Sulla mia BARCHETTA in LAGUNA (TIPO VERSO MURANO o vicino A UDIne? Non ricordo,
di sicuro non è il mar IONIQ) non c’è TRAFFIC e si sta bene: non fa caldo come
a IBIZA, non fa freddo come al POLO, ma meglio avere il GOLF. Al KIAro di luna guardo
in ALTO gli ASTRA e le GALAXY del cielo e mi godo il RITMO di un’OPTIMA SONATA di
NOTE JAZZ e SOUL di una MINI FIESTA CAMPAGNOLA (o forse è CARNIVAL). Sognando la
CALIFORNIA, osservo un MAGGIOLINO e un’APE sulla COROLLA di un FIORINO. Da bravo
ROMEO, penso alla mia GIULIETTA e sento il CUORE PULSAR RAPID. La mia MUSA
SUPERB (la mia PARTNER è un MiTo) mi fa sentire un HIGHLANDER (scusate il pessimo
ACCENT). In un BALENO, però, una COMBO MULTIPLA di BORA e SCIROCCO causa un’HONDA
FORTE che mi LANCIA in acqua e… SPLASH. Che CASCADA SCENIC! SANTA FE! Sarà un IMPREZA
uscirne e intanto il tempo PASSAT… calma! In che MODUS posso arrivare alla MERIVA?
AmMAZDA, mi ci vorrebbe un TALISMAN… o che mi VENGA un’IDEA SMART. Ci sono: afferro
una MICRA LIANA e… UP! Con mossa AGILA sono sul TERRANO. Che CLASSE Eh? Sono
stato BRAVO. Mi PIAGGIO così. Basta fare il GALLARDO, però, perché ora sono
inseguito da un LUPO o un PUMA o forse un LEON (ma è un SAFARI questo? Dov’è il
RANGER?) Con UNO SPRINT evito un CACTUS, faccio una CORSA a perdiFIATo, perdo
la STRADA come ULYSSE e arrivo al DELTA di un RIO. la bestia CAPTIVA mi è SUPRA,
mi faccio SCUDO con le mani. È la fine per me… ma mi sveglio! Era un inQUBO. Di
nuovo… è l’OTTAVIA volta in una settimana. Che DIABLO di SERIE 8izzarra di
eventi poco INNOCENTI. Che MAREA di conFUSIONe in MATERIA di AUTOBIANCHI. Il THEMA
odierno, però, mi INSIGNIA a mantener sempre il FOCUS. C’è sempre una vasta GAMMA
di modelli (più di CINQUECENTO o SEICENTO), ci vuole TALENTO ma siamo tutti d’ACCORD
che basta senso CIVIC e si giunge al PUNTO di diventar MASTER se si CALIBRA bene
la scelta.
martedì 25 maggio 2021
mercoledì 19 maggio 2021
PISSICOLOGIA – Non farlo!
Sigismondo sta leggendo
tranquillamente il giornale seduto alla poltrona, quando all’improvviso squilla
il telefono. Lui sobbalza e risponde.
«Voglio farla finita!»
«Carlo Gustavo, sei tu? Che stai dicendo?»
«Basta, non ce la faccio più!» È in lacrime mentre parla.
«Ehi, aspetta un momento. Che intendi dire?» Sigismondo è confuso.
«Oggi ero in cucina, ho visto il coltello e…» Si soffia il naso. «e mi sono detto: devo darci un taglio.»
«No fermo. Che dici? Non fare niente. Aspetta.» Sigismondo è preoccupato.
«No, no. Non posso più aspettare.»
«Sì, invece, aspetta. Non fare stupidaggini.»
«Lo so che è sbagliato, ma ormai mi sono entrati certi pensieri strani che non riesco a togliere dalla testa. Le voci mi dicono di farlo. Devo farlo! Lo so che tu non lo faresti mai e che quindi non puoi capire…»
«Carlo Gustavo, ti prego, fermati!» Sigismondo è molto agitato, poi cerca di calmarsi. «Ascolta. Capitano a tutti momenti difficili. È normale. Capita a tutti di sentirsi disperati. Di pensare a quello quando le cose vanno male. So che non ti hanno pubblicato il libro. Andrà bene la prossima volta.»
