In principio le intenzioni erano
buone. In principio era un’iniziativa lodevole. In principio sembrava una buona
idea. Come quando da ragazzino, alle prime esperienze con la vita, apri la
porta a quei cordiali e simpatici signori in pantaloni e giacca grigia, camicia
bianchissima e cravatta azzurra che tengono un libro spesso in mano e ti chiedono
se hai un minuto per parlare di Gesù.
Così come quella volta apri ingenuamente la porta, ora altrettanto stupidamente accetti di far parte della chat dei genitori dell’asilo di tuo figlio. Che male c’è? Pensi, ma ti sbagli.
Ai primi messaggi sono tutti
gentili e propositivi. Ci si scambia consigli su cibo e vestiti, informazioni
utili sugli orari di apertura e chiusura della scuola, suggerimenti su libri e
cartoni da far vedere ai piccoli. Che bello, pensi, ti senti parte di una
comunità e di un gruppo che ha uno scopo comune: il benessere psicofisico dei
propri figli.
In realtà ti rendi presto conto che assomiglia di più a una tribù, primitiva e istintiva, nella quale non si sa più chi siano i genitori e chi i bambini. Comincia infatti a materializzarsi lo scenario da “Il signore delle mosche” di William Golding, con fazioni, faide e insurrezioni. In breve tempo arrivano le prime lamentele: “I bambini guardano troppa televisione”. Va beh, pensi, è un classico e sei d’accordo anche tu. Non c’è niente di sbagliato a lamentarsi delle cose che non vanno bene all’asilo se lo scopo è quello di migliorare l’ambiente. Non è finita qui, però.
Il numero di messaggi aumenta costantemente.
Se prima ricevevi quattro o cinque messaggi al giorno, ora te ne arrivano una
dozzina e a volte anche di più. Va beh, pensi, sono cose interessanti. Voglio
sapere anch’io cosa succede a mio figlio a scuola e che cosa ne pensano gli
altri genitori. Siamo ancora una tribù unita. Poi s’insinua il dubbio che tu
abbia sbagliato qualcosa.
“Perché guardano Paw Patrol? Non voglio che mio figlio guardi quel cartone!”
Perché tanto astio? Ti chiedi. Chi fa questa domanda, l’art director dei PJ masks o di Peppa Pig? Non capisci.
E intanto i messaggi ricevuti aumentano:
cinquanta al giorno.
“Perché non portano mai i bambini a Skansen (un parco dall’altra parte della città, N.d.A.)?”
Elementare, genio di un Watson che non sei altro. Perché l’ingresso al parco costa, il viaggio richiede quindici minuti di metro e un cambio con l’autobus o il tram nella zona più caotica della città e soprattutto perché venti bambini di quattro anni, anche se sotto osservazione delle maestre esperte della scuola, finirebbero per essere sbranati dagli orsi o per farsi crescere dai lupi. Sai com’è quella cosa strana, ciccio? A fine giornata ci tieni a riabbracciare tuo figlio sano e salvo. Portateli da solo i figli a Skansen.
Vorresti scrivere tutto questo di getto, ma ti tieni il prurito alle mani e lasci correre.
Siamo a centoventi messaggi al
giorno.
“Mio figlio torna a casa che ha fame perché ha mangiato poco.”
“Mio figlio torna a casa coi rigurgiti perché ha mangiato troppo.”
“Non ci spiegano abbastanza quello che fanno a scuola!!1!”
“Perché fanno bere troppo latte?”
“Perché fanno bere troppo poco latte?”
“Ma come si fa ad andare fuori con questo freddo?”
“Non vanno mai fuori!”
— Asilo ti amo. Mi sento confuso.
— Asilo ti amo. Devo stare un po’ da solo.
— Asilo ti amo. Esco or ora stanco dal lavoro e farò ritardo.
— Asilo ti amo. Non mi voglio sentire anche queste lagne da casalingh* disperat*.
— Asilo ti amooooooo…
Stressano il personale in tutti i modi
possibili con richieste e lamentele assurde e poi…
“L’atteggiamento irritato delle maestre è inaccettabile!”
…si sfogano sulla chat dei genitori se ricevono risposte un po’ piccate. Il peggio, però, deve ancora arrivare.
