Sentirsi stanchi dagli alluci
alle sopracciglia a causa delle molte ore passate in piedi, ma comunque
soddisfatti per aver condiviso qualcosa di unico con migliaia di appassionati.
Essere fradici di sudore – proprio e degli altri – dalla testa ai piedi, ma
felici di respirare aria di eccitazione. Sentire il panino nello stomaco che
sobbalza inebetito, ma avere ancora fame di emozioni e di cinquecento grammi di
pasta al sugo. Provare dolore alle costole forse incrinate per le centinaia di
colpi ricevuti, ma essere consapevoli che erano botte a fin di bene e
soprattutto ricambiate. Ascoltare le melodie delle proprie canzoni preferite in
testa per le prossime ore, ma non vedere l’ora di svuotare finalmente la
vescica dalla pipì, stendersi sul proprio letto e dormire – non importa più in
quale ordine.
Quasi tutti hanno provato le emozioni di un concerto live di musica. Quasi tutti hanno provato certe sensazioni, alcune indescrivibili, altre irripetibili.
In Svezia, però, in confronto all’Italia è diverso. Non peggio, non meglio. Diverso.
Si può cominciare dall’orario. Se la si prende con calma, arrivando al concerto con la convinzione che la band inizi a suonare con la consueta ora, oretta e mezza di ritardo, si rimarrà delusi, nonché con una buona fetta di concerto già consumata. È infatti comune osservare gli svedesi lamentarsi del ritardo del gruppo musicale anche se si tratta di qualche minuto e qualche ora dopo non battere ciglio per il ritardo del treno. Sarebbe interessante sentire cos’hanno da dire i Guns N' Roses, band notoriamente in ritardo ai concerti, a proposito dell’argomento.
Le code per entrare sono un altro interessante aspetto. Non sono un ammasso di persone schiacciate e sudate che premono in continuazione nonostante le porte siano chiuse. Sono invece code ordinate di quarantaquattro katter in fila per sei col resto di due. Nessuna sbavatura e nessun paio di furbacchioni che sgattaiolano – i due felini che erano rimasti dal conto di prima – tra gli spazi ampi lasciati dai partecipanti per entrare il prima possibile. In alcuni casi forniscono addirittura un bigliettino che segnala il proprio posto in fila. Così ognuno può andare a cenare, a fare i bisogni o godersi la giornata e tornare al momento giusto senza perdere il posto. Più che un concerto sembra una salumeria.
La posizione nel pubblico rispetto al palco non ha più molta importanza. Nonostante avere una rispettosa altezza media italica di centottanta centimetri, la sensazione di sentirsi dei nani in mezzo ai vichinghi è piuttosto comune. Inutile cercare di farsi largo pian piano tra la folla per recuperare posizioni come Schumacher dei bei tempi della Formula 1 perché ci saranno sempre un paio di Vercingetorige davanti a voi, pronti a occludere la vista e magari a brindare con della birra locale bevuta direttamente dallo scalpo dei nemici: skål! È invece consigliato allenarsi a stare sulla punta dei piedi durante tutto l’anno per guadagnare al momento giusto qualche centimetro e forse il rispetto dei vicini.
I tappi – non in senso di altezza, ma quelli per le orecchie – sono un’altra stranezza che offre la terra scandinava durante queste manifestazioni. All’ingresso di ogni evento è prassi trovare bagarini che invece di vendere biglietti in eccesso a prezzi esorbitanti, offrono l’opportunità di acquistare tappi di gomma per proteggere i timpani, riducendo le onde sonore più dannose. Grazie, ma no grazie. Chi andrebbe al cinema con gli occhiali da sole o a teatro con le bende sugli occhi? Solo se lo spettacolo fosse altamente soporifero probabilmente.
Infine, la partecipazione e la foga non pareggiano – per usare un eufemismo – la passione italica. Può infatti capitare di vedere svedesi impalati come stoccafissi, immobilizzati come statue di cera al museo Madame Tussauds, inchiodati al terreno durante un concerto energizzante al massimo come quello degli AC/DC. L’unico movimento che si percepisce è il braccio che porta la birra dalla mano alla bocca, come un’insegna luminosa a neon.