«Ma no… non è quello.»
«Tranquillo. Ti aiuterò io a uscirne. È capitato anche a me una volta di perdermi d’animo. Di non voler continuare. Di non farcela più… ma poi passa. Può capitare a tutti.» Sigismondo parla lentamente ma senza soste per non dare tempo all’amico di interromperlo con brutti pensieri. «Basta tenere duro e affidarsi agli amici. Io ci sono, Carlo Gustavo. Io ti posso aiutare. Fidati di me.»
«Lo so che tu ci sei, Sigismondo, ma io non…»
«Hai fatto bene a chiamarmi e a parlarne con qualcuno. È la scelta giusta. Non si può sempre affrontare tutto da soli. Ne usciremo assieme. Te lo garantisco.»
«Hm, io… Sigismondo, non so come dirtelo…»
«No, no. Non mi devi ringraziare.» Sigismondo si commuove e quasi scoppia a piangere anche lui. «Lo avresti fatto anche tu per me… quelli che hai sono pensieri che ti colgono alla sprovvista, ti prendono impreparato, ma poi si affrontano e passano. Tranquillo ci sono io qua con te. Ora metti giù il coltello… anzi, buttalo via, va’!»
«Ho capito, ma non esagerare.»
«Fai come ti dico, ti prego. Io ora prendo la macchina, vengo lì e ci facciamo un bel giro al parco. Una camminata e un po’ d’aria fresca ti faranno bene. Non fare niente intanto. Aspettami.»
«Ma no, Sigismondo, non serv…»
Sigismondo riattacca.
«In realtà io volevo dire che voglio farla finita con la cipolla nella ricetta della carbonara come fanno all’estero. Non si può vedere. Oggi ci ho provato, ma dopo averla tritata non ce l’ho proprio fatta ad andare avanti!»
«Voglio farla finita!»
«Carlo Gustavo, sei tu? Che stai dicendo?»
«Basta, non ce la faccio più!» È in lacrime mentre parla.
«Ehi, aspetta un momento. Che intendi dire?» Sigismondo è confuso.
«Oggi ero in cucina, ho visto il coltello e…» Si soffia il naso. «e mi sono detto: devo darci un taglio.»
«No fermo. Che dici? Non fare niente. Aspetta.» Sigismondo è preoccupato.
«No, no. Non posso più aspettare.»
«Sì, invece, aspetta. Non fare stupidaggini.»
«Lo so che è sbagliato, ma ormai mi sono entrati certi pensieri strani che non riesco a togliere dalla testa. Le voci mi dicono di farlo. Devo farlo! Lo so che tu non lo faresti mai e che quindi non puoi capire…»
«Carlo Gustavo, ti prego, fermati!» Sigismondo è molto agitato, poi cerca di calmarsi. «Ascolta. Capitano a tutti momenti difficili. È normale. Capita a tutti di sentirsi disperati. Di pensare a quello quando le cose vanno male. So che non ti hanno pubblicato il libro. Andrà bene la prossima volta.»
«Ma no… non è quello.»
«Tranquillo. Ti aiuterò io a uscirne. È capitato anche a me una volta di perdermi d’animo. Di non voler continuare. Di non farcela più… ma poi passa. Può capitare a tutti.» Sigismondo parla lentamente ma senza soste per non dare tempo all’amico di interromperlo con brutti pensieri. «Basta tenere duro e affidarsi agli amici. Io ci sono, Carlo Gustavo. Io ti posso aiutare. Fidati di me.»
«Lo so che tu ci sei, Sigismondo, ma io non…»
«Hai fatto bene a chiamarmi e a parlarne con qualcuno. È la scelta giusta. Non si può sempre affrontare tutto da soli. Ne usciremo assieme. Te lo garantisco.»
«Hm, io… Sigismondo, non so come dirtelo…»
«No, no. Non mi devi ringraziare.» Sigismondo si commuove e quasi scoppia a piangere anche lui. «Lo avresti fatto anche tu per me… quelli che hai sono pensieri che ti colgono alla sprovvista, ti prendono impreparato, ma poi si affrontano e passano. Tranquillo ci sono io qua con te. Ora metti giù il coltello… anzi, buttalo via, va’!»
