mercoledì 27 settembre 2017

SOUP OPERA – Un minestrone di emozioni: episodio 13

NELLE PRECEDENTI PUNTATE. Thilde Krauten propone ad Andrea Maccheroni di passare dalla Sanit (la ditta dei Maccheroni) alla Sanide (la ditta dei Krauten). Andrea litiga con suo padre e decide di accettare l’offerta di Thilde, cambiando identità trasferendosi in Italia. Teresa, la madre di Andrea, promette di andarlo a trovare ogni fine settimana. Mentre Thilde lancia palle da golf dalla finestra del suo ufficio, Andrea arriva per chiedere aiuto e in quel momento arriva anche Maria Maccheroni che sta per firmare per sbaglio un progetto a contratto per la Sanide… [Ha vinto la scelta B]

Maria Maccheroni ha appena compilato il contratto a progetto con la Sanide con i propri dati e ora ha la mano appoggiata sul foglio. Provenienti dall’ingresso principale della ditta si sentono dei rumori. Maria però non sente niente e appoggia anche la punta della penna sul contratto. Dalla prima rampa delle scale si sentono dei versi più simili a grugniti di un cinghiale imbizzarrito piuttosto che a una voce umana. Maria continua a essere concentrata solo sul foglio che ha davanti a sé ed esclude il mondo esterno. Da dietro la porta principale della Sanide si sente la voce di un uomo molto arrabbiato. Maria sposta la sua attenzione verso la fonte del suono per un secondo ma è già a metà firma e non stacca quindi gli occhi dal foglio. L’uomo alla porta bussa violentemente sei o sette volte, ma non aspetta che qualcuno venga ad aprire ed entra di prepotenza. Maria ha appena finito di firmare. Nel frattempo Giuseppe Maccheroni è entrato nell’atrio della Sanide e con una mazza da baseball in mano inveisce contro tutti.
«Maledetti Krauten! Dove siete?»
Alcuni sono ancora nella sala conferenze che stanno ancora festeggiando, altri hanno sentito i rumori provenire dalle scale e si sono ritirati in altre stanze. Thilde, assieme ad Andrea Maccheroni, si è nascosta nel suo ufficio.
«Dove siete bastardi? Sono venuto a farvela pagare! Venite fuori!»
Riconoscendo la voce di suo fratello, Maria esce preoccupata dalla sala riunioni.
«Giuseppe? Perché urli tanto? E perché sei così agitato e hai una mazza da baseball in mano?»
Giuseppe è completamente colto di sorpresa nel vedere sua sorella Maria nella sede della Sanide. Non capisce ed è stordito. La rabbia sembra essere sparita da un momento all’altro. Non sa bene cosa dire e resta in silenzio per alcuni secondi.
«Allora, che c’è? Parla.» Maria lo sprona.
«Ma… ma… ma che cosa ci fa qua Maria?»
Ora è Maria sorpresa. «Ma come che cosa ci faccio qui? Lavoro, no?»
«Lavori?»
«Certo. Sono venuta a firmare il progetto che mi hai proposto l’altro giorno…»
«Che cosa stai dicendo?» Giuseppe non crede alle sue orecchie. Si sente male e si tocca la fronte. «No, no, non è possibile. Questo è un incubo! Non solo mi rompono la finestra appena riparata ma mi rubano pure la sorella!»
«Stai bene, Giuseppe? Stai delirando… “mi rubano la sorella”?» Maria ridacchia «Forse stai lavorando troppo in questo periodo. Avresti bisogno di una vacanza…» Gli mette una mano sulla spalla e sorride benevola.
Lo sguardo di Giuseppe è invece infuocato. La rabbia sta montando di nuovo. «Mi prendi in giro Maria? Cinque minuti fa una pallina da golf è arrivata dalla finestra dei Krauten e ha rotto una nostra finestra. Io esco incazzato dal mio ufficio, attraverso la strada, salgo fino a qui e chi trovo ad aspettarmi? Mia sorella… che mi prende anche in giro per giunta! Eh no, questo è troppo! È troppo!»
