Sigismondo sta leggendo
tranquillamente il giornale seduto alla poltrona, quando all’improvviso squilla
il telefono. Lui sobbalza e risponde.
«Voglio farla finita!»
«Carlo Gustavo, sei tu? Che stai dicendo?»
«Basta, non ce la faccio più!» È in lacrime mentre parla.
«Ehi, aspetta un momento. Che intendi dire?» Sigismondo è confuso.
«Oggi ero in cucina, ho visto il coltello e…» Si soffia il naso. «e mi sono detto: devo darci un taglio.»
«No fermo. Che dici? Non fare niente. Aspetta.» Sigismondo è preoccupato.
«No, no. Non posso più aspettare.»
«Sì, invece, aspetta. Non fare stupidaggini.»
«Lo so che è sbagliato, ma ormai mi sono entrati certi pensieri strani che non riesco a togliere dalla testa. Le voci mi dicono di farlo. Devo farlo! Lo so che tu non lo faresti mai e che quindi non puoi capire…»
«Carlo Gustavo, ti prego, fermati!» Sigismondo è molto agitato, poi cerca di calmarsi. «Ascolta. Capitano a tutti momenti difficili. È normale. Capita a tutti di sentirsi disperati. Di pensare a quello quando le cose vanno male. So che non ti hanno pubblicato il libro. Andrà bene la prossima volta.»
«Ma no… non è quello.»
«Tranquillo. Ti aiuterò io a uscirne. È capitato anche a me una volta di perdermi d’animo. Di non voler continuare. Di non farcela più… ma poi passa. Può capitare a tutti.» Sigismondo parla lentamente ma senza soste per non dare tempo all’amico di interromperlo con brutti pensieri. «Basta tenere duro e affidarsi agli amici. Io ci sono, Carlo Gustavo. Io ti posso aiutare. Fidati di me.»
«Lo so che tu ci sei, Sigismondo, ma io non…»
«Hai fatto bene a chiamarmi e a parlarne con qualcuno. È la scelta giusta. Non si può sempre affrontare tutto da soli. Ne usciremo assieme. Te lo garantisco.»
«Hm, io… Sigismondo, non so come dirtelo…»
«No, no. Non mi devi ringraziare.» Sigismondo si commuove e quasi scoppia a piangere anche lui. «Lo avresti fatto anche tu per me… quelli che hai sono pensieri che ti colgono alla sprovvista, ti prendono impreparato, ma poi si affrontano e passano. Tranquillo ci sono io qua con te. Ora metti giù il coltello… anzi, buttalo via, va’!»
«Ho capito, ma non esagerare.»
«Fai come ti dico, ti prego. Io ora prendo la macchina, vengo lì e ci facciamo un bel giro al parco. Una camminata e un po’ d’aria fresca ti faranno bene. Non fare niente intanto. Aspettami.»
«Ma no, Sigismondo, non serv…»
Sigismondo riattacca.
«In realtà io volevo dire che voglio farla finita con la cipolla nella ricetta della carbonara come fanno all’estero. Non si può vedere. Oggi ci ho provato, ma dopo averla tritata non ce l’ho proprio fatta ad andare avanti!»
«Voglio farla finita!»
«Carlo Gustavo, sei tu? Che stai dicendo?»
«Basta, non ce la faccio più!» È in lacrime mentre parla.
«Ehi, aspetta un momento. Che intendi dire?» Sigismondo è confuso.
«Oggi ero in cucina, ho visto il coltello e…» Si soffia il naso. «e mi sono detto: devo darci un taglio.»
«No fermo. Che dici? Non fare niente. Aspetta.» Sigismondo è preoccupato.
«No, no. Non posso più aspettare.»
«Sì, invece, aspetta. Non fare stupidaggini.»
«Lo so che è sbagliato, ma ormai mi sono entrati certi pensieri strani che non riesco a togliere dalla testa. Le voci mi dicono di farlo. Devo farlo! Lo so che tu non lo faresti mai e che quindi non puoi capire…»
«Carlo Gustavo, ti prego, fermati!» Sigismondo è molto agitato, poi cerca di calmarsi. «Ascolta. Capitano a tutti momenti difficili. È normale. Capita a tutti di sentirsi disperati. Di pensare a quello quando le cose vanno male. So che non ti hanno pubblicato il libro. Andrà bene la prossima volta.»
«Ma no… non è quello.»
«Tranquillo. Ti aiuterò io a uscirne. È capitato anche a me una volta di perdermi d’animo. Di non voler continuare. Di non farcela più… ma poi passa. Può capitare a tutti.» Sigismondo parla lentamente ma senza soste per non dare tempo all’amico di interromperlo con brutti pensieri. «Basta tenere duro e affidarsi agli amici. Io ci sono, Carlo Gustavo. Io ti posso aiutare. Fidati di me.»
«Lo so che tu ci sei, Sigismondo, ma io non…»
«Hai fatto bene a chiamarmi e a parlarne con qualcuno. È la scelta giusta. Non si può sempre affrontare tutto da soli. Ne usciremo assieme. Te lo garantisco.»
«Hm, io… Sigismondo, non so come dirtelo…»
«No, no. Non mi devi ringraziare.» Sigismondo si commuove e quasi scoppia a piangere anche lui. «Lo avresti fatto anche tu per me… quelli che hai sono pensieri che ti colgono alla sprovvista, ti prendono impreparato, ma poi si affrontano e passano. Tranquillo ci sono io qua con te. Ora metti giù il coltello… anzi, buttalo via, va’!»
«Ho capito, ma non esagerare.»
«Fai come ti dico, ti prego. Io ora prendo la macchina, vengo lì e ci facciamo un bel giro al parco. Una camminata e un po’ d’aria fresca ti faranno bene. Non fare niente intanto. Aspettami.»
«Ma no, Sigismondo, non serv…»
Sigismondo riattacca.
«In realtà io volevo dire che voglio farla finita con la cipolla nella ricetta della carbonara come fanno all’estero. Non si può vedere. Oggi ci ho provato, ma dopo averla tritata non ce l’ho proprio fatta ad andare avanti!»
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