«Ho capito, ma non esagerare.»
«Fai come ti dico, ti prego. Io ora prendo la macchina, vengo lì e ci facciamo un bel giro al parco. Una camminata e un po’ d’aria fresca ti faranno bene. Non fare niente intanto. Aspettami.»
«Ma no, Sigismondo, non serv…»
Sigismondo riattacca.
«In realtà io volevo dire che voglio farla finita con la cipolla nella ricetta della carbonara come fanno all’estero. Non si può vedere. Oggi ci ho provato, ma dopo averla tritata non ce l’ho proprio fatta ad andare avanti!»
mercoledì 5 maggio 2021
RACCONTI – Furto
Un ladro di periferia si sveglia
con un mezzo sorriso al pensiero che finalmente è domenica, il suo giorno di
riposo, nel quale può permettersi di rilassarsi e l’unica cosa che può
ripulire, se proprio vuole, è la mensola della cucina. Il sorriso, però, si
trasforma in breve tempo in una smorfia di stizza: si era dimenticato che
proprio oggi aveva organizzato un furto con scasso. Niente riposo dunque: nella
vita frenetica di tutti i giorni, tra tempi stretti e obbligo di prestazione ad
alto livello, anche un ladro al suo bel da fare. Rapina a mano armata il lunedì,
raggiri il martedì, scippi il mercoledì, estorsioni il giovedì, furti d’auto il
venerdì, truffe il sabato e domenica dunque niente riposo. Non ci si può
fermare un momento altrimenti i ladri concorrenti gli rubano la piazza (ironia
della sorte).
Quel piacere abortito di una tranquilla giornata di relax e quella sensazione di fastidio gli avevano già guastato l’umore e il sapore della colazione. Meglio limitarsi a bere un caffè amaro e partire subito in direzione della villa del riccone di turno da svaligiare.
La casa è vuota, come da programma: la famiglia che ci abita è in vacanza e il ladro può agire indisturbato. Il ladro si arrampica sul muretto di recinzione nel punto non perlustrato dalla telecamera di sorveglianza e guarda oltre. La casa è disabitata, ma non il giardino perché il cane è rimasto a fare da guardia. Il ladro lo sapeva ed è per questo che ha portato una bistecca. Ora basterà cercarla nella borsa e poi lanciarla verso il cane affamato. Sì, ma dov’è la bistecca? Fruga nella sua sacca più volte, mette il contenuto a soqquadro ma non c’è traccia della carne. L’ha dimenticata a casa. La giornata continua a non promettere bene. Prima di disperarsi, però, ha un’idea: decide di lanciare un sasso il più lontano possibile e poi fare uno scatto per intrufolarsi in casa dei ricconi. Trova subito un sampietrino del marciapiede che fa al caso suo, si arrampica di nuovo sul muretto, prende la mira e scaglia la pietra che finisce ben oltre la cuccia del cane, nella parte più lontana del giardino. Perfetto! Ora dovrà affrettarsi a oltrepassare il muretto e arrivare in casa. Saltando giù, però, non ha calcolato il dislivello del terreno sconnesso del giardino, quindi si procura una bella storta alla caviglia. Il dolore è lancinante, ma deve trattenere le imprecazioni e le lacrime per non attirare l’attenzione del cane che è ancora distratto dall’altra parte del giardino. Il ladro dunque si alza caparbiamente e si trascina sotto il balcone del primo piano zoppicando vistosamente. La caviglia fa molto male ma stringe i denti e si arrampica come può sulla grondaia esterna e raggiunge il terrazzo. Il cane non si è accorto di niente.
Ora è il momento di forzare la finestra. Il ladro fruga nella borsa di nuovo e neanche questa volta ha molta fortuna. Il piede di porco di cui necessita è stato portato, ma è uscito dalla borsa mentre cercava la bistecca per distrarre il cane e quindi si trova dall’altra parte del muretto. Impensabile tornare indietro per riprenderlo. Ma chi me l’ha fatto fare, pensa il ladro, stavo tanto bene a casa. Vorrebbe tanto lasciar stare, ma giunto a quel punto non c’è ritorno. Così prende il cutter con punta di diamante e si accinge a tagliare il vetro della finestra. Ci mette più tempo di quello che avrebbe impiegato usando il piede di porco, ma alla fine il risultato è comunque soddisfacente e riesce a intrufolarsi nell’abitazione. Ora è pronto per un perfetto furto con scasso.
