, lo saluta il suo vicino
di cella con voce roca e un leggero accento dell’Europa dell’est.
— Hey montatore, non ti hanno
ancora scarcerato?
— Ancora no. Sono innocente da vent’anni
eppure sono ancora qua.
— Fottuto sistema giudiziario! Io
ho solo dichiarato al mio cliente che avrei cambiato la batteria della sua auto
e poi non l’ho fatto. Che sarà mai? Lo fanno tutti… ma quei bastardi mi hanno sbattuto
qui dentro.
— Tsè! — Il montatore di cucine si
arrotola le maniche della t-shirt e flette i bicipiti ben scolpiti — Pensa che
io ho intascato metà del costo di montaggio di una cucina, ho informato il
cliente che avrei fatto il lavoro dopo le vacanze e poi sono sparito per un po’.
— Quali vacanze? Estive, natalizie,
pasquali?
— Dopo le vacanze… serve essere
così specifici?
Il meccanico sputa di nuovo per
terra mentre si accarezza la barba folta e sporca di cibo. Nel frattempo
arrivano altri due loschi figuri. Li chiamano i gemelli perché stanno sempre
assieme.
— Oh, guarda un po’ chi si vede!
Siete tornati dentro, eh?
— Non siamo gli unici a quanto pare,
risponde a tono il piastrellista infilandosi sotto la gengiva uno snus, il
tabacco in bustine tipico dei paesi scandinavi.
— Sempre un piacere rivedere il
meccanico, ridacchia l’elettricista con i denti sporchi di tabacco grezzo.
— Cosa avete fatto questa volta,
ragazzi?
— Niente! Non abbiamo fatto niente.
Siamo incensurati.
Nel momento di pausa che segue il
meccanico guarda in faccia l’elettricista e il piastrellista. Loro guardano il
montatore. Il montatore fissa il meccanico aspettando una sua reazione e chiudendo
il cerchio di sguardi. Poi scoppiano tutti a ridere.
— Silenzio là in fondo, urla una guardia
agitando il fucile.
Le risate attirano l’attenzione di
altri due carcerati che si avvicinano incuriositi.
— Sempre pronti a scherzare voi
ragazzi. Dai, cosa avete fatto questa volta? Un corto circuito? Chiusa una presa
elettrica perché non avevate voglia di mettere la messa a terra?
L’elettricista sputa tabacco nero
per terra, poi risponde.
— No, no. Questa volta una cosa
piccola: ho installato un interruttore di design.
— E allora?
Chiede una voce forte dal fondo del
cortile. È l’idraulico.
— Era spropositatamente costoso… e
il cliente non me lo aveva chiesto.
L’elettricista ridacchia mentre s’infila
dell’altro tabacco in bocca.
— Però il tuo cliente avrà fatto un
figurone con i suoi amici!
— È quello che gli ho detto anch’io,
ma quel coglione non capisce.
— Non capiscono mai un cazzo!
Gli fa eco il tatuatissimo idraulico.
Gli altri annuiscono e bestemmiano copiosamente.
— Non gli avrai mica sostituito l’interruttore
con uno normale quando si è lamentato, vero?
— Ah, ah, ha! Per chi mi hai preso?
Per un onesto lavoratore? — Tutti ridono — Una volta installato, è installato!
— Che forti che siete… e tu,
invece, che hai fatto? — il meccanico si rivolge al piastrellista.
— Sai, le solite cose: un preventivo
esageratamente basso rispetto al prezzo finale…
— Già, un classico. Voi artigiani
siete senza fantasia, — il meccanico gli dà una bonaria pacca sulle spalle — siete
per le tradizioni. Non come noi meccanici: una volta ho incluso gratuitamente il
controllo della carrozzeria nel prezzo della revisione, ma per farlo la macchina
doveva essere lavata. E indovinate un po’: io offrivo il lavaggio della macchina
a prezzo doppio rispetto al mercato.
— Sei il migliore, meccanico! — Grida
l’imbianchino che si era incuriosito del gruppetto — Io al massimo riesco a
sparare prezzi altissimi per dipingere una parete e faccio spaventare i clienti
che decidono di dipingere i muri da soli.
Il piastrellista gli dà un ceffone sulla
nuca.
— Cretino! Così non hai mai lavoro.
Prima alza i prezzi e poi li attiri con uno sconto farlocco…
L’idraulico scuote la testa.
— Siete dei principianti! Nessuno è
meglio di me: io consegno una lavatrice ma non la installo perché il cliente non
mi ha mandato in anticipo l’ordine di installare anche il tubo di scarico…
della lavatrice stessa che gli avrei dovuto montare. Come se non avessi un tubo
e gli strumenti adatti nel mio furgoncino parcheggiato là fuori!
Il meccanico ride, ma incalza accettando
la sfida dell’idraulico.
— Beh, io ho una lista di scuse per
aumentare ogni anno il prezzo dell’hotel per le gomme estive e invernali: l’inflazione,
i sassetti che rovinano le gomme, gli affitti dei locali, nuovi attrezzi all’avanguardia…
— Io consiglio sempre le piastrelle
più costose.
— Quello lo fanno tutti. Non c’è niente
di male in quello.
Mentre i delinquenti disquisiscono deliziosamente
su chi compia le malefatte più grosse, si avvicina a passi lenti un tipo non
troppo alto, non troppo basso, con gli occhiali, la barba non rasata da una
settimana, senza piercing o tatuaggi, un mezzo intellettualoide con un taglio
di capelli fuori moda e spettinato. È un tipo po’ normale, un po’ insicuro, poco
avvezzo alle cose pratiche, poco esperto… uno sfigatello insomma. In poche
parole: io.
Dopo aver seguito tutta la
discussione degli altri carcerati si schiarisce la voce e dice quasi bisbigliando.
— Scusate…
Gli altri riescono misteriosamente
a sentirlo e si girano di colpo a guardarlo ficcandogli lo sguardo dritto in
faccia.
— E tu chi cazzo sei?
Gli fa con astio il meccanico.
— La vittima.
— Chi? Qua sono tutte vittime.
L’ometto di mezza età con gli occhiali
fa una pausa.
— Io sono LA vittima… — gli altri
ancora non capiscono — il pollo, il coglione, il fesso!
— Ahhhh!
Esplodono in coro e ridono più di
prima.
— Non ti avevamo riconosciuto così
mal messo, gli dice il montatore.
Tra una bestemmia e una sigaretta
di troppo, però, l’idraulico si rende conto di un dettaglio e chiede incuriosito.
— E allora perché sei qui?
Il pollo si prende il suo tempo per
rispondere, si guarda le scarpe sporche di fango e di polvere, poi alza lo
sguardo verso gli altri reclusi ed esclama sicuro di sé.
— Vi ho pagato con banconote false…
e ora mi hanno beccato!
Il meccanico, l’elettricista, il
piastrellista, il montatore, l’imbianchino e l’idraulico si fermano di colpo. Non
ridono più. Nessuno fiata più. Non sanno più cosa dire. Mentre cercano di riprendersi
dallo shock, le guardie fischiano la fine dell’ora d’aria e io mi risveglio dal
mio incubo a occhi aperti.
Peccato che fosse tutta immaginazione.
Beh, non propria tutta. Qualcosa di vero c’era: il conto che ho dovuto pagare a
quei disgraziati.