Le opportunità di passare qualche ora con la propria band preferita sono molte a Stoccolma. Parecchi artisti scelgono di fare una tappa del tour nella capitale. Il parco a giochi Gröna Lund oer esempio offre da anni centinaia di concerti estivi con band storiche e suggestive, a prezzi ragionevolissimi. Però il dubbio se andare ad un altro concerto tra i soldatini svevi è spesso forte. L’idea romantica di concerto all’italiana può restare impressa nella mente e inibire, ma alla fine – Che diamine! – è bene ricordarsi che si vive una volta sola. Meglio cliccare il tasto “Acquista” sul sito biglietts.se e volare sulle note musicali della propria band preferita.
Quasi tutti hanno provato le emozioni di un concerto live di musica. Quasi tutti hanno provato certe sensazioni, alcune indescrivibili, altre irripetibili.
In Svezia, però, in confronto all’Italia è diverso. Non peggio, non meglio. Diverso.
Si può cominciare dall’orario. Se la si prende con calma, arrivando al concerto con la convinzione che la band inizi a suonare con la consueta ora, oretta e mezza di ritardo, si rimarrà delusi, nonché con una buona fetta di concerto già consumata. È infatti comune osservare gli svedesi lamentarsi del ritardo del gruppo musicale anche se si tratta di qualche minuto e qualche ora dopo non battere ciglio per il ritardo del treno. Sarebbe interessante sentire cos’hanno da dire i Guns N' Roses, band notoriamente in ritardo ai concerti, a proposito dell’argomento.
Le code per entrare sono un altro interessante aspetto. Non sono un ammasso di persone schiacciate e sudate che premono in continuazione nonostante le porte siano chiuse. Sono invece code ordinate di quarantaquattro katter in fila per sei col resto di due. Nessuna sbavatura e nessun paio di furbacchioni che sgattaiolano – i due felini che erano rimasti dal conto di prima – tra gli spazi ampi lasciati dai partecipanti per entrare il prima possibile. In alcuni casi forniscono addirittura un bigliettino che segnala il proprio posto in fila. Così ognuno può andare a cenare, a fare i bisogni o godersi la giornata e tornare al momento giusto senza perdere il posto. Più che un concerto sembra una salumeria.
La posizione nel pubblico rispetto al palco non ha più molta importanza. Nonostante avere una rispettosa altezza media italica di centottanta centimetri, la sensazione di sentirsi dei nani in mezzo ai vichinghi è piuttosto comune. Inutile cercare di farsi largo pian piano tra la folla per recuperare posizioni come Schumacher dei bei tempi della Formula 1 perché ci saranno sempre un paio di Vercingetorige davanti a voi, pronti a occludere la vista e magari a brindare con della birra locale bevuta direttamente dallo scalpo dei nemici: skål! È invece consigliato allenarsi a stare sulla punta dei piedi durante tutto l’anno per guadagnare al momento giusto qualche centimetro e forse il rispetto dei vicini.
I tappi – non in senso di altezza, ma quelli per le orecchie – sono un’altra stranezza che offre la terra scandinava durante queste manifestazioni. All’ingresso di ogni evento è prassi trovare bagarini che invece di vendere biglietti in eccesso a prezzi esorbitanti, offrono l’opportunità di acquistare tappi di gomma per proteggere i timpani, riducendo le onde sonore più dannose. Grazie, ma no grazie. Chi andrebbe al cinema con gli occhiali da sole o a teatro con le bende sugli occhi? Solo se lo spettacolo fosse altamente soporifero probabilmente.
Infine, la partecipazione e la foga non pareggiano – per usare un eufemismo – la passione italica. Può infatti capitare di vedere svedesi impalati come stoccafissi, immobilizzati come statue di cera al museo Madame Tussauds, inchiodati al terreno durante un concerto energizzante al massimo come quello degli AC/DC. L’unico movimento che si percepisce è il braccio che porta la birra dalla mano alla bocca, come un’insegna luminosa a neon.
Le opportunità di passare qualche ora con la propria band preferita sono molte a Stoccolma. Parecchi artisti scelgono di fare una tappa del tour nella capitale. Il parco a giochi Gröna Lund oer esempio offre da anni centinaia di concerti estivi con band storiche e suggestive, a prezzi ragionevolissimi. Però il dubbio se andare ad un altro concerto tra i soldatini svevi è spesso forte. L’idea romantica di concerto all’italiana può restare impressa nella mente e inibire, ma alla fine – Che diamine! – è bene ricordarsi che si vive una volta sola. Meglio cliccare il tasto “Acquista” sul sito biglietts.se e volare sulle note musicali della propria band preferita.
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