Il giorno della riunione tra genitori
e maestre all’asilo si avvicina a grandi falcate e sai che ti aspettano giornate
di fuoco. Infatti i messaggi salgono a dieci al minuto. Un aumento consistente.
Al flusso continuo di fango c’è ogni tanto una pausa. Ogni tanto, infatti, la chat è utile, quando per esempio i genitori segnalano più velocemente dell’SL (la ditta che gestisce il servizio pubblico a Stoccolma, N.d.A.) la presenza di problemi tecnici con la metropolitana. Allora ha senso restare in questo gruppo, pensi.
Ma poi…
“Mio figlio fa piano, Taekwondo, ceramica, Parkour e parla cinque lingue, senza contare i sottodialetti della cultura Sami.”
“Mio figlia di tre anni sa già leggere e scrivere… nell’alfabeto latino, cirillico, arabo e geroglifico!”
“I miei gemelli hanno già pubblicato un articolo scientifico su una rivista internazionale di astrologia… hm, intendevo astronomia!”
Se la tirano. Fanno a gara. Come degli ubriaconi al bar cantando le osterie. Ti viene l’istinto di scriverne una nella chat:
— Osteria numero nove. Gli svedesi fan le prove. Fan le prove contro il muro per veder chi l’ha più duro…
Il bimbo più duro, s’intende.
Per fortuna ti trattieni e la canticchi solo nella tua mente. Lasci a loro questa stupida gara a chi ce l’ha più lungo… il curriculum del figlio, s’intende.
Senza che te ne accorgi ora ci sono
trenta messaggi al minuto.
“Allora, abbiamo una strategia per la riunione di domani con le maestre?”
Settanta messaggi al minuto.
“Io ci tengo a chiarire che il loro approccio pedagogico non è adeguato alle esigenze della mia progenie.”
Novantacinque messaggi al minuto.
Il cellulare si sta fondendo. Non ce la fai più e all’improvviso qualcosa ti salva. L’ippocampo sblocca un ricordo che stimola un sorriso genuino. Per una volta tanto il tuo cervello ti tende una mano. Senti infatti una voce dentro di te… ma non è la tua. È quella di Giampiero Galeazzi alle Olimpiadi di Sidney del 2000.
— La chat deve guardarsi all’esterno dai messaggi della moglie e dal gruppo di amici… ma siamo a 116 messaggi al minuto… e la Svezia che ci fa una gran paura… la chat aumenta il numero dei messaggi: 118, andiamo… 120 messaggi al minuto… andiamo… si guarda a destra, si guarda a sinistra e vince…
Il volume si abbassa un po’ alla volta e rimane in sottofondo.
— vince… la chat dei genitori dell’asilo svedese vince…
Impostazioni in alto a destra.
— e come si dice: è per la leggenda…
Info gruppo.
— questa chat è da campioni…
Disattiva notifiche.
— da imprese storiche…
Disattiva notifiche per…
— che vittoria signore e signori…
Sempre.
— …
Ok.
La chat si zittisce e tu puoi finalmente riprendere a respirare.
Così come quella volta apri ingenuamente la porta, ora altrettanto stupidamente accetti di far parte della chat dei genitori dell’asilo di tuo figlio. Che male c’è? Pensi, ma ti sbagli.
In realtà ti rendi presto conto che assomiglia di più a una tribù, primitiva e istintiva, nella quale non si sa più chi siano i genitori e chi i bambini. Comincia infatti a materializzarsi lo scenario da “Il signore delle mosche” di William Golding, con fazioni, faide e insurrezioni. In breve tempo arrivano le prime lamentele: “I bambini guardano troppa televisione”. Va beh, pensi, è un classico e sei d’accordo anche tu. Non c’è niente di sbagliato a lamentarsi delle cose che non vanno bene all’asilo se lo scopo è quello di migliorare l’ambiente. Non è finita qui, però.
“Perché guardano Paw Patrol? Non voglio che mio figlio guardi quel cartone!”
Perché tanto astio? Ti chiedi. Chi fa questa domanda, l’art director dei PJ masks o di Peppa Pig? Non capisci.
“Perché non portano mai i bambini a Skansen (un parco dall’altra parte della città, N.d.A.)?”