Che meraviglia: quadri dal valore inestimabile appesi alle pareti, orologi d’oro e gioielli scintillanti nei cassetti, un mucchietto di banconote lasciato sbadatamente sul comodino, nuovissimi modelli di computer e cellulari a ogni angolo della casa, elettrodomestici di ultima generazione in cucina e in salone. Un paradiso per un ladro di vecchio stampo come lui, nostalgico dei contati e dei beni materiali. Il ladro gira per le stanze della casa e finalmente apprezza di essersi dato una mossa per mettere a segno questo colpo. Il ladro rimane particolarmente colpito dal televisore QLED da ottantacinque pollici con impianto home theater nel salotto: la tv che ha sempre sognato. L’abbondanza della casa non finisce lì perché le mensole della cucina sono stipate di pop-corn, patatine, dolcetti e altri snack e il frigorifero e pieno zeppo di birre fresche come se i padroni di casa stessero preparando una festa imminente. Il ladro si risveglia dal sogno a occhi aperti e preso da una fame improvvisa afferra la prima cosa che gli capita davanti nella mensola. Un po’ di patatine e una birretta, anche se sono in “servizio”, non mi faranno male, pensa. Poi ritorna in salotto e decide che il divano sembra troppo comodo per non provarlo almeno una volta prima di andarsene con tutta la refurtiva. Si siede e appoggia i piedi sul pouf, anche per dare un attimo di sosta alla caviglia ancora dolorante. Vicino al bracciolo del divano trova il telecomando. Lo guarda, poi guarda la televisione e infine torna con gli occhi sul telecomando. La tentazione è troppo forte per resistere. Così schiaccia il tasto d’accensione e il televisore si collega immediatamente a internet. No, incredibile, come prima scelta c’è “La casa di carta”, la serie preferita per un ladro come lui. Proprio oggi hanno lanciato le nuove puntate. Che bella vita: birra fresca a fiumi, snack a volontà, cinema in casa e divano avvolgente. Per un attimo il ladro dimentica chi sia e cosa stia facendo in quella casa e si gode il lusso sfrenato. Ho tempo, pensa, posso vedere come inizia l’imperdibile nuova stagione della mia serie preferita. Continuerà a vederla a casa più tardi. La serie è troppo avvincente e il ladro si fa prendere. Senza che se ne accorga la puntata è finita. Il tempo è volato e per la tensione non è neanche riuscito a finire di bere la birra. Così se la scola tutta d’un fiato. Gli è venuta anche molta più fame di prima e le patatine non bastano. Ci vorrebbe qualcos’altro. Va allora in cucina e in frigo trova della pizza avanzata da ieri. Perfetto: basterà scaldarla un po’ nel forno a microonde. Nel frattempo prende un’altra birra per mandare giù meglio. Quando ha fatto, torna a sedersi sul divano ma c’è qualcosa che lo infastidisce. Non è il cane che ogni tanto abbaia. Non sono i rumori di automobili che sente passare da fuori. È la sua pistola. Sì, la sua pistola in tasca che gli dà fastidio quando si siede sul divano. Decide quindi di posarla sul tavolino per stare più comodo. Dà un morso alla fetta di pizza, beve un altro sorso di birra e avvia un’altra puntata della serie tv. Anche questa fila via liscia, lasciandolo col fiato sospeso nel finale. Non posso abbandonare così, ne guardo solo un’altra, pensa il ladro. Schiaccia play e mangia un’altra fetta di pizza. Finito il terzo episodio con una buona dose di suspense, il ladro non resiste. Dai, solo una ancora e poi vado, dice a sé stesso. Stappa un’altra bottiglia e guarda ancora la televisione. Trova una torta in cucina e se la mangia quasi tutta. Intanto è finita la quinta puntata. Giuro, questa è l’ultima che guardo, il ladro cerca di convincersi. Beve un’altra birra e si distende ancora di più sul soffice divano. Ormai le puntate si susseguono in automatico e le bottiglie di birra vuote si accumulano. Il ladro non riesce più a fermarsi. Si sbottona la cintola e si mette sempre più comodo: il dolore alla caviglia sta passando, grazie anche all’effetto anestetico dell’alcol. Le palpebre si appesantiscono. Finalmente posso godermi una domenica in santa pace, riflette il ladro un secondo prima di perdere i sensi. Qualcuno l’ha colpito in testa? No, si è solo addormentato profondamente. È proprio vero che il ladro avrebbe dovuto seguire il suo istinto e lasciar stare questo colpo oggi, ma il sorriso che gli si è stampato in faccia dopo essersi addormentato sul divano la dice lunga: per la pace dei sensi, molto meglio aver trasformato questo furto con scasso in un furto con scazzo.
