È da un po’ di tempo che ho notato una
particolarità nel mio modo di comportarmi. Non saprei dire se sia qualcosa di
patologico o se sia solo una caratteristica bizzarra o addirittura definibile
simpatica. È qualcosa che ha radici profonde, probabilmente riconducibili alla
mia infanzia, fatta di tanti giochi di fantasia e tante avventure in giro per
il paese assieme ai miei amici storici. Si è rivelata in maniera
progressivamente sempre più evidente da quando sono diventato papà, cioè nel
momento in cui avrei dovuto raggiungere la maturità necessaria per gestire dei
figli. Mi riferisco al mio ritorno all’essere bambino o meglio la mia
regressione psicologica allo stato puerile negli ultimi tre anni. Il processo è
probabilmente iniziato gradualmente senza che me ne accorgessi, ma solo ora me
ne sono reso conto e ho preso coscienza dei fatti. In pratica mi sento come
Renato Pozzetto o Tom Hanks nei rispettivi film “Da grande” e “Big”. Seguendo i
miei bambini, con il mio corpo da adulto, non riesco a frenare la mia voglia di
lanciarmi sulle mille attività divertenti a disposizione dei più piccoli. Senza
quasi accorgermene e senza tanto curarmi degli sguardi altrui, mi ritrovo a
fare tutti gli scivoli che ci sono, a saltare nelle vasche piene di palline di
plastica, a usare tricicli palesemente sottotaglia per le mie misure, ad andare
su tutte le giostre dei parchi giochi e a saltare sui tappeti elastici. Tutto
grazie alla scusa di dover seguire o di dover aiutare mio figlio. Odio,
infatti, quando vedo un divieto per gli adulti e mi scoccia tantissimo bloccare
il mio istinto a lanciarmi assieme agli altri marmocchi. Se l’anomalia
comportamentale si fermasse a questo non sarebbe neanche così male, ma io mi
spingo oltre, con il cibo per esempio: mangio pancakes, panna e marmellata fino
a scoppiare, assaggio sempre i vasetti di cibo omogeneizzato e finisco la pappa
all’avena che avanza nel piatto dei bimbi. Infine, la parte peggiore, quella
che dovrebbe forse darmi vergogna: in presenza dei miei figli, quasi in
qualsiasi posto mi trovi, mi sento quasi autorizzato a fare facce buffe (anche
ai bambini degli altri a dire il vero), produrre versi da scemo per farli
ridere (pernacchie e acuti inclusi), fare le puzzette senza pudore (sì, lo
ammetto, ogni tanto lo faccio, non solo con la bocca!) e a poter finalmente
leggere libri con tante figure e poco testo. Sì, è vero, alcune cose descritte
sono patologiche, ma non me ne pento. In fondo essere bambinoni aiuta sia i
miei figli a sentirsi più a loro agio sia me a sentirmi più a cuor leggero.
E voi direte: e chi se ne frega della tua
regressione a bambino? Beh, non prendetevela con me, non è colpa mia… io vi
avevo avvisati: rileggete il titolo della rubrica, per piacere!
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