martedì 6 dicembre 2022

KISSENEFREGA – Sei punti

Quest’anno solo sei punti.
Non è il referto della mia cartella clinica dopo un trauma cranico. Non è neanche il conteggio di quello che è rimasto nella mia patente a fine anno. È solo il riassunto di un dramma esagerato da quattro soldi.
I punti li ho collezionati stamattina alle ore 8.05 per strada mentre portavo i miei figli a scuola. Avevo appena lasciato il più piccolo alle sue maestre e mi stavo dirigendo verso l’altro ingresso per portare il bambino più grande. Era una bellissima giornata: fredda ma soleggiata. Una di quelle giornate di dicembre stoccolmese che ti rinfrancano dopo un grigio e buio novembre. Come sempre accade in queste occasioni, camminavo serenamente senza aspettarmi minimamente quello che mi sarebbe successo da lì a pochi minuti. Infatti, svoltato l’angolo del palazzo, proprio mentre tenevo teneramente la mano di mio figlio e rispondevo ai suoi soliti perché, la tragedia era lì pronta ad attendermi. Era bastato sporgere la testa per vedere la prima pallottola sfiorarmi l’orecchio. Spinto dall’inerzia e ancora confuso sull’accaduto ho continuato a camminare fino a ritrovarmi a pochi metri dall’aggressore. A quel punto non c’era modo di evitare la mitragliata che mi ha colto al petto. Non ho fatto in tempo a reagire. Non ce n’era proprio la possibilità. La scarica di colpi mi ha piantato lì sul posto e mi ha fatto accasciare senza speranza.
Ho guardato in faccia mio figlio che non aveva ancora ben capito che cosa fosse successo. Avrei voluto dirgli addio, ma non ne ho avuto tempo. La mia attenzione era troppo focalizzata sul bersaglio di quella mitragliata. Ho controllato il petto e l’addome con lo sguardo angosciato di chi già sapeva quello che avrebbe trovato. Del sangue, però, non c’era traccia. Non ero morto. Non ero neanche ferito. Sono rimasto fermo e zitto per un paio di secondi, stupito della piega degli eventi. Poi purtroppo ho capito. Quelli che avevano trafitto il mio corpo non erano proiettili, erano note musicali. Di una specifica canzone, una che può farti fuori anche senza ucciderti.
Ho imprecato ad alta voce. Gli uccellini sugli alberi hanno smesso di cinguettare e sono volati via dai rami. I bambini hanno interrotto i loro giochi con la neve e sono rimasti a bocca aperta. Nonostante avessi parlato in italiano gli altri genitori si sono girati a guardarmi con repulsione. Hanno sicuramente capito il contenuto delle mie frasi dall’intonazione colorita. Oppure erano italiani anche loro. No, impossibile, se fosse così probabilmente avrebbero riso (in realtà se fossero italiani avrebbero pasta, ma non mi voglio soffermare sui dettagli). In lontananza ho sentito un lupo ululare nella notte. Le lancette dell’orologio del campanile si sono bloccate e… va beh, basta. Immagino abbiate capito.
Le note che mi hanno messo fuori gioco erano quelle di “Last Christmas” degli Wham! Il mio Whamageddon 2022 finisce qui: 6 dicembre, quindi sei punti.
Lo so, ho esagerato. Non è una tragedia. È solo un gioco stupido su internet che giunge al termine… e arrivederci al prossimo anno. La mia vita continua come prima. Non ci sarà nessun problema per me.
— Papà, cos’erano tutte quelle cose che hai detto col cane, il porco e la bestia? Erano divertenti… posso insegnarle ai miei amici? Posso raccontarle alla mamma?
Oh no, mi sbaglio. Ora sì che sono nei guai.
 
E voi direte: e chi se ne frega del Whamageddon? Beh, non prendetevela con me, non è colpa mia… io vi avevo avvisati: rileggete il titolo della rubrica, per piacere!

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