Quel piacere abortito di una tranquilla giornata di relax e quella sensazione di fastidio gli avevano già guastato l’umore e il sapore della colazione. Meglio limitarsi a bere un caffè amaro e partire subito in direzione della villa del riccone di turno da svaligiare.
La casa è vuota, come da programma: la famiglia che ci abita è in vacanza e il ladro può agire indisturbato. Il ladro si arrampica sul muretto di recinzione nel punto non perlustrato dalla telecamera di sorveglianza e guarda oltre. La casa è disabitata, ma non il giardino perché il cane è rimasto a fare da guardia. Il ladro lo sapeva ed è per questo che ha portato una bistecca. Ora basterà cercarla nella borsa e poi lanciarla verso il cane affamato. Sì, ma dov’è la bistecca? Fruga nella sua sacca più volte, mette il contenuto a soqquadro ma non c’è traccia della carne. L’ha dimenticata a casa. La giornata continua a non promettere bene. Prima di disperarsi, però, ha un’idea: decide di lanciare un sasso il più lontano possibile e poi fare uno scatto per intrufolarsi in casa dei ricconi. Trova subito un sampietrino del marciapiede che fa al caso suo, si arrampica di nuovo sul muretto, prende la mira e scaglia la pietra che finisce ben oltre la cuccia del cane, nella parte più lontana del giardino. Perfetto! Ora dovrà affrettarsi a oltrepassare il muretto e arrivare in casa. Saltando giù, però, non ha calcolato il dislivello del terreno sconnesso del giardino, quindi si procura una bella storta alla caviglia. Il dolore è lancinante, ma deve trattenere le imprecazioni e le lacrime per non attirare l’attenzione del cane che è ancora distratto dall’altra parte del giardino. Il ladro dunque si alza caparbiamente e si trascina sotto il balcone del primo piano zoppicando vistosamente. La caviglia fa molto male ma stringe i denti e si arrampica come può sulla grondaia esterna e raggiunge il terrazzo. Il cane non si è accorto di niente.
Ora è il momento di forzare la finestra. Il ladro fruga nella borsa di nuovo e neanche questa volta ha molta fortuna. Il piede di porco di cui necessita è stato portato, ma è uscito dalla borsa mentre cercava la bistecca per distrarre il cane e quindi si trova dall’altra parte del muretto. Impensabile tornare indietro per riprenderlo. Ma chi me l’ha fatto fare, pensa il ladro, stavo tanto bene a casa. Vorrebbe tanto lasciar stare, ma giunto a quel punto non c’è ritorno. Così prende il cutter con punta di diamante e si accinge a tagliare il vetro della finestra. Ci mette più tempo di quello che avrebbe impiegato usando il piede di porco, ma alla fine il risultato è comunque soddisfacente e riesce a intrufolarsi nell’abitazione. Ora è pronto per un perfetto furto con scasso.