Maria ripete mentalmente quello che suo fratello Giuseppe le ha appena detto e il sorriso le svanisce in fretta. «Aspetta, aspetta: come hai detto? Sei uscito dal tuo ufficio, hai attraversato la strada e sei salito qui?» Poi, con voce tremante, chiede. «Qui dove?»
«Che domande mi fai Maria? Qui alla Sanide! Non sai neanche dove sei?»
Maria sbianca. «Alla Sanide? Non sono alla Sanit?» Poi controlla la targa sulla porta e capisce il tragico errore. Si sente malissimo e ha bisogno di sedersi.
«No, non dirmi che hai sbagliato come all’ospedale. Non dirmi che hai sbagliato!»
«Temo di sì… ho sbagliato il numero civico e ho letto solo le prime quattro lettere della targhetta d’ingresso.» Si mette le mani davanti alla faccia. «Oh mio dio, no!»
«Che cosa hai fatto qui alla Sanide? Hai detto che hai firmato qualcosa: che cosa hai firmato?» Maria non risponde. «Rispondi! Maria io ti ammazzo, sai! Ho fatto bene a portarmi questa mazza… la uso su di te e non su questi crucchi di merda!»
Nel suo ufficio Thilde sente distintamente l’ennesima offesa di Giuseppe alla famiglia Krauten e al popolo tedesco e decide di agire. Dice ad Andrea Maccheroni di nascondersi dietro una tenda ed esce nell’ingresso armata di mazza da golf.
«Ora pasta Makkeroni!» Giuseppe e Maria si girano di scatto verso Thilde «Come ti permetti ti fenire qvi nella nostra titta a fare qvesto pakkano, offentento noi e la nostra crante Cermania?»
«Come mi permetto io?» Giuseppe Maccheroni non si tira certo indietro. «Chi si è permesso invece di rompere la mia finestra con una pallina da golf?»
Thilde avrebbe l’istinto di nascondere dietro la schiena la mazza ma ormai è troppo tardi. «Mi stafo solo ezercitanto… non ho offeso nessuno io!»
Seguendo il coraggio di Thilde anche gli altri membri dei Krauten accorrono all’ingresso. Klaus Krauten, il fratello di Thilde, è preoccupato e chiede. «Ke kosa sta succetento qvi?»
La segretaria interviene. «La sighnora Maria Makkeroni ha appena firmato un kontratto a procetto per la titta Sanide.»
«Che cosa?» Giuseppe è furioso e tutti gli altri parlano creando un brusio di sottofondo. «Hai davvero fatto questo Maria?»
Maria annuisce disperata, mentre il vecchio Ralf Krauten commenta divertito. «Mmm, Makkeroni con Krauten… che pontà. Ho cià l’akvolina in bokka!»
È la goccia che fa traboccare il vaso per Giuseppe.
«Ora è troppo, non solo avete rotto la mia finestra ma avete anche raggirato mia sorella! Questa volta non la passerete liscia!» Giuseppe impugna la mazza da baseball che ha con sé e preso dalla rabbia comincia a spaccare il bancone d’ingresso, le sedie, la vetrata e tutto quello che trova. Poi spinge Thilde Krauten nel suo ufficio e la affronta.

A. Giuseppe sta per colpire Thilde ma si ferma quando vede qualcuno che non si aspettava di vedere.

B. Thilde e Giuseppe si sfidano a duello: lei con la mazza da golf e lui con quella da baseball.

C. Giuseppe minaccia con la mazza Thilde ma Klaus la protegge con la sua mazza da biliardo.


Avete una settimana di tempo per votare una delle tre alternative con un commento alla fine di questo episodio sul blog, su Facebook, oppure scrivendomi su Twitter (@robriva82). Vi basterà scrivere “A”, “B” o “C” per votare.