Elementare, genio di un Watson che non sei altro. Perché l’ingresso al parco costa, il viaggio richiede quindici minuti di metro e un cambio con l’autobus o il tram nella zona più caotica della città e soprattutto perché venti bambini di quattro anni, anche se sotto osservazione delle maestre esperte della scuola, finirebbero per essere sbranati dagli orsi o per farsi crescere dai lupi. Sai com’è quella cosa strana, ciccio? A fine giornata ci tieni a riabbracciare tuo figlio sano e salvo. Portateli da solo i figli a Skansen.
Vorresti scrivere tutto questo di getto, ma ti tieni il prurito alle mani e lasci correre.
“Mio figlio torna a casa che ha fame perché ha mangiato poco.”
“Mio figlio torna a casa coi rigurgiti perché ha mangiato troppo.”
“Non ci spiegano abbastanza quello che fanno a scuola!!1!”
“Perché fanno bere troppo latte?”
“Perché fanno bere troppo poco latte?”
“Ma come si fa ad andare fuori con questo freddo?”
“Non vanno mai fuori!”
— Asilo ti amo. Mi sento confuso.
— Asilo ti amo. Devo stare un po’ da solo.
— Asilo ti amo. Esco or ora stanco dal lavoro e farò ritardo.
— Asilo ti amo. Non mi voglio sentire anche queste lagne da casalingh* disperat*.
— Asilo ti amooooooo…
“L’atteggiamento irritato delle maestre è inaccettabile!”
…si sfogano sulla chat dei genitori se ricevono risposte un po’ piccate. Il peggio, però, deve ancora arrivare.
Al flusso continuo di fango c’è ogni tanto una pausa. Ogni tanto, infatti, la chat è utile, quando per esempio i genitori segnalano più velocemente dell’SL (la ditta che gestisce il servizio pubblico a Stoccolma, N.d.A.) la presenza di problemi tecnici con la metropolitana. Allora ha senso restare in questo gruppo, pensi.
“Mio figlio fa piano, Taekwondo, ceramica, Parkour e parla cinque lingue, senza contare i sottodialetti della cultura Sami.”
“Mio figlia di tre anni sa già leggere e scrivere… nell’alfabeto latino, cirillico, arabo e geroglifico!”
“I miei gemelli hanno già pubblicato un articolo scientifico su una rivista internazionale di astrologia… hm, intendevo astronomia!”
Se la tirano. Fanno a gara. Come degli ubriaconi al bar cantando le osterie. Ti viene l’istinto di scriverne una nella chat:
— Osteria numero nove. Gli svedesi fan le prove. Fan le prove contro il muro per veder chi l’ha più duro…
Il bimbo più duro, s’intende.
Per fortuna ti trattieni e la canticchi solo nella tua mente. Lasci a loro questa stupida gara a chi ce l’ha più lungo… il curriculum del figlio, s’intende.
“Allora, abbiamo una strategia per la riunione di domani con le maestre?”
Settanta messaggi al minuto.
“Io ci tengo a chiarire che il loro approccio pedagogico non è adeguato alle esigenze della mia progenie.”
Novantacinque messaggi al minuto.
Il cellulare si sta fondendo. Non ce la fai più e all’improvviso qualcosa ti salva. L’ippocampo sblocca un ricordo che stimola un sorriso genuino. Per una volta tanto il tuo cervello ti tende una mano. Senti infatti una voce dentro di te… ma non è la tua. È quella di Giampiero Galeazzi alle Olimpiadi di Sidney del 2000.
— La chat deve guardarsi all’esterno dai messaggi della moglie e dal gruppo di amici… ma siamo a 116 messaggi al minuto… e la Svezia che ci fa una gran paura… la chat aumenta il numero dei messaggi: 118, andiamo… 120 messaggi al minuto… andiamo… si guarda a destra, si guarda a sinistra e vince…
Il volume si abbassa un po’ alla volta e rimane in sottofondo.
— vince… la chat dei genitori dell’asilo svedese vince…
Impostazioni in alto a destra.
— e come si dice: è per la leggenda…
Info gruppo.
— questa chat è da campioni…
Disattiva notifiche.
— da imprese storiche…
Disattiva notifiche per…
— che vittoria signore e signori…
Sempre.
— …
Ok.
La chat si zittisce e tu puoi finalmente riprendere a respirare.