Che meraviglia: quadri dal valore inestimabile appesi alle pareti, orologi d’oro e gioielli scintillanti nei cassetti, un mucchietto di banconote lasciato sbadatamente sul comodino, nuovissimi modelli di computer e cellulari a ogni angolo della casa, elettrodomestici di ultima generazione in cucina e in salone. Un paradiso per un ladro di vecchio stampo come lui, nostalgico dei contati e dei beni materiali. Il ladro gira per le stanze della casa e finalmente apprezza di essersi dato una mossa per mettere a segno questo colpo. Il ladro rimane particolarmente colpito dal televisore QLED da ottantacinque pollici con impianto home theater nel salotto: la tv che ha sempre sognato. L’abbondanza della casa non finisce lì perché le mensole della cucina sono stipate di pop-corn, patatine, dolcetti e altri snack e il frigorifero e pieno zeppo di birre fresche come se i padroni di casa stessero preparando una festa imminente. Il ladro si risveglia dal sogno a occhi aperti e preso da una fame improvvisa afferra la prima cosa che gli capita davanti nella mensola. Un po’ di patatine e una birretta, anche se sono in “servizio”, non mi faranno male, pensa. Poi ritorna in salotto e decide che il divano sembra troppo comodo per non provarlo almeno una volta prima di andarsene con tutta la refurtiva. Si siede e appoggia i piedi sul pouf, anche per dare un attimo di sosta alla caviglia ancora dolorante. Vicino al bracciolo del divano trova il telecomando. Lo guarda, poi guarda la televisione e infine torna con gli occhi sul telecomando. La tentazione è troppo forte per resistere. Così schiaccia il tasto d’accensione e il televisore si collega immediatamente a internet. No, incredibile, come prima scelta c’è “La casa di carta”, la serie preferita per un ladro come lui. Proprio oggi hanno lanciato le nuove puntate. Che bella vita: birra fresca a fiumi, snack a volontà, cinema in casa e divano avvolgente. Per un attimo il ladro dimentica chi sia e cosa stia facendo in quella casa e si gode il lusso sfrenato. Ho tempo, pensa, posso vedere come inizia l’imperdibile nuova stagione della mia serie preferita. Continuerà a vederla a casa più tardi. La serie è troppo avvincente e il ladro si fa prendere. Senza che se ne accorga la puntata è finita. Il tempo è volato e per la tensione non è neanche riuscito a finire di bere la birra. Così se la scola tutta d’un fiato. Gli è venuta anche molta più fame di prima e le patatine non bastano. Ci vorrebbe qualcos’altro. Va allora in cucina e in frigo trova della pizza avanzata da ieri. Perfetto: basterà scaldarla un po’ nel forno a microonde. Nel frattempo prende un’altra birra per mandare giù meglio. Quando ha fatto, torna a sedersi sul divano ma c’è qualcosa che lo infastidisce. Non è il cane che ogni tanto abbaia. Non sono i rumori di automobili che sente passare da fuori. È la sua pistola. Sì, la sua pistola in tasca che gli dà fastidio quando si siede sul divano. Decide quindi di posarla sul tavolino per stare più comodo. Dà un morso alla fetta di pizza, beve un altro sorso di birra e avvia un’altra puntata della serie tv. Anche questa fila via liscia, lasciandolo col fiato sospeso nel finale. Non posso abbandonare così, ne guardo solo un’altra, pensa il ladro. Schiaccia play e mangia un’altra fetta di pizza. Finito il terzo episodio con una buona dose di suspense, il ladro non resiste. Dai, solo una ancora e poi vado, dice a sé stesso. Stappa un’altra bottiglia e guarda ancora la televisione. Trova una torta in cucina e se la mangia quasi tutta. Intanto è finita la quinta puntata. Giuro, questa è l’ultima che guardo, il ladro cerca di convincersi. Beve un’altra birra e si distende ancora di più sul soffice divano. Ormai le puntate si susseguono in automatico e le bottiglie di birra vuote si accumulano. Il ladro non riesce più a fermarsi. Si sbottona la cintola e si mette sempre più comodo: il dolore alla caviglia sta passando, grazie anche all’effetto anestetico dell’alcol. Le palpebre si appesantiscono. Finalmente posso godermi una domenica in santa pace, riflette il ladro un secondo prima di perdere i sensi. Qualcuno l’ha colpito in testa? No, si è solo addormentato profondamente. È proprio vero che il ladro avrebbe dovuto seguire il suo istinto e lasciar stare questo colpo oggi, ma il sorriso che gli si è stampato in faccia dopo essersi addormentato sul divano la dice lunga: per la pace dei sensi, molto meglio aver trasformato questo furto con scasso in un furto con scazzo.
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