giovedì 30 gennaio 2020

KISSENEFREGA – Comportamenti bizzarri


È da un po’ di tempo che ho notato una particolarità nel mio modo di comportarmi. Non saprei dire se sia qualcosa di patologico o se sia solo una caratteristica bizzarra o addirittura definibile simpatica. È qualcosa che ha radici profonde, probabilmente riconducibili alla mia infanzia, fatta di tanti giochi di fantasia e tante avventure in giro per il paese assieme ai miei amici storici. Si è rivelata in maniera progressivamente sempre più evidente da quando sono diventato papà, cioè nel momento in cui avrei dovuto raggiungere la maturità necessaria per gestire dei figli. Mi riferisco al mio ritorno all’essere bambino o meglio la mia regressione psicologica allo stato puerile negli ultimi tre anni. Il processo è probabilmente iniziato gradualmente senza che me ne accorgessi, ma solo ora me ne sono reso conto e ho preso coscienza dei fatti. In pratica mi sento come Renato Pozzetto o Tom Hanks nei rispettivi film “Da grande” e “Big”. Seguendo i miei bambini, con il mio corpo da adulto, non riesco a frenare la mia voglia di lanciarmi sulle mille attività divertenti a disposizione dei più piccoli. Senza quasi accorgermene e senza tanto curarmi degli sguardi altrui, mi ritrovo a fare tutti gli scivoli che ci sono, a saltare nelle vasche piene di palline di plastica, a usare tricicli palesemente sottotaglia per le mie misure, ad andare su tutte le giostre dei parchi giochi e a saltare sui tappeti elastici. Tutto grazie alla scusa di dover seguire o di dover aiutare mio figlio. Odio, infatti, quando vedo un divieto per gli adulti e mi scoccia tantissimo bloccare il mio istinto a lanciarmi assieme agli altri marmocchi. Se l’anomalia comportamentale si fermasse a questo non sarebbe neanche così male, ma io mi spingo oltre, con il cibo per esempio: mangio pancakes, panna e marmellata fino a scoppiare, assaggio sempre i vasetti di cibo omogeneizzato e finisco la pappa all’avena che avanza nel piatto dei bimbi. Infine, la parte peggiore, quella che dovrebbe forse darmi vergogna: in presenza dei miei figli, quasi in qualsiasi posto mi trovi, mi sento quasi autorizzato a fare facce buffe (anche ai bambini degli altri a dire il vero), produrre versi da scemo per farli ridere (pernacchie e acuti inclusi), fare le puzzette senza pudore (sì, lo ammetto, ogni tanto lo faccio, non solo con la bocca!) e a poter finalmente leggere libri con tante figure e poco testo. Sì, è vero, alcune cose descritte sono patologiche, ma non me ne pento. In fondo essere bambinoni aiuta sia i miei figli a sentirsi più a loro agio sia me a sentirmi più a cuor leggero.

E voi direte: e chi se ne frega della tua regressione a bambino? Beh, non prendetevela con me, non è colpa mia… io vi avevo avvisati: rileggete il titolo della rubrica, per piacere!

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