mercoledì 20 settembre 2017

EPICA MODERNA - Le nuove creature mitologiche: la felinofila

Inizia a raccontare? Si ferma? Inizia! No, non ha più voglia d’iniziare. Allora smette subito… no, no, non avete capito, inizia! Allora… al contrario della maggioranza degli esseri umani, la felinofila dorme molto di giorno ed è invece attivissima di notte. Le sue attività notturne preferite sono ricordare i suoi successi lavorativi e le sue vacanze estive che posta su Facebook come se fossero prede appena cacciate. Lo fa non per suscitare invidie ma per far in modo che gli amici siano orgogliosi di lei. Dopo essere stata al computer, si siede davanti alla finestra a osservare il mondo esterno e riposa. Poi si riattiva e fa dell’esercizio fisico: corre avanti e indietro nel corridoio, si appoggia ai mobili o al letto per flessioni e addominali, salta a piè pari sul davanzale e fa equilibrismo sulla ringhiera del balcone. Non va in palestra perché è pigra e non vuole vedere altra gente (reagisce sempre male quando vede altre felinofile) ma ci tiene alla forma fisica. Quando è stanca, si accascia sopra un libro, un vestito sgualcito o al limite un letto dai bordi sufficientemente alti da farla sentire protetta. Di giorno, quando non dorme, va a trovare il suo compagno: gli fa qualche dispetto graffiandogli il divano dicendo che è una nuova moda Feng shui, gli butta a terra i soprammobili sostenendo che vanno cambiati perché vecchi e lo infastidisce quando lavora al computer perché non ha abbastanza attenzioni. Poi, per farsi perdonare, si fa fare qualche coccola sul divano, ma comincia a mordere e graffiare quando s’infastidisce perché le coccole sono diventate troppe. Poi si fa di nuovo dolce giusto prima di essere servita per cena, ma appena tutto è pronto in tavola, lei si alza e, diventata improvvisamente vegetariana, gli mangia le piante del salotto dicendo che è una nuova dieta ayurvedica. Infine, quando finalmente si dorme nel silenzio e nella pace della notte, la felinofila salta sullo stomaco del compagno e lo sveglia mettendosi faccia contro faccia a pochi centimetri di distanza. Buonanotte, caro!

Kairos: spirito della giusta opportunità.

mercoledì 13 settembre 2017

EPICA MODERNA - Le nuove creature mitologiche: il cinofilo

Quando gli dici di iniziare lui inizia, senza controbattere o protestare! Basta che glielo si dica a voce alta e con tono deciso: SI INIZIA! Ecco qua allora… il cinofilo in principio era notturno ma da quando è diventato il miglior amico di se stesso è diventato diurno. Il cinofilo, però, è anche il tuo migliore amico. Se ti capita di invitarlo a casa tua per una tazza di acqua e un pezzo di stinco (il suo piatto preferito) ne sarai soddisfatto perché ti farà un sacco di complimenti, penderà dalle tue labbra per tutto quello che gli racconterai, e se glielo chiedi, sarà molto zelante servendo le pietanze, sparecchiando e lavando i piatti. Ci potrebbero, però, essere anche degli inconvenienti: il suo affetto può a volte essere eccessivo, per esempio abbracciandoti in continuazione, soprattutto dopo essersi sporcati le mani nel fango. Per fortuna ama lavarsi le mani, per poi sporcarsele di nuovo nel fango e rilavarsele di nuovo in un ciclo continuo che termina con la carta igienica bagnata, tagliuzzata in mille pezzi e sparpagliata per la casa. Infine il cinofilo ha suo malgrado un piccolo problema psicosomatico: non riesce a fare la pipì a casa, ma la deve sempre fare fuori nell’erba, su un albero o un palo. Se poi incontra un altro cinofilo per strada son guai perché comincia a innervosirsi e a urlare sempre più forte, facendo a gara di strilli con l’altro. In fin dei conti, però, del cinofilo ti puoi davvero fidare al cento per cento perché ti vorrà sempre bene, farà quello che gli chiedi e se perdi qualcosa, lui te la ritrova… e te la riporta... ancora… e ancora una volta, senza sosta e senza questionare.

Pistis: spirito della fiducia, della buona fede e dell’